Queste terme furono costruite tra il 145 e il 162, a seguito di un grande incendio che aveva devastato buona parte della città. La costruzione iniziò sotto il regno dell'imperatore Adriano e fu completata sotto Antonino Pio.
Sembra che le terme siano state volute dall'imperatore Antonino ma pagate dai ricchi privati per il famoso fenomeno di evergetismo che spingeva chi volesse fare carriera politica a ottenere consensi mediante elargizioni di monumenti o restauri di essi. Oggi saremmo ben felici di un comportamento simile.
PLANIMETRIA DELLE TERME (INGRANDIBILE) |
Erano le terme in cui andava ad immergersi anche il giovane Agostino di Ippona durante la sua permanenza a Cartagine. Disse che gli ricordavano Dio, perché solo Dio avrebbe potuto guidare la mano di un uomo con sapienza tale da poter costruire tanta magnificenza.
Secondo Alexandre Lézine, vi lavorò un architetto da Roma, utilizzando maestranze locali, come proverebbe la mescolanza di opera africana e opera mista nelle murature e l'uso del cubito punico e del piede romano come unità di misura.
Lo spazio pianeggiante, delimitato ad est dalla collina e a nord da un altro rialzo del terreno, in epoca romana era più ristretto a causa di una zona paludosa, oggi scomparsa. Il mare ha comunque invaso parte della costa alzandosi di circe 50 cm per cui alcune parti dell'edificio antico, come la piscina, sono oggi sommerse.
Lo spazio pianeggiante, delimitato ad est dalla collina e a nord da un altro rialzo del terreno, in epoca romana era più ristretto a causa di una zona paludosa, oggi scomparsa. Il mare ha comunque invaso parte della costa alzandosi di circe 50 cm per cui alcune parti dell'edificio antico, come la piscina, sono oggi sommerse.
DESCRIZIONE
Oggi possiamo vedere solo il pianterreno della costruzione occupata dai depositi, dai magazzini, dalle caldaie a forno, ecc. Le terme propriamente dette si sviluppavano al primo piano, oggi crollato da entrambi i lati lungo un asse che ha diviso lo spazio in due parti uguali e simmetriche.
Si accedeva da porte laterali alla costruzione che si estendeva su quattro isolati cittadini, occupati in precedenza da un quartiere di abitazione, distrutto da un incendio, con i modelli architettonici già sperimentati a Roma.
Il padiglione centrale aveva una superficie tra i 18.000 e i 19.000 m², su un totale di circa 35.000 m². Sui tre lati era presente un portico ad arcate che delimitava uno spazio libero circostante il padiglione, in proporzione piuttosto ristretto.
Del padiglione centrale resta visibile il sottosuolo, con pochi resti dell'elevato e frammenti di mosaici. Probabilmente era diviso in tre parti: i lati, interpretati come riservati a uomini e donne, con sale centrali in comune. Sette ambienti erano a pianta ottagonale.
Da entrambi i lati, diverse stanze di servizio attorniavano le palestre utilizzate per gli esercizi ginnici.
Sui lati, i percorsi raddoppiati comprendevano:
- gli spogliatoi (apodyteria),
- il frigidarium, una grande sala di più di 1.000 m², con volta sorretta da otto colonne in granito di 1,45 m di diametro, con vasche ai quattro angoli. Era coperta da una volta di una trentina di m d'altezza, una delle più vaste dell'Impero romano. Era circondato da due palestre per gli esercizi ginnici; in quella posta a nord, una delle colonne è stata ricostruita e collocata nella sede originaria. Solo il capitello corinzio, alto 1,80 m, pesa da solo oltre 4 tonnellate,
- il tepidarium, (vasche ad acqua tiepida),
- la grande piscina aperta sul mare, lunga 49 m per 6 m di larghezza,
- la sala per le frizioni (destrictarium, dove ci si poteva far strofinare la pelle dagli schiavi,
- la sauna (laconicum), calda e secca,
- la palestra, spazio destinato agli esercizi sportivi, di forma quadrata e abbastanza ristretto in proporzione, a causa della carenza di spazio disponibile,
- un ginnasio, dove i giovani praticavano esercizi atletici.
