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CULTO DI GALATEA

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GALATEA

Galatea (in greco γαλήνη 'calma': "la Dea del mare calmo") è una figura della mitologia greca, una delle cinquanta ninfe del mare, le Nereidi, figlie di Nereo e di Doride (a sua volta figlia del titano Oceano e della titanide Teti) la cui abituale residenza è in fondo all'oceano, con il compito di assistere i marinai. La leggenda su Galatea è descritta da Ovidio nel libro XIII delle Metamorfosi.

Il tema mitologico fu molto amato dagli artisti del Rinascimento, soprattutto è giustamente famoso il Trionfo di Galatea, opera di Raffaello Sanzio dove è effigiata una vivace scena marina, nella quale la ninfa campeggia al centro, sul suo carro, che è una conchiglia trainata da delfini, attorniata da ninfe, tritoni, delfini e amorini che scagliano frecce in direzione di Galatea.

ACI CHE SUONA IL FLAUTO

ACI

Omero ne fa cenno nell'Iliade (libro XVIII), ma il mito dell'amore di Galatea per Aci (o Acis) è posteriore e costituisce uno dei temi preferiti della poesia bucolica dei poeti greci in Sicilia. Il mito da greco diventa siciliano e si estende per tutta la Magna Grecia. Aci era figlio del Dio Fauno (ma secondo altri era figlio del Dio Pan) e della ninfa Simetide, cioè la ninfa del fiume Simeto, il più grande fiume siciliano.

Vi si narra che Galatea, figlia di Nereo e della ninfa Doride, fosse innamorata di Aci, un giovane bellissimo, e che il ciclope Polifemo, invidioso del giovane e a sua volta innamorato della ninfa, un giorno avesse cercato di attirarla con il suono del suo flauto, senza però riuscire nel suo intento. Una sera Polifemo vide i due amanti al chiaro di luna in riva al mare, mentre Aci le suonava il flauto e lei ascoltava estasiata.

Accecato dalla rabbia, il ciclope scagliò contro il povero Aci un grosso masso di lava, schiacciandolo e lasciandolo senza vita. Galatea pianse tutte le sue lacrime sopra il corpo del suo amato; Zeus e gli Dei ebbero pietà e trasformarono il sangue del pastorello in un piccolo fiume (Akis), che nasce dall'Etna e sfocia in una piccola spiaggia vicino a Capo Molini (a Santa Caterina), dove i due amanti erano soliti incontrarsi. 

Qui si trova una piccola sorgiva, "u sangu di Jaci” (il sangue di Aci in dialetto siciliano), dal colore rossastro, dovuto alla presenza di ossidi di ferro. Nelle Metamorfosi di Ovidio si racconta invece che fu proprio Galatea a trasformare il sangue di Aci in una sorgente e lui stesso in un Dio fluviale.

In onore della morte del pastorello, che in realtà, come Galatea, era di origine divina, (figlio del Dio Fauno e di Simetide, la ninfa del fiume Simeto) nove paesi limitrofi al fiume portano il prefisso Aci (proprio negli stessi luoghi dove, sempre secondo leggenda, Polifemo avrebbe buttato nove parti del corpo di Aci):

ACI E GALATEA

- Aci Castello - Negli anni cinquanta vennero alla luce tracce di una vasta necropoli. Altre tracce vennero ritrovate negli anni settanta e alla fine degli anni novanta per una estensione di almeno un ettaro. Tuttavia la zona è stata fortemente urbanizzata disperdendone le tracce.

- Aci Trezza - Giace nel cuore dell'antica città siceliota di Xiphonia, oggi scomparsa, a nord della quale sfociava il fiume Aci. Secondo alcuni storici presso Acitrezza, sarebbe approdato Ulisse con i suoi compagni, ed avrebbe incontrato il ciclope Polifemo che li imprigionò in un antro, cibandosi di loro, finchè non l'accecarono con un palo arroventato. Per l'ira il ciclope scagliò enormi massi contro Ulisse ed i suoi compagni in fuga, massi identificati con i faraglioni di Acitrezza.

