IL TEATRO |
Butrinto (in albanese Butrint o Butrinti) è una città e un sito archeologico in Albania, vicino al confine con la Grecia. Nell'antichità era conosciuta come Bouthroton in greco antico e come Buthrotum in latino.
Questa era situata nella Caonia, regione dell'Epiro settentrionale, su una collinetta vicina al Canale di Vivari, in una piccola lingua di terra tra il lago di Vivari (antico Porto Pelode) e il canale di Corfù (Corcyra), e la sua ampia laguna comunicava col mare per mezzo di un canale di 3 km. di lunghezza (l'odierno canale di Butrinto).
Abitata fin dai tempi della preistoria, Butrinto è stata nei secoli una città dell'Epiro, una colonia romana e un vescovato.
LA STORIA
Secondo Virgilio venne fondata dall'indovino troiano Eleno, figlio del re Priamo, che dopo la caduta di Troia sposò la cognata Andromaca e si spostò a occidente.
« Dov'è Eleno? Dove Cassandra (i miei figli
fatidici)? Loro potrebbero, amiche,
chiarire, forse, i miei sogni. »
(Ecuba, madre di Eleno. Dall'Ecuba di Euripide)
Lo storico Dionigi di Alicarnasso narrò che Enea visitò Butrinto dopo la sua stessa fuga dalla distruzione di Troia.
« protinus aerias Phaeacum abscondimus arces
litoraque Epiri legimus portuque subimus
Butrinto romana prospera dall'età augustea al III secolo d.c. anche con l'edificazione del suburbio della piana di Vrina. Certamente vi furono investimenti monumentali in età augustea, flavia e traianea.
Nello stesso secolo gran parte della città venne distrutta da un terremoto, ma la città era già in declino e stava diventando un centro manifatturiero, anche se la città continuò comunque a sopravvivere, soprattutto grazie al suo porto.
Uno dei primi lavori condotti lungo l'imponente e quasi completo percorso delle mura, portò al dissotterramento di una porta monumentale, perfettamente conservata, provveduta di piattabande rette da mensole e misurante m. 5 di altezza a partire dall'originale soglia, ora sottostante al lastricato di età veneziana.
Un'altra porta, non molto distante dalla precedente, è fornita d'un architrave con una scultura ornamentale in bassorilievo di stile arcaico, raffigurante un leone che divora un toro.
Il teatro di Butrinto fu edificato sul pendio dell’acropoli che dà sul Canale di Vivari. L’uso della naturale pendenza del colle fu una soluzione che si usava di solito in Grecia per edificare la cavea.
Il battistero mantiene la sua funzione d’uso fino alla fine del VI sec.; successivamente sopra ai suoi resti furono costruite due chiese: una risalente al primo periodo medioevale e l’altra, nella parte occidentale del monumento, al XIV sec.
ASCLEPION
Accanto al teatro è un Asclepieion, o santuario di Asclepio, figlio di Apollo e Dio della medicina, che ha restituito un'abbondante stipe votiva. Questo santuario sembra risalire all'età di Pirro (III sec. a.c.), ma a giudicare dagli scavi del 2006 nell'edificio tripartito, il santuario prospera dopo il 167 a.c., sotto l'egemonia della repubblica romana. Viene da pensare che anche la crescita della cosiddetta città ellenistica cinta da mura, risalga a questo periodo.
Durante la più grande espansione romana oltre la penisola italica, come testimoniato da Cicerone e Varo, verso l’interno della regione dell’Epiro nel tardo periodo repubblicano, furono costruite numerose ville lungo la costa del lago di Butrinto, compresa la Villa di Diaporit.
Amaltea fu una ninfa ovvero una Dea Capra poi mutata in capra nella mitologia greca. Secondo alcuni miti fu la ninfa che custodì la capra il cui latte alimentò Zeus infante, per altri fu direttamente la capra che allattò Zeus sul monte Ida a Creta. Diventato il re degli dei, Zeus, per ringraziarla, diede un potere alle sue corna: il possessore poteva ottenere tutto ciò che desiderava. Da qui la leggenda del corno dell'abbondanza, o cornu copiae (cornucopia), detto anche Corno di Amaltea.
Alla sua morte Zeus la pose, insieme ai suoi due capretti, tra gli astri del cielo; consigliato da Temi, Zeus prese la sua pelle e se ne vestì come di una corazza, durante la lotta contro il padre Saturno, questo rivestimento è conosciuto come egida. Evidentemente quel culto era molto sentito a Butrinto, non dimentichiamo che esiste anche una famosa Giunone vestita di pelle di capra che usa come mantello col muso dell'animale sopra la testa.
