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NORBA CAESARINA - CACERES (Spagna)

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ANTICHE MURA DI NORBA CAESARINA

Norba Caesarina fu una città romana che venne elevata al rango di "Colonia civium Romanorum", venne fondata nell'ultimo terzo del I secolo a.c. e occupata fino al V secolo, e corrisponde oggi alla città di Cáceres nell'Estremadura, in Lusitania, nella penisola iberica (Spagna). 

La Lusitania era abitata dal popolo dei Lusitani, corrispondente più o meno all'attuale Portogallo centrale e meridionale più una parte dell'altopiano spagnolo dell'odierna Estremadura. I Lusitani, popolo simile agli Iberi, avevano occupato un territorio che andava dal Duero al Tago, spingendosi a sud nell'Estremadura, ai danni dei Vettoni, e nella valle del fiume Guadiana, ai danni dei Celti.

RESTI DELLE MURA ROMANE (INGRANDIBILE)
L'offensiva romana iniziò nel 179 a.c., finché i Lusitani furono sottomessi definitivamente da Ottaviano Augusto.  Norba Caesarina venne fondata al tempo del Secondo Triumvirato nel 34 a.c., quando le province della Hispania erano già state assegnate a Ottaviano. 

Un tempo si pensava, in base all'Itinerario Antonino, che Caceres corrispondesse al Castra Caecilia, ma il suo nome deriva invece dall'arabo al- Qaṣr, che corrisponde all'attuale Norba Caesarina, situata fra i Castra Caecilia (ai piedi e al nord del colle di Pena Redonda) e i Castra Servilia (presso Caceres el Viejo, a km. 2 e mezzo da Caceres), che erano invece gli accampamenti di CecilioMetello nella guerra contro Sertorio.

Tre iscrizioni documentano le istituzioni tipiche di una colonia romana: gli ediles e i duoviros come magistrati e un Ordo decurionis come senato locale. Tolomeo menziona la città nel II secolo mentre Plinio il Vecchio (Historia Naturalis) ricorda che gli antichi accampamenti di Castra Servilia e Castra Cecilia dipendevano in epoca flavia da questa colonia.

Nel territorio della Colonia c'erano diversi vici (villaggi), di cui conosciamo ne due con il loro antico nome attraverso iscrizioni da Caceres: il vicus Roudensis a Casar de Caceres, e il vicus Tongobricensis a Brozas, mentre un terzo, chiamato Tancia Norbana, lo conosciamo attraverso l'epigrafe funeraria di un centurione del Cohors III Hispanorum di Brugg (Svizzera).

PORTA ROMANA


LA STORIA

La città fu fondata con la deduzione di una colonia di veterani, presso un più antico castro romano, dal Proconsole Romano Caius Norbanus Flaccus che in ogni caso seguì le linee guida fissate da Giulio Cesare prima del suo assassinio nel 44, con un vasto programma di fondazione o rifondazione di nuove città in Italia e nelle province, in particolare quelle della Hispania. 

La città ebbe il nome di Colonia Norbensis Caesarina, dal nome del suo fondatore e dal nome di Giulio Cesare che ne aveva ispirato la fondazione. Norba apparteneva al Conventus iur. Emeritensis. I nuovi coloni furono assegnati alla tribù dei Sergia, la stessa del suo fondatore. La colonia apparteneva alla provincia repubblicana della Hispania Ulterior.

DEA ABUNDANTIA - CACERES
Norba Caesarina conobbe un lungo periodo di prosperità tra il I e ​​il III secolo, nell'epoca dell'Alto Impero, nonostante funzionasse come città satellite di Augusta Emerita, attuale Merida, fondata come centro amministrativo dei nuovi territori conquistati nell'espansione della Lusitania.

I Norbensi ebbero come patrocinante della loro città Lucio Cornelio Balbo, di origine ispanica, nipote di uno dei luogotenenti di Giulio Cesare e sposato con una figlia del fondatore della Colonia, e quindi suo genero, a cui dedicarono un'iscrizione onoraria in un'epoca successiva al 19 a.c., commemorando la sua acclamazione a imperatore per il suo trionfo sui Garanti nella provincia proconsolare d' Africa, il che testimonia il nome e il titolo della colonia intorno al 20-10 a.c..

Norba dimostrò poi la sua fedeltà all'imperatore Traiano attraverso l'erezione di una statua, il cui piedistallo, ora scomparso, venne letto nel XVIII secolo. Il suo periodo di maggior prosperità terminò con l'avvento della dinastia Severa, tanto più che i nobili della città, a differenza di molti altri, sostennero Settimio Severo davanti a Clodio Albino.

Anche il locale "ordo decurionis"dimostrò la sua fedeltà al nuovo imperatore erigendo una statua commemorativa nel 194, di cui ci resta il piedistallo con la sua dedica. 

A metà del III secolo, di fronte all'instabilità politico-militare del mondo romano, riutilizzando i materiali precedenti, sedie, iscrizioni, colonne e decorazioni di edifici in rovina, fu ricostruita una imponente cinta muraria.

Per tutto il IV secolo seguì un impoverimento che compare negli scavi archeologici come nuove costruzioni effettuate su edifici alto imperiali, riutilizzando materiali di epoche precedenti e con una tecnica costruttiva mediocre. Dopo le invasioni germaniche del 409, la colonia finì per essere abbandonata intorno alla metà del V secolo, e il suo sito e le sue rovine non furono riutilizzate fino a dopo la conquista musulmana della penisola iberica.

