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CLAUDIO TOLEMEO - CLAUDIUS PTOLEMAEUS

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Nome: Κλαύδιος Πτολεμαῖος, Klaúdios Ptolemaîos, latino: Claudius Ptolemaeus
Nascita: Ptolemais Hermiou (?) 100 circa
Morte: Alessandria 168-170
Professione: Matematico, astronomo, filosofo naturale, geografo e astrologo



IL NOME

Tolomeo (Πτολεμαῖος Ptolemaîos) è un nome personale greco antico che ricorre una sola volta nella mitologia greca omerica. Era comune tra l'alta classe macedone e lo troviamo nell'esercito di Alessandro. Un certo Tolomeo si fece faraone nel 323 a.c.: Tolomeo I Soter. Tutti i successivi faraoni d'Egitto fino a quando non divenne una provincia romana nel 30 a.c., furono anch'essi Tolomei.

Il nome Claudio invece è un nome romano, appartenente alla gens Claudia, una famosa gens che dette anche imperatori. Gerald Toomer, il traduttore dell'Almagesto di Tolomeo in inglese, suggerisce che la cittadinanza fu probabilmente concessa a uno degli antenati di Tolomeo dall'imperatore Claudio o dall'imperatore Nerone.

L'astronomo persiano del IX secolo Abu Maʻshar presenta Tolomeo come un membro della stirpe reale dell'Egitto tolemaico, perchè i discendenti del generale alessandrino e faraone Tolomeo I Soter erano saggi "e includevano Tolomeo il Saggio, che compose il libro dell'Almagesto".  

Non v'è dubbio che l'astronomo che scrisse l'Almagesto scrisse anche la Tetrabiblos come sua controparte astrologica. Nelle fonti arabe successive era spesso conosciuto come "l'Alto Egiziano", come potesse avere origini nell'Egitto meridionale. Astronomi, geografi e fisici arabi si riferivano al suo nome in arabo come Baṭlumyus.



CLAUDIO TOLOMEO

Claudio Tolomeo è stato un matematico, astronomo, filosofo naturale, geografo e astrologo che
visse nella città di Alessandria nella provincia romana dell'Egitto sotto il dominio dell'Impero Romano, aveva un nome latino da cui si suppone che avesse ottenuto la cittadinanza romana. 

L'astronomo del XIV secolo Theodore Meliteniotes ha dato il suo luogo di nascita come l'importante città greca Ptolemais Hermiou (Πτολεμαΐς 'Ερμείου) nella Tebaide (Θηβᾱΐς). Questa attestazione è però fuori del suo tempo e non ci sono altre prove a sostegno.

Aveva una cultura sia greca che babilonese e pure caldea. Pertanto Tolomeo non solo citava filosofi greci ma pure la teoria lunare babilonese per cui la Luna influenzava le maree sulla Terra. D'altronde i Babilonesi furono i primi a riconoscere la periodicità dei fenomeni astronomici ed i primi ad applicare la matematica alle loro predizioni. 

Lo studioso caldeo Seleuco di Seleucia (190 a.c.), conosciuto grazie agli scritti di Plutarco, sostenne la teoria eliocentrica, per cui la Terra ruota attorno ad un proprio asse e contemporaneamente attorno al Sole. Secondo Plutarco, Seleuco fornì addirittura delle prove in sostegno alla tesi, anche se non sappiamo quali.

Scrisse diversi trattati scientifici, tre dei quali furono importanti, se non la base, per la successiva scienza bizantina, islamica e dell'Europa occidentale tutta.


CLAUDIO TOLOMEO


L'ALMAGESTO

Il primo è il trattato astronomico dell'Almagesto, anche se originariamente era intitolato "Trattato matematico" (Μαθηματικὴ Σύνταξις - Mathematiké sýntaxis) e poi conosciuto come "Il grande trattato" (Ἡ Μεγάλη Σύνταξις - Megále sýntaxis). Invece il nome attuale deriva dall'arabo al-Magisṭī, un adattamento della parola greca Μεγίστη, "Megíste" ("grandissima"), con cui era generalmente indicata l'opera.

