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COSTANTINO XI PALEOLOGO

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COSTANTINO XI

Nome: Costantino XI Paleologo Dragases, Kōnstantìnos hendèkatos XI Dragàsēs Palaiològos
Nascita: Costantinopoli, 8 febbraio 1405
Morte: Costantinopoli29 maggio 1453
Regno: 6 gennaio 1449 - 29 maggio 1453
Casata Reale: Paleologi
Padre: Manuele II Paleologo
Madre: Elena Dragas
Nonno materno: Costantino Dragas
Fratelli: 
- Giovanni VIII, precedente imperatore bizantino 
- il despota di Morea Teodoro II 
- il despota di Morea Demetrio 
- il despota di Morea  Tommaso
- il despota di Tessalonica Andronico
Mogli: 
- Teodora morta dopo un anno senza figli
- Caterina Gattilusio morta dopo un anno senza figli
- Caterina Notara morta dopo un anno senza figli


Costantino XI Paleologo Dragases (in greco: Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος, Kōnstantìnos hendèkatos – XI – Dragàsēs Palaiològos; in serbo: Константин Драгаш Палеолог, traslitterato Konstantin Dragaš Paleolog) è stato un imperatore bizantino.

Fu l'ultimo Imperatore dei Romei e regnò dal 6 gennaio 1449 fino al 29 maggio 1453, data della presunta morte avvenuta durante l'assedio di Costantinopoli, ad opera dell'Impero ottomano, che pose fine, dopo 1058 anni di esistenza, all'Impero bizantino. Aggiunto all'Impero Romano d'Occidente, che durò 1229 anni, complessivamente l'Impero Romano durò per 2287 anni.

Costantino viene venerato come santo e martire dalla Chiesa ortodossa, e da alcune Chiese cattoliche di rito orientale, anche per il suo tentativo di ricomposizione dopo il Grande Scisma.

Costantino XI era quartogenito dell'imperatore Manuele II Paleologo, non contando due figli morti ancora infanti, e di Elena Dragas e pertanto nipote, per via materna, del principe serbo Costantino Dragas. I suoi fratelli erano: Giovanni VIII, anch'egli imperatore bizantino e suo predecessore, i despoti di Morea Teodoro II, Demetrio e Tommaso, e il despota di Tessalonica Andronico.

Costantino si fregiò sia del nome Paleologo che di Dragases, da lui ugualmente apprezzati. Era anche molto ammirato dal fratello maggiore Giovanni, che perciò lo designerà come suo erede nonostante vi fossero fratelli più anziani.

COSTANTINO XI

DESPOTA DI MOREA


Nel 1428 il fratello lo nominò despota di Morea, acquisendo il controllo della costa del Mar Nero e dell'Acaia. Costantino, intelligente, coraggioso e bravo stratega si dedicò subito alla riconquista della regione affidando un imponente esercito guidato dal generale Giorgio Sfranze. 

La riconquista della Morea fu suggellata dal matrimonio tra Costantino e Maddalena Tocco, figlia di Leonardo II e sorella di Carlo II; il matrimonio fu celebrato nel luglio 1428 e, secondo le usanze, Maddalena assunse il nome bizantino di Teodora. Circa un anno dopo il matrimonio, nel novembre 1429, Teodora morì senza aver partorito figli. Nel 1423 Giovanni VIII partì in cerca di aiuti contro la minaccia ottomana, nominando reggente il fratello Costantino che siglò un trattato di pace col sultano Murad II.

Costantino nel 1430 conquistò la città di Patrasso assumendo il controllo dell'intera Morea. Tornato a Costantinopoli, continuò ad esercitare le funzioni di reggente mentre il fratello era impegnato in Occidente al concilio di Ferrara, per la riunificazione della Chiesa cattolica con la Chiesa ortodossa, cosa che il popolo non desiderava. 



SECONDE E TERZE NOZZE

Nel 1440 a Lesbo, sposò in seconde nozze Caterina Gattilusio, figlia del signore genovese Dorino I Gattilusio. Ma anche lei morì dopo un anno di matrimonio, mentre Costantino si trovava in viaggio verso la capitale per accorrere in aiuto del fratello, contro gli ottomani di Murad II. Il fratello Demetrio organizzò un esercito per usurpare il trono, forte di un'alleanza stretta con gli ottomani nell'estate del 1442. 

