ARENA ROMANA DI PADOVA |
Padova esisteva già dalla fine del IX secolo a.c., diviene florida città romana, snodo cruciale per i traffici commerciali dell’alto Adriatico e noto in età imperiale per l’alto benessere economico grazie soprattutto all’allevamento ovino e all’artigianato tessile.
Appena fuori città nacque il grande storico Tito Livio, che di Roma scrisse la storia nella monumentale opera "Ab urbe condita" in età augustea. Fu ascritta alla tribù Fabia, assimilata alla gens Julia, e visse pacificamente per 4 secoli, divenendo una delle più ricche città dell'Impero.
LA FONDAZIONE
1) Secondo una leggenda Antenore era un vecchio eminente e saggio troiano che implora i suoi concittadini affinché essi restituiscano Elena al marito, Menelao, per scongiurare il conflitto con gli Achei. Tale richiesta resterà inascoltata, perchè i consiglieri di Priamo preferiscono la guerra.
- I Greci si spinsero sempre più a nord a nord tentando di risalire il Medoacus ma nel 302 a.c. il principe spartano Cleonimo, presso Patavium, fu sconfitto in una battaglia navale che restò viva nei secoli. Gli spartani, dopo aver attraccato le loro navi alla foce del Brenta, in un primo tempo riuscirono nel loro intento di saccheggio, cogliendo di sorpresa gli abitanti della città.
- Nel 175 a.c. fu Patavium a richiedere l'intervento armato romano per contrastare un principio di guerra civile nel proprio territorio.
- Nel 91 a.c. anche in occasione della Guerra Sociale, i patavini combatterono con Roma e contro i ribelli italici.
- Nel 49 a.c. Patavium divenne nominalmente municipio romano, per assumerne poi effettivamente la sostanza con la Lex Julia Municipalis, promulgata da Giulio Cesare nel 45 a.c., pervenuta nelle tavole di Heraclea, un'iscrizione rinvenuta presso il greto del fiume Cavone nell'antico territorio della città di Heraclea e conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
- In età augustea Padova divenne parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie alla via Annia che partiva da Adria. Del periodo romano rimangono alcuni ponti, rimaneggiati in età medioevale, l'arena (presso la cappella Scrovegni), resti di terme (sotto palazzo Storione) e del foro (zona piazza Garibaldi e piazzetta Cavour) di cui rimane una sola colonna.
Alcuni studiosi della Patavium romana, sono giunti alla conclusione che i ritrovamenti di possente muratura in grossi blocchi di trachite che circonda il centro della città non sono argini, ma un vero e proprio circuito di mura, anche se con probabile funzione rappresentativa, piuttosto che difensiva.
Avanzi di varia consistenza, costituiti da grossi blocchi di pietra perfettamente squadrati, sono stati ritrovati all'imbocco della riviera dei Ponti Romani, in Largo Europa, sotto l'edificio della Torre Medoacense, in via S Pietro, sotto il magazzino, più avanti sotto l'antico monastero omonimo e a occidente del castello, nei pressi della Torlonga.
Almeno nel caso di Largo Europa queste strutture murarie si elevano comunque anche per parecchi metri. Resta da capire se tali mura fossero relative alle strutture portuali, o si estendessero anche alla parte di città entro la controansa come parrebbe più logico, visto che la città già allora le occupava entrambe.
LE NECROPOLI
Lo studio sulle necropoli di Padova romana, presso il Dipartimento dei Beni Culturali col sostegno della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto ha eseguito la mappatura dei ritrovamenti sepolcrali, creando una nuova carta archeologica, in cui i sepolcreti erano disposti a raggiera attorno all’abitato, lungo le strade extraurbane, molto vasta era la necropoli che sorgeva a nord della città, oltre Ponte Molino, ripartita in più settori, ma anche a sud, nella zona di Prato della Valle e Città Giardino, dove tombe e sepolcri monumentali si disponevano lungo i tracciati diretti ad Adria e Bologna.
BIBLIO
LA FONDAZIONE
1) Secondo una leggenda Antenore era un vecchio eminente e saggio troiano che implora i suoi concittadini affinché essi restituiscano Elena al marito, Menelao, per scongiurare il conflitto con gli Achei. Tale richiesta resterà inascoltata, perchè i consiglieri di Priamo preferiscono la guerra.
2) In un'altra versione versioni versioni Antenore tradì i Troiani, consegnando ad Ulisse e Diomede il Palladio, talismano della invincibilità troiana, avendo in cambio salva la vita per sé e la propria famiglia. Dopo la distruzione di Troia, Antenore raggiunse il nord Italia fondando Padova e divenendo così il capostipite dei Veneti.
3) Secondo Tito Livio, invece, Antenore ottenne la libertà dagli Achei grazie al ruolo moderato che avrebbe svolto durante la guerra. Comunque siano andate le cose, egli giunse nel Veneto con la moglie, i figli superstiti e alcuni alleati dei Troiani: i Meoni di Mestle e i Paflagoni rimasti senza guida dopo la morte del loro comandante Pilemene.
