Guardando l'immagine del Pinelli si nota che la chiesa di S. Cosimato si poggiava su un precedente edificio romano, sicuramente un tempio, che poteva essere un'edicola o un tempietto dedicato a Cerere, che talvolta veniva adorata con una spiga in mano dagli aurei chicchi di grano. La mica per i romani significava i grani di frumento ma pure il pane di frumento.
Una delle più ampie e ariose piazze di Trastevere, quella di San Cosimato, prende il nome da un monastero benedettino sorto nel X secolo e dalla sua chiesa, attualmente inglobati nel complesso ospedaliero "Nuovo Regina Margherita". In un angolo della piazza si affaccia il bel protiro romanico trecentesco, su due antiche colonne di spoglio con capitelli compositi, che dà accesso al cortile antistante la chiesa, la cui semplice facciata presenta un elegante portale quattrocentesco.
VASCA DI SAN COSIMATO
Poi negli anni ’60 inizia la costruzione dell’ospedale specializzato in ortopedia e chirurgia ristrutturato dall'architetto Alegiani e dall'ingegnere Secchi e inaugurato nel marzo 1970 con il nome di Ospedale Nuovo Regina Margherita.
L'ANTICO TEMPIO
Ma l'antico tempio dov'è? Basta guardare sotto i propri piedi, il pavimento cosmatesco mostra marmi antichi sminuzzati e ampi tondi di porfido rosso, miniere attive solo al tempo dei romani. E' il pavimento in opus sectile dell'antico tempio, che ricorda quello del panteon di Agrippa.
Un'usanza molto romana quella di dare rifugio ai gatti che da sempre sono stati amanti delle rovine, amando il verde, il silenzio, la tranquillità, il rifugio alle intemperie, il cibo assicurato e, volendo, la carezza di qualche turista.
Infatti per i romani la mica erano i grani e il mucchietto di semi di frumento, e prima ancora di spelta, che si offrivano alla Madre Terra, o Mater Larvarum quando ci si rivolgeva al suo lato infero.
L'offerta poteva essere sotto forma di spighe o di chicchi contenuti nella patera, la ciotola sacrificale che spesso veniva spaccata spargendo i chicchi in terra in occasione di una morte, o di un passaggio particolare, tipo un trasferimento in altre terre, o un matrimonio, o un passaggio interiore e psichico.
L'offerta poteva essere sotto forma di spighe o di chicchi contenuti nella patera, la ciotola sacrificale che spesso veniva spaccata spargendo i chicchi in terra in occasione di una morte, o di un passaggio particolare, tipo un trasferimento in altre terre, o un matrimonio, o un passaggio interiore e psichico.
Quindi la Mica Aurea non era la sabbia del fiume che è ovunque a Roma dello stesso colore, e non si può chiamare di certo aurea, ma si riferiva a un luogo di culto legato alla Dea Cerere nel suo lato misterico e infero. La sabbia con la mica non ha mai avuto a che vedere.
IL MONASTERO
Una delle più ampie e ariose piazze di Trastevere, quella di San Cosimato, prende il nome da un monastero benedettino sorto nel X secolo e dalla sua chiesa, attualmente inglobati nel complesso ospedaliero "Nuovo Regina Margherita". In un angolo della piazza si affaccia il bel protiro romanico trecentesco, su due antiche colonne di spoglio con capitelli compositi, che dà accesso al cortile antistante la chiesa, la cui semplice facciata presenta un elegante portale quattrocentesco.
Nel 1229 papa Gregorio IX assegnò il monastero di San Cosimato ai Benedettini Camaldolesi che vi rimasero fino al 1234, quando lo stesso pontefice decise di affidarlo ad un gruppo di “Poverelle” inviato da S. Chiara, che all’epoca era “reclusa” con le sue compagne nel monastero di S. Damiano in Assisi (dette anche “Recluse di S.Damiano” o Clarisse), al fine, come disse il Pontefice, “di mitigare con la vita di preghiera e di sacrificio l’ira di Dio sulla città eterna”.
La Chiesa ha sempre avuto questo fondamentale contrasto tra una figura divina che è Padre amorevole di tutti e un Dio perennemente iracondo e vendicativo che esige sacrifici infiniti se non martirii.
Girato di 180° l'asse della basilica, e trasferitone l' ingresso da oriente ad occidente, il calice rimase probabilmente nel sito primitivo, dove sorsero più tardi le case dei Papazurri, essendovi memoria di un trasferimento fatto nell'anno 1456 il giovedì 29 aprile. È rimasto nel mezzo del secondo chiostro del convento sino al 1892, nel quale anno fu destinato a fungere da vaso di fiori nelle Terme di Diocleziano.
