L'ARCO CON LA TORRETTA |
Pulendo l'area e soprattutto procedendo al taglio della vegetazione, venne in luce la topografia antica del luogo, come già descritta nell’opera di Thomas Ashby (1935) e da Rodolfo Lanciani (1881). Infatti in uno spazio di circa 80 metri confluivano, a partire da Nord-Ovest, la Marcia, l’Empolitana antica, l’Anio novus e l’Empolitana medioevale; e più ad Est il moderno viadotto del 1755.
CIPPO DELL'ACQUEDOTTO |
L'Anio novus (“Aniene Nuovo”), come anche l'acquedotto Claudio, fu iniziato da Caligola nel 38 e terminato da Claudio nel 52 d.c.. L’altissimo arco dell’Anio novus è in laterizio, di età severiana (inizi III secolo), ma ingloba alla base la primitiva struttura in blocchi di travertino, dei quali si vedono le impronte anche nel lato verso il fosso.
BIBLIO
- Lanciani, I comentarii di Frontino intorno le acque e gli acquedotti. Silloge epigrafica aquaria, Roma 1881 -
- Z. Mari, Via Empolitana, km. 2, acquedotto Marcio, acquedotto dell’Anio Novus, in Thomas Ashby. Un archeologo fotografa la Campagna Romana tra ‘800 e ‘900, Roma 1986, -
- F. Sciarretta, Viaggio a Tivoli. Guida della città e del territorio, Tivoli 2001, pp. 276-278, -
- F. Carboni, in I giganti dell’acqua. Acquedotti romani del Lazio nelle fotografie di Thomas Ashby (1892-1925), a cura di S. Le Pera, R. Turchetti, Roma 2007 -
- R. Mezzina, Tivoli, acquedotto Anio Novus. Conservazione del bene e garanzia della pubblica incolumità, in “Lazio e Sabina” 9 (Atti del Convegno Nono Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina, Roma 2012), a cura di G. Ghini, Z. Mari, Roma 2014 -
L’arco è sormontato da una torretta medioevale, mentre sul lato interno del pilone verso valle si trova un affresco devozionale mariano, attribuibili alla trasformazione in porta difensiva e poi daziaria (c.d. Porta Adriana) mediante l’inserimento di un muro con accesso ad arco, visibile in vecchie stampe.
L’arcata della Marcia, piuttosto bassa, recentemente oggetto di messa in sicurezza, conserva la ghiera a blocchi di tufo inserita in una struttura cementizia. Lo speco prosegue a destra dell’arco ove si presenta restaurato in opera laterizia e listata di età medio e tardo-imperiale.
Sotto l’arco, aderente al piedritto verso monte, corre lo speco, coperto a doppio spiovente, del ben più antico Anio vetus che era il secondo acquedotto pubblico di Roma dopo l’Aqua Appia inaugurata nel 312 a.c..
Non lontano dal lato sinistro della Marcia, ancora nella posizione originaria, è emerso uno dei cippi numerati dell’acquedotto, della serie dei cippi o termini posti in occasione del restauro augusteo dell’11-4 a.c. che, in travertino e a forma di parallelepipedo, riporta i nomi dell’acquedotto e dell’imperatore Augusto, il numero di riferimento 863, l'autorizzazione del senatus consultum, e la distanza dal cippo precedente di 240 piedi, cioè uno iugerum (= m 70,968)
MAR(cia).
IMP(erator) CAESAR,
DIVI f(ILIUS), AUGUSTUS,
ex s(enatus) c(onsulto), DCCCLXIII, p(edes) CCCL.
Riportati su speciali mappe (formae) in uso alle maestranze dipendenti dal magistrato delle acque (curator aquarum), consentivano, in virtù della numerazione progressiva, di localizzare e raggiungere facilmante i punti in cui occorreva intervenire.
IMP(erator) CAESAR,
DIVI f(ILIUS), AUGUSTUS,
ex s(enatus) c(onsulto), DCCCLXIII, p(edes) CCCL.
Riportati su speciali mappe (formae) in uso alle maestranze dipendenti dal magistrato delle acque (curator aquarum), consentivano, in virtù della numerazione progressiva, di localizzare e raggiungere facilmante i punti in cui occorreva intervenire.
L'ANIUS NOVUS |
RESTI DELL'ANIO NOVO SULLA VIA EMPOLITANA
I quattro acquedotti che portavano le acque della Valle dell'Aniene fino Roma, prima di entrare a Tivoli passavano per la pianura di Castel Madama. Sulla via Empolitana, nei pressi del casello autostradale della A24, in direzione di Tivoli, si può scorgere un lungo tratto dell'Anio Novus.
Ne "l Commentari di Frontino sulle acque e gli acquedotti" del 1880, Rodolfo Lanciani riporta:
" Un' altra fila di fornici di uguale lunghezza sta ai piedi del monte di Castel Madama dal lato di tramontana. Sulla sponda destra del fosso (della Noce) ho contato nove archi; sulla sinistra non mi é riuscito contarli.
Attraverso la gola che divide il monte di Castelmadama (433 m.) dal colle Papese (377 m.) si veggono ben conservate due file di fornici. La più alta (270 m.) spetta all'Aniene nuovo: l'inferiore (257 m.) alla Claudia. Attorno le pendici del colle Papese i due spechi stanno a fior di terra, anzi emergono talvolta in modo che é facile seguirli per centinaia di metri. Tutti gli avanzi fin qui descritti, salvo poche eccezioni, si possono distinguere, da un occhio esercitato, sulla carta dello stato maggiore.
II colle che unisce il Papese col Monitola (337 m.) alto m. 295 sul mare, é attraversato dalla Claudia con galleria profonda, sotto il culmine, m. 38,55. Presso il bivio delle strade di Castelmadama e di Ceciliano si divide dall'Aniene nuovo, ed attraversa quasi in retta linea la valle ed il fosso d'Empiglione con arenazioni lunghe m. 800, alte sul pelo d'acqua del fosso m. 25,00.
Nella tavola 743 op. citata, si ha un disegno della parte media di quei fornici, i quali furono costruiti in origine con opera quadrata di pietre locali, e poscia rivestiti con fodera di laterizio e reticolato,
salvo lo speco che mantiene il tipo primitivo. Furono anche rafforzati con quattro pilastri per parte.
BIBLIO
- Lanciani, I comentarii di Frontino intorno le acque e gli acquedotti. Silloge epigrafica aquaria, Roma 1881 -
- Z. Mari, Via Empolitana, km. 2, acquedotto Marcio, acquedotto dell’Anio Novus, in Thomas Ashby. Un archeologo fotografa la Campagna Romana tra ‘800 e ‘900, Roma 1986, -
- F. Sciarretta, Viaggio a Tivoli. Guida della città e del territorio, Tivoli 2001, pp. 276-278, -
- F. Carboni, in I giganti dell’acqua. Acquedotti romani del Lazio nelle fotografie di Thomas Ashby (1892-1925), a cura di S. Le Pera, R. Turchetti, Roma 2007 -
- R. Mezzina, Tivoli, acquedotto Anio Novus. Conservazione del bene e garanzia della pubblica incolumità, in “Lazio e Sabina” 9 (Atti del Convegno Nono Incontro di Studi sul Lazio e la Sabina, Roma 2012), a cura di G. Ghini, Z. Mari, Roma 2014 -