La via Ariminensis fu un'importante strada consolare romana, che oggi esiste ancora nel suo percorso su reti provinciali attraverso l’Appennino, da Arezzo fino a Rimini. La via venne fatta costruire per scopi militari da Marco Livio Salinatore verso la fine del III secolo a.c. sul tracciato di un antichissimo percorso che collegava l’Etruria alla Val Padana, da cui più volte i Galli scesero per attaccare Roma.
Essa collegava Arezzo, caposaldo a difesa dei confini settentrionali, a Rimini e ai porti dell’Adriatico consentendo un rapido spostamento delle legioni, e la rapidità per l'esercito romano era fondamentale, ma anche un migliore transito commerciale tra Etruria e Valle Padana.
Inoltre, raccordandosi alla Cassia, che da Arezzo conduceva a Florentia (Firenze) e da qui fino a Lucca (già romana, Livio narra che nel 28 a.c. il console Sempronio Longo si rifugiò a Lucca per sfuggire ad Annibale).
La via si snodava poi fino a Luni, raggiungeva il Mar Tirreno, toccando così entrambi i mari, finchè poi divenne una semplice strada vicinalis in epoca imperiale.
IL PERCORSO |
IL PERCORSO
- Uscita da Arezzo in prossimità di Porta San Biagio la via Arimensis attraversava il borgo La Catona (dove sono stati rinvenuti moltissimi reperti archeologici di epoca etrusco romana) e toccava:
- Praedium Tricotianum (Tregozzano),
La località del Ranco fu importante crocevia per la “via del sale” e “dei pescivendoli” verso le abbazie di Camaldoli e Montecoronaro, sede di dogana ma anche di fiere e di mercati, dove si incontravano gli abitanti delle vallate circostanti di Romagna, Marche e Toscana. Da qui la via seguiva il percorso del torrente Marecchia (fluvius Ariminus) lungo la riva destra fino a Rimini.
IL PONTE ROMANO
Il ponte era costituito originariamente di 5 arcate, su di esso transitò la V coorte di Marco Antonio, luogotenente di Cesare, diretto ad Arezzo per sottometterla dopo il passaggio del Rubicone. Oggi rimane solo un pilone superstite del ponte sul Tevere della Ariminensis all'altezza della frazione di Sigliano a Pieve Santo Stefano AR.
RINTRACCIANDO L'ANTICA VIA
- Il sentiero ha inizio a Badia Tedalda dal “Parco della Memoria”, sopra i campi sportivi.
- Si segue la strada per Tramarecchia per circa 1 km, quindi la si lascia per prendere a destra la vecchia strada che scende a San Patrignano e prosegue poi su sentiero fino alla strada asfaltata per Rofelle (in prossimità del ponte sul Marecchia).
- Ora la traccia e i segnavia si perdono su un campo incolto, ma seguendo il margine del campo delimitato dal bosco, con ampia curva a destra si ritrovano i segnavia poco prima del guado sul Marecchia.
- Uscita da Arezzo in prossimità di Porta San Biagio la via Arimensis attraversava il borgo La Catona (dove sono stati rinvenuti moltissimi reperti archeologici di epoca etrusco romana) e toccava:
- Praedium Tricotianum (Tregozzano),
- Praedium Camperianum (Campriano),
- poi, piegando a destra (statale della Libbia), attraverso il passo della Scheggia giungeva al Castello di Montauto.
Poi si biforcava:
- un ramo si dirigeva verso Castrum Angularium (Anghiari) per poi scendere verso la valle del Tevere, Sansepolcro e Città di Castello (Tifernum Tiberinum);
- l’altro ramo procedeva verso Ponte alla Piera, Praedium Asilianum (Sigliano) e Pieve Santo Stefano, ricongiungendosi all'altro ramo.
La strada aveva probabilmente due varianti per entrare in Valmarecchia:
- la Via Major (risaliva al Passo di Viamaggio e poi, attraversato il territorio di Badia Tedalda (con antica abbazia costruita su resti romani vicino al castello dei Tedaldi), scendeva al Ranco e seguiva il corso del fiume Marecchia per raggiungere Verucchio e Rimini);
- la via di Frassineto (dopo l’omonimo valico toccava i territori delle attuali frazioni di Caprile, Fresciano e Rofelle per ricongiungersi con la Via Major al Ranco).
VIA ARIMINENSIS |
LA VIA DEL SALE
La località del Ranco fu importante crocevia per la “via del sale” e “dei pescivendoli” verso le abbazie di Camaldoli e Montecoronaro, sede di dogana ma anche di fiere e di mercati, dove si incontravano gli abitanti delle vallate circostanti di Romagna, Marche e Toscana. Da qui la via seguiva il percorso del torrente Marecchia (fluvius Ariminus) lungo la riva destra fino a Rimini.
PORTA MONTANARA, DOVE LA VIA ARIMINENSIS ENTRAVA A RIMINI |
PORTA MONTANARA
Il moderno tracciato segue abbastanza fedelmente quello dell’antica via romana e conta numerosi siti archeologici. La costruzione della Porta Montanara di Rimini, detta anche di Sant'Andrea, risale al I secolo a.c. e presenta un arco a tutto sesto, in blocchi di arenaria, che consentiva l'accesso alla città per chi proveniva dalla via Aretina. Il doppio fornice agevolava la viabilità, incanalando in passaggi paralleli il percorso in uscita da Ariminum, attraverso il cardine massimo, e quello in entrata.
Viene attribuito al sistema difensivo cittadino attribuito a Silla. La porta rientrerebbe nell’ambito delle ricostruzioni che nei primi decenni del secolo, seguirono alle rappresaglie nei confronti della città, già sostenitrice di Mario, suo avversario nella guerra civile.