Numerose statue, un ninfeo di età romana con due statue, un pozzo sacro di costruzione parte greca e parte romana, con iscrizione e pittura parietale. Dalla necropoli uscirono molte tombe di varie età.
LA STORIA
Secondo Virgilio venne fondata dall'indovino troiano Eleno, figlio del re Priamo, che dopo la caduta di Troia sposò la cognata Andromaca e si spostò a occidente.
« Dov'è Eleno? Dove Cassandra (i miei figli
fatidici)? Loro potrebbero, amiche,
chiarire, forse, i miei sogni. »
(Ecuba, madre di Eleno. Dall'Ecuba di Euripide)
LA TORRE DI PORTA |
« protinus aerias Phaeacum abscondimus arces
litoraque Epiri legimus portuque subimus
Chaonio et celsam Buthroti accedimus urbem »
(Aen.III, 290)
Sappiamo che dentro una leggenda c'è sempre un filo di storia, per cui viene da pensare che anticamente Butrinto sia stata approdata dai troiani in fuga dalla sconfitta e la distruzione di Troia.
Butrinto fu originariamente una città della regione dell'Epiro, con contatti con la colonia greca di Corfù e le tribù dell'Illiria a nord.
(Aen.III, 290)
Sappiamo che dentro una leggenda c'è sempre un filo di storia, per cui viene da pensare che anticamente Butrinto sia stata approdata dai troiani in fuga dalla sconfitta e la distruzione di Troia.
Butrinto fu originariamente una città della regione dell'Epiro, con contatti con la colonia greca di Corfù e le tribù dell'Illiria a nord.
Infatti si trovava in una importante posizione strategica per l'accesso allo stretto di Corfù, che prendeva il nome da un'isola greca posta nel mar Ionio di fronte alle coste dell'Epiro, al confine tra Grecia e Albania.
Butrinto commerciava sia con la colonia greca di Corfù, sia con l'antica tribù degli Illiri.
Sembra che i suoi resti archeologici più antichi risalgano al X sec. a.c..
Dalla media alla tarda età del bronzo una fattoria occupa il centro e forse il lato ovest della sommità della collina, adesso occupata dal castello posto sulla città alta, l'acropoli.
Durante VIII-VI sec. a.c. la sommità della collina venne rioccupata.
La ceramica suggerisce coloni corinzi provenienti dalla vicina Corfù.
Le tracce di un grande muro d'età arcaica nella parte meridionale della collina, come anche la cinta della sella dell'acropoli e la scultura della Porta del Leone ci fanno supporre che si trattasse di un santuario collocato nella parte orientale dell'acropoli, recintato a ovest.
Nel VII sec. era già munita di una fortezza ed un santuario, mentre dal IV sec. a.c. vantò un teatro, un tempio ad Asclepio e un'agorà.
La ceramica suggerisce coloni corinzi provenienti dalla vicina Corfù.
Le tracce di un grande muro d'età arcaica nella parte meridionale della collina, come anche la cinta della sella dell'acropoli e la scultura della Porta del Leone ci fanno supporre che si trattasse di un santuario collocato nella parte orientale dell'acropoli, recintato a ovest.
Nel VII sec. era già munita di una fortezza ed un santuario, mentre dal IV sec. a.c. vantò un teatro, un tempio ad Asclepio e un'agorà.
Molto sentito era il culto delle ninfe, a cui diversi monumenti erano dedicati, Dee naturali legate all’acqua. all'spirazione e alla salute. Una grotta con diverse figurine votive a loro dedicatebè stata scoperta vicino a Konispoli, a sud di Butrinto.
Nel IV sec. a.c. Buthrotum era divenuta importante e così intorno al 380 a.c. l’insediamento fu fortificato con nuove e lunghe mura con cinque porte, a cintare un’area complessiva di 4 ettari.
Nel 228 a.c. Butrinto divenne un protettorato romano insieme a Corfù, e successivamente divenne parte della provincia dell’Illyricum.
Nel 228 a.c. Butrinto divenne un protettorato romano insieme a Corfù, e successivamente divenne parte della provincia dell’Illyricum.