Il libro inizia con un'introduzione che vuole dimostrare scientificamente l'immobilità della Terra, poi segue la descrizione matematica del moto del Sole, della Luna e dei cinque pianeti allora conosciuti (Marte, Venere, Mercurio, Giove, Saturno). 

Tolomeo è interessato alle velocità angolari degli astri (velocità con cui un angolo viene spazzato dal raggio vettore di un punto che si muove lungo una curva) ma non alle variazioni delle distanze dall'osservatore pertanto non spiega le diverse luminosità dei pianeti. Il trattato sviluppa anche argomenti di geometria e di trigonometria come la costruzione di una "tavola delle corde" (la funzione trigonometrica allora usata).

Le sue Procheiroi kanones, Tavole delle corde, davano tutti i dati necessari per calcolare le posizioni del Sole, della Luna e dei pianeti, il sorgere e il tramontare delle stelle e le eclissi del Sole e della Luna. Le Procheiroi kanones di Tolomeo fornirono il modello per successive tavole astronomiche. Nella Phaseis (Ascesa delle Stelle Fisse), Tolomeo diede un parapegma, un calendario stellare o almanacco, basato sulle apparizioni e sparizioni delle stelle nel corso dell'anno solare.


L’Almagesto consta di TREDICI LIBRI:

- il I è dedicato ai principi di trigonometria sferica e astronomia.

- il II esamina i problemi della sfera celeste, afferma che i cieli sono sferici e girano come una sfera.
La Terra è sferica ed è posta al centro dei cieli e non si muove.

- il III libro è quello dei moti del Sole e della durata dell’anno.

- il IV illustra la teoria della Luna e del mese e scopre l’evezione lunare, relativa al movimento che la Luna compie attorno alla Terra, che non è influenzato solamente dalla forza gravitazionale di quest’ultima, ma anche dal Sole per più del doppio del valore della forza attrattiva del nostro pianeta.
Tolomeo è stato in grado di rappresentare molto accuratamente le sue osservazioni lunari, ad oggi possiamo stabilire che i suoi errori non superavano 1°, che per l’astronomia dell’epoca era un grande risultato.

- il V continua la trattazione della teoria della Luna, e discute sulla distanza della luna e del sole dalla terra. Poi spiega il più importante strumento astronomico dell’epoca, inventato da Ipparco, l’astrolabio, già abbozzato da Apollonio. Lo strumento calcola la posizione del Sole, della Luna, dei pianeti e delle stelle. Determina l’ora locale tramite la latitudine e viceversa. Fu il principale strumento di navigazione.

- il VI riguarda le eclissi di sole e di luna.

- il VII e l'VIII sono cataloghi di 1028 stelle, classificate in base alla luminosità, che si rifà al catalogo di Ipparco. L'Almagesto cita spesso osservazioni e idee teoriche di scienziati più antichi, costituendo un'importante fonte sulla astronomia ellenistica passata di cui non ci sono rimaste opere.

- gli ultimi cinque libri (dal IX al XIII) si occupano della storia dei pianeti: qui Tolomeo regala il più grande apporto all’astronomia. Spiega il suo sistema geocentrico, definisce gli epicicli, gli eccentrici e l’equante, per arrivare a rappresentare geometricamente, e in modo geniale, il moto del sole, della luna e dei pianeti e allora conosciuti. 
Per il moto di ciascun astro c'è una particolare teoria, in grado di descrivere e prevedere con precisione i moti osservabili. Tolomeo combina la considerazione di moti circolari uniformi, con tre possibili varianti (usate o meno in modo diverso per ciascun astro):
- eccentrici: moti circolari con orbite centrate non nella Terra ma in un punto diverso.
- equanti: moto circolare non uniforme, ma con velocità angolare costante rispetto ad un punto equante diverso dal centro dell'orbita.
- epicicli: moto circolare non intorno alla Terra, ma intorno ad un punto che però percorre un moto circolare intorno alla Terra.


