ASCLEPIADE DI BITINIA |
Nome: Asclepiade di Bitinia, o Aschepliade di Prusa, o Asclepiade di Chio
Nascita: Prusa, 129 a.c.
Morte: Roma 40 a.c.
Professione: medico
“Un giorno, passeggiando per la Via Sacra, s’imbatté in un corteo funebre. I portatori, stanchi, avevano deposto il feretro sul ciglio della strada, proprio nel momento in cui passava Asclepiade. Questi, fermatosi incuriosito, guardò il cadavere, interrogò i parenti e poco soddisfatto delle risposte, cominciò tra sé a dubitare della morte del soggetto. Persuasi i parenti e gli amici a sospendere le cerimonie funebri, Asclepiade fece portare il supposto cadavere in una casa vicina dove, accertatosi dello stato di morte apparente, potè in breve richiamare segni evidenti di vita in colui che tutti avevano pianto per morto.”
(Apuleio, L'asino d'oro)
Vissuto ad Atene si recò a Roma nel 91, dove fu dapprima maestro di retorica, si diede poi all'esercizio della pratica medica e si acquistò rapidamente una vastissima clientela e furono suoi pazienti anche Cicerone, Crasso e Marco Antonio. Fu certamente il primo tra i medici giunti in Roma a praticare la medicina con concetti razionali e scientifici. Le sue opere principali sono conservate soltanto in frammenti.
Egli propugnò il solidismo, volgendo l'attenzione del medico sulla costituzione della materia, poichè in essa, oltre che in un’alterata crasi ematica, possa consistere la causa della malattia.
Già delineata in epoca alessandrina, l’interpretazione solidistica della malattia e la circoscrizione della sua attività al ristretto campo del tessuto, riprende vita nella concezione di Asclepiade di Bitinia.
Vietò i purgativi nelle febbri intermittenti; vietò gli emetici come mezzo igienico di che abusavano i greci ginnasi; prescrisse dieta severa e clisteri al posto delle purgazioni; nelle febbri proibì il salasso, adoperandolo, come semplice evacuativo, solamente nelle “pleuritidi”, nelle angine, e nelle infiammazioni accompagnate da gran dolore. Seppe distinguere e descrivere magistralmente l'idropisia, il tetano, la malaria; seppe praticare la laringotomia.
Fondò la scuola medica detta "metodica" e fu il primo a classificare le malattie in acute e croniche. Il suo allievo Celio Aureliano gli attribuì l'adozione della tracheotomia, che del resto descrisse egregiamente, come terapia d'urgenza nella difterite.
Asclepiade di Bitinia (Prusa, 129 a.c. – 40 a.c.) è stato un antico medico greco. Noto anche come Asclepiade di Prusa (o di Chio), nacque nella città di Prusa, in Bitinia, studiò ad Atene e ad Alessandria e fu allievo della scuola filosofica degli Epicurei. Celebre fu il suo motto secondo il quale il medico deve guarire "cito, tuto, iucunde" (rapidamente, sicuramente, serenamente).
TEORIA ATOMISTICA
Fu un seguace della teoria atomistica di Democrito (per cui il mondo naturale è separabile in due aspetti: gli atomi indivisibili e il vuoto in cui si muovono) pertanto in medicina si oppose alla teoria ippocratica dell'origine delle malattie causate da squilibri degli "umori". Fu quindi ispiratore della scuola metodica che riconosce in Temisone il proprio fondatore.
Ritenendo il corpo composto di atomi separati da spazi vuoti ("pori") una specie di canali dove si sarebbero mossi altri atomi, teorizzò che la malattia fosse causata dallo squilibrio tra atomi e pori: se questi ultimi erano troppo larghi causavano pallore e mancanza di forze, se erano troppo stretti rossore e calori.
Fu un seguace della teoria atomistica di Democrito (per cui il mondo naturale è separabile in due aspetti: gli atomi indivisibili e il vuoto in cui si muovono) pertanto in medicina si oppose alla teoria ippocratica dell'origine delle malattie causate da squilibri degli "umori". Fu quindi ispiratore della scuola metodica che riconosce in Temisone il proprio fondatore.
