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LUCIO SESTIO LATERANO - L. SEXTIUS SEXTUS

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TOGATO

Nome: Lucio Sestio Sesto, ovvero Lucius Sextius Sextus
Nascita: IV secolo a.c.
Morte: IV secolo a.c.
Padre:Lucius Sextius Sextus
Nonno: Sextinus Lateranus
Professione:politico

Lucio Sextius Sextinus Lateranus era un tribuno romano della plebe ed è noto per essere stato. insieme a Gaio Licinio Stolo, il promulgatore delle Leges Liciniae Sextiae del 368 a.c. e del 367 a.c.. In realtà si trattava di tre leggi:

- la prima stabiliva che gli interessi già pagati sui debiti fossero detratti dal capitale e che il pagamento del resto del capitale avvenisse in tre rate annuali uguali.

- la seconda prevedeva la limitazione della proprietà individuale di terreni pubblici superiori a 500 iugeri (300 acri) e vietava il pascolo di più di 100 capi di bestiame su terreni pubblici.

- la terza prescriveva che uno dei due consoli fosse un plebeo.

Rieletti per nove volte, Lucio Sestio Laterano e Gaio Licinio Stolo mantennero il tribunato plebeo per dieci anni. Nel 368 a.c. furono approvate le leggi sul debito e sulla terra, ma fu respinta quella sul consolato. Nel 367 a.c. fu approvata questa legge. Nello stesso anno i due tribuni della plebe proposero una quarta legge riguardante i sacerdoti custodi dei sacri Libri Sibillini e Lucio Sestio Laterano fu eletto console per l'anno 366 a.c.. Livio scrisse che era stato "il primo dei plebei a raggiungere questo onore".

Fu pertanto:

Tribuno della plebe 375 a.c. - 367 a.c.
Console 366 a.c. (co-console di Lucio Emilio Mamercino)
Responsabile, con Gaio Licinio, della Lex Licinia Sextia nel 367 a.c.
Diventa il primo dei nuovi consoli plebei con obbligo annuale nel 366 a.c.



DIECI ANNI DI TRIBUNATO DELLA PLEBE

- 375 a.c. - Lucio Sestio e Gaio Licinio proposero queste leggi nel 375 a.c., quando furono eletti tribuni della plebe, assolutamente osteggiati dai patrizi, che impedirono che le proposte di legge fossero discusse. Per ritorsione, i due uomini posero il veto all'elezione dei tribuni militari con potere consolare (tribuni consolari) per cinque anni. 

- 370 a.c. - Vennero rieletti nel tribunato plebeo ogni anno per nove anni consecutivi. Nel 370 a.c. si permise l'elezione dei tribuni consolari perché c'era la necessità di radunare un esercito per combattere contro la città di Velitrae (Velletri). 

- 369 a.c. - Nel 369 a.c. le leggi, in particolare quella relativa al consolato, furono dibattute e osteggiate. 

- 368  a.c. - Nel 368 a.c. Marco Furio Camillo, che si era opposto alla promulgazione delle leggi, fu nominato dittatore. ma si dimise per motivi poco chiari. Il Consiglio della Plebe approvò le leggi sugli interessi e sulle terre, ma respinse quella sul consolato. 
Tuttavia, i due tribuni della plebe fecero pressione affinché tutte le mozioni venissero sottoposte alla plebe collettivamente e giurarono di non ricandidarsi se ciò non fosse avvenuto, sostenendo che c'era motivo di rieleggerli solo se la plebe avesse voluto promulgare le misure da loro proposte insieme. 

- 367 a.c. - Nel 367 a.c. Lucio Sestio e Gaio Licinio vennero rimessi in carica per la decima volta e venne approvata la legge sul consolato. I due uomini proposero una legge che aboliva i Duumviri Sacris Faciundis, un collegio di due sacerdoti, che erano patrizi e anche custodi dei sacri Libri Sibillini, e li sostituiva con i Decemviri sacris faciundis, un collegio di dieci sacerdoti con lo stesso ruolo. Cinque di loro dovevano essere patrizi e cinque plebei. 

La legge fu approvata e furono regolarmente eletti cinque sacerdoti patrizi e cinque plebei. Secondo Livio, "soddisfatti della loro vittoria, i plebei cedettero il passo ai patrizi e, rinunciando per il momento alla discussione sui consoli, permisero l'elezione di tribuni militari con potere consolare".

