Oggi i ruderi della città romana di Sentinum affiorano nel Parco archeologico situato a sud di Sassoferrato in località di S. Lucia. Sentino era alla confluenza di tutte le strade che provenivano dall'Umbria e attraversavano la Gallia Senonia per giungere sull’Adriatico. I Galli non controllavano solo le strade principali, ma avevano recensito tutte le strade secondarie per difendere tutta la zona da attacchi nemici.
Dai rinvenimenti archeologici si evince che gli insediamenti gallici erano disposti in modo da creare uno sbarramento militare agli eventuali nemici, soprattutto dagli attacchi portati loro attraverso gli appennini.
Sbarrate le vie che attraversavano i valichi, lasciavano al nemico l'unica possibilità di penetrazione nelle pianure Sentinate attraverso la valle Camerte del fiume Esino, che era appunto militarmente ben guardata.
L’insediamento di Sentinum probabilmente risale al 600 a.c. ad opera del popolo Umbro in una località ancora non identificata. Tra le varie ipotesi, essa viene collocata nello stesso sito di S. Lucia o nel pianoro di Civitalba a circa 6 km da Sassoferrato.
Il nome dell’urbe è collegato alla famosa battaglia di Sentino del 295 a.c. dove i romani sconfissero la coalizione Italica formata dai Galli Senoni ed i Sanniti conquistando i territori del Medio Adriatico. Dopo la battaglia però la città umbra non subì un forte sviluppo e rimase a lungo solo un importante vicus.
Con la Guerra Sociale (91- 89 a.c.), si ebbe invece l'organizzazione amministrativa delle singole comunità e l'istituzione dei Municipi. Nelle comunità rurali, i pagi, organizzati per piccoli nuclei abitati, i vici, vennero creati gli edifici pubblici per le amministrazioni dei municipi. Così Roma fondò nuovi centri urbani, oppure, nel caso più frequente, ristrutturò e potenziò i vicus più importanti sia per l'entità della popolazione che per la posizione geograficamente ed economicamente più favorevole, per quest'ultimo motivo fu probabilmente ampliata e abbellita la Sentinum Romana.
MOSAICO DI AION DI SENTINUM |
Con la sua decadenza, concomitante alla caduta dell'Impero Romano, le sue bellissime opere furono depredate, in parte riutilizzate, in parte rilavorate per cancellare ogni traccia degli splendori pagani e in parte calcinate per farne calce, a favore soprattutto delle chiese di Sassoferrato ma anche delle abitazioni private.
Numerosi storici locali del XVIII e XIX secolo documentano rinvenimenti occasionali di reperti ma solo negli ultimi anni dell’Ottocento, durante i lavori per l’apertura della linea ferroviaria Fabriano - Urbino, vennero effettuati i primi scavi archeologici che permisero di ipotizzare la localizzazione e l’estensione dell’antica Sentinum.
Nel 1922, individuato in occasione di lavori agricoli, fu distaccato e portato al Museo Archeologico Nazionale di Ancona un mosaico pavimentale a tessere bianche e nere raffigurante mostri marini; e qualche anno più tardi, ne fu recuperato un altro raffigurante il mito del ratto d’Europa.
Le attività di scavo archeologico ripresero solo negli anni cinquanta grazie ai “Cantieri Scuola", individuando parte del tracciato stradale, di un settore delle mura e di alcuni edifici pubblici e privati della città romana ed una villa suburbana presso la chiesetta medievale di S. Lucia.
Gli scavi a Sentinum vennero interrotti di nuovo per circa un ventennio; ripresero solo nel 1974, quando si procedette alla rimessa in luce, al consolidamento e al restauro delle strutture già individuate fra cui quattro assi viari, un tratto delle mura, un complesso termale e una fonderia.
LA BATTAGLIA DI SENTINO
La Battaglia di Sentino fu uno dei principali avvenimenti bellici della Terza Guerra Sannitica (298-290 a.C.) tra Roma e una coalizione di popoli formata da Sanniti, Galli, Etruschi, Umbri, Sabini e Lucani. E' nota anche come Battaglia delle Nazioni ed è citata in numerosi testi di storia antica, a Sentinum (presso l'odierna Sassoferrato) i romani sconfissero Sanniti e Galli estendendo l'impero fino alle coste adriatiche.