- il frigidarium, una grande sala di più di 1.000 m², con volta sorretta da otto colonne in granito di 1,45 m di diametro, con vasche ai quattro angoli. Era coperta da una volta di una trentina di m d'altezza, una delle più vaste dell'Impero romano. Era circondato da due palestre per gli esercizi ginnici; in quella posta a nord, una delle colonne è stata ricostruita e collocata nella sede originaria. Solo il capitello corinzio, alto 1,80 m, pesa da solo oltre 4 tonnellate,
- il tepidarium, (vasche ad acqua tiepida),
- la grande piscina aperta sul mare, lunga 49 m per 6 m di larghezza,
- la sala per le frizioni (destrictarium, dove ci si poteva far strofinare la pelle dagli schiavi,
- la sauna (laconicum), calda e secca,
- la palestra, spazio destinato agli esercizi sportivi, di forma quadrata e abbastanza ristretto in proporzione, a causa della carenza di spazio disponibile,
- un ginnasio, dove i giovani praticavano esercizi atletici.
- sul lato sud, un piccolo vano ottagonale presenta due gallerie concentriche con volte di pietrisco; alle pareti sono mensole scolpite con foglie d'acanto, resti di iscrizioni e un capitello istoriato, detto «degli Anguipedi »: su ognuna delle quattro facce figura un Atlante dai piedi a forma di serpente, sugli spigoli una piccola figura alata con testa di drago, simbolo delle forze del male che rinascono continuamente;
- Le latrine erano collocate in modo sparso, avevano una pianta semicircolare e ciascuna poteva contenere da 80 a 100 sedili in marmo.
All'approvvigionamento d'acqua provvedeva l'acquedotto di Zaghouan, costruito sotto l'imperatore Adriano, che assicurava a Cartagine l'arrivo ogni giorno di circa 30.000 metri cubi di acqua dal Djebel Zaghouan. Il sistema di distribuzione interna dell'acqua è andato perduto a causa delle distruzioni dell'edificio.
Gli ambienti di servizio sotterranei sono relativamente ben conservati, con le fornaci rimesse in luce durante gli scavi, e con il sistema di smaltimento delle acque utilizzate o piovane, che finivano direttamente nel mare per mezzo di canalette di scolo di cui sono state viste le tracce.
L'accesso avveniva da quattro porte, due aperte sulla spianata (dal lato del parco attuale) e una su ciascuno dei prospetti laterali. Alcuni ambienti sul lato nord dell'edificio hanno funzioni discusse: ninfeo o spazio con docce. La facciata verso il mare aveva comunque un carattere monumentale, con quattro scalinate per l'accesso del pubblico.
Gli ambienti di servizio sotterranei sono relativamente ben conservati, con le fornaci rimesse in luce durante gli scavi, e con il sistema di smaltimento delle acque utilizzate o piovane, che finivano direttamente nel mare per mezzo di canalette di scolo di cui sono state viste le tracce.
L'accesso avveniva da quattro porte, due aperte sulla spianata (dal lato del parco attuale) e una su ciascuno dei prospetti laterali. Alcuni ambienti sul lato nord dell'edificio hanno funzioni discusse: ninfeo o spazio con docce. La facciata verso il mare aveva comunque un carattere monumentale, con quattro scalinate per l'accesso del pubblico.
L'ABBANDONO
L'edificio fu danneggiato da un terremoto nel IV secolo e subì interventi di riparazione tra il 388 e il 392. Alcune volte del frigidarium crollarono alla fine del IV secolo o all'inizio del V.
I sotterranei di servizio del calidario furono occupati da un'officina di vasaio verso il 530, ma le terme continuarono ad essere utilizzate in epoca bizantina, sebbene in spazi più stretti. L'abbandono definitivo delle terme risale all'anno 638.
In seguito le rovine delle terme furono utilizzate come cava di materiale da costruzione: addirittura è stato rinvenuto un impianto per la segagione dei blocchi di marmo da reimpiegare all'interno delle stesse terme. I marmi dello spoglio furono riutilizzati non solo nella vicina Tunisi, ma anche a Pisa e a Genova, e perfino a Canterbury.
L'edificio fu danneggiato da un terremoto nel IV secolo e subì interventi di riparazione tra il 388 e il 392. Alcune volte del frigidarium crollarono alla fine del IV secolo o all'inizio del V.
I sotterranei di servizio del calidario furono occupati da un'officina di vasaio verso il 530, ma le terme continuarono ad essere utilizzate in epoca bizantina, sebbene in spazi più stretti. L'abbandono definitivo delle terme risale all'anno 638.
In seguito le rovine delle terme furono utilizzate come cava di materiale da costruzione: addirittura è stato rinvenuto un impianto per la segagione dei blocchi di marmo da reimpiegare all'interno delle stesse terme. I marmi dello spoglio furono riutilizzati non solo nella vicina Tunisi, ma anche a Pisa e a Genova, e perfino a Canterbury.
