Sagalassos è un sito archeologico che si trova nella Turchia sud-occidentale a circa 110 km a nord della città e porto turistico di Antalia (l'antica Attaleia) e a 30 kilometri da Burdur (la bizantina Polydorion) e Isparta (la bizantina Boris).
Le sue antiche vestigia si trovano sul Monte Akdag lungo la parte occidentale della catena del Tauro, disposte su una serie di terrazzamenti, a un'altitudine di circa 1400-1600 m. In epoca romana Sagalassos era rinomata come la prima città della Pisidia, una provincia romana che comprendeva il versante occidentale del Tauro.
CARTINA DI SAGALASSOS (INGRANDIBILE) |
La prima testimonianza scritta della presenza di Sagalassos si trova in alcune tavolette ittite risalenti al XIV secolo a.c., che menzionano la città di Salawassos posta nella stessa regione.
Sagalassos subì l'influsso delle vicine popolazioni della Lidia e della Frigia, il che contribuì non poco alla sua civilizzazioni, fino a diventare un importante centro cittadino della regione. Durante il dominio persiano, la città di Sagalassos si ribellò più volte cercando al libertà, insofferente del giogo persiano molto autoritario e fiscale.
Infine, nel 333 a.c. Alessandro Magno si scontrò con i residenti locali che si opposero anche al suo piano di conquista della Persia. Durante il periodo ellenistico era già una delle principali città Pisidiane.
Dopo la morte di Alessandro Magno la regione della Pisidia venne contesa tra i suoi diversi successori, per finire nelle mani di Antigono I Monoftalmo, militare macedone al seguito di Alessandro Magno in Asia, privo di un occhio. Successivamente Sagalassos passò sotto il regno di Lisimaco di Tracia, dei Seleucidi di Siria ed infine degli Attalidi di Pergamon, sovrano e militare macedone al seguito di Alessandro Magno.
SOTTO ROMA
Durante l'Impero Romano, la città era conosciuta come la "prima città di Pisidia ", antica regione dell'Asia Minore situata a nord di Licia, nelle occidentali montagne del Taurus, attualmente conosciuta come la Regione dei Laghi, una zona con una serie di laghi tettonici poco profondi, disseminati tra le valli delle montagne del Tauro a Sud Anatolia.
Sempre intorno al I secolo a.c. Sagalassos iniziò a coniare le sue prime tetradracme d'argento e di bronzo, mentre l'artigianato locale si dedicava alla produzione di vasellame in argilla rossa ad imitazione di produzioni più raffinate delle regioni circostanti.
Ritrovamenti archeologici testimoniano che la città aderì rapidamente alla cultura ellenistica acquistando una certa raffinatezza. Dopo che gli Attalidi si sottomisero all'Impero Romano la Pisidia divenne parte della nuova provincia romana dell'Asia, e intorno al 100 a.c. alla provincia costiera della Cilicia e Cipro, per poi tornare alla provincia dell'Asia a metà dello stesso I secolo a.c.
Nel 39 a.c. Sagalassos venne assegnata al regno dell'alleato romano Aminta re della Galazia che venne però assassinato nel 25 a.c., per cui l'Impero romano decise di formare una nuova provincia che comprendesse la Pisidia e il regno del re assassinato, dando vita alla provincia di Galazia. Quando gli eserciti imperiali di Augusto imposero nella regione la pax romana essa durò per i secoli successivi trasformando la città di Sagalassos in un territorio florido e sicuro.
LA SCOPERTA
Dal XIII secolo la città, ormai completamente abbandonata dalla sua popolazione, sparì definitivamente sia dalla vista che da qualsiasi memoria scritta. Infatti l'erosione causata dal pascolo delle capre ricoprì interamente la città occultandola sotto frane terrose che invasero ogni strada e sentiero, creando grosse difficoltà a chi volesse raggiungere la vecchia città.
In tal modo le rovine ormai occultate non vennero depredate come cava di materiale edile come era avvenuto ovunque, per cui si mantennero in ottimo stato di conservazione.