BATTAGLIA CONTRO I SANNITI (Rubens) |
Sembra che i Sanniti fossero alcune centinaia di migliaia più dei Romani. Il corpo dell’esercito era costituito dalla legio linteata, così chiamata per i teli di lino che avevano coperto l’area in cui si era svolto il giuramento prima della battaglia d’Aquilonia e i cui membri erano forniti d’armi rivestite d’oro e argento.
Nella battaglia di Sentino i Sanniti misero infatti in campo la formidabile legione Linteata, molto nota agli avversari per l'audacia, fedeltà e organizzazione dimostrate in diverse battaglie. La sconfitta di Sentino segnò l'inizio della decadenza del popolo Sannita, venuto dall’Italia meridionale per dare, insieme agli alleati Italici una svolta decisiva al conflitto contro Roma. La battaglia fu favorevole ai Romani ed i Sanniti dovettero soccombere per colpa dell'alleato Senone che durante lo scontro adottò una tattica sbagliata. Di conseguenza lo schieramento Sannita trovandosi con un fianco scoperto dovette retrocedere fino ad essere sopraffatto dai Romani e massacrato con il loro condottiero Gello Egnazio.
La Legio Linteata appare in un avvenimento del 309 a.c. narrato da Tito Livio negli Annales ed era una devotio alle divinità dell'Olimpo Sannita che, dopo una particolare cerimonia sacra, diventava una casta di guerrieri votata al sacrificio della vitao pur di difendere il proprio popolo. Fu chiamata "linteata" dalla copertura del recinto in cui era stata consacrata la nobiltà combattente. Molti reperti archeologici hanno confermato la storia di Livio.
La narrazione del rito sacrale del 293 a.c. ad Aquilonia per costituire la "Legio Linteata", di T. Lìvio "alla guerra questi s'erano preparati con lo stesso impegno e con gran dovizia di fulgide armi; e ricorsero anche all'aiuto degli dei, giacché i soldati erano stati iniziati alla milizia prestando il giuramento secondo un antico rito, e s'era fatta una leva per tutto il Sannio con una nuova legge, in virtù della quale chi fra i giovani non fosse accorso alla chiamata dei comandanti, e chi si fosse allontanato senza il loro ordine, doveva essere consacrato alla vendetta di Giove. Poi tutto l'esercito ricevette l'ordine di radunarsi ad Aquilonia. Vi si raccolsero circa 60.000 uomini, il fiore delle milizie ch'erano nel Sannio".
Questi legionari Sanniti indossavano divise ed armi particolari che li distinguevano dagli altri militi regolari: "Subito dopo si aveva con ugual pericolo e con uguale glorioso successo la guerra nel territorio dei Sanniti, i quali, oltre alle altre apparecchiature belliche, fecero sì che le loro schiere spiccassero per il fulgore di nuove armi. Due erano gli eserciti: gli scudi del primo li cesellarono in oro, quelli del secondo in argento; la forma dello scudo era la seguente: più larga la parte superiore, da cui son protetti il petto e le spalle, e orizzontale in cima; più appuntito in basso, per lasciare libertà di movimenti. A protezione del petto avevano una corazza a maglia, e la gamba sinistra era riparata da uno schiniere. Elmi con paragnatidi e pennacchio, per mettere maggiormente in evidenza la statura gigantesca. Tuniche variopinte ai soldati con lo scudo dorato, a quelli con lo scudo argentato di candido lino".
I RESTI
"Le rovine sentinati, dall'VIII sec. ad oggi, sono state una miniera archeologica per tutti i contadini, i proprietari e di curiosi o avidi ricercatori di antichità e di tesori... ed ogni casa colonica è costruita col materiale della città distrutta, ed ha per soglie, per architravi, per sedili, per altri usi vivissimi, per trabeazioni, colonne, capitelli, basi e simili oggetti di marmi finissimi di graniti orientali della povera Sentino"
I dati raccolti nelle otto consecutive campagne di scavo hanno permesso di definire la mappatura quasi completa del contesto urbano della città. Lo scavo è iniziato riportando in luce gli strati relativi alla fase di fine IV - V secolo d.c., e un grande edificio a portico.
