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GAIO CASSIO LONGINO - G. CASSIUS LONGINUS (Cesaricida)

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GAIO CASSIO LONGINO

Nome: Gaius Cassius Longinus - Gaio Cassio Longino
Nascita: 86 a.c.
Morte:42 a.c.
Moglie:Tertullia
Suocera:Servilia, amante di Cesare
Gens: Cassia

« Fiat iustitia et pereat mundus! »
« Sia fatta giustizia e perisca pure il mondo! »
(Gaio Cassio Longino, in Svetonio, Cesare)


Gaio Cassio Longino fu tra i promotori se non il promotore della più famosa congiura della storia: la congiura contro Giulio Cesare alle Idi di Marzo del 44 a.c. che portò all'assassinio di uno degli uomini più straordinari della storia. Cassio era membro della gens Cassia, gens che aveva scalato molte cariche dello stato riuscendo perfino a procurarsi dei consoli. Plutarco riferisce che fosse un seguace di Epicuro.

Il matrimonio di Cassio con Tertulla, figlia di Servilia (eterna amante di Cesare) lo avvicinò agli optimates ma soprattutto a Marco Porcio Catone Minor (Catone l'Uticense). Si sa che nel 53 a.c. riuscì a salvarsi nel disastro romano della battaglia di Carre salvando anche la parte di esercito che lui guidava decidendo di riparare in Siria per un certo tempo.

Tornato a Roma e spinto dai suoi sentimenti repubblicani fu uno degli irriducibili nemici di Cesare. I congiurati, guidati da Marco Giunio Bruto e Cassio Dione, temevano, a detta di alcuni studiosi, che il dittatore, dopo le Gallie, potesse conquistare anche il potere assoluto nell’Urbe.

Ma in realtà Cesare aveva già il potere assoluto, era una storia antica, subita spesso dai grandi personaggi della storia, specie da quelli che avevano capacità straordinarie rispetto al resto della popolazione, personaggi odiati perchè fortemente invidiati, come appunto Giulio Cesare, ma pure Scipione l'Africano che dovette autoesiliarsi dopo aver salvato Roma dai Cartaginesi e e lo stesso Annibale che anch'egli tradito dai suoi connazionali dovette suicidarsi.

Fatto sta che Cesare rimase nella memoria dei posteri come il più grande generale e condottiero della storia, che venne assassinato a cinquantacinque anni e fu annoverato tra gli Dei, non per volere dei suoi amici ma del popolo intero che sulla sua pira bruciò gioielli, stoffe preziose ed armi. Ancora oggi, dopo duemila anni, vengono lasciati dai visitatori fiori sulla sua tomba.

Cesare era uomo intelligentissimo e perfettamente conscio della sua supremazia intellettiva, delle sue grandi abilità e del suo grande coraggio. Non a caso il grande Mario lo aveva istruito in palestra sia fisicamente che intellettualmente avendo riscontrato in lui un valido erede. Non a caso Silla dichiarò di aver visto in lui venti Mario riuniti in quel coraggioso ragazzo. Ma fu proprio per queste immense doti che venne ucciso. Silla, molto più crudele e subdolo non subì alcun attentato, nemmeno quando abdicò al suo potere.

GIULIO CESARE

SEGUACE DEL I TRIUNVIRATO

Partecipò alla guerra contro i Parti, al fianco di Marco Licinio Crasso, membro del I triumvirato, che voleva una vittoria militare per guadagnarsi prestigio come Cesare e Pompeo per cui attaccò l'Impero dei Parti. Nella successione al trono dei Parti i Romani appoggiavano Mitridate, ma vinse Orode e Mitridate chiese il loro intervento.

Secondo Plutarco, la decisione di attraversare il deserto fu presa dopo che tre nobili Parti, presentatisi orribilmente mutilati, convinsero Crasso di volersi vendicare per le torture subite e gli consigliarono di seguire un percorso alternativo, per sorprendere le forze partiche stanziate nel deserto. Crasso seguì il consiglio avventurandosi tra le sabbie, ma i nobili si erano fatti mutilare per tendergli il tranello.