L'OPPOSIZIONE DELLA CHIESA

In Europa l'opera di Tolomeo non era conosciuta in quanto bandita dal cristianesimo. Il Sant'Uffizio nel XVI secolo inquisì Galileo Galilei perché affermava l'eliocentrismo e per questo fu condannato al carcere a vita, poi trasformato in condanna a chiudersi nella propria villa di Arcetri, a recitare preghiere quotidiane per tre anni e a pronunciare un'abiura in cui disconosceva la sua "falsa opinione". 

L'Europa occidentale riscoprì Tolomeo attraverso le traduzioni arabe del IX secolo, una delle quali voluta dal califfo al-Maʾmūn. Una traduzione dell'Almagesto basata direttamente sul testo greco fu eseguita in Sicilia intorno al 1160.

Nel XV secolo si diffuse in Europa occidentale l'abitudine di tradurre le opere scientifiche greche direttamente dal testo originale, evitando la mediazione araba. Johann Müller, il Regiomontano (o Johannes Regiomontanus), fece una versione latina ridotta dell'Almagesto, e una traduzione completa dal testo greco fu fatta da Giorgio da Trebisonda (Trapezunzio).

IL MONDO DI TOLOMEO


LA GEOGRAFIA

Il secondo è la Geografia  (o Geographia), che è una discussione approfondita delle conoscenze geografiche del mondo greco-romano. La prima parte illustra dati e metodi da lui utilizzati. Poi ha assegnato le coordinate a tutti i luoghi e le caratteristiche geografiche che conosceva, in una griglia che attraversava il globo. 

La latitudine era misurata dall'equatore, ma come climata, la lunghezza del giorno più lungo invece di gradi d'arco: la lunghezza del giorno di mezza estate aumenta da 12h a 24h man mano che si va dall'equatore al circolo polare. Nei libri dal 2 al 7, ha usato i gradi e ha messo il meridiano di 0 longitudine nella terra più occidentale che conosceva, le "Isole Benedette" (Isole Canarie). 

E' una raccolta di coordinate geografiche della parte del mondo conosciuta dall'Impero Romano durante il suo tempo, riferito al lavoro di un precedente geografo, Marinos di Tiro, ai diari dell'impero romano e dell'antico impero persiano, e all'antico astronomo Ipparco per aver fornito l'elevazione del polo nord celeste per alcune città.

Le mappe di Tolomeo vennero riscoperte nel 1300 circa da Massimo Planude. Tolomeo fornì anche istruzioni per creare mappe sia del mondo abitato (oikoumenè) che delle province romane, fornendo gli elenchi topografici e le didascalie per le carte. Il suo mondo abitato si estendeva per 180° di longitudine dalle Isole Benedette nell'Oceano Atlantico al centro della Cina, e circa 80° di latitudine dalle Shetland ad anti-Meroe (costa orientale dell'Africa); ma Tolomeo era consapevole di conoscere solo un quarto del globo.

Nel XV secolo si iniziò a stampare la Geografia di Tolomeo con mappe incise; la prima edizione a stampa fu prodotta a Bologna nel 1477, seguita da un'edizione romana nel 1478 (Campbell, 1987). Un'altra edizione venne stampata a Ulm, a nord delle Alpi, nel 1482, comprese le mappe xilografiche.


TETRABIBLOS

Il terzo è il trattato astrologico in cui tentò di adattare l'astrologia oroscopica alla filosofia naturale aristotelica del suo tempo. Il titolo di Tolomeo è sconosciuto, ma potrebbe essere stato il termine trovato in alcuni manoscritti greci: Apotelesmatika (Ἀποτελεσματικά), che significa approssimativamente "Risultati astrologici", "Effetti" o "Prognostici". ma più comunemente conosciuto come il "Tetrábiblos" dal greco Koine (Τετράβιβλος) che significa "Quattro Libri" o dal latino "Quadripartitum".