- Acireale - Nella Villa Belvedere è esposto un gruppo scultorio di Aci e Galatea, copia in marmo eseguita al pantografo sul modello in gesso patinato esposto alla Biblioteca Zelantea, opera di Rosario Anastasi del 1846, che rappresenta l'epilogo del mito, quando Galatea invoca gli Dei affinchè resuscitino il suo amato Aci ucciso da Polifemo.

- Aci Sant’Antonio - Si narra che Aci Sant'Antonio e le altre Aci trassero la propria origine da Xiphonia, misteriosa città greca oggi del tutto scomparsa; alcuni dicono si trovasse tra i comuni di Aci Catena e Aci Sant'Antonio.
 
- Aci Catena - di Aci Catena si narra che trasse la propria origine da Xiphonia,

- Aci San Filippo - anche essa traeva la propria origine da Xiphonia,

- Aci Santa Lucia - che appartiene al comune di Acireale

- Aci Platani - si formò a seguito dell'abbandono della vecchia città di Aci, dopo il terremoto del 1169.

- Aci Bonaccorsi - nelle ultime propaggini del versante sud-orientale dell'Etna.

Xiphonia fu una misteriosa città greca, oggi scomparsa, che si pensa fosse situata nel territorio compreso fra Aci Catena, Aci Sant'Antonio, Acireale ed Aci Castello. Conquistata dai romani, probabilmente intorno al II secolo a.c., fu chiamata Akis, mentre Ovidio e Silio Italico la citeranno come «Acis». Silio Italico nel «De Bello Punico» narra di una città presso il fiume Aci alleata dei Romani.

TRIONFO DI GALATEA DI RAFFAELLO SANZIO

GALATEA

Il culto di Galatea è sicuramente molto antico, perchè in genere le ninfe furono Dee declassate, e in qualità di "Dea del mare calmo" fu la protettrice dei naviganti che la invocavano per salvarsi dalle tempeste e approdare in luoghi sicuri. Sicuramente venne adorata nella Magna Grecia e oltre.


I Miti

- Secondo una versione molto arcaica Galatea era protettrice delle greggi, fu amata dal pastore Polifemo, che riamò e a cui dette dei figli: Gala, Celto e Illirio, eponimi rispettivamente dei Galati, dei Celti e degli Illiri. Il che lascia capire quanto importante fosse la Dea.

- La leggenda del ciclope Polifemo che uccide per gelosia il pastore Aci amato da Galatea è di molto posteriore.

- Secondo un'altra leggenda Galatea era addirittura una donna, sposa di Lampro ed entrambi poveri, per cui quando lei rimase incinta, il marito le dice che avrebbe allevato il figlio solo se maschio, mentre avrebbe lasciato morire la femmina. Galatea partorisce una femmina ma la alleva facendola passare per maschio, chiamandola Leucippo. Ma quando la figlia crebbe diventava chiaro che era femmina per cui Galatea disperata chiede a Latona (che è una titanide) di trasformarla in maschio, e la Dea l'accontenta.

- Pigmalione, figlio di Belo, si innamorò di Afrodite ma non potendo averla fece una statua d'avorio che la rappresentasse e si innamorò della statua. Afrodite commossa la trasformò in Galatea, che generò a Pigmalione Pafo e Metarme. Ma secondo un altro mito galatea non amò Pigmalione.

Dunque Galatea venne venerata sotto forme e miti diversi in tutta la penisola meridionale e certamente ebbe un'eco anche a Roma, visto che nel Rinascimento venne rappresentata come una Dea. La conchiglia come carro, i delfini aggiogati al carro e il corteo di amorini, ninfe e tritoni la rappresentano come una dea equiparata a Venere, come giustamente la rappresentò Raffaello Sanzio.


BIBLIO

- Graves, Robert - The Greek Myths - 1960 -
- Helen H. Law - "The name Galatea in the Pygmalion myth" - The Classical Journal - 1932 -
- Antonio Sgamellotti, Virginia Lapenta, Chiara Anselmi, Claudio Seccaroni (cur.) - Raffaello in Villa Farnesina. Galatea e Psiche - Roma - 2020 -
- D’Ancona P. - The Farnesina Frescoes at Rome - Edizione del Milione - Milano - 1955 -

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