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DEA LUPERCA

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"Lupercalium enim mos a Romulo et Remo inchoatus est tunc, cum laetitia exultantes, quod his avus Numitor rex Albanorum eo loco, ubi educati erant, urbem condere permiserat sub monte Palatino, hortatu Faustoli educatoris suis, quem Evander Arcas consecraverat, facto sacrificio caesisque capris epularum hilaritate ac vino largiore provecti, divisa pastorali turba, cincti obvios pellibus immolatarum hostiarum iocantes petiverunt. Cuius hilaritatis memoria annuo circuitu feriarum repetitur."

(Valerio Massimo, II, 2, 9) (Infatti la festa sacra dei Lupercali ebbe inizio da Romolo e Remo, quando, lieti per il permesso avuto dal l'avo Numitore, re degli Albani, di edificare una città nel luogo in cui erano nati, sotto il colle Palatino, già reso sacro dall’arcade Evandro, fecero su suggerimento del loro maestro Faustolo un sacrificio e, uccisi dei capri, si lasciarono andare, resi allegri dal banchetto e dal molto vino bevuto. Allora, divisisi in due gruppi, cinti delle pelli dei capri, provocarono per gioco quanti incontravano). 

Un rito simile si ripeteva da allora ogni anno, però Faustolo doveva essere un pecoraro e sua moglie addirittura una prostituta, altro che maestro. Ma soprattutto Romolo e Remo furono salvati dalle acque del Tevere e allattati da una lupa. Nel Lupercale aveva il suo luogo di culto Fauno Luperco, di cui i luperci erano i sacerdoti. 



DEA FAUNA

Dunque il rito più antico onorava Fauna come Potnia Theron, la Signora delle belve, che poi col sopravanzare del patriarcato passò in seconda linea rispetto al suo paredro Fauno. 
DEA FAUNA
La Dea Lupa divenne Venere Trivia o Dio Fauno, a seconda delle zone. Poi Luperca divenne Luperco.

Lupercalia e Luperci erano attribuiti da alcune fonti agli Arcadi di Evandro che si stabilirono nei pressi del Palatino e che fondarono il Lupercale, mentre da altri era ricondotta alla vicenda di Romolo e Remo, nella tradizione più famosa della storia e in entrambi i casi l’origine della festa veniva posta in un periodo anteriore la fondazione di Roma. 

Mentre Ovidio e Plutarco fanno derivare il Lupercale dalla lupa che avrebbe salvato Romolo e Remo appunto nel Lupercale, Dionigi e Ovidio riconducono i Luperci all’Arcadia, patria di Evandro, dove si trovava un santuario di Fauno Liceo. In questo caso Fauno Luperco sarebbe quindi l’allontanatore di lupi, strano, e per il nome Luperco che sembrerebbe una divinità con attributi di lupo, sia per Fauno, Dio degli animali selvatici, che dunque li proteggeva e di certo non li combatteva. 

ACCA LARENTIA


ACCA LARENTIA

Presso gli Etruschi era una Dea Pennuta, passata poi al culto romano come Dea prostituta e protettrice di Roma ma soprattutto della plebe. Le Dee Pennute erano le cosiddette Arpie, le sfingi dell'epoca, immagini triplici della Grande Madre, che poi divennero nefaste nella mitologia greca perchè includevano il lato mortifero della Dea.

Dunque Acca Larenzia era un' antichissima Dea etrusca acquisita dai Romani come prostituta semidivina protettrice dei plebei che, dopo aver passato una notte di preghiere nel tempio di Eracle, per grazia divina incontrò un uomo ricchissimo che sposatala, la lasciò erede di una immensa fortuna, che a sua volta lasciò al popolo romano, che festeggiava la donazione con le feste Larentali,  il 23 dicembre, cioè nel solstizio d'inverno. 

Storia assurda, perchè Ercole non procurava mariti alle donne, perchè  i romani non avrebbero divinizzato nessuno per i suoi lasciti e in particolare una donna per giunta meretrice, e perchè Larenzia ha a che vedere coi Lari.