Nel 44 a.c. Cesare designò Butrinto come colonia per ricompensare i soldati che avevano combattuto per lui contro Pompeo, tuttavia il proprietario terriero locale Tito Pomponio Attico si oppose al piano. si che pochi coloni si spostarono a Butrinto.
Nel 31 a.c. L'imperatore Augusto, vincitore della Battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra, per seguire i piani di suo zio come aveva fatto fino ad allora, volle di nuovo fare di Butrinto una colonia di veterani. Questa volta il piano riuscì, la città si ingrandì e vennero costruiti un acquedotto, le terme, un foro e un pure un ninfeo.
Nel 31 a.c. L'imperatore Augusto, vincitore della Battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra, per seguire i piani di suo zio come aveva fatto fino ad allora, volle di nuovo fare di Butrinto una colonia di veterani. Questa volta il piano riuscì, la città si ingrandì e vennero costruiti un acquedotto, le terme, un foro e un pure un ninfeo.
Butrinto romana prospera dall'età augustea al III secolo d.c. anche con l'edificazione del suburbio della piana di Vrina. Certamente vi furono investimenti monumentali in età augustea, flavia e traianea.
Nello stesso secolo gran parte della città venne distrutta da un terremoto, ma la città era già in declino e stava diventando un centro manifatturiero, anche se la città continuò comunque a sopravvivere, soprattutto grazie al suo porto.
Il centro pubblico della Butrinto romana, a giudicare dagli scavi sul foro, fu abbandonato alla fine del III secolo d.c. La città stessa si ridusse in superficie, ma forse un nuovo centro venne creato più vicino al porto che continuò a prosperare.
All’inizio del VI sec. Butrinto divenne un vescovato e vennero costruiti nuovi edifici come il battistero e la basilica. L’imperatore Giustiniano rafforzò le mura della città, che però venne saccheggiata nel 550 dagli Ostrogoti guidati dal re Totila.
GLI SCAVI
Il colonnello inglese William Martin Leake fu il primo a far nascere l'interesse archeologico per Butrinto, l'antica Buthrotum. Il racconto della sua visita in barca al sito nel 1805 rimase non pubblicato per 30 anni, ma colpì sicuramente l'archeologo italiano Luigi Maria Ugolini che la visitò nel 1924 e tanto ne rimase impressionato che disse di voler emulare Schliemann, l'archeologo che scoprì Troia.
I primi moderni scavi archeologici cominciarono comunque nel 1928 quando il governo fascista di Mussolini mandò una spedizione verso Butrinto. Gli scopi oltre che scientifici avevano ragioni politico - espansionistiche. La spedizione fu appunto condotta da Luigi Maria Ugolini, che fece un encomiabile lavoro. Ugolini morì nel 1936, ma gli scavi continuarono fino al 1943, fermati dalla II guerra mondiale. Vennero riportate alla luce la città romana e la città greca, comprese la porta dei leoni e le porte scee, chiamate così da Ugolini in ricordo delle famose porte di Troia nominate nell’Iliade.
Dopo che il governo comunista prese il potere nel 1944, le missioni archeologiche straniere vennero bandite e il lavoro venne proseguito da archeologi albanesi. Nel 1959 le rovine vennero visitate da Nikita Khrushchev, il quale suggerì a Hoxha di convertire l’area in una base sottomarina. Negli anni settanta l’Istituto Albanese di Archeologia intraprese una campagna di scavi su larga scala.
All’inizio del VI sec. Butrinto divenne un vescovato e vennero costruiti nuovi edifici come il battistero e la basilica. L’imperatore Giustiniano rafforzò le mura della città, che però venne saccheggiata nel 550 dagli Ostrogoti guidati dal re Totila.
IL PORTO |
GLI SCAVI
Il colonnello inglese William Martin Leake fu il primo a far nascere l'interesse archeologico per Butrinto, l'antica Buthrotum. Il racconto della sua visita in barca al sito nel 1805 rimase non pubblicato per 30 anni, ma colpì sicuramente l'archeologo italiano Luigi Maria Ugolini che la visitò nel 1924 e tanto ne rimase impressionato che disse di voler emulare Schliemann, l'archeologo che scoprì Troia.
I primi moderni scavi archeologici cominciarono comunque nel 1928 quando il governo fascista di Mussolini mandò una spedizione verso Butrinto. Gli scopi oltre che scientifici avevano ragioni politico - espansionistiche. La spedizione fu appunto condotta da Luigi Maria Ugolini, che fece un encomiabile lavoro. Ugolini morì nel 1936, ma gli scavi continuarono fino al 1943, fermati dalla II guerra mondiale. Vennero riportate alla luce la città romana e la città greca, comprese la porta dei leoni e le porte scee, chiamate così da Ugolini in ricordo delle famose porte di Troia nominate nell’Iliade.