MOSAICI ROMANI

RE RECHILA

Figlio del primo re dei Suebi di Gallaecia, Ermerico, che a causa di una malattia lo associò al trono, segnando l'inizio dell'aggressione dei territori che erano stati abbandonati dai Vandali nel 429, stabilì la sua sede a Norba Caesarina e, nel 439, Rechila conquistò Merida, sul confine meridionale della Lusitania, poi nel 441 prese Siviglia e le province di Betica e di Cartagena.

STATUA DI RE RECHIARO
Nello stesso anno, alla morte del padre, Rechila salì al trono perseguitando i nativi (i Galaicos) e, in quanto ariano, i cattolici. Favorì il clero seguace di Priscilliano contro i vescovi locali. Si alleò con una tribù di banditi e mercenari, detti Bagaudi.

Durante il suo breve regno riuscì ad impadronirsi di quasi tutta l'attuale Andalusia e parte della provincia Cartaginensis o di Cartagena (Castiglia) sconfinandoi nella provincia Tarraconense. Alla sua morte, nel 448, la maggior parte della penisola iberica era nelle mani dei suebi ed i romani erano relegati nell'angolo nord-orientale della penisola. Dopo la sua morte, gli subentrò il figlio Rechiaro.



RE RECHIARO

Rechiaro stabilì un buon rapporto coi Goti, sposando la figlia del re dei Visigoti, Teodorico I, dovendo però aderire alla religione ariana rinunciando al paganesimo. Da Teodorico ottenne anche l'aiuto militare per proseguire la conquista della Penisola Iberica, che era stata dei Vandali.

Nel 452 fece un trattato con i comites Fortunato e Manrico, in cui si impegnava a ritirarsi dalla Tarraconense e dagli altri territori invasi. Ciononostante col benestare del nuovo re dei Visigoti Torismondo e alleandosi coi Vasconi, riuscì ad occupare tra il 451 ed il 452 parte della valle dell'Ebro e parte della provincia Tarraconense.

BUSTO DI STATUA ROMANA

GLI SCAVI

L' archeologo, storico e filologo tedesco Adolf Schulten fece scavi in zona rinvenendo i resti del castro di Metello e una stazione dell'età del ferro, nonchè i resti di Norba: tratti delle mura con alcune porte, un'edicola, un monumento sepolcrale presso la Fuente del Conceio, e numerose opere di scultura, iscrizioni, e così via.

Sono venute alla luce antiche fondamenta di epoca repubblicana del II e I secolo a.c., entrambe situate nei pressi dell'attuale Caceres, nonchè alcune file di blocchi quadrati e rettangolari, resti di conci romani, in fondo ad alcune torri della cinta muraria islamica e medievale, evidenziando i resti della Puerta de Coria, demolita nel XVIII secolo, e il cosiddetto Arco del Cristo, del I secolo, noto come Puerta del Río poiché il pendio scende nella valle del fiume Ribera del Marco.

ISCR. FUN. M. ACCIO CRESCENTE
Gli scavi operati nel Palazzo Mayoralgo hanno dato resti ceramici, una statua femminile e una statua in marmo della Dea Abundantia, i resti di una casa con patio porticato, sorgenti termali e una cisterna di epoca alto imperiale, adiacente al foro della colonia, il cui pavimento si trova sotto C / Cuesta de Aldana,  che coincide in parte con l'attuale Plaza de Santa María. 

Dal III secolo e dalla bassa età imperiale sono documentati resti di nuove costruzioni di tutt'altro tipo come una fornace e una bottega del fabbro. Alcune iscrizioni funerarie romane sono incastonate nelle pareti di alcune case del centro storico e molte altre nel Museo di Cáceres, insieme a monete, frammenti di ceramica, in particolare di Terra Sigillata Hispánica, un frammento di una statua in bronzo imperiale.

Nel 456, alleato non solo dei Vasconi ma pure con i Vandali di Genserico, che attaccavano le coste calabre e siciliane, invase la provincia Tarraconense, ma il nuovo re dei Goti, Teodorico II, non tollerando l'espansione del regno suebo di Galizia, lo affrontò nella battaglia del fiume Urbicus, lo sconfisse, lo imprigionò e, nonostante fosse suo cognato, lo fece giustiziare.

A quel punto i Visigoti invasero il regno svevo, commettendo tali atrocità che tutta la popolazione, sia sveva che i nativi (Galaicos), si ribellò. Contemporaneamente iniziò la guerra civile tra i vari pretendenti alla corona di Rechiaro. La città era ormai decaduta per sempre.

FUENTE DEL CONCEIO

BIBLIO

- E. Hübner -  Cáceres en tiempo de los Romanos -  in Rev. de Estremadura I -1899 - 
- F. Fita -  El castro Romano de Càceres el Viejo - Bol. de la acad. de la Hist., LIX - 1911 -
- A. Schulten - Ein römisches Lager aus dem Sertorischen Kriege - in Jahrb. d. Instit. - XXXIII
- I. Ramén Melida - Catal. monum. de Esp., Prov. de Cáceres - I - Madrid - 1924 -
Navarro Caballero - The Inhabitants of the Norba Colony: An onomastic study - J. M. Vallejo, I. Igartua, C. García Castillero eds. - Studia philologica et diacronica in honorem J. Gorrochategui - Vitoria - 2018 -
- A. Alonso Sánchez - Fortificazioni romane in Extremadura - Università dell'Estremadura - 1988 -
- JR Mélida - Catalogo monumentale della Spagna. Provincia di Cáceres - Madrid - 1924 -


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