VOLUPTAS |
Angerona, Dea dei silenzi e dei piaceri, non aveva templi particolari, ma solo una statua nel tempio della Dea Volupia, con cui, a volte, viene confusa. Quest'ultima era una divinità di straordinaria bellezza, nata dall'unione di Cupido, detto anche Amore o Eros, e Psiche o Anima.
Nella mitologia greca, è chiamata Edoné, anche qui figlia di Eros, divinità dell'amore, e di Psyké (Psiche), che è l'Anima. Nella mitologia romana la storia di Amore e Psiche è narrata da Apuleio nelle Metamorfosi.
Questa Dea è conosciuta come la personificazione del piacere sensuale, che nel nome latino significa desiderio o cecità. La cecità allude al fatto che alcuni, inseguendo il piacere dei sensi commettono grandi errori e a volte si fanno del male senza accorgersene. Insomma persone per cui il piacere dei sensi funziona come una droga.
Spesso la Dea è accompagnata dalle Grazie, le tre Grazie, evocatrici di "grazia" e "armonia" conosciuta come Dea dei piaceri sensuali, "voluptas" significa "piacere" e "delizia". In ciò è nascosto un significato e cioè che anche la sessualità può avere risvolti che innalzano o abbassano l'animo dell'essere umano.
La voluttà è di per sè cosa buona e pertanto ricercata quando crea armonia col partner, cioè non è legata
allo sfruttamento a alla denigrazione dell'altro. Deve pertanto sfuggire ai ruoli sado-masochisti e invece portare a godere del piacere dell'altro che riceve così una certa benevolenza indipendentemente dal rapporto di amore col partner abituale.
Così il rapporto di voluttà diventa il piacere ricevuto e il piacere di ciò che è stato donato, dove appunto il piacere dell'altro provoca una nuova voluttà. Pertanto il piacere è vero solo quando è libero e reciproco.
AMORE E PSICHE |
Alcuni autori romani riportano che la Dea Volupia aveva a Roma un tempio, il Sacellum Volupiae sulla Via Nova presso la Porta Romana, dove solitamente si offrivano sacrifici alla Dea Angerona. Questa divinità non possedeva alcun mito proprio, ma sembra essere stata una semplice astrazione.
Difficile da credere, perchè tutti gli Dei hanno avuto i loro miti, in parte cancellati e in parte modificati, a seconda della mentalità umana di quell'epoca. I romani erano molto attenti alla sensualità femminile, che dava piacere da un lato ma che poteva essere fonti di tradimento dall'altro.
Per questo si raccomandava alle donne, una volta sposate, di rivolgere le loro preghiere no a avenus o a Voluptas ma alla fedele Giunone. Seneca lodò molto la moglie pudica e timida, che però non si doveva lamentare che il suo uomo cercasse la voluptas nei letti di altre donne; era il prezzo che le donne dovevano pagare per essere virtuose.
BIBLIO
- Varrone - De lingua latina - VI -
- Macrobio - Saturnali - I,III -
- G. Dumézil - La religion romaine archaïque - Paris - Payot - 1966 -
- Apulée, Éros et Psyché - trad. di Nicolas Waquet - prefaz. di Carlo Ossola - Payot & Rivages - Paris - 2006 -- Macrobio - Saturnali - I,III -
- G. Dumézil - La religion romaine archaïque - Paris - Payot - 1966 -
- La novella di Amore e Psiche - prefazione di Paolo Lagazzi - Medusa Edizioni - Milano - 2005 -
- Erich Neumann - Amore e Psiche: un'interpretazione nella psicologia del profondo - Astrolabio - Roma - 1989 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - ECIG - Genova - 1985 -