TERME |
Pur possedendone la mappatura, i resti della città di Sentinum oggi visibili costituiscono solo una porzione modesta dell’antica Sentino che è ancora tutta da scoprire.
La cinta muraria, individuata in passato per brevi tratti, seguiva l’andamento naturale dei limiti del pianoro; nel settore nord-ovest è presente una fortificazione, costituita da conglomerato cementizio con paramento in opus vittatum di piccoli conci squadrati di pietra calcarea.
Il tracciato viario urbano ha un sistema ortoganale orientato secondo l’asse nord-sud. Si possono seguire per quasi tutta la loro lunghezza due arterie nord-sud, indicate come cardo A (arteria principale sulla quale si imposta il restante reticolo viario) e cardo B. Delle vie ad esse ortogonali si conservano alcuni tratti del decumanus A, del decumanus B e del decumanus C. Le strade, di larghezza variabile tra i m 3,8 e i 5 m, sono lastricate con grossi basoli di calcare bianco, delimitate da crepidini che fanno da contenimento ai marciapiedi laterali e dotate di sistema fognario.
TERME |
Lungo il cardo B è ubicato un edificio pubblico ad uso termale, dotato di grande piscina rettangolare, circondata da peristilio, con frigidarium e tepidarium disposti sulla fronte occidentale, calidarium lungo il lato meridionale e orientale. L’impianto termale subì varie fasi costruttive, dall’età tardo-repubblicanafino agli inizi del III sec. d.c.
La fonderia
All’incrocio del cardo B con il decumanus C è visibile un edificio adibito a fonderia, costituito da due locali contigui, all’interno dei quali sono stati rinvenuti i resti del forno fusorio e numerose scorie e scarti di lavorazione.
All’incrocio del cardo B con il decumanus C è visibile un edificio adibito a fonderia, costituito da due locali contigui, all’interno dei quali sono stati rinvenuti i resti del forno fusorio e numerose scorie e scarti di lavorazione.
I resti di un tempio tetrastilo di epoca augustea
L'insula
Lungo il decumanus B, quasi al confine dell’area archeologica con la strada provinciale, è situato un complesso di ambienti pertinenti a diversi fabbricati, cui è stato convenzionalmente attribuita la denominazione di "Insula del Pozzo”, per la presenza nelle vicinanze di un pozzo antico.
All’interno dell’insula sono presenti pavimenti in mosaico, e resti di un atrio con colonne stuccate, disposte intorno ad una vasca rifasciata con lastroni di pietra.
All’interno dell’insula sono presenti pavimenti in mosaico, e resti di un atrio con colonne stuccate, disposte intorno ad una vasca rifasciata con lastroni di pietra.
Villa Suburbana
Nei pressi della chiesetta medievale di S. Lucia, lungo l’asse del cardo maximus che usciva dalla città in direzione sud, sono visitabili i resti di una grande villa suburbana di età imperiale, databile tra il I e il II sec. d.c. Al suo interno, un atrium, un grande peristilio, ambienti termali e stanze con pavimentazioni in mosaico o in opus sectile.
Nei pressi della chiesetta medievale di S. Lucia, lungo l’asse del cardo maximus che usciva dalla città in direzione sud, sono visitabili i resti di una grande villa suburbana di età imperiale, databile tra il I e il II sec. d.c. Al suo interno, un atrium, un grande peristilio, ambienti termali e stanze con pavimentazioni in mosaico o in opus sectile.
Edificio pubblico extraurbano
La sua dimensione era di 7000 m2 circa; comprende delle grandi terme pubbliche extra urbane ( fuori dalla città), una palestra, gli spogliatoi, un colonnato, pavimenti di vari tipi (mosaico a lisca di pesce, marmo...).