- Fra Giocondo da Verona copiò nel solo s. Cosimato i titoli CIL. VI, 15365, 12996, 22137 etc. 1475, cioè le epigrafi romane usate come lastre.
L’intero complesso fu radicalmente ristrutturato da Sisto IV nel 1475. L’interno della chiesa, a una sola navata, ha subito un totale restauro nel 1871 e conserva assai poco degli arredi originari se si eccettua l’affresco quattrocentesco del presbiterio, opera di Antonio del Massaro, detto il Pastura, raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Francesco e Santa Chiara.
Sulla destra della chiesa è un chiostro a pianta quadrangolare del 1240 ad arcate, il cui lato settentrionale è stato trasformato in una piccola galleria lapidaria con frammenti di plutei, parti di sarcofagi, capitelli, basi di colonne ed epigrafi.
L’ordine superiore, ad arcate tamponate, è dell’epoca di Sisto IV. Sul chiostro si affaccia un piccolo campanile romanico e si apre la quattrocentesca Sala Capitolare. Un secondo chiostro, adiacente al primo, è quattrocentesco, con un doppio ordine di pilastri.
L’ordine superiore, ad arcate tamponate, è dell’epoca di Sisto IV. Sul chiostro si affaccia un piccolo campanile romanico e si apre la quattrocentesca Sala Capitolare. Un secondo chiostro, adiacente al primo, è quattrocentesco, con un doppio ordine di pilastri.
In seguito la struttura subisce numerose trasformazioni; Ricovero per anziani malati e indigenti; Ospizio Umberto I in S. Cosimato; nel 1925 entra a far parte degli Istituti Riuniti di Assistenza e Beneficenza di Roma.
COLONNA SPEZZATA VASCHE E OBELISCO |
La fine del monastero come sede conventuale si ebbe il 12 agosto 1891, quando la badessa ricevette l'ordine ufficiale di lasciare S. Cosimato con un Atto di esproprio della Congregazione Religiosa ed un successivo Atto di cessione e consegna del monastero al Comune di Roma per la trasformazione in ospizio.
IL SANTO CHE NON C'E'
Ma chi volesse scoprire chi era San Cosimato e magari le virtù per le quali è stato innalzato alla gloria degli altari, faticherebbe non poco e inutilmente a scartabellare i martirologi e le vite dei santi. San Cosimato, infatti, non esiste.
Ma chi volesse scoprire chi era San Cosimato e magari le virtù per le quali è stato innalzato alla gloria degli altari, faticherebbe non poco e inutilmente a scartabellare i martirologi e le vite dei santi. San Cosimato, infatti, non esiste.
A questo punto il nome sarebbe la contrazione e corruzione popolare dei Santi Cosma e Damiano, cui era dedicato il monastero, chiamato anche "in mica aurea" per la presenza sul posto di sabbia fluviale, di colore giallastro. Qualcosa non torna, perchè il nome alle chiese non lo dà il popolo, ma il Vaticano, a lui solo spetta il titulus e la dedica, per cui S, Cosimato era ritenuto un santo.
SARCOFAGI ROMANI |
L'ANTICO TEMPIO
Ma basta anche guardare le colonne per capirne il riutilizzo, come alcune fossero giaciute per secoli sotto terra e poi riesumate. Sono le antiche colonne del tempio precedente, del restomolto rare per l'epoca soprattutto per le loro notevoli dimensioni.
E I GATTI
Un'usanza molto romana quella di dare rifugio ai gatti che da sempre sono stati amanti delle rovine, amando il verde, il silenzio, la tranquillità, il rifugio alle intemperie, il cibo assicurato e, volendo, la carezza di qualche turista.
BIBLIO
- Giovanni Brizzi - Roma. Potere e identità dalle origini alla nascita dell'impero cristiano - Bologna - Pàtron - 2012 -
- Orazio Marucchi - Manuale di Archeologia Cristiana - Roma -1933 -
- Flaminio Vacca - Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma - 1594 -
- Pasquale Testini - Archeologia Cristiana - Bari - Edipuglia - 1980 -
- Giovanni Filoramo - La croce e il potere - I cristiani da martiri a persecutori - Roma-Bari - Laterza - 2011-
- L. Crema - L’architettura romana - Torino - 1959 -