I Paflagoni erano un popolo anatolico che poi Pompeo conquistò unendo le regioni costiere della Paflagonia e la maggior parte del Ponto nella provincia romana della Bitinia, ma lasciò l'interno del paese ai principi locali, fino a che la dinastia si estinse e l'intero paese fu annesso all'Impero romano. Comunque Antenore qui avrebbe fondato Antenorea, denominata in seguito Padova, dove poi morì e qui sorgerebbe anche la sua tomba.
4) Secondo Virgilio, che ne scrive nell'Eneide, Padova sarebbe stata fondata nel 1185 a.c. da Antenore, che fuggì da Troia in fiamme con la famiglia lungo le coste dalmate fino alla foce del Brenta, e che risalì fino agli insediamenti degli Euganei. Qui consultò un oracolo che gli pronosticò la fondazione di una grande e ricca città. Per trovare il luogo esatto dove insediarsi avrebbe dovuto scoccare una freccia verso degli uccelli in volo: la città sarebbe nata nel luogo dove fosse caduto l'uccello morente.
TOMBA DI ANTENORE E DI LOVATO |
LA TOMBA DI ANTENORE
Il poeta e giudice padovano Lovato de' Lovati (1240 - 1309) quando, nel 1274, fu disseppellito un antico e ricco sarcofago contenente uno scheletro "eccezionalmente" conservato, lo attribuì ad Antenore. Per il sarcofago venne immediatamente costruita un'arca per esporlo alla città proteggendolo dalle intemperie e sistemato in piazza Antenore.
Il poeta e giudice padovano Lovato de' Lovati (1240 - 1309) quando, nel 1274, fu disseppellito un antico e ricco sarcofago contenente uno scheletro "eccezionalmente" conservato, lo attribuì ad Antenore. Per il sarcofago venne immediatamente costruita un'arca per esporlo alla città proteggendolo dalle intemperie e sistemato in piazza Antenore.
Lovato si fece costruire un sarcofago simile, da porre di fianco a quello del mitico Capostipite di tutti i padovani. Non sapeva che, a causa del bassorilievo di un cane sul lato del sarcofago, quello sarebbe diventato poi, nella consuetudine popolare, "la tomba del cane di Antenore". Studi sui resti hanno secoli dopo provato che in realtà si tratta di un guerriero di origine ungherese morto tra il III e il IV sec. d.c..
Ora Lovato aveva sbagliato, ma non sbagliò recuperando da valente studioso com'era, quando recuperò, dalla biblioteca del monastero di Pomposa e da altre biblioteche del nord Italia, numerosi testi originali considerati perduti, compreso un testo latino su Tristano e Isotta. Il suo errore fu dettato dallo slancio per la storia antica e per la sua amata città.
GLI ANTICHI PADOVANI
Fonti storiche e ritrovamenti archeologici, ora esposti ai Museo Eremitani, proverebbero che i primi abitanti del Veneto furono gli Euganei o Protoveneti, ai quali seguirono i Paleoveneti e quindi gli attuali Veneti o Eneti, popolazione probabilmente proveniente dal nord dell'Asia Minore (ora Turchia) chiamata Paflagonia e, secondo Omero, al fianco dei Troiani nella guerra contro l'Alleanza delle città-stato della Grecia.
I Veneti abitarono la regione delle tre Venezie (Venezia Tridentina, Venezia Euganea e Venezia Giulia) oggi regioni italiane del Trentino-Alto Adige, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia (escludendo i territori della Venezia Giulia di Slovenia e Croazia), anche se alcuni sostengono che i Veneti abitarono una vastissima area che va dal Mare del Nord all'Adriatico. La lingua che si usava era infatti un misto di etrusco, greco e influssi nordici.Dei resti archeologici proverebbero l'esistenza, intorno al XII secolo a.c., di un insediamento in una zona palustre chiamata dai Latini, "Medoacus". "Patavium", sarebbe riferibile a Padus, che indicherebbe un fiume, o l'antico nome del fiume Po, un ramo del quale arrivava allora fin qui.
PADOVA ROMANAPer la fertilità della sua terra, la vicinanza della città di Atheste (Este) e l'incontro di vie di comunicazione che uniscono nord e sud, est e ovest, la città diviene un grosso centro produttivo e commerciale, famoso per l'allevamento dei cavalli e la lavorazione della lana.
L'ARENA ROMANA |
- I Greci si spinsero sempre più a nord a nord tentando di risalire il Medoacus ma nel 302 a.c. il principe spartano Cleonimo, presso Patavium, fu sconfitto in una battaglia navale che restò viva nei secoli. Gli spartani, dopo aver attraccato le loro navi alla foce del Brenta, in un primo tempo riuscirono nel loro intento di saccheggio, cogliendo di sorpresa gli abitanti della città.