Il moderno tracciato segue abbastanza fedelmente quello dell’antica via romana e conta numerosi siti archeologici. La costruzione della Porta Montanara di Rimini, detta anche di Sant'Andrea, risale al I secolo a.c. e presenta un arco a tutto sesto, in blocchi di arenaria, che consentiva l'accesso alla città per chi proveniva dalla via Aretina. Il doppio fornice agevolava la viabilità, incanalando in passaggi paralleli il percorso in uscita da Ariminum, attraverso il cardine massimo, e quello in entrata.
Viene attribuito al sistema difensivo cittadino attribuito a Silla. La porta rientrerebbe nell’ambito delle ricostruzioni che nei primi decenni del secolo, seguirono alle rappresaglie nei confronti della città, già sostenitrice di Mario, suo avversario nella guerra civile.
PILONE SUPERSTITE DEL PONTE |
Il ponte era costituito originariamente di 5 arcate, su di esso transitò la V coorte di Marco Antonio, luogotenente di Cesare, diretto ad Arezzo per sottometterla dopo il passaggio del Rubicone. Oggi rimane solo un pilone superstite del ponte sul Tevere della Ariminensis all'altezza della frazione di Sigliano a Pieve Santo Stefano AR.
RINTRACCIANDO L'ANTICA VIA
- Il sentiero ha inizio a Badia Tedalda dal “Parco della Memoria”, sopra i campi sportivi.
- Si segue la strada per Tramarecchia per circa 1 km, quindi la si lascia per prendere a destra la vecchia strada che scende a San Patrignano e prosegue poi su sentiero fino alla strada asfaltata per Rofelle (in prossimità del ponte sul Marecchia).
- Si scende ancora su asfalto e si attraversa il ponte, risalendo in direzione di Rofelle per circa 700 m.
- A questo punto si lascia l’asfalto e si prende a destra la strada per Giuncheto.
- Dopo poco si prende di nuovo a destra il sentiero CAI 15 con cui si scende fino a guadare un piccolo torrente.
- Ora la traccia e i segnavia si perdono su un campo incolto, ma seguendo il margine del campo delimitato dal bosco, con ampia curva a destra si ritrovano i segnavia poco prima del guado sul Marecchia.
- Anche traversando diagonalmente il campo, oltre il dosso, è visibile il segnavia che immette sull’ampia traccia che porta al guado.
- Siamo sempre sul sentiero CAI 15 che conduce alla storica frazione del Ranco, alla confluenza tra il Marecchia e il Presale.
- Dal Ranco si prosegue sempre sul CAI 15 che ricalca ora lo storico tracciato romano fino alla frazione di Mondatio.
- Poi ancora avanti fino alla strada asfaltata che va da Badia Tedalda a Rofelle.
- Giunti all’asfalto si prende a sinistra e in poco più di 1 km si rientra a Badia.
Lungezza totale: 7,5 km.
Alla scoperta dell'antico tracciato della via Ariminensis, visita guidata al sito archeologico
Lungezza totale: 7,5 km.
Una mattina di visite guidate alla scoperta del sito archeologico tra Corpolò e Villa Verucchio che mette in luce l’antico tracciato della via Ariminensis.
La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ravenna, in collaborazione con Scm Group S.p.A., con la ditta adArte Srl e con il supporto dei Musei Comunali di Rimini e del Museo Civico Archeologico di Verucchio, organizza per sabato 8 ottobre tre visite guidate allo scavo archeologico in corso tra Corpolò e Villa Verucchio.
L’indagine archeologica è collegata con un intervento di nuova edificazione da realizzare da parte di Scm Group S.p.A., che tramite alcune indagini a carattere preventivo ha portato al rinvenimento di un interessante sito archeologico con evidenze di epoca romana.
Portati alla luce resti della via Ariminensis
La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ravenna, in collaborazione con Scm Group S.p.A., con la ditta adArte Srl e con il supporto dei Musei Comunali di Rimini e del Museo Civico Archeologico di Verucchio, organizza per sabato 8 ottobre tre visite guidate allo scavo archeologico in corso tra Corpolò e Villa Verucchio.
In particolare, gli scavi hanno messo in luce per la prima volta l’antico tracciato stradale della via che univa la colonia di Rimini alla città di Arezzo (via Ariminensis) e un gruppo di sepolture di epoca romana imperiale.
Le visite guidate, condotte dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ravenna e dalla ditta adArte Srl, prevedono la presentazione dello scavo da parte degli archeologi che lavorano sul campo e l’esposizione dei reperti dei corredi tombali recuperati.
Le visite guidate, condotte dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ravenna e dalla ditta adArte Srl, prevedono la presentazione dello scavo da parte degli archeologi che lavorano sul campo e l’esposizione dei reperti dei corredi tombali recuperati.
Resti della via Ariminensis, che collegava in epoca romana Arezzo con la colonia Ariminum, oggi Rimini, sull’Adriatico, sono stati rinvenuti grazie alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, a SCM Group e AdArte Srl di Rimini.
Questa strada, realizzata probabilmente per scopi militari nel III sec. a.C., si impiantava su un percorso precedente che collegava l’Etruria e l’Umbria con la Val Padana già tra il IX e l’VIII sec. a.C.
BIBLIO
- Salvatore Aurigemma - Rimini guida ai più notevoli monumenti romani e al museo archeologico comunale - Cappelli - Bologna - 1934 -
- Salvatore Aurigemma - Rimini guida ai più notevoli monumenti romani e al museo archeologico comunale - Cappelli - Bologna - 1934 -