Sempre nel 367 a.c., Marco Furio Camillo fu nominato dittatore a causa di un attacco dei Galli dell'Italia settentrionale. Secondo Livio, al suo ritorno a Roma dopo aver sconfitto i Galli, Camillo "si trovò di fronte a un'opposizione più feroce nell'Urbe. Dopo lotte disperate, il senato e il dittatore furono sconfitti e le misure sostenute dai tribuni furono adottate. Fu indetta un'elezione di consoli, contro la volontà dei nobili...". 

Lucio Sestio Laterano fu eletto come uno dei due consoli. I senatori patrizi dichiararono che non avrebbero ratificato l'elezione. L'aspra disputa portò quasi a una secessione plebea. Camillo trovò un compromesso: in cambio del riconoscimento da parte dei patrizi dell'elezione di Lucio Sestio, i plebei fecero la concessione che i patrizi potessero eleggere tra i patrizi un pretore che amministrasse la giustizia nella città. In quell'anno fu creata anche la carica di curule aediles.



IL CONSOLATO

Poco si sa del consolato di Lucio Sestio Laterano. Livio scrive solo che nell'anno del suo consolato furono eletti un pretore e due curule aediles tra i patrizi. Venne la notizia di un raduno di soldati gallici e di una defezione da parte degli Ernici, alleati dei Romani. 
I senatori patrizi decisero di rinviare qualsiasi azione per non affidare al console plebeo un compito militare. I plebei erano scontenti dell'insediamento di questi tre nuovi magistrati patrizi. Secondo Livio, in risposta a ciò, "si dispose di prendere gli aediles curuli dalla plebe ad anni alterni: in seguito l'elezione fu aperta senza distinzioni".


oggi gli storici notano una mancanza di chiarezza sulla legge che prevedeva che un console dovesse essere un plebeo. Livio vedeva questa legge come una svolta nell'avanzamento politico della plebe. T.J. Cornell osserva che, secondo Livio e le sue fonti, la condivisione regolare e ininterrotta del consolato derivava dalla Lex Genucia proposta dal tribuno plebeo Lucio Genucio nel 342 a.c. che consentiva ai plebei di ricoprire entrambi i consolati. 

Tuttavia, i Fasti consulares (cronaca degli eventi annuali dove gli anni sono indicati dai rispettivi consoli) evidenziano che la legge obbligava che un consolato fosse ricoperto da un plebeo. Cornell suggerisce che potrebbe essere stata la Lex Genucia a introdurre veramente la condivisione del potere tra patrizi e plebei (prevedendo che ci fosse un console per ogni ordine sociale) e che la Lex Licinia Sextia poteva aver trasferito l'accesso dei plebei alla carica più alta dai tribuni militari con potere consolare al consolato.

Livio scrive che i tribuni militari con potere consolare furono istituiti nel 444 a.c. perché si decise che in alcuni anni il consolato sarebbe stato sostituito dai tribuni consolari (da tre a sei), che questa carica sarebbe stata aperta ai plebei, creata come concessione ai plebei che volevano accedere al consolato. Tuttavia, dal 444 a.c. al 401 a.c., solo due di questi tribuni, su un totale di 100, erano plebei. Per il periodo 400-376 a.c., solo nel 400, 399 e 396 a.c. la maggioranza di questi tribuni era plebea (4, 5 e 5 su 6) e nel 379 a.c. c'erano tre plebei su sei. 

Le fonti sembrano considerare la legge come una svolta non solo perché prevedeva l'accesso al consolato, ma anche perché richiedeva che uno dei due consoli dell'anno fosse un patrizio. Tuttavia, per un periodo di dodici anni dopo l'approvazione della legge, dal 355 al 343 a.c., entrambi i consoli erano patrizi e solo dopo il consolato divenne una linea ininterrotta di cariche condivise.


BIBLIO

- Livy, The History of Rome, 6.35Cornell, T.J. (1995). The Beginnings of Rome: Italy and Rome from the Bronze Age to the Punic Wars (c.1000-264 BC). The Routledge History of the Ancient World. Routledge
von Fritz, Kurt (1950). "The Reorganisation of the Roman Government in 366 B.C. and the So-Called Licinio-Sextian Laws". Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte
Livy (2002). The Early History of Rome: Bks. 1-5. Penguin Classics
Sordi, Marta (1960). I Rapporti romano-ceriti e l'origine della "Civitas sine suffragio". Rome: L'Erma di Bretschneider.

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