Nel 1443 Costantino avrebbe sposato Caterina Notara, appartenente a una delle famiglie bizantine più influenti dell'epoca, di cui il membro più importante era il megaduca Luca, contrario alla riunificazione con il mondo cattolico. Anche questo matrimonio finì un anno dopo senza figli.

 
 
IMPERATORE DEI ROMEI

Costantino nel 1443 conquistò le città di Atene e Tebe, e riacquisì il controllo dell'Attica. Nella Grecia centrale, conquistò Beozia e Focide ma la battaglia di Varna il 10 novembre 1444, pose fine all'espansionismo costantiniano. Murad infatti riunì un imponente esercito e riconquistò i territori occupati dai bizantini, razziò la Morea, catturando numerosi prigionieri, e imponendo a Costantino un tributo annuale.

Il 31 ottobre 1448 Giovanni VIII morì dopo una lunga malattia e Costantino, che si trovava allora a Mistra, assunse il titolo di Imperatore dei Romei. Il fratello Demetrio tentò nuovamente di usurpare il trono, ma fu fermato dalla madre Elena, che assunse temporaneamente la reggenza, chiedendo a Costantino di tornare a Costantinopoli.

Nel frattempo Costantino organizzò la sua cerimonia di incoronazione presso la chiesa di San Demetrio a Mistra il 6 gennaio 1449, ricevendo il riconoscimento da parte dell'esercito ma mancava la benedizione del patriarca ortodosso. Tra i suoi primi atti nominò i fratelli Demetrio (nonostante il tradimento) e Tommaso come suoi successori al despotato di Morea.

MAOMETTO II

MAOMETTO II

Costantino nel 1449 affidò al fidato Giorgio Sfranze la ricerca di una moglie, dandogli un seguito di soldati, nobili, cantori, medici, musici, monaci e doni preziosi. Il primo stato visitato fu l'Iberia, poi Trebisonda, ma intanto era morto sultano ottomano Murad ed era salito al trono Maometto II, che voleva per sè Costantinopoli.

Per mantenere la pace si pensò di far sposare a Costantino la vedova di Murad II, che però aveva quarantanove anni e difficilmente gli avrebbe dato un erede. Costantino mandò una lettera al padre di Mara despota della Serbia, che si dimostrò entusiasta dell'unione ma la vedova rifiutò ed era andata a vivere in un monastero.



IL PROBLEMA OTTOMANO

Costantino XI appoggiò l'unione tra le due Chiese, visto che i turchi ottomani erano ormai alle porte di Costantinopoli, ma ciò dispiacque ai suoi sudditi, contrari all'unione con la Chiesa di Roma, per cui non poté mai essere incoronato ufficialmente basileus.

Nel 1451, gli Ottomani iniziarono a costruire una nuova fortezza a poca distanza da Costantinopoli. Già il sultano Bayazet I aveva fatto edificare nel XIV secolo una fortificazione sul lato opposto del Bosforo. Ora con le due fortezze Maometto II dominava interamente lo stretto.

Dopo la costruzione della fortezza, gli Ottomani si diedero al saccheggio sistematico delle zone limitrofe, che culminò col massacro nel villaggio bizantino di Epibation, per essersi ribellato. Costantino XI fece allora arrestare tutti i Turchi risiedenti in città e chiuse le porte di Costantinopoli. Gli ambasciatori inviati per placare il sultano vennero giustiziati.

Nel 1451 lvenne completata la fortezza ottomana, e Maometto II aveva ora il controllo del passaggio di ogni nave o forze di terra lungo la costa. Così vennero perquisite tutte le navi transitanti per il Bosforo, e un vascello veneziano che non rispettò la disposizione, fu distrutto a cannonate. Dei trenta superstiti che raggiunsero a nuoto la riva, il capitano Antonio Rizzo fu portato a Didymoteicho e impalato, mentre gli altri marinai furono segati in due.
   
COSTANTINO XI

LA RIUNIFICAZIONE

Costantino XI inviò ambasciatori a Venezia, Ferrara, Napoli e Roma per un appoggio economico e aiuti militari. Le risposte però rimasero vaghe, il papa Niccolò V promise di impegnarsi ma richiese il reintegro del patriarca Gregorio III e la riunificazione delle due Chiese, ostacolata dai nobili anti-unionisti e dal popolo.