Dopo che il governo comunista prese il potere nel 1944, le missioni archeologiche straniere vennero bandite e il lavoro venne proseguito da archeologi albanesi. Nel 1959 le rovine vennero visitate da Nikita Khrushchev, il quale suggerì a Hoxha di convertire l’area in una base sottomarina. Negli anni settanta l’Istituto Albanese di Archeologia intraprese una campagna di scavi su larga scala.
Gli scavi hanno riportato alla luce i resti del Triconch Palace, l'area capitolina e forense, una torre tardoantica riusata nel periodo altomedievale come residenza, numerosi cimiteri urbani tra cui si segnala quello presso il pozzo di Junia Rufina, assieme a numerose altre strutture. Le indagini presso la pianura di Vrina hanno dimostrato l'esistenza di una colonia romana databile ad età augustea, attraversata da un imponente acquedotto che riforniva la città.
Allo scavo presso Butrinto hanno preso parte specialisti da ogni parte del mondo e studenti albanesi in archeologia, ai quali è stato dedicato il Training Programme. A partire dal 1993 un'equipe di archeologi inglesi, guidati dal Prof. Richard Hodges (University of East Anglia, Penn Museum) ha ripreso le ricerche archeologiche all'interno ella città di Butrinto e nel vicino suburbio di Vrina.
LE PORTE SCEE
PORTA DEI LEONI O PORTE SCEE |
Butrinto dovette la sua fama e ricchezza soprattutto a un santuario dedicato ad Esculapio, Dio della medicina, sorto sul pendio meridionale dell’acropoli. Dagli scavi del 2006 nell'edificio tripartito, il santuario prospera dopo il 167 a.c., sotto l'egemonia della repubblica romana. Viene da pensare che la crescita della cosiddetta città ellenistica cinta da mura, risalga a questo periodo.
I fedeli approdavano al santuario in cerca di cure e di miracoli, e in cambio lasciavano exvoto e monete al Dio e ai suoi sacerdoti. Il santuario portò alla creazione di Butrinto e la sacralità dell’acqua miracolosa venne venerata per tutta la durata della città.
IL TEATRO
Il primo teatro a Butrinto probabilmente era molto piccolo ed è stato poi ampliato nel III sec. d.c. e la cavea estesa fino ad arrivare accanto all’edificio della tesoreria.
I posti a sedere erano organizzati gerarchicamente, con quelli più vicini al palco riservati ai cittadini più in vista. La prima fila reale è provvista di poggiapiedi e decorata con dei bei piedi di leone, mentre i posti a sedere dietro sono blocchi di pietra semplici.
Gli spettacoli non avevano luogo nell’area circolare piana (orchestra) ma su un proscenio (scaenae frons). L’edificio col palco fu poi significativamente rimodellato in età romana e reso più profondo e alto almeno due piani.
Le tre grandi aperture erano le entrate e le uscite per gli attori, e le nicchie contenevano probabilmente numerose statue.
La platea fu inoltre ampliata per dar posto alla popolazione in aumento nell’età romana. Le corsie di accesso al teatro da ambi i lati del palco erano coperte da fornici.
Non è chiaro quando il teatro fu dismesso, probabilmente nella Tarda Antichità come successe dappertutto nel Mediterraneo. Certamente la demolizione della struttura e il suo riutilizzo con altra funzione sembra esser stato un processo lungo.
Dopo la caduta del regime comunista nel 1992 il nuovo governo democratico progettò di sviluppare turisticamente il sito di Butrinto, e lo stesso anno venne iscritto nei Patrimoni dell'umanità dell’UNESCO.
Nel V secolo d.c. il cristianesimo a Butrinto si estese e la città era diventata diocesi. Il battistero fu costruito alla metà del VI secolo, adattando la struttura di un antico impianto termale di epoca romana, e fu scoperto nel 1928 dalla Missione Archeologica Italiana di Luigi Maria Ugolini. È il secondo battistero per grandezza nell’Impero Romano d’Oriente dopo quello di Aghia Sophia a Istanbul.
Un successivo scavo, diretto nel 1981 da Skender Anamali, rivela che la sala del battistero era solo una parte di un grande complesso monumentale risalente al periodo paleocristiano, non ancora scoperto.
