La zona di Pozzo Pantaleo venne indagata tra il 1983 e il 1989 per lavori Acea in area di proprietà ENI, ma anche più recentemente lungo la via Portuense, presso il ponte della ferrovia. Si è scoperta una zona abitata tra il I e il V sec. d.c., data la presenza della via Campana e la via Portuense, dove in epoca imperiale si sviluppò una vasta necropoli ma pure un centro abitato.
Attraverso queste due vie Roma si collegava con i suoi impianti portuali, con traffici di merci e di viaggiatori. E' emerso un tratto ben conservato della via Campana, larga m 4,60, con gli evidenti solchi lasciati dalle ruote dei carri che conserva ai lati le crepidini, o marciapiedi, di cui si conserva solo quella sul lato occidentale.
AREA ARCHEOLOGICA |
L'accesso alla mansio, avveniva attraverso un porticato dietro il quale si articolavano una serie di vani e cortili scoperti serviti da fontane, vasche e pozzi, collegati anche ad una rete di cunicoli fognari che servivano fra l’altro a drenare le acque di scorrimento dalla collina tufacea retrostante.
Tra i servizi offerti vi era la presenza di un impianto termale, solo parzialmente scavato, con ambienti costruiti in opera mista, alcuni dei quali dotati di sistema di riscaldamento con il pavimento rialzato su suspensurae, le caratteristiche colonnine di mattoni per consentire la creazione di un’intercapedine atta alla circolazione dell’aria calda, incanalata nei tubuli di terracotta disposti lungo le pareti.
Alcuni vani presentavano pavimentazioni in mosaico bianco e nero, purtroppo in mediocre stato di conservazione, con raffigurazioni ispirate probabilmente al corteo marino del Dio Nettuno, tra le quali sono stati riconosciuti un Tritone, una Nereide e un putto.
POZZO PANTALEO
Pozzo Pantaleo è un mausoleo romano, che deve il nome al riutilizzo come cisterna (pozzo) e, successivamente, come chiesina dedicata al culto di San Pantaleo, un santo che ha riempito il suolo italico di reliquie, Venezia ad esempio ne possiede un braccio.
Il mausoleo risale al I o II sec. d.c. ma viene scoperto dalla Sovrintendenza di Roma solo nel 1998. Ha pianta circolare ed è in opera laterizia, con corridoio anulare esterno e copertura a volta. L’ingresso alla camera sepolcrale era da un ampio ingresso con soglia in marmo, aperto a nord.
Nella sua descrizione della Vigna in loco detto Pozzo Pantaleo Eschinardi annota: «Si dice che i Gentili se ne servissero superstiziosamente», attribuendo ai Gentili, la comunità ebraica romana che di certo non ha in simpatia, il riutilizzo del mausoleo circolare come piccolo tempio.
Eschinardi è tuttavia il solo a riportare una frequentazione ebraica, mentre numerose sono quelle attestanti una frequentazione cristiana. Ad esempio il medievale Catalogo di Torino descrive l’edificio come una piccola chiesa dedicata a San Pantaleone, chiamata San Pantaleo fuori Porta Portese.
In epoca rinascimentale la chiesina risulta abbandonata, e al suo porto il cartografo Eufrosino della Volpaia (1547) torna a disegnare un pozzo (rappresentato come un fontanile) affiancato ad un’edicola sacra non meglio identificata. Infine, l’agronomo Eschinardi annota che nel 1750, anno in cui scrive, nemmeno il pozzo è più in funzione: «Ora è ripieno di terra».
TERME DI POZZO PANTALEO
Le Terme di Pozzo Pantaleo sono un impianto termale pubblico di epoca imperiale, in opera laterizia e vittata (blocchetti di tufo), destinato ai bagni (abluzioni in acque calde e fredde), al ritrovo e la socialità. Del complesso sono stati scavati fino ad ora il calidarium e una parte del frigidarium.
Nel calidarium si svolgevano i bagni caldi e i bagni di vapore. Lo speciale pavimento è sorretto da suspensurae, al di sotto delle quali passa l’aria calda prodotta nel praefurnium (non scavato). Le pareti in opera laterizia e vittata (blocchetti di tufo) presentano dei tubuli, anch’essi destinati al passaggio dell’aria calda.
Attorno a questi ambienti dovevano trovarsi gli spogliatoi e una sala per i massaggi, non ancora individuati. I resti delle terme sono oggi riparati dagli agenti atmosferici con una tettoia e sono chiusi al pubblico.
Eschinardi è tuttavia il solo a riportare una frequentazione ebraica, mentre numerose sono quelle attestanti una frequentazione cristiana. Ad esempio il medievale Catalogo di Torino descrive l’edificio come una piccola chiesa dedicata a San Pantaleone, chiamata San Pantaleo fuori Porta Portese.
In epoca rinascimentale la chiesina risulta abbandonata, e al suo porto il cartografo Eufrosino della Volpaia (1547) torna a disegnare un pozzo (rappresentato come un fontanile) affiancato ad un’edicola sacra non meglio identificata. Infine, l’agronomo Eschinardi annota che nel 1750, anno in cui scrive, nemmeno il pozzo è più in funzione: «Ora è ripieno di terra».
AREE MOSAICATE DELLE TERME |
In un secondo ambiente, identificato come frigidarium, sono presenti pavimenti con figure mitologiche in mosaico bianco e nero. Gli spogliatoi e la sala per i massaggi non sono stati invece individuati. Lo scavo è stato condotto tra il 1983 e il 1989; la struttura è riconoscibile, tra i vari manufatti di Pozzo Pantaleo, per la presenza di una tettoia protettiva.
