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SOTTO SANTA MARIA IN MONTERONE

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Il nome della chiesa ha origine dalla famiglia senese dei Monteroni, il cui patronato ricostruì la chiesa e vi fece costruire accanto un piccolo ospizio per i pellegrini senesi. Si trova in Via Santa Maria a Monterone n° 75, nel rione Sant'Eustachio, in un'ansa del Tevere, una zona contenuta tra Lungotevere dei Tebaldi e Lungotevere di Tor di Nona. 

Quest'area è ricca di arte, di chiese e di palazzi d'epoca, dove si contano quasi un centinaio tra chiese e basiliche di cui all'incirca la metà non sono destinate all'ufficio della Messa e sono chiuse per tutto l'anno. 

La facciata, di stile chiaramente settecentesco, presenta due ordini tripartiti da paraste doppie. A coronamento è posto un timpano triangolare all’interno del quale si trova un’iscrizione dedicatoria alla Vergine Assunta.

MONUMENTO A CATERINA GONDI
Accanto alla chiesa c'è un monastero redentorista, il cui clero gestisce la chiesa che secondo alcuni studiosi sorge sulle rovine di un tempio pagano del I secolo a.c., secondo altri sorge sull'area dello Stagnum di Agrippa, da cui deriva il termine "della Valle" dato alla zona circostante.

Lo stagnum di Agrippa faceva parte delle Terme di Agrippa, un complesso termale inaugurato nel Campo Marzio nel 12 a.c. ad opera di Marco Vipsanio Agrippa e alimentate dall'Acqua Vergine. 

Accanto alle Terme si trovava infatti il laghetto artificiale detto "Stagnum Agrippae", e posto un po' più a ovest, tra le attuali via de' Nari e Corso Vittorio Emanuele. 

Ricavato dalla regolarizzazione del bacino naturale della Palus Caprae, uno specchio d'acqua sacro a Giunone Caprotina, dove veniva celebrato il sacrificio di un capro durante i Caprotinia, doveva svolgere le funzioni di natatio (piscina per il nuoto) per le terme.

Le terme di Agrippa furono il primo edificio termale pubblico della città, ed era situato subito a nord dell'attuale Largo di Torre Argentina, situato con esattezza tra Corso Vittorio Emanuele, via di Santa Chiara e via dei Cestari.

A detta di molti studiosi la chiesa si trova in corrispondenza del margine Sud del “Porticus Boni Eventi” e ne avrebbe pertanto sottratto qualche capitello o colonna di spoglio. Il grande portico aveva sostituito lo stagno di Agrippa, dopo il terremoto dell’80 d.c., e confinava con il teatro di Pompeo (61-56 a.c.), a Sud, con le “Therme di Agrippa” (12 a.c.), ad Est, e con l’“Odeon” di Domiziano (92-96 d.c.) ad Ovest, e conteneva il Tempio dedicato al “Bonus Eventus”, una divinità agricola.

La chiesa viene menzionata per la prima volta fra le filiali di San Lorenzo in Damaso in una bolla di Urbano III del 1186. La basilica di San Lorenzo in Damaso, posta nel rione Parione, sorge sopra un mitreo romano, ed è una chiesa incorporata nel palazzo della Cancelleria, nella piazza che da questo prende nome; l'ingresso principale della chiesa è inserito nell'area destra della facciata principale del palazzo.

INTERNO CON DIPINTO MADONNA DI BATONI SULL'ALTARE

I RESTAURI

"Santa Maria in Monterone fu restaurata prima nel 1245, quando si costruisce o si restaura dai fondamenti la chiesa , fra le pareti di un antico tempio, che si crede fosse quello del Buon Evento (vedi Sarti in arch. st. patri). Dietro la chiesa c'era un cimitero, ed a sinistra un ospedale. Nell'atrio poi era stata posta la grande base marmorea CIL 120 forse trovata sul posto."

Venne restaurata di nuovo poi nel 1597, quando, per evitare continui allagamenti ad opera del Tevere, venne sollevato il pavimento della chiesa; in seguito, sotto Innocenzo XI, fu completamente ricostruita (1682). Il nome sembra derivare dalla famiglia Monteroni di Siena, che fondò la chiesa e il piccolo ospizio per i pellegrini senesi. La chiesa fu parrocchia fino a Leone XII (1823-1829), che trasferì la cura alla vicina chiesa parrocchiale di Sant'Eustachio.



L'INTERNO

L'interno della chiesa è a pianta basilicale a tre navate, divise fra loro da colonne antiche derivanti dall'antico edificio romano sottostante, con capitelli ionici tutti diversi gli uni dagli altri, tutte colonne di spoglio dal tempio sottostante o dalle terme di Agrippa.

La sistemazione dell'interno della chiesa risale al periodo medievale. Sull'altare maggiore Madonna tra San Pietro Nolasco, fondatore dell'ordine cattolico dei Mercedari e San Pietro Pascasio, vescovo e martire, di Pompeo Batoni (1708 - 1787).

Alla parete sinistra del presbiterio, il monumento funebre del cardinale Stefano Durazzo; nella navata di sinistra, sepolture e lapidi di membri del ramo romano della famiglia Gondi, benefattori della chiesa.
Accanto alla chiesa vi è il convento, ora dei Padri Redentoristi che la officiano, la cui facciata è uno dei più graziosi esempi di stile barocchetto romano settecentesco.

BIBLIO

- C. Rendina - Le Chiese di Roma - Newton & Compton Editori - Milano - 2000 -
- G. Carpaneto - Rione VIII Sant'Eustachio - in AA.VV - I rioni di Roma - Newton & Compton Ed. - Milano - 2000 -
- Ridolfino Venturini - Scalzi Italiani del Rescatto, parte dell'ordine fondato da Pietro Nolasco; Accurata, E Succinta Descrizione Topografica, E Istorica Di Roma - Vol. 1 - ed. Carlo Barbellieni - Rome - 1768 -
- Giuseppe Melchiorri - Guida metodica di Roma e suoi contorni - Rome - 1836 -
- M. Armellini - Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX - Roma - 1891 -
- C. Hulsen - Le chiese di Roma nel Medio Evo - Firenze - 1927 -


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