Così i Parti, invece di accettare uno scontro campale attaccavano con gli arcieri a cavallo, dileguarsi prontamente. Crasso pensò che i Parti fossero codardi, incapaci di un confronto aperto, invece quelli attaccarono quando i romani furono stanchi di correre nel deserto.

I Romani ormai stremati fuggirono nel loro accampamento per la notte, ma Crasso decise di lasciare i feriti ai nemici rifugiandosi nella roccaforte di Carre, ma invece di resistere aspettando rinforzi e contro la volontà di Cassio, fuggì a nord, dove fu intercettato da Surena e annientato vicino ad Orfa.



SCHIERATO CON POMPEO

Solo i 10.000 soldati di Cassio si salvarono, rifugiandosi in Siria. Tornato a Roma fu nominato tribuno della plebe nel 49 a.c., e nella guerra civile si schierò con Pompeo, che gli affidò alcune navi nelle acque del Mediterraneo.

Cassio fu tribuno della plebe nel 49 a.c., combattè al fianco di Pompeo l'anno seguente nella battaglia di Farsalo. Cesare, sconfitto il Magno, volle perdonare chi aveva combattuto contro di lui e tra i graziati ci fu Cassio. Nonostante graziato, Cassio continuava tuttavia a covare sentimenti contro la dittatura cesariana temendo volesse farsi re, o almeno così si vuole credere.

Fu dunque Cassio, assieme ai due Bruti (Marco Giunio e Decimo Bruto Albino) la mente della congiura contro il dittatore, che fu sempre anche l'amante palese di sua madre, alle Idi di marzo. Cesare si apprestava a partire per l'Asia per sconfiggere una volta per tutti i Parti, cosa che sicuramente avere compiuto gloriosamente annettendo a Roma nuove ricchezze e nuovi territori che nessun altro era in grado di fare, e allora i congiurati entrarono in azione prima della partenza del dittatore perchè con un'eventuale altra vittoria l'avrebbe reso più invincibile e inattaccabile.

Purtroppo non fu il timore che Cesare volesse farsi re, era troppo intelligente per volerlo anche perchè coi suoi titoli egli aveva già i poteri di un re, ma fu la grande invidia contro questa sua superiorità la ragione per cui molti lo invidiavano e odiavano, e l'invidia è la belva più pericolosa al mondo.



SCHIERATO CON CESARE

Dopo la battaglia di Farsalo e la morte di Pompeo, egli decise di beneficiare della clemenza di Cesare: lo raggiunse in Cilicia, vicino Tarso, da dove il dittatore stava pianificando l'attacco a Farnace.



IL COMPLOTTO CONTRO CESARE

Nonostante il suo rapporto con Cesare si fosse consolidato, Cassio decise, nel 44 a.c., di organizzare il complotto che lo portò alla morte.

Dopo l'assassinio del dittatore, Cassio insieme a Bruto, fuggì da Roma, temendo Marco Antonio e il giovane Ottaviano, ma Cassio e Bruto vennero sconfitti nella battaglia di Filippi il 3 ottobre del 42 a.v. e si suicidarono.

Cassio viene definito da più fonti come Ultimus Romanorum per aver difeso la repubblica, ma in effetti aveva difeso i patrizi dai popolares che cesare rappresentava. Aveva dato amplissime cariche pubbliche ai plebei, soprattutto in senato a premiava i militari a seconda del loro valore e non del loro ceto sociale.

Morì a cinquantacinque anni e fu annoverato tra gli dei, non per volere di pochi ma per intima convinzione del popolo intero. Dei suoi assassini, nessuno sopravvisse più di tre anni e nessuno morì di morte naturale. Tutti, dopo essere stati condannati, per un verso o per l’altro, morirono tragicamente, chi per naufragio, chi in battaglia. Alcuni, poi, si uccisero con lo stesso pugnale con il quale avevano assassinato Cesare.

L'ASSASSINIO DI CESARE

IL SEGUITO

Morto il dittatore, Cassio e Bruto, subito dopo il funerale del Divus e l'orazione di Marco Antonio, partirono per l'Oriente per timore di rappresaglie della plebe contro i cesaricidi. Da varie epistole scritte a Cicerone, di cui una poco prima della battaglia di Mutina (od.Modena nel 43 a.C), il cesaricida informò l'arpinate che stava ottenendo buoni risultati in Oriente.