La prima testimonianza scritta delle rovine della città risalgono al XVIII secolo, quando al termine dell'anno 1706 il viaggiatore francese Paul Lucas si unì a una carovana partita da Antalya per Isparta, e vide le rovine della città confondendole però con i resti di alcune fortezze.
In tal modo le rovine ormai occultate non vennero depredate come cava di materiale edile come era avvenuto ovunque, per cui si mantennero in ottimo stato di conservazione.
La prima testimonianza scritta delle rovine della città risalgono al XVIII secolo, quando al termine dell'anno 1706 il viaggiatore francese Paul Lucas si unì a una carovana partita da Antalya per Isparta, e vide le rovine della città confondendole però con i resti di alcune fortezze.
Soltanto nel 1824 il cappellano ed antiquario britannico Francis Vyvyan Jago Arundell decifrò il nome della città in un'antica iscrizione. Nel secolo successivo le antiche rovine vennero visitate da molti occidentali, tra cui il conte polacco K. Lanckoronski, che riscoprì le rovine di Pisidia e ne stilò la prima mappa archeologica del sito, che però non portò mai a termine.
I numerosi scavi archeologici che interessarono le città costiere della regione non si spinsero mai fino alle catene montuose, per cui Sagalassos restò ignorata dagli studi archeologici nonostante se ne conoscesse l'ubicazione.
La prima missione in loco avvenne nel 1970 con lo scavo presso l'Heroon (santuario monumentale di un eroe) di età augustea, tuttavia il primo studio approfondito avvenne nel 1985 ad opera di un'équipe mista britannica e belga che ha intrapreso una serie di scavi su larga scala.
Gli scavi posero in luce soprattutto le testimonianze della città nei secoli immediatamente successivi alla conquista di Alessandro Magno. Qui l'architettura monumentale riguardava soprattutto i commerci e le attività produttive, come si evince dal palazzo del mercato lungo l'angolo nord-orientale della Città alta.
Gli scavi posero in luce soprattutto le testimonianze della città nei secoli immediatamente successivi alla conquista di Alessandro Magno. Qui l'architettura monumentale riguardava soprattutto i commerci e le attività produttive, come si evince dal palazzo del mercato lungo l'angolo nord-orientale della Città alta.
Qui si evidenzia pure uno stile di vita tipicamente greco con edifici come il bouleuterion costruito intorno al I secolo a.c. a cui si aggiungono nello stesso periodo il tempio dorico e il fontanile, entrambi edificati secondo una logica sobria e funzionale.
GLI SCAVI
Dal 1990 gli scavi sono supervisionati dall'archeologo Marc Waelkens dell'Università Cattolica di Lovanio; attualmente la città è stata quasi interamente riportata alla luce e quattro dei maggiori progetti di scavo sono stati ultimati. Tra le finalità del progetto c'è anche una serie di scavi d'ispezione nei quartieri popolari e in quelli industriali della città, oltre che uno studio geologico approfondito per la preservazione dell'intero sito.
La ricchezza di Aglasun, questo era il nome dell'antica città, fu dovuta alla fertilità del terreno che consentiva una vasta produzione di grano ed olio oggetto anche di esportazione, e la presenza di giacimenti di argilla rossa di ottima qualità che consentì la fabbrica di squisiti manufatti anch'essi soggetti all'esportazione, si da trasformare la città nella più vasta metropoli della regione.
La prosperità di Sagalassos continuò fino al 400 quando la città dovette fortificare le sue mura contro la minaccia delle tribù Isauriche, abitanti di un'antica regione nel sud della penisola anatolica. Ma pur mantenendo una certa prosperità, Sagalassos subì un duro colpo a causa di un terribile terremoto verificatosi nel 518 che la devastò interamente. La città venne ricostruita con edifici monumentali ma non si riprese del tutto.