I Genovesi mandarono materiale da guerra e guerrieri, che si dedicarono alla difesa delle mura di Costantinopoli. Venezia invece inviò a Costantinopoli solo alcune navi. Costantino sollecitò l'arrivo da Roma del cardinale Isidoro, per trattare sulla riunificazione delle due Chiese che giunse nel 1452 con una truppa di 200 arcieri napoletani, subito a disposizione dell'imperatore. Isidoro, nella basilica di Santa Sofia, proclamò solennemente l'unione della Chiesa d'Oriente con la Chiesa d'Occidente alla presenza di Costantino.



ASSEDIO DI COSTANTINOPOLI

Nel marzo del 1453, a Gallipoli  si radunò la flotta turca, di 250 navi mentre una grande armata terrestre, di circa 100.000 uomini si preparò davanti alle mura di Costantinopoli. Negli ultimi anni la marina ottomana aveva conosciuto un'impressionante espansione. Costantinopoli, poteva essere conquistata per fame, attraverso un blocco marittimo.

Ma soprattutto Maometto II aveva la sua arma "segreta": un cannone enorme, fabbricato appositamente per lui da Urbano di Transilvania, nel gennaio del 1453. Poteva sparare proiettili di sei quintali a una distanza di un Km e mezzo ogni novanta minuti.

Maometto II intimò a Costantino di arrendersi, promettendogli salva la vita e sarebbe diventato governatore, risparmiando dai saccheggi e dall'eccidio anche tutta la popolazione di Costantinopoli ma Costantino rifiutò.

Il 6 aprile del 1453 il sultano fece aprire il fuoco su Costantinopoli. Il senato veneziano, memore della morte di Antonio Rizzo, decise di mandare in aiuto a Costantinopoli due galere con quattrocento uomini l'una e con la promessa di inviarne altre quindici. A Costantinopoli vi erano già delle navi genovesi inviate da papa Niccolò V e dalla Repubblica di Genova.

Fra queste ultime vi erano anche due galere con settecento volontari pronti alla lotta, che avevano abbracciato la causa bizantina ed erano pronti a difenderla con la propria vita. Questi uomini d'arme facevano parte dell'esercito privato di Giovanni Giustiniani Longo, appartenente a una delle più potenti famiglie di Genova ed esperto in poliorcetica (arte di assediare le città fortificate.). Papa Niccolò V promise inoltre di inviare tre navi cariche di uomini e viveri.

Costantino aveva 10 navi bizantine, 8 veneziane, 5 genovesi, 1 proveniente da Ancona, 1 catalana e 1 provenzale, per un totale di ventisei navi, pochissime rispetto alla potente flotta ottomana. Anche i soldati erano pochi: 5.000 bizantini e poco più di 2.000 latini, per un totale di 7.000 uomini che avrebbero dovuto difendere 22 Km di mura da un esercito di 160.000 Turchi.

Costantino e Giovanni si posero nella parte più vulnerabile delle mura, ossia la porta di San Romano. Il sultano fece bombardare le mura terrestri di Costantinopoli con una violenza sconosciuta fino a quel tempo. Al termine di quella prima giornata gli Ottomani avevano demolito buona parte delle mura nei pressi della porta Carsio e tentato ripetutamente di penetrare in città ma senza successo. 

Nella notte, mentre i musulmani riposavano nei propri accampamenti, la popolazione era riuscita a riparare le brecce. Il sultano, decise allora di attendere l'arrivo di rinforzi che arrivarono in aprile per un totale di 60.000 uomini. Il fuoco, durò ininterrottamente per quarantotto giorni ma le brecce venivano sempre riparate dai cristiani durante la notte.

In quei giorni arrivarono dallo stretto dei Dardanelli le tre navi genovesi promesse dal Papa, con una nave da trasporto carica di grano ed inviata da Alfonso V d'Aragona che riuscirono a raggiungere Costantinopoli. Allora il sultano fece costruire una strada dietro Galata, che dal mar di Marmara avrebbe raggiunto l'attuale piazza Taksim per poi sboccare nel Corno d'oro.



LA FINE  

Quando i bizantini videro le navi ottomane nel Corno d'oro capirono che la fine era vicina: i viveri scarseggiavano e le navi promesse da Venezia non giungevano. I ministri e i senatori bizantini scongiurarono l'imperatore di abbandonare la capitale e mettersi in salvo. Ma l'imperatore rispose:
«So che avrei vantaggi se abbandonassi la città, ma via non posso andare. Non vi lascerò mai. Ho deciso di morire con voi!»