Tolomeo pensava che l'astrologia fosse deduttivo e congetturale come la medicina,  a causa dei molti fattori variabili da prendere in considerazione: la razza, il paese e l'educazione di una persona influenzano la personalità di un individuo tanto quanto, se non più delle posizioni del Sole, della Luna e dei pianeti nel momento preciso della loro nascita, quindi Tolomeo vedeva l'astrologia come qualcosa da usare nella vita, ma non vi si basava interamente.



CENTILOQUIUM

Una raccolta di cento aforismi sull'astrologia chiamata Centiloquium, attribuita a Tolomeo, fu ampiamente riprodotta e commentata da studiosi arabi, latini ed ebraici, e spesso rilegata in manoscritti medievali dopo il Tetrabiblos come una sorta di sommatoria. Ora si crede che sia una composizione pseudoepigrafica molto più tarda. L'identità e la data dell'effettivo autore dell'opera, indicato ora come Pseudo-Tolomeo, rimane oggetto di congetture.


ARMONICHE

Tolomeo scrisse anche le Armoniche, sulla teoria musicale e la matematica della musica, basando gli intervalli musicali su rapporti matematici (contro i seguaci di Aristosseno e con i seguaci di Pitagora), supportati dall'osservazione empirica. Per Tolomeo le note musicali potevano essere tradotte in equazioni matematiche e viceversa. Pitagora credeva che la matematica della musica dovesse essere basata sul rapporto specifico di 3:2, mentre Tolomeo credeva semplicemente che dovesse coinvolgere solo generalmente tetracordi e ottave.


OPTICA

CLAUDIO TOLEMAICO E LA MUSA URANIA
La sua ottica è un'opera di cui sopravvive solo una scarna versione latina, a sua volta tradotta da una versione araba perduta da Eugenio di Palermo (c. 1154). In esso, Tolomeo scrive sulle proprietà della vista (non della luce), inclusi riflessione, rifrazione e colore.  Contiene la prima tavola di rifrazione dall'aria all'acqua forse dedotta da esperimenti reali. 

Sosteneva una teoria della visione estramissione-intromissione: i raggi (o flusso) dall'occhio formavano un cono, il vertice essendo all'interno dell'occhio e la base che definisce il campo visivo. I raggi erano sensibili e restituivano all'intelletto dell'osservatore informazioni sulla distanza e l'orientamento delle superfici. La dimensione e la forma sono state determinate dall'angolo visivo sotteso all'occhio combinato con la distanza e l'orientamento percepiti. 

Tolomeo ha offerto spiegazioni per molti fenomeni riguardanti l'illuminazione e il colore, le dimensioni, la forma, il movimento e la visione binoculare. Ha anche diviso le illusioni in quelle causate da fattori fisici o ottici e quelle causate da fattori di giudizio. 


IPOTESI DEI PIANETI

Un’altra opera di Tolomeo è “Ipotesi dei pianeti”, successiva all’“Almagesto”, in cui studia il meccanismo fisico che possa corrispondere alla combinazione dei cieli sferici; disegna inoltre un calendario meteorologico.



BIBLIO

- Goldstein, Bernard R. - Saving the Phenomena: The Background to Ptolemy's Planetary Theory - Journal for the History of Astronomy - 1997 -
- Bernard R. Goldstein, ed. - The Arabic Version of Ptolemy's Planetary Hypotheses - Transactions of the American Philosophical Society - 1967 -
- Lejeune, A. - L'Optique de Claude Ptolémée dans la version latine d'après l'arabe de l'émir Eugène de Sicile - Collection de l'Académie International d'Histoire des Sciences - Leiden: E.J.Brill -1989 -
- Shcheglov D.A. - Hipparchus’ Table of Climata and Ptolemy’s Geography - Orbis Terrarum - 2003/2007 -
Bagrow, L. (1 January 1945). "The Origin of Ptolemy's Geographia". Geografiska Annaler. Geografiska Annaler, Vol. 27. 27:
- Robbins, Frank E. (ed.) - Ptolemy Tetrabiblos - Cambridge, Massachusetts - Harvard University Press (Loeb Classical Library) - 1940 -



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