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PUBLIO SERVILIO PRISCO STRUTTO - P. S. PRISCUS STRUCTUS

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GENS SERVILIA

Nome: Publius Servilius Priscus Structus
Nascita: ...
Morte: ...
Padre: Publio Servilio Prisco Strutto
Figlio: Servilio Spurio Prisco console nel 476 a.c,
Nipote: Publio Servilio Prisco console nel 463 a.c.
Fratello: Quinto Servilio Prisco Strutto,
Professione: politico e militare
Gens: Servilia
Consolato: 495 a.c.


Servilio era figlio di Publio Servilio Prisco Strutto, a sua volta padre del futuro console Servilio Spurio Prisco nel 476 a.c. e il nonno del futuro console Publio Servilio Prisco nel 463 a.c. Potrebbe aver avuto anche un fratello di nome Quinto Servilio Prisco Strutto, che fu magister equitum nel 494 a.c. sotto il dittatore Manius Valerius Maximus.


LA PRIMA SECESSIO PLEBIS

Servilio fu console romano nel 495 a.c., insieme al collega Appio Claudio Sabino Regillensis, e fu il primo console della gens Servilia. Nel 494 a,c, c'era stata la prima "secessio plebis" a causa dei disastrosi livelli di indebitamento subiti dai plebei che durante le guerre dovevano abbandonare i campi per andare a combattere, per cui le famiglie per non morire di fame dovevano chiedere prestiti che non si restituivano mai a causa delle guerre continue.

Infatti le leggi sul debito, e l'uso del Nexum (una forma di garanzia, codificata in forma scritta nelle Leggi delle XII tavole, dove il debitore dava in garanzia sé stesso al creditore, diventando assoggettato a quest'ultimo) che consentivano di ridurre i debitori alla schiavitù, favorivano di fatto i patrizi, che commettevano abusi nei confronti dei plebei. 

Essendo in atto la guerra contro i Volsci il senato chiese ai due consoli di risolvere la situazione. Livio afferma che, tra i due consoli, Appio era di indole più dura e Servilio più mite, tanto che Appio guardava alla situazione della plebe con disgusto e Servilio con simpatia.  

Quando la minaccia dell'invasione volsca si fece più immediata, il senato scelse Servilio per la sua disposizione più mite a prendere misure per garantire l'arruolamento dei prelievi dell'esercito. Servilio si presentò all'assemblea e informò il popolo che il senato aveva preso in considerazione misure per alleviare le preoccupazioni dei cittadini, ma che era stato interrotto dalla notizia dell'invasione. 

Nei dibattiti in senato, Servilio sostenne la necessità di concedere al popolo una riduzione dei debiti.
Infatti mentre Appio Claudio voleva risolvere la questione con le armi contro i plebei, Publio Servilio volle invece risolvere l'ingiustizia emanando un editto in favore dei debitori secondo il quale:
«....più nessun cittadino romano poteva essere messo in catene o imprigionato, in modo da impedirgli di iscrivere il proprio nome nella lista di arruolamento dei consoli, nessuno poteva impossessarsi o vendere i beni di un soldato impegnato in guerra, né trattenere i suoi figli e i suoi nipoti.»
(Tito Livio, Ab Urbe Condita, II, 24.)

Servilio esortò il popolo a mettere momentaneamente da parte le proprie lamentele per permettere a Roma unita di affrontare il nemico comune. Inoltre, annunciò un editto secondo il quale nessun cittadino romano avrebbe dovuto essere trattenuto, né in catene né in prigione, dall'arruolarsi per combattere e nessun soldato avrebbe dovuto, mentre prestava servizio nell'esercito, vedersi sequestrare o vendere i propri beni, né arrestare i propri figli o nipoti. 

Immediatamente i debitori che erano stati arrestati furono rilasciati e si iscrissero e, dopo di loro, folle di romani si riunirono nel foro per prestare giuramento militare. Subito dopo Servilio guidò l'esercito ad affrontare i Volsci.



VITTORIA SUI VOLSCI, SUI SABINI E SUGLI AURUNCI

Durante il suo consolato, Servilio condusse con successo le forze romane alla vittoria contro l'invasione dei Volsci, sconfiggendoli in battaglia a breve distanza da Roma, e poi catturando e saccheggiando la cittàdi Suessa Pometia.

Più tardi, nel 495 a.c., Servilio guidò la fanteria romana alla vittoria contro un esercito sabino invasore e successivamente sconfisse anche un esercito di Aurunci nei pressi di Ariccia.


IL TRADIMENTO DEL SENATO

Al ritorno dell'esercito a Roma, le tensioni di classe si riaccesero quando il collega di Servilio, Appio, emanò decreti che prevedevano pene ancora più gravi per i debiti. Il senato si schierò con Appio e il popolo si arrabbiò con Servilio, poiché le sue promesse di riduzione del debito prima della guerra non erano state mantenute. Servilio si trovò quindi politicamente isolato e non gradito a tutti, e tale rimase per tutta la durata del suo consolato.



IL NUOVO TEMPIO

Durante questi eventi, i consoli non riuscirono a decidere chi di loro dovesse dedicare un nuovo tempio a Mercurio. Il senato rimise la decisione all'assemblea popolare e decretò che il console prescelto avrebbe dovuto esercitare ulteriori funzioni, tra cui presiedere i mercati, istituire una corporazione di mercanti ed esercitare le funzioni di pontifex maximus. Il popolo, per fare un dispetto al senato e ai consoli, assegnò invece l'onore all'ufficiale militare più anziano di una delle legioni, Marco Laetorio.


FINE DELLA SECESSIO

L'anno successivo Servilio fu tra i dieci inviati inviati dal senato a trattare con la plebe: entrambe le parti giunsero a un accordo che portò alla fine della prima secessio plebis.


BIBLIO

- Tito Livio - Ab urbe condita -
- Cicerone - de Legibus - III -
- Floro - Epitoma de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC - libri duo -
- Feliciano Serrao - Secessione e giuramento della plebe al Monte Sacro -
- Les gentes romaines - S. Servilia - 2009 -
- G. Urso - Cassio Dione e i sovversivi - La crisi della repubblica nei frammenti della Storia Romana  - LED Edizioni Universitarie - Milano - 2013 -


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