La sera del 28 maggio Costantino XI e Giustiniani Longo si misero a presidio della porta di S. Romano. Nell'occasione il basileus tenne un discorso ai difensori in cui disse:
«Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani
(Costantino XI Paleologo)

L'imperatore riunì per l'ultima volta, davanti a Santa Sofia i suoi comandanti:
«So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo. Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.»
(Costantino XI Paleologo)

Poi Costantino li abbracciò tutti, chiedendo scusa per qualsiasi offesa loro recata senza volerlo, poi
si voltò verso la folla adunata davanti a Santa Sofia, e disse:
«Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la fede, la patria, la famiglia e il basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrificio della mia stessa vita.»

Tutta la popolazione di Costantinopoli si riversò nella chiesa di Santa Sofia, poi entrò Costantino che si inginocchiò e chiese perdono dei suoi peccati. ricevendo l'eucaristia. Il 29 maggio del 1453 fu l'ultimo giorno della Costantinopoli "romana". All'una e mezza di notte Maometto II diede l'ordine di attaccare e le campane delle chiese presero a suonare per avvisare la città della battaglia finale.

Poco dopo l'alba il capitano Giovanni Longo Giustiniani fu ferito e allontanato dalla battaglia dai suoi uomini. Molti difensori latini interpretarono questa mossa come una fuga disperata e fuggirono alle barche. Maometto II ordinò ai giannizzeri di concentrare l'attacco sulle postazioni genovesi. I bizantini iniziarono ad arretrare e vennero quasi tutti massacrati. Costantinopoli era era caduta e con lei l'impero bizantino, ultimo erede della grande Roma, nel sangue di un manipolo di eroi.



LA MORTE

Le fonti relative alla morte di Costantino XI divergono: Giorgio Sfranze, fedele compagno del basileus, che in quel momento era lontano dalla battaglia, dice che Costantino cadde ucciso, secondo alcuni mentre si dirigeva verso la porta Aurea; secondo altri nei pressi di Santa Sofia; altri che Costantino XI si sia spogliato delle insegne imperiali e che sia fuggito confondendosi tra la popolazione, riuscendo a salvarsi.

Costantino avrebbe detto: «La città è caduta, eppure io sono qui» Dopodiché si spogliò degli ornamenti imperiali per confondersi tra i soldati e guidò la carica finale dei suoi uomini dove rimase ucciso.

Sembra certo che Costantino XI perdette la vita nei pressi della porta di San Romano: dopo aver lasciato le insegne imperiali, egli si battè con valore insieme ai suoi ultimi compagni, e scomparve dopo aver ucciso molti nemici. Sembra che le ultime parole di Costantino prima di morire siano state:
«Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?»

Probabilmente il corpo fu riconosciuto grazie agli stivali che indossava, color porpora, caratteristico degli imperatori bizantini. Maometto II lo fece seppellire in una fossa comune, ma prima gli fece mozzare la testa, una mano e fatti tirar fuori gli intestini. La testa fu poi fissata sopra la colonna di Costantino I, poi Maometto II fece imbalsamare la testa, che girò gli angoli del suo impero.

Era la fine di 22 secoli di storia romana, 15 dei quali sotto la guida di 182 imperatori. Ora la civiltà romana era finita, e restava solo la barbarie.

Una statua eretta durante la rivoluzione greca contro l'Impero Ottomano, che rappresenta Costantino XI, si trova di fronte alla cattedrale di Atene, mentre una seconda è ubicata nella città di Mistra, dove venne acclamato imperatore nel 1448. Costantino XI divenne il simbolo dei greci durante la guerra per l'indipendenza con l'Impero Ottomano ed oggi è considerato un eroe nazionale in Grecia.


BIBLIO

- Giorgio Sfranze - Paleologo. Grandezza e caduta di Bisanzio - Sellerio - Palermo - 2008 -
- Agostino Pertusi - La caduta di Costantinopoli. Le testimonianze dei contemporanei - Mondadori - Milano - 1976 -
- David Nicolle - The Fall of Constantinople: The Ottoman Conquest of Byzantium - New York - Osprey Publishing - 2007 -
- Ruth Tenzel Fieldman - The Fall of Constantinople - Twenty-First Century Books - 2008 -
- Charles Foster - The Conquest of Constantinople and the end of empire - Contemporary Review - 2006 -
- Gibbon e Saunders - Declino e caduta dell'Impero romano -
- Steven Runciman - La caduta di Costantinopoli - Feltrinelli - 1968 e Piemme - 2001 -
- Roger Crowley - 1453. La caduta di Costantinopoli - Bruno Mondadori - Milano - 2008 -


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