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SOTTO NOSTRA SIGNORA DEL SACRO CUORE

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FACCIATA POSTERIORE SU PIAZZA NAVONA

Il Santuario di Nostra Signora del Sacro Cuore ovvero la chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore è un luogo di culto cattolico di Roma, posto tra corso Rinascimento dove si prospetta la sua facciata anteriore e piazza Navona su cui dà la facciata posteriore. 

La chiesa, pur essendo stata rimaneggiata recentemente, è di origine antica, eretta nel XIII secolo nell'area dello Stadio di Domiziano, partecipando largamente della spoliazione che ancora aveva luogo in quell'epoca, e prendendo il nome di San Giacomo degli Spagnoli.

Nel 1440 il canonico della cattedrale di Siviglia fece interamente ricostruire l'edificio a proprie spese mentre. Ancora, il 1° dicembre del 1498, Alessandro VI autorizzava ad acquistare una casa già di Pietro Aranda de Calahorra, eretico nascosto, posta nella Piazza dell’Ospedale dei Francesi, a favore dell’Ospedale di San Giacomo degli Spagnoli. 

In tal modo il Paradinas poté abbattere le casupole, adiacenti alla vecchia Cella di S. Andrea, e su di esse costruire, con un piano organico, l’Ospizio o Ospedale di S. Giacomo e di S. Ildefonso della Nazione spagnola. 

FACCIATA PRINCIPALE SU CORSO RINASCIMENTO

Alessandro VI Borgia fece eseguirei lavori di ampliamento, allargando una piazza di fronte all'ingresso su via della Sapienza, sul lato dell'abside. La chiesa di San Giacomo divenne così, nel 1506, la chiesa nazionale del regno di Castiglia a Roma, e nel 1518 fu di nuovo rifatta dal grande architetto Antonio da Sangallo il Giovane. 

Il prolungamento della chiesa fino al limite di Piazza Navona e la necessità di dar luce all’interno, che la riceveva solo dalle finestre della primitiva facciata di via della Sapienza, imposero la costruzione di un altro prospetto, dietro il coro, cioè sullo stadio di Domiziano. Ma la facciata di Piazza Navona era puramente ornamentale, perché l’ingresso restava da via di San Giacomo, mentre la porta principale del nuovo prospetto era murata e aveva dietro di sé il coro e l’altare maggiore.

Verso la metà del '600 la piazza preso il suo aspetto definitivo, con la costruzione della chiesa di sant’Agnese – opera del Borromini – il Palazzo (Doria) Paphili e la sistemazione delle fontane, tra cui quella centrale, detta dei «Quattro fiumi», dovuta al genio di G.L. Bernini. Ricordiamo, a tale proposito, che il 29 agosto 1646, fu emanato l’editto dei maestri delle strade, per « comprar li cementi» delle case, della chiesa e dell’Ospedale di San Giacomo « che fanno isola in piazza Navona avanti la detta chiesa, e incontro il palazzo del marchese Torres » da abbattere « ad effetto di requadrare la detta piazza, conforme all’ordine di N. Sig.».

La festa dell’Immacolata si celebrava in questa chiesa con pompa solennissima e col concorso di tutta la colonia spagnola di Roma. È noto infatti che gli spagnoli, con a capo i propri Sovrani, sono stati all’avanguardia della difesa del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria e più volte hanno rinnovato il voto di difenderlo "usque ad effusionem sanguinis" (fino a versare il sangue... di chi?)

Piazza Navona si arricchì poi, in epoca barocca, di splendide e marmoree fontane.


"Piazza Navona divenne allora la palestra di feste grandiose, in cui Papi, Cardinali, Prelati, Sovrani, Principi, Ambasciatori e persone di ogni ceto e condizione si davano convegno, per assistere alle diverse manifestazioni annuali, sia religiose che civili: le logge dell’Ospedale di S. Giacomo, magnificamente addobbate, offrivano allora un posto molto ambito per assistere a questi grandiosi e costosissimi spettacoli, che vi si svolgevano con tutta la pompa spagnolesca. Le storie, le cronache, i diari e le impressioni dei turisti del tempo ne tramandano una calda e pittoresca descrizione
."

Tuttavia nel 1818 la chiesa fu abbandonata dagli spagnoli in favore di Santa Maria di Monserrato, poi venne sconsacrata e nel 1878 venne venduta ai missionari francesi del Sacro Cuore. Gli spagnoli, prima di abbandonarla, la spogliarono di tutte le opere artistiche. La chiesa abbandonata fu messa più volte all’asta, deturpata e ridotta a magazzino. Nei primi anni del pontificato di Leone XIII fu venduta segretamente ai protestanti. L’avv. Carlo Marini « con una violenta polemica svelò il tranello ed ottenne con ordine fulminante della Regina di Spagna, che si rompesse l’iniquo contratto».

« Sembra impossibile come la nobile nazione spagnuola abbia venduto cotanto insigne monumento, vero tesoro di storia e d'arte. Lo possiede ora la congregazione francese di Nostra Signora del sacro Cuore »
(Mariano Armellini - 1870 -)

« Alla fine dell''800 papa Leone XIII fece una ristrutturazione radicale de la chiesa, dopoché fu abbandonata dalle spagnuoli perché 'dicevasi' minacciasse ruina, dall'architetto Luca Carimini, che fra l'altro ne modificò la facciata principale della piazza Navona, conservando 'tutto' l'edificio originale con l'abside e il transetto, sul lato opposto di piazza Navona. La chiesa fu riconsacrata, affidata alla Congregazione dei missionari del Sacro Cuore di Gesù e intitolata a Nostra Signora del Sacro Cuore. »

POSIZIONE DELLA CHIESA

Nel 1931 l'apertura di corso del Rinascimento costò all'edificio originale la demolizione dell'abside e del transetto ma vi guadagnò un secondo ingresso sula via. Oggi, della chiesa originale del XVI secolo restano:
- la seconda cappella a sinistra dell'altare, dedicata a san Giacomo, opera del Sangallo;
- la cantoria in marmi policromi sita nella terza campata a destra, opera del Torrigiano,
- il fondale marmoreo a serliana (arco a tutto sesto affiancato simmetricamente da due aperture sormontate da un architrave; fra l'arco e le due aperture sono collocate due colonne) posto dietro l'altare maggiore, opera di Pietro e Domenico Rosselli,
- affreschi di Pellegrino Aretusi e di Cesare Nebbia.

I marmi policromi della III campata a destra, e il fondale marmoreo a serliana si sono avvalsi dei marmi
reperiti largamente nello stadio di Domiziano.
 
« Le gradinate erano interrotte in corrispondenza degli assi principali da palchi destinati all’imperatore e alle autorità civili e religiose. Quello che si trovava alla metà del lato occidentale era il più sontuoso, come risulta dai numerosi e frammenti di prezioso marmo rinvenuti.»
Lo stadio venne totalmente depredato di travertini, statue e marmi.


BIBLIO

- Mariano Armellini - Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX - 1870 -
- Ph. Pergola - Marmoribus Vestita - Miscellanea - F. Guidobaldi - Città del Vaticano - 2011 -
- Antonio Maria Colini - Lo stadio di Domiziano - Governatorato di Roma - Roma - 1943 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore -Verona - 1975 -
- Flaminio Vacca - Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma - 1594 -
- Patrizio Pensabene - Provenienze e modalità di spogliazione e di reimpiego a Roma tra tardoantico e Medioevo - in O. Brandt


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