A darle il colpo di grazia fu una terribile epidemia scoppiata tra il 541 ed il 542 che uccise circa la metà della popolazione e dette un grosso colpo al nuovo culto cittadino legato ancora in parte alla religione delle antiche divinità pagane, ma soprattutto al nuovo culto cristiano.
Quando il destino si accaniva su una popolazione spesso si dubitava dei propri Dei e si era tentati di invocarne altri, ma ciò con la religione cristiana era inammissibile, pena il confino e la morte. Intorno al VII secolo la città venne definitivamente abbandonata a causa di un ulteriore scossa tellurica, a questa si aggiunsero i numerosi saccheggi delle popolazioni arabe e nomadi della regione.
Gli scavi hanno testimoniato anche un'importante fase di espansione urbanistica al momento dell'annessione all'interno dell'Impero romano che come al solito incrementò notevolmente commerci, industrie e ricchezze. Lo stile architettonico si sviluppò secondo i dettami dell'epoca augustea ma si individuano anche stili molto posteriori all'epoca della dinastia giulio-claudia.
Da questo momento la città testimonia una rapida occidentalizzazione con l'introduzione dell'ordine corinzio che compare ovunque. Risalgono a questo periodo numerose iscrizioni con la scritta Prima città della Pisidia, come amica e alleata di Roma. Le due piazze principali della città, l'Agorà bassa e quella alta, erano ornate di numerose statue e da una fine pavimentazione, così come le principali vie cittadine.
NINFEO ANTONINO |
IL NINFEO ANTONINO
Gli scavi hanno restituito un magnifico ninfeo dell'età antonina media (ca. 160-180), consistente di una facciata ad un piano unico a forma di P greca composto da una sezione centrale incorniciata da due edicole laterali sporgenti. La lunghezze dell'intera facciata era di circa 27 m, per una profondità massima di circa 4 m e un'altezza stimata di circa 7,80 m.
Buona parte del ninfeo è stato ricostruito per anastilosi (tecnica di restauro per rimettere insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di una costruzione andata distrutta) fra il 1998 e il 2010, con tanto di acqua corrente e repliche delle statue rinvenute, e rappresenta l'attrazione principale del sito archeologico.
IL FONTANILE DORICO
Il Fontanile è situato ad est dell'Agora superiore verso la via che porta al Teatro. L'edificio è stato parzialmente scavato nella roccia, ed è composto da tre portici che circondano un cortile pavimentato.
La costruzione con pianta ad U si affaccia a sud est e misurava 10,90 metri x 7,33 ed era alta circa 4 metri. Lo stile della costruzione la fa risalire al periodo ellenistico.
La Biblioteca Neon
I resti della Biblioteca Neon, a nord del fontanile, sono stati riportati alla luce tra il 1990 e il 1992. L'edificio misura 11,80 metri per 9,90, la parte meglio preservata della costruzione è il muro posteriore, costruito in mattoni e decorato con una facciata di pietra di circa 2,5 metri a sua volta decorata con nicchie contenenti piccole statue.
La facciata è sormontata da un'iscrizione dove sono menzionati gli esponenti delle famiglie più importanti della città, compreso il fondatore della biblioteca stessa, Tito Flavio Severiano Neon, e permette di risalire alla costruzione della costruzione intorno al 120.
La data di fondazione della biblioteca e il suo impianto generale testimoniano un probabile collegamento con la biblioteca di Celso ad Efeso. Intorno alla seconda metà del IV secolo, molto probabilmente sotto il regno di Giuliano, la biblioteca venne decorata con una nuova pavimentazione a mosaico raffigurante la partenza di Achille per la guerra di Troia, purtroppo subito dopo l'intero edificio fu distrutto da un incendio, forse frutto di alcune sommosse urbane scoppiate in città in quel periodo.
L'HEROON |
L'HEROON NORD-OCCIDENTALE
L'Heroon nella parte nord occidentale della città è situato nella parte superiore della piazza monumentale; una base in bugna con una scalinata, alta circa metri, sorregge l'Heroon vero e proprio.