Uno di questi risultati fu quello di far passare dalla sua parte la guarnigione cesariana di Apamea assieme ai suoi comandanti, Lucio Staio Murco e Quinto Marcio Crispo. A dar manforte a Cassio arrivò anche Aulo Allieno con quattro legioni ( queste quattro legioni unite a quelle sei di Apamea facevano dieci e tutte pronte allo scontro contro i Triumviri) provenienti dall'Egitto. Queste legioni dapprima attaccarono Publio Cornelio Dolabella, che aveva sconfitto e ucciso un altro cesaricida, ovvero Gaio Trebonio.

Inoltre i triumviri (Ottaviano, Marco Antonio e Lepido) avevano emanato la Lex Pedia che condannava all'esilio i cesaricidi. Bruto e Cassio combatterono strenuamente a Filippi (od.Macedonia) nel 42 a.c. ma entrambi capitolarono. Cassio fu sconfitto da Antonio e ritenendo a torto che anche Bruto fosse stato sconfitto da Ottaviano ordinò al suo schiavo Pindarus di ucciderlo.

Lo schiavo usò la stessa daga che Cassio aveva usato nella congiura contro Cesare. Nei secoli successivi la figura di Cassio assunse toni sempre più negativi in quanto visto come traditore mentre Cesare sarà onorato per sempre.



I 22 CESARICIDI E LA LORO FINE

CESARIANI

- Servio Sulpicio Galba (pretore 54 a.c.), cesariano, fine ignota (probabilmente assassinato).
Lucio Minucio Basilo, cesariano. Assassinato nel 43 a.c..
Publio Servilio Casca, cesariano. Ucciso nella battaglia di Filippi 42 a.c.
Gaio Servilio Casca (fratello del precedente), cesariano. Fine ignota.
Decimo Giunio Bruto Albino, cesariano. Ucciso in Gallia per ordine di Marco Antonio 43 a.c.
Lucio Tillio Cimbro, cesariano. Ucciso nella battaglia di Filippi 42 a.c.
Gaio Trebonio, cesariano, ucciso in Asia per ordine di Publio Cornelio Dolabella 43 a.c..


REPUBBLICANI

Gaio Cassio Longino, repubblicano, suicida dopo la sconfitta nella battaglia di Filippi.
Marco Giunio Bruto, repubblicano, ucciso o suicida dopo la sconfitta nella battaglia di Filippi.
Quinto Ligario, repubblicano, fine ignota.
Lucio Cassio Longino (fratello di Gaio Cassio Longino) repubblicano.
Gaio Cassio Parmense, repubblicano. Ucciso per ordine di Ottaviano ad Atene (catturato dopo Azio, 31 a.c.).
Domizio Enobarbo, repubblicano.
Cecilio Bucoliano (fratello di Bucoliano), repubblicano. Fine ignota probabilmente assassinato con il fratello.
Bucoliano Cecilio (fratello di Cecilio), repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Rubrio Ruga, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Marco Spurio, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Publio Sesto Nasone, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Lucio Ponzio Aquila, repubblicano. Ucciso nella battaglia di Modena 43 a.c.
Petronio, repubblicano. Ucciso a Efeso per ordine di Marco Antonio nel 41 a.c.
Publio Decimo Turullio, repubblicano. Ucciso per ordine di Ottaviano dopo Azio nel 31 a.c.
Pacuvio Antistio Labeone, repubblicano. Probabilmente suicida dopo sconfitta battaglia di Filippi.


BIBLIO

- Cassio Dione Cocceiano -Storia romana - XL -
- Svetonio Vite dei dodici Cesari -
- Tacito - Annales - IV, 34 -
- Cassio, epistola a Cicerone ex castris Taricheis - Charles Chaulmer - Les Epitres familières de Ciceron - ed. Antoine e Horace Molin - 1689 -
- Charles Chaulmer - Cassio, epistola a Cicerone ex castris Taricheis -  ed. Antoine e Horace Molin - 1689 -
- R. Syme - La rivoluzione romana -

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