L'ESTERNO DEL SEPOLCRO |
IL MONUMENTO LLA FINE DEL 1800 |
Via di Malabarba era una strada, oggi non più esistente, che sorgeva nel territorio del Quartiere Tiburtino, e partendo dalla Porta San Lorenzo, quella da cui aveva inizio anche la Via Tiburtina, passava nell'area attualmente occupata dal Quartiere San Lorenzo e, passando a sud dell'area del Verano, raggiungeva Casal Bertone e da lì si congiungeva alla Tenuta di Pietralata.
Il nome della strada deriva da una mola presso un Oratorio di Santa Barbara, pertanto Mola di Santa Barbara corrotta in Mola Barbara e poi in Malabarba.
Il monumento funebre di largo Talamo era costituito in origine da un basamento costituito di lastre di travertino, cui era sovrapposta una struttura cilindrica. Il sepolcro venne coperto da un edificio poi abbattuto, smontato e ricostruito in largo Eduardo Talamo.
La struttura era realizzata con un podio a base quadrata di 5,5 metri di lato per 2,7 metri di altezza con al di sopra un basso tamburo cilindrico; podio e tamburo erano in "opus cementitium" (una tecnica edilizia inventata dai Romani. dove la malta era composta da calce mescolata con sabbia).L’ingresso del sepolcro era rivolto a sud ed il lato principale ad ovest; su quest’ultimo era posta una panchina in travertino con sostegni a zampa di leone e l’iscrizione con indicate le misure della tomba:
In Fr(onte) P(edes) XXXII
In Agr(o) P(edes) XX.
Dal lato dell’ingresso era il vestibolo, un vano di XII piedi di larghezza, successivamente riutilizzato come colombario di cui non resta traccia.
L'INTERNO |
All’interno del sepolcro la cella aveva la parete in opus reticolatum, e le quattro nicchie erano ricavate in corrispondenza dei 4 angoli del podio con un sedile in travertino addossato alla parete circolare; tra le nicchie erano disposti 4 pilastri in travertino che sorreggevano la volta. Nelle nicchie si trovarono alcune urne e uno scheletro.
Il sepolcro venne riutilizzato secoli dopo per due sarcofagi in terracotta rivestiti di intonaco e marmo con bolli laterizi risalenti al 180-212 d.c.. L’intera cella e il sedile erano rivestiti con intonaco rosso con fasce più scure agli angoli e decorazioni di rombi e festoni floreali alternati alle nicchie e ai pilastri; questi ultimi erano intonacati in bianco con fasce scure agli spigoli.
Al di sopra, sempre all’altezza delle nicchie, correva un fregio su sfondo bianco di quadratini con un punto al centro e una zona bianca ornata di foglie e fiori; le pitture sopra le nicchie erano già semidistrutte al momento della scoperta. Al centro della stanza c'è un pozzo circolare con copertura in travertino per il drenaggio dell’acqua piovana.
Si è conservato l’intero rivestimento in travertino del podio mentre del tamburo sono stati trovati due frammenti della cornice di base e del fregio posto in cima; non è stato ritrovato il pavimento; in conseguenza del trasporto gli intonaci con gli affreschi sono andati tutti completamente distrutti come pure il nucleo cementizio e l’opera reticolata dell’interno.
Al momento della scoperta durante lo sterro dell’ambiente completamente interrato furono trovati numerosi oggetti: un’ara, statuette, vasi fittili e in vetro, anelli. L’ara ha permesso di identificare i proprietari della tomba, i due fratelli Pomponii, appartenenti a una gens plebea di origine sabina, che si vantava di discendere da Numa Pompilio e a cui apparteneva lo straricco Attico, amico fraterno di Cicerone.I REPERTI
Nei lavori di scavo vennero rinvenuti numerosi reperti tra cui;- una piccola ara con una dedica alla famiglia Pomponia, probabile proprietaria del sepolcro.
- una statuetta femminile in marmo,
- il bronzetto di un pigmeo nell’atto di scagliare un giavellotto,
- due lucerne,
- molte monete,
- anelli.