Ma poi i patavini, riorganizzatisi, ricacciarono in mare gli invasori greci, infliggendo loro gravi perdite; infatti solo un quinto della loro flotta, riuscì a mettersi in salvo prendendo il mare. Per celebrare la vittoria i patavini dedicarono un tempio a Giunone.
- Per ciò che riguarda Roma, la città veneta entrò presto in contatto con essa fin quasi dalle origini di questa, stringendo un'alleanza militare nel 226 a.c. per fronteggiare insieme la pressione dei Galli Cisalpini, stanziati sulle vicine colline Beriche, a sud dell'attuale Vicenza.
- Nel 216 a.c. - seconda guerra punica - Ancora come alleati i patavini furono al fianco dei romani nella disastrosa battaglia di Canne. - Per ciò che riguarda Roma, la città veneta entrò presto in contatto con essa fin quasi dalle origini di questa, stringendo un'alleanza militare nel 226 a.c. per fronteggiare insieme la pressione dei Galli Cisalpini, stanziati sulle vicine colline Beriche, a sud dell'attuale Vicenza.
- Nel 175 a.c. fu Patavium a richiedere l'intervento armato romano per contrastare un principio di guerra civile nel proprio territorio.
- Nel 91 a.c. anche in occasione della Guerra Sociale, i patavini combatterono con Roma e contro i ribelli italici.
- Nel 49 a.c. Patavium divenne nominalmente municipio romano, per assumerne poi effettivamente la sostanza con la Lex Julia Municipalis, promulgata da Giulio Cesare nel 45 a.c., pervenuta nelle tavole di Heraclea, un'iscrizione rinvenuta presso il greto del fiume Cavone nell'antico territorio della città di Heraclea e conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
- In età augustea Padova divenne parte della X Regio che aveva come capitale Aquileia, cui era collegata grazie alla via Annia che partiva da Adria. Del periodo romano rimangono alcuni ponti, rimaneggiati in età medioevale, l'arena (presso la cappella Scrovegni), resti di terme (sotto palazzo Storione) e del foro (zona piazza Garibaldi e piazzetta Cavour) di cui rimane una sola colonna.
- All'inizio del V secolo a Padova fu posto un Praefectus Sarmatarum gentilium, da cui quindi dipendeva una delle 13 guarnigioni di Sarmati a difesa dell'impero. Probabilmente la guarnigione era di stanza a Sarmeola (Sarmaticula), frazione di Rubano e a Sermazza (località di Vigonovo).
- Nel 452-453 la città fu devastata dall'invasione degli Unni di Attila.
- Nel 452-453 la città fu devastata dall'invasione degli Unni di Attila.
LE MURA
Alcuni studiosi della Patavium romana, sono giunti alla conclusione che i ritrovamenti di possente muratura in grossi blocchi di trachite che circonda il centro della città non sono argini, ma un vero e proprio circuito di mura, anche se con probabile funzione rappresentativa, piuttosto che difensiva.
Avanzi di varia consistenza, costituiti da grossi blocchi di pietra perfettamente squadrati, sono stati ritrovati all'imbocco della riviera dei Ponti Romani, in Largo Europa, sotto l'edificio della Torre Medoacense, in via S Pietro, sotto il magazzino, più avanti sotto l'antico monastero omonimo e a occidente del castello, nei pressi della Torlonga.
Almeno nel caso di Largo Europa queste strutture murarie si elevano comunque anche per parecchi metri. Resta da capire se tali mura fossero relative alle strutture portuali, o si estendessero anche alla parte di città entro la controansa come parrebbe più logico, visto che la città già allora le occupava entrambe.
MOSAICO PATAVINO |
Lo studio sulle necropoli di Padova romana, presso il Dipartimento dei Beni Culturali col sostegno della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto ha eseguito la mappatura dei ritrovamenti sepolcrali, creando una nuova carta archeologica, in cui i sepolcreti erano disposti a raggiera attorno all’abitato, lungo le strade extraurbane, molto vasta era la necropoli che sorgeva a nord della città, oltre Ponte Molino, ripartita in più settori, ma anche a sud, nella zona di Prato della Valle e Città Giardino, dove tombe e sepolcri monumentali si disponevano lungo i tracciati diretti ad Adria e Bologna.
Altrettanto consistente era il sepolcreto orientale, impostato sulla via Annia volta ad Altino (identificabile nelle odierne via Belzoni e via Ognissanti), con un altro settore poco più a sud, nell’area dell'attuale complesso ospedaliero. Per il rituale di sepoltura venivano utilizzati soprattutto manufatti locali o tutt’al più regionali (coppe, piatti, bicchieri ma soprattutto ossuari)
- Padova Romana, catalogo della mostra, a cura di H. Hiller e G. Zampieri, Padova 2002, per gli aspetti generali.
- Saggio stratigrafico presso il muro romano di Largo Europa a Padova, Nota preliminare, AA.VV, in Quaderni di Archeologia del Veneto IX, 1993,