L'Heroon è stato restaurato e parzialmente ricostruito per anastilosi tra il 1998 e il 2009. L'anastilosi è un sistema complicato ma efficace per cui si ricostruisce un monumento caduto in mille pezzi scovato pezzo per pezzo
IL TEATRO
Uno degli edifici più monumentali di Sagalassos è il teatro, scavato parzialmente nella pendice rocciosa a nord-est dell'agorà, in posizione elevata.
Uno degli edifici più monumentali di Sagalassos è il teatro, scavato parzialmente nella pendice rocciosa a nord-est dell'agorà, in posizione elevata.
Le gradinate del teatro potevano accogliere fino a 9.000 spettatori. Fu completato fra il 180 e il 210, in stile ellenistico a ferro di cavallo e con la scena e la cavea non connesse tra loro.
Sullo sfondo del teatro si staglia una collina dalla sommità appiattita, che è il luogo dove Alessandro Magno sconfisse gli abitanti di Sagalassos nel 333 a.c.. Si tratta di uno degli edifici meglio preservati del sito, nonostante i crolli provocati da terremoti.
IL SITO ARCHEOLOGICO DI SAGALASSOS
(Fonte)
E’ stato approvato un progetto di ricerca dell’IBAM-CNR in collaborazione con la Koç University of Turkey. Nell’accordo di cooperazione scientifica tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche e The Scientific and Technological Research Council of Turkey (TUBITAK), per il biennio 2014- 2015, è stato approvato il progetto di ricerca “Hellenistic, Roman and Late Antique Housing in Turkey: the ‘Urban Mansion’ of Sagalassos – An integrated approach of material culture”.
Il progetto, elaborato dall’IBAM-CNR sotto la responsabilità scientifica del Direttore, Daniele Malfitana, in collaborazione con la Koç University of Turkey sotto la responsabilità scientifica della prof.ssa Inge Uytterhoeven, intende fornire un importante contributo allo studio dell’edilizia privata di età ellenistica, romana e bizantina nella Turchia orientale.
Partirà da uno studio multidisciplinare del complesso edilizio Urban Mansion dello straordinario sito archeologico di Sagalassos (Aglasun, Burdur) dove da oltre un trentennio opera la missione archeologica dell’Università Cattolica di Leuven diretta dal prof. Jeroen Poblome.
In particolare saranno indagate le strutture architettoniche e l’apparato decorativo della Urban Mansion attraverso lo studio delle stratigrafie e delle diverse tipologie di materiali individuati (ceramiche, metalli, vetri e altri oggetti), fondamentali per ricostruire la storia dell’edificio.
Nel progetto scientifico sono coinvolti anche il Laboratorio di fotografia applicata all’archeologia dell’IBAM-CNR guidato da Giovanni Fragalà, Giovanni Leucci e Lara de Giorgi, geofisici della sede di Lecce che da quest’anno parteciperanno alle attività della missione e studenti dell’ateneo catanese coordinati da Giuseppe Cacciaguerra, assegnista di ricerca dell’IBAM-CNR.
BIBLIO
- Beyaz Arif Akbas - Sagalassos: City of Fairies - Adrianapolis - Yalnizgoz Yay - 2010 -- Ronald Syme - Anatolica. Studies on Strabo - a cura di Anthony R. Birley - Oxford - Clarendon Press - 1995 -
- Glanville Downey - Ancient Antioch - Princeton - Princeton University Press - 2015 -
- Francisco Villar - Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa - Bologna - Il Mulino - 1997 -
BIBLIO
- Beyaz Arif Akbas - Sagalassos: City of Fairies - Adrianapolis - Yalnizgoz Yay - 2010 -- Ronald Syme - Anatolica. Studies on Strabo - a cura di Anthony R. Birley - Oxford - Clarendon Press - 1995 -
- Glanville Downey - Ancient Antioch - Princeton - Princeton University Press - 2015 -
- Francisco Villar - Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa - Bologna - Il Mulino - 1997 -