Ritenendo il corpo composto di atomi separati da spazi vuoti ("pori") una specie di canali dove si sarebbero mossi altri atomi, teorizzò che la malattia fosse causata dallo squilibrio tra atomi e pori: se questi ultimi erano troppo larghi causavano pallore e mancanza di forze, se erano troppo stretti rossore e calori.
SOLIDISMO
Egli propugnò il solidismo, volgendo l'attenzione del medico sulla costituzione della materia, poichè in essa, oltre che in un’alterata crasi ematica, possa consistere la causa della malattia.
Già delineata in epoca alessandrina, l’interpretazione solidistica della malattia e la circoscrizione della sua attività al ristretto campo del tessuto, riprende vita nella concezione di Asclepiade di Bitinia.
La cause costante delle malattie vernacole (infettive), un miasma che Lucrezio e Varrone avevano già riguardato innanzi come “nembi di seminii” o “sciami di animaletti indiscernibili che dalla pelle e dalle vie della respirazione entravano nei corpi e producevano le febbri”, fece sorgere in Asclepiade il concetto che, oltre all’organismo bucherellato dai pori, vi fosse poi una materia che li riempisse costituita da altrettanti minutissimi corpiccioli o molecole.
Da osservatore acuto e critico severo, comprese quindi la necessità di ricondurre i Romani a una vita igienica: prescrisse soprattutto la dieta, la ginnastica, il massaggio, la moderazione nei cibi e nelle bevande, come mezzi essenziali per mantenere la salute e per conseguire la guarigione. I rimedi terapeutici si basavano su massaggi, bagni termali, passeggiate e musica, con il ricorso a farmaci o salassi solo in casi estremi.
Da osservatore acuto e critico severo, comprese quindi la necessità di ricondurre i Romani a una vita igienica: prescrisse soprattutto la dieta, la ginnastica, il massaggio, la moderazione nei cibi e nelle bevande, come mezzi essenziali per mantenere la salute e per conseguire la guarigione. I rimedi terapeutici si basavano su massaggi, bagni termali, passeggiate e musica, con il ricorso a farmaci o salassi solo in casi estremi.
ASCLEPIADE DI BITINIA |
LA SCUOLA METODICA
Fondò la scuola medica detta "metodica" e fu il primo a classificare le malattie in acute e croniche. Il suo allievo Celio Aureliano gli attribuì l'adozione della tracheotomia, che del resto descrisse egregiamente, come terapia d'urgenza nella difterite.
Venne citato da Stefano di Bisanzio, autore del VI secolo di un lessico geografico che lo nomina con onore citando, parimenti i suoi maggiori discepoli:
- Filonide di Durazzo, autore di 45 libri;
- Tito Aufidio, siciliano, di cui Celio Aureliano riporta parecchie cure riguardo alla “peripneumonia” e alle malattie mentali;
- Marco Artorio, amico di Augusto e autore di un’opera sull’idrofobia;
- Clodio, studioso del tetano;
- Nicerato, che si occupò della catalessi;
- Il poeta Lucrezio che, nel suo “De Rerum Natura”, si attiene al dottrinario del maestro.
Morì novantenne a Roma nel I secolo a.c.; all'opera sua di eccellente medico si deve il favore che i medici greci cominciarono a godere in Roma. Le sue opere principali sono conservate soltanto in frammenti.
Morì novantenne a Roma nel I secolo a.c.; all'opera sua di eccellente medico si deve il favore che i medici greci cominciarono a godere in Roma. Le sue opere principali sono conservate soltanto in frammenti.
BIBLIO
- Celio Aureliano - De morbo acuto I e III -
- Celso - De Medicina - I -
- Celso - De Medicina - I -
- Plinio il vecchio - Naturalia Historia -
- Lucio Apuleio - L'Asino d'oro -
- Storia dell’Arte Sanitaria - di Adalberto Pazzini -