GLI SCAVI
Il complesso monumentale fu identificato agli inizi del XIX secolo e fu riportato in luce dagli scavi condotti da Alexander Lézine e da Gilbert Charles-Picard tra il 1944 e il 1956. Nel corso degli scavi sono stati rinvenuti molti frammenti di marmo, sia bianco e colorato (marmo verde e marmo rosa di Numidia, marmo giallo antico e porfido rosso antico). basi e capitelli erano in marmo bianco proconnesio o pentelico.
Il complesso monumentale fu identificato agli inizi del XIX secolo e fu riportato in luce dagli scavi condotti da Alexander Lézine e da Gilbert Charles-Picard tra il 1944 e il 1956. Nel corso degli scavi sono stati rinvenuti molti frammenti di marmo, sia bianco e colorato (marmo verde e marmo rosa di Numidia, marmo giallo antico e porfido rosso antico). basi e capitelli erano in marmo bianco proconnesio o pentelico.
Si conservano i fusti di colonna scanalati del ginnasio e lisci in granito rosa del frigidarium. Il rivestimento del calidarium era in marmo giallo antico ed il frigidarium era pavimentato con lastre di marmo. Sono stati rinvenuti elementi di opus sectile di rivestimento e mosaici a motivi geometrici. Altri mosaici decoravano le volte del tepidarium.
Si conservano un soffitto cassettonato, un grande blocco di fregio-architrave con iscrizione e con soffitto decorato e diversi capitelli corinzi. Resta pochissimo delle sculture, solo due erme in scisto nero con teste della metà del II secolo, ritratti in marmo di Costanzo II, di Antonino Pio, di Geta, di Faustina maggiore e Faustina minore.
Si conservano un soffitto cassettonato, un grande blocco di fregio-architrave con iscrizione e con soffitto decorato e diversi capitelli corinzi. Resta pochissimo delle sculture, solo due erme in scisto nero con teste della metà del II secolo, ritratti in marmo di Costanzo II, di Antonino Pio, di Geta, di Faustina maggiore e Faustina minore.
Una delle colonne del frigidarium è stata rialzata in opera (anastilosi, tecnica di restauro con cui si rimettono insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di una costruzione andata distrutta, per esempio dopo un terremoto) da un'équipe tunisina nel quadro della campagna internazionale dell'UNESCO (1972-1992). L'anastilosi di tre colonne può dare un'idea dell'altezza del piano nobile.
La colonna aveva un'altezza di 12,50 m e pesava circa 60 tonnellate e il suo capitello misurava circa 1,80 m per un peso di 8 tonnellate. In seguito Jacques Vérité ha riconosciuto la facciata rivolta al mare come quella principale del complesso, dopo le indagini sul fronte marittimo della città condotti da Friedrich Rakob.
Nelle Terme c'erano svariate raffigurazioni musive delle quali molte sono andate perdute: ad oggi si possono ammirare dei mosaici bicromi con figure geometriche.
BIBLIO
BIBLIO
- Jacques Vérité - Thermes d’Antonin. Anastyloses au frigidarium, rapport technique n°4 - éd. Unesco - Paris - 1985 -
- Alexandre Lézine - Carthage-Utique. Études d’architecture et d’urbanisme - CNRS - Paris - 1968 -
- Alexandre Lézine - Les thermes d’Antonin à Carthage - Société tunisienne de diffusion - Tunis - 1969-
- Abdelmajid Ennabli, Hédi Slim - Carthage. Le site archéologique - Cérès - Tunis - 1993 -
- Hédi Slim e Nicolas Fauqué - La Tunisie antique - De Hannibal à saint Augustin - éd. Mengès - Paris - 2001 -
- Yvon Thébert - Thermes romains d’Afrique du Nord et leur contexte méditerranéen - École française de Rome - Rome - 2003 -
- Alexandre Lézine - Carthage-Utique. Études d’architecture et d’urbanisme - CNRS - Paris - 1968 -
- Alexandre Lézine - Les thermes d’Antonin à Carthage - Société tunisienne de diffusion - Tunis - 1969-
- Abdelmajid Ennabli, Hédi Slim - Carthage. Le site archéologique - Cérès - Tunis - 1993 -
- Hédi Slim e Nicolas Fauqué - La Tunisie antique - De Hannibal à saint Augustin - éd. Mengès - Paris - 2001 -
- Yvon Thébert - Thermes romains d’Afrique du Nord et leur contexte méditerranéen - École française de Rome - Rome - 2003 -