La cavea è di età ellenistica e reca molte iscrizioni greche contenenti decreti di vario genere; la scena, abbastanza in buono stato, di età romana imperiale, presenta delle nicchie ai piedi delle quali furono ritrovate statue di gran pregio: tra queste particolarmente notevoli la cosiddetta Dea di Butrinto, con testa di stile prassitelico di superba bellezza; un personaggio in abito militare, opera firmata di Sosicle; una replica della cosiddetta Grande Ercolanese, di fine esecuzione: una vigorosa testa di Agrippa
Dopo la caduta del regime comunista nel 1992 il nuovo governo democratico progettò di sviluppare turisticamente il sito di Butrinto, e lo stesso anno venne iscritto nei Patrimoni dell'umanità dell’UNESCO.
Nel 1997, a causa di una grande crisi politica e finanziaria, l’UNESCO inserì Butrinto nella lista dei siti in pericolo, a causa di furti di reperti, mancanza di protezione e problemi manageriali ed economici.
Nel 2000 il governo albanese istituì il Parco Nazionale di Butrinto, e grazie all’aiuto del governo albanese e di enti internazionali il sito venne cancellato dalla lista dei Patrimoni dell’umanità in pericolo nel 2005, anno in cui anche il Parco Nazionale entrò a far parte dell’elenco dei Patrimoni dell’umanità.
Nel 2000 il governo albanese istituì il Parco Nazionale di Butrinto, e grazie all’aiuto del governo albanese e di enti internazionali il sito venne cancellato dalla lista dei Patrimoni dell’umanità in pericolo nel 2005, anno in cui anche il Parco Nazionale entrò a far parte dell’elenco dei Patrimoni dell’umanità.
IL BATTISTERO
Nel V secolo d.c. il cristianesimo a Butrinto si estese e la città era diventata diocesi. Il battistero fu costruito alla metà del VI secolo, adattando la struttura di un antico impianto termale di epoca romana, e fu scoperto nel 1928 dalla Missione Archeologica Italiana di Luigi Maria Ugolini. È il secondo battistero per grandezza nell’Impero Romano d’Oriente dopo quello di Aghia Sophia a Istanbul.
È composto da una sala centrale a forma circolare, del diametro di m 13.5, inscritta in un ambiente quadrato realizzato con muratura in pietra. All’interno della sala centrale sono presenti 16 colonne distribuite lungo due cerchi concentrici ed al centro il fonte battesimale cruciforme rivestito con sottili piastrelle di marmo.
La pavimentazione a mosaico raffigura sette fasce concentriche decorate con figure di animali, uccelli, pesci e cornici ondeggianti. Il muro perimetrale è formato da 24 pilastri, sormontati ognuno da un capitello in stile ionico, che in origine sostenevano le travi della copertura.
Il battistero mantiene la sua funzione d’uso fino alla fine del VI sec.; successivamente sopra ai suoi resti furono costruite due chiese: una risalente al primo periodo medioevale e l’altra, nella parte occidentale del monumento, al XIV sec.
La pretesa simbologia
Il disegno generale della pavimentazone consiste in sette fasce che circondano il fonte al centro per un totale di otto fasce, otto come il numero cristiano della salvezza e dell’eternità. Dominano la scena due grandi pavoni emergenti su un viticcio che cresce da un ampio vaso.
Nel Medioevo la struttura fu largamente modificata con piloni in pietra e una nuova abside semicircolare, mentre un pavimento lastricato fu posto sopra quello musivo. Questo edificio non nasce però come battistero, che difficilmente giustificherebbe le numerosissime immagini di animali che circondano la sala, ma appartiene in realtà a delle terme di tarda età romana imperiale, dove in un secondo tempo vi vennero incastrati due riquadri simbolici alludenti al battesimo e all'eucaristia.
Ogni dettaglio di architettura e decorazione del battistero, a cominciare dallo splendido pavimento musivo, simboleggerebbe il rito battesimale, con la fontana dall’altro lato che rappresenterebbe la fonte della vita eterna. Lo straordinario mosaico pavimentale policromo del Battistero sarebbe dunque il più figurativamente e simbolicamente complesso di tutti i battisteri dello stesso periodo ancora esistenti.
Il disegno generale della pavimentazone consiste in sette fasce che circondano il fonte al centro per un totale di otto fasce, otto come il numero cristiano della salvezza e dell’eternità. Dominano la scena due grandi pavoni emergenti su un viticcio che cresce da un ampio vaso.