I RESTI DEL CALIDARIUM
Tra il 1983 e il 1989 la Soprintendenza Archeologica di Roma rinviene i resti del calidarium (la sezione destinata ai bagni caldi e ai bagni di vapore).
MOSAICI DELLE TERME |
Tra il 1983 e il 1989 la Soprintendenza Archeologica di Roma rinviene i resti del calidarium (la sezione destinata ai bagni caldi e ai bagni di vapore).
Il pavimento è retto da suspensurae, sorta di pilastrini al di sotto dei quali passa l’aria riscaldata prodotta dalla fornace (praefurnium).
Nelle pareti sono presenti tubuli, ossia laterizi speciali a sezione rettangolare, anch’essi destinati alla circolazione dell’aria calda.
I bagni si svolgevano in acque aromatizzate con spezie, profumi e talvolta vino, mentre il lavaggio vero e proprio si svolgeva con pietra pomice e cenere. È venuto alla luce anche un ambiente esterno, probabilmente parte del frigidarium (destinato ai bagni freddi) o del tepidarium (moderatamente riscaldato), con pavimenti in mosaico bianco e nero decorati con figure mitologiche.
Attorno a questi ambienti dovevano trovarsi gli spogliatoi e una sala per i massaggi, non ancora individuati. I resti delle terme sono oggi riparati dagli agenti atmosferici con una tettoia e sono chiusi al pubblico.
MOSAICO DI EDIFICIO FUNERARIO |
LA MANSIO DI POZZO SAN PANTALEO
La mansio era la locanda di epoca imperiale per l'accoglienza e servizi ai viaggiatori, oltre al ricovero per gli animali. Vi si accedeva attraverso un porticato che introduceva ai cortili scoperti serviti da fontane, vasche e pozzi, collegati da cunicoli fognari che drenavano fra l'altro le acque di scorrimento dalla collina tufacea.
Qui era possibile fare una sosta dal viaggio, lavarsi, consumare un pasto frugale, trovare ospitalità e magari compagnia a pagamento. Gli ambienti sono serviti da un doppio sistema idraulico (acque chiare e acque scure) alimentato dal vicino torrente e con cunicoli fognari per smaltire il refluo. Sono presenti anche una vasca impermeabile, foderata con malta idraulica, e un pozzo (per sopperire all’essiccazione estiva del torrente).
Il complesso offriva pure un impianto termale, solo parzialmente scavato, con ambienti scaldati a ipocausto, con pavimentazioni in mosaico bianco e nero, con raffigurazioni sul corteo marino del Dio Nettuno, con un Tritone, una Nereide e un putto.
MOSAICO DI EDIFICIO FUNERARIO |
LA NECROPOLI
Un nuovo tratto della via Portuense è venuto in luce negli scavi dell’Enel del 1996, con diversi resti di altri monumenti funerari. Alla prima età imperiale risalgono i resti di un
colombario e di diverse tombe a camera affacciate
sulla via, con marmi,
travertini, decorazioni dipinte con cornici a
stucco, pavimentate a opus spicatum, e a
mosaico.
Nella necropoli ci sono alcune sepolture in fossa, a cassone in muratura e resti di almeno due ambienti funerari in opera laterizia. Una struttura semi-ipogea con corpo cilindrico in opera laterizia, all'interno di una camera circondata da un corridoio anulare coperto da volta a botte, con quattro grandi nicchie alternate ad altre più piccole.
Tra questi un mosaico in bianco e nero
con cornice a meandro, con un
vaso da cui escono tralci di vite
con vari uccelli. Sul bordo un’iscrizione agli Dei Mani dei genitori per la figlia defunta di nome Petronia. Nel corso del III
sec. d.c. molti edifici furono rioccupati da tombe con fosse per inumazioni.
Una nuova occupazione vi fu, tra il IV e il V sec. d.c., di tombe povere tra i precedenti monumenti, semplici
fosse coperte a cappuccina, deposizioni singole in
anfora e collettive in ossuari.
TOMBA DELL'AIRONE |
VIA PORTUENSE
Nuove testimonianze monumentali sono emerse tra il 2009 e il 2015 durante i lavori della via Portuense, lungo
un altro tratto basolato con resti di un impianto termale con stanze
pavimentate a mosaico e una grande cisterna. vennero rinvenuti molti oggetti femminili, spatole, spilloni, ossi in avorio,
cucchiai per il trucco, il manico di uno specchio,
balsamari, evidentemente un settore destinato alle donne.
Numerosi anche i resti di altri monumenti
funerari, con un mausoleo con un mosaico
in bianco e nero con elegante motivo
floreale, fine
del I-inizi II sec. d.c.. Sul versante
meridionale dell’antica via erano invece sepolture più modeste
datate dal II sec. al IV sec. d.c., con tombe in fossa terragna, tombe a cassone in muratura con olle
cinerarie, strutture quadrangolari in muratura le cd. cupe.
Presso un piccolo mausoleo, si è trovato un cippo in travertino con iscrizione
che ricorda l’intervento dell'imperatore Vespasiano (I sec. d.c.) per il recupero di un’area
sacra abusivamente occupata da privati.
BIBLIO
- L. Cianfriglia - Località Pozzo Pantaleo (circ. XV) - Bullettino Commiss. Archeol. Com.
di Roma - 1989-90 -
- L. Cianfriglia, L. Giacopini - Via Portuense. Area archeologica di Pozzo Pantaleo - F. Filippi (a cura di),
Archeologia e Giubileo, Roma 2001 -
- L. Cianfriglia - Ponte Galeria (Municipio XV). Pozzo Pantaleo (Municipio XV), Necropoli Portuense - in
M.A. Tomei - Roma. Memorie dal sottosuolo. Ritrovamenti archeologici 1980/2006 - Milano
2006 -