Larentia era la Grande madre, la Natura Grande prostituta che si accoppia con chiunque e produce di tutto, dalle piante agli animali e agli uomini. In questo caso era la Dea Lupa e in nome della Dea si effettuava la prostituzione sacra, la ierodulia, e le stesse sacerdotesse, in onore della Dea selvaggia, la Dea lupa, indossavano pelli di lupo e ululavano ai viandanti. Non a caso gli antichi postriboli erano detti "lupanare" e le sacerdotesse erano chiamate "Lupe".


Sembra che Acca Larentia fosse denominata anche Mater Larum o "Madre dei Lari", del resto in sanscrito Akka significa Madre, ma fu anche un nome di Demetra, Acca Demetra, in qualità di nutrice.
Romolo e Remo infatti furono celebrati come Lari di Roma, gli antenati protettivi.

Ciò spiegherebbe perché durante la festività dei Larentalia i sacrifici venissero celebrati dal Flaminis Quirinalis, il sacerdote di Quirino, ovvero Romolo, suo figlio. Insomma di tutto per coprire la Dea Lupa anche se i militi romani, i velites indossavano in battaglia un copricapo con testa e pelle di lupo.

Acca è anche chiamata Faula o Fabula cioè donna di facili costumi, ma più tardi il suo nome passò alla moglie del pastore Faustolo che aveva trovato Romolo e Remo. Pur essendo già madre di dodici figli, i cosiddetti fratres arvales, Acca Larenzia allattò e allevò anche Romolo e Remo. Ma non li aveva già allattati la lupa? 

Esisteva a Roma e non solo in tempi arcaici l'uso di porre i templi con relativi monasteri di Venere Trivia appunto nei trivii, considerati sacri ma da cui oggi deriva la parola triviale.

I Luperci infatti presero il nome dai Fabi compagni di Remo, ed i Luperci Quinctiales ricordano invece i compagni di Romolo. a cui si aggiunse una terza schiera durante l’età di Cesare, i Luperci Iulii, creati in suo onore.  I Luperci erano scelti tra le famiglie aristocratiche ed ogni anno due giovani coinvolti nel rito erano creati ex novo. 

I LUPERCALIA

LUPERCALIA

Dunque alle idi di febbraio, come ci informa Plutarco, essi sacrificavano nel Lupercale alcune capre ed un cane alla presenza del flamen Dialis. Fatti poi avanzare due giovani, i Luperci toccavano loro la fronte con un coltello insanguinato e subito la pulivano con un batuffolo di lana imbevuto di latte. A questo punto i due giovani dovevano ridere. 

Finito il sacrificio e tagliate in strisce le pelli delle capre sacrificate, i Luperci iniziavano la loro corsa attorno al Palatino brandendo una o più strisce di pelle caprina che usavano per battere chiunque incontrassero sulla loro strada. 

Alle frustate rituali dei Luperci era inoltre attribuita una funzione fecondativa a cui le donne spesso si offrivano. Il sacrificio del cane veniva di solito dedicato al lato ctonio della Madre Terra. La festa dei Lupercalia continuò ad essere festeggiata almeno fino al V secolo d.c., all’epoca di papa Gelasio I (492 – 496), quando venne infine soppressa.


BIBLIO

- Andrea Carandini - Lupercale, dentro quel pendio una miniera di miti - La Repubblica - 21 novembre 2007 -
- Adriano La Regina - Il Lupercale cercatelo altrove - La Repubblica - 22 novembre 2007 -- Georges Dumézil - Feste romane - Genova - Il Melangolo - 1989 -
- Andrea Carandini - La leggenda di Roma, volume IV - Dalla morte di Tito Tazio alla fine di Romolo - Mondadori – Fondazione Valla - Milano - 2014 -
- Maria Cristina Valsecchi - Sacred Cave of Rome's Founders Discovered - in National Geographic News - National Geographic Society - 26 gennaio 2007 -
- A. Carandini - La fondazione di Roma raccontata da A. Carandini - Roma-Bari - Laterza - 2011 -

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