I pavoni, già simboli pagani di Hera-Giunone, col cristianesimo diventano simbolo del paradiso e dell’immortalità; il vaso e il vitigno, quest'ultimo già simbolo pagano di Dioniso, diventano simboli dell’Eucaristia e del sangue di Cristo.
Nel Medioevo la struttura fu largamente modificata con piloni in pietra e una nuova abside semicircolare, mentre un pavimento lastricato fu posto sopra quello musivo. Questo edificio non nasce però come battistero, che difficilmente giustificherebbe le numerosissime immagini di animali che circondano la sala, ma appartiene in realtà a delle terme di tarda età romana imperiale, dove in un secondo tempo vi vennero incastrati due riquadri simbolici alludenti al battesimo e all'eucaristia.
PALAZZO TRICONCO
E' una grande residenza tardoantica, collocata vicino al canale di Vivari, cominciata a scavare da Ugolini e finita dal team inglese. Il nome indica che è fornita di tre absidi.
SCAVI PALAZZO TRICONICO |
ASCLEPION
RICOSTRUZIONE DELLA VILLA DI DIAPORT |
LA VILLA DI DIAPORT
Apparteneva, probabilmente, a Pomponio Attico, un amico di Cicerone: l’esistenza di questa grande villa emerge proprio dallo scambio di corrispondenza epistolare tra i due amici.
Dalle lettere si deduce che Pomponio Attico aveva costruito, nella sua proprietà sul fiume Thiamis, un Amaltheum, un tempio dove offriva offerte e sacrifici in onore ad Amalthea. edificato vicino all’acqua e circondato di alberi, fu per lui una fonte di orgoglio, al punto che lo stesso Cicerone nel 61 a.c. gli chiese una descrizione dettagliata del monumento per poterne costruire uno simile, dato che Attico aveva riposto dei manoscritti dedicati all’amico all’interno del tempio:
Dalle lettere si deduce che Pomponio Attico aveva costruito, nella sua proprietà sul fiume Thiamis, un Amaltheum, un tempio dove offriva offerte e sacrifici in onore ad Amalthea. edificato vicino all’acqua e circondato di alberi, fu per lui una fonte di orgoglio, al punto che lo stesso Cicerone nel 61 a.c. gli chiese una descrizione dettagliata del monumento per poterne costruire uno simile, dato che Attico aveva riposto dei manoscritti dedicati all’amico all’interno del tempio:
“…Io dovrei sentirmi contento delle scritte che avete messo nel Amaltheum, specialmente perché Tullio mi ha abbandonato ed Archia non ha più scritto nulla per me…Vi prego mandatemi una descrizione del vostro Amaltheum, della sua bellezza e del luogo dove si trova. E mandatemi una poesia sul vostro Amaltheum. Io vorrei averne uno simile nel mio paese in Arpinia.” (Ep. ad Att. I, 16, 15 – 18).
Amaltea
Amaltea fu una ninfa ovvero una Dea Capra poi mutata in capra nella mitologia greca. Secondo alcuni miti fu la ninfa che custodì la capra il cui latte alimentò Zeus infante, per altri fu direttamente la capra che allattò Zeus sul monte Ida a Creta. Diventato il re degli dei, Zeus, per ringraziarla, diede un potere alle sue corna: il possessore poteva ottenere tutto ciò che desiderava. Da qui la leggenda del corno dell'abbondanza, o cornu copiae (cornucopia), detto anche Corno di Amaltea.
LA DEA DI BUTRINTO |
Gli scavi archeologici effettuati e soprattutto dall’analisi delle fondamenta è emersa una stratificazione di costruzioni, risalenti a periodi diversi, una parte delle quali si trova al di sotto delle acque del lago di Butrinto.
Le stanze della villa erano elegantemente decorate con lastre di marmo pregiato, forse provenienti dalla lontana Africa, fissate ai muri con particolari elementi di sostegno e successivamente spostate per rivestire, probabilmente, la chiesa.
Nella parte meridionale del grande complesso residenziale, a fianco dei resti attualmente visibili, si è trovata traccia di un complesso di bagni termali. Gli edifici oggi visibili risalgono ad un periodo successivo a quello di Pomponio Attico e Cicerone e si presume sia stata abbandonata verso la fine del V sec. d.c.
ALTRI RESTI