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STIPI E ARMADI

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BAULE (1)

BAULI

I romani usarono più sedili e letti che non stipi e armadi, perchè in effetti non avevano molto da riporre, ovvero, le vesti delle matrone erano perlopiù molto leggere, vista l'abbondanza di sete, di veli, di damaschi, di vesti trapuntate in oro e perle, in cotoni ricamati o dipinti.

C'erano è vero i cappelli che occupavano molto spazio, perchè se ne avevano sia estivi che invernali, e pure della mezza stagione. Infatti i cappellini romani sono di stoffe diverse a seconda della stagione, in feltro, di cotone di seta, di lana, di pelle, ornati con veli, fiori veri o finti, pietre dure, ninnoli tintinnanti e catenine sottili, o ornamenti sottili di metallo, o fasce di seta e damasco. Di solito si riponevano in un ampio baule, come quello che appare nell'immagine sopra. (1)

Le cassapanche, o bauli che dir si voglia, tuttavia non servivano solo per i cappelli, ma pure le sciarpe, gli scialli, la biancheria intima, e le calzature. Queste ultime andavano dalle babbucce da casa ai calzari per uscire, con veri modelli di sandali alti o bassi e di stivali, anche questi alti al ginocchio o bassi tipo polacchette.

C'erano poi le casse dove si riponevano gli addobbi della casa. Questi riguardavano sia quelli dei numerosi tavolinetti dei triclini e della casa in genere, sia quella dei letti, sia quelli delle tende e tendaggi vari.

I romani amavano moltissimo rivestire i letti dei triclini con stoffe ricche e colorate, di seta e pesanti damaschi con frange dorate. Ma ricoprivano anche le poltrone, le sedie e i tavolinetti con queste stoffe grandi e piccole, orlate e talvolta ornate di nappi, lucenti e decorate a motivi floreali stilizzati. o a strisce di diversi colori. Ne ricoprivano anche i divani e talvolta anche le cassapanche.

Anche i tendaggi avevano bisogno di essere riposti nei bauli, per sostituire quelli esistenti, o solo per variare il colore, erano tende delle finestre ma soprattutto delle stanze che spesso anzichè le porte avevano dei tendaggi separatori, visto che i romani erano portati per l'open space.

C'erano poi i tappeti e le pellicce. Queste ultime si poggiavano sulle spalliere e sui letti fingendo un ordine e un modo a caso, il che donava un ulteriore tocco di raffinatezza all'ambiente, ponendole in un angolo di una spalliera o ai piedi di un letto, o su un panchetto dell'atrio.

I Letti romani delle domus avevano lenzuola in genere di seta colorata e pure cuscini solitamente imbottiti di piume. Ma disponevano anche di trapunte riempite di lana cardata per le coperte dei mesi freddi.

CASSAFORTE ROMANA - PEZZO ORIGINALE (Pompei)

CASSAFORTI

A volte i bauli erano di legno borchiato e pure foderato di metallo, insomma una specie di cassaforti, con varie chiusure munire di chiavistelli e chiavi. Erano molto pesanti e rinforzate con lamine di piombo.

Vi si riponevano le cose più preziose della casa, in genere l'argenteria della tavola o i vasi più preziosi che si mostravano solo nei banchetti più importanti, ma raccoglievano pure le cassette dei gioielli della matrona.

A volte queste casse avevano serrature nascoste che dovevano essere aperte seguendo un certo ordine.

CASSAFORTE - PEZZO ORIGINALE POMPEI (2)
Essendo molto pesanti difficilmente i ladri avrebbero potuto asportarle se non con molto tempo, molte attrezzature e molta fatica e sicuramente poi non sarebbero passati inosservati.

Erano pertanto piuttosto garantite dai ladri, tanto che spesso la cassaforte veniva posta in bella mostra nella stanza dove il padrone riceveva gli ospiti o i clienti per gli affari, un segno evidente della ricchezza del dominus.

Possiamo dire che vista la presenza costante o quasi degli schiavi, i padroni con queste casseforti potevano ritenere i loro gioielli al sicuro, ma in più davano lustro al suo proprietario come possessore di ricchezze da preservare. Naturalmente le cassaforti erano di fattura e valore diversi.

Le più belle erano ricoperte di ricche dorature e intarsiate di avorio. Altre con applicate statuine di divinità e amuleti per proteggere i padroni dai ladri. Altre ancora con anelli, maniglie, teste di animali, fiori stilizzati o umboni, tutti fusi in bronzo e applicati a fuoco sulla cassa.



GLI STIPI 

Nella domus ci sono pochi armadietti, per il resto sono casse, grandi e piccole, stipetti, ma pure qualche cassaforte e poi mensole diverse.


GLI STIPI VOTIVI

I mobili sono leggeri e facilmente spostabili, con colonnette e modanature che riprendono un po' quelle dei marmi.

STIPO VOTIVO PER LARI - PEZZO ORIGINALE POMPEI (3)
Gli stipi sono mobiletti che si appoggiano su altri mobili o su consolle di pietra, sporgenti o rientranti in apposite nicchie.

In genere sono a due sportelli, a volte invece con due sportellini fissi e due apribili mediante cerniere: ogni sportello ha uno scheletro di legno più spesso che lo incornicia e lo divide in quattro, a croce.

Ai lati può avere due colonnine di legno scolpite, sia scanalate che munite di capitelli.


La parte superiore del mobile aveva un piano in massello, per cui vi si potevano poggiare oggetti anche pesanti. Le dimensioni potevano essere diverse, ma sempre modeste.

Gli stipi potevano anche essere poggiati sopra a mensole di legno. Questo accadeva soprattutto nelle cucine, dove si riponevano i cibi già cotti e avanzati dal pranzo per la cena, oppure i prodotti di buona conservazione come agli, cipolle, uova, burro ecc.

Il sale e le tante spezie usate solitamente in grande varietà dai romani si ponevano solitamente i vasetti che si poggiavano sulle mensole della culina (cucina).



STIPO A COMODINO

Gli stipi avevano diverse grandezze e diverse funzioni, però si sono trovati mobiletti tipo comodino che non stavano però nelle camere da letto. Avevano un cassettino superiore come i nostri comodini, con manici anch'essi di legno, piano superiore di legno e un paio di piccoli sportelli.

STIPETTO VOTIVO PERSONALE
PEZZO ORIGINALE POMPEI (4)
Il legno era tutto massello ma di diverso tipo, il che doveva donare al mobiletto delle tonalità diverse.

Alcuni dovevano essere dipinti perchè si sono trovate tracce infinitesimali di ciò che poteva essere una vernice rossa o arancione forte, forse un color lacca, che i romani usavano volentieri, a volte pitturandovi su delle volute floreali.

Viene da pensare che fossero anche questi contenitori per immagini votive, visto che , a parte i Lari che erano per tutta la famiglia, i componenti di essa potevano onorare gli Dei che preferivano.

Di solito le matrone pregavano le Dee e gli uomini gli Dei, però magari gli uomini innamorati si raccomandavano a Venere.

Per esempio si raccomandava le matrone di rivolgersi a Giunone e non a Venere, in quanto Giunone era casta ma Venere no, per timore potesse infondere alle spose pensieri proibiti su altri uomini che non fossero il marito.

Questo spiegherebbe la presenza di questi mobiletti di dimensioni ridotte trovati in un certo numero nelle domus.

Non avendo zampi, il che conferma non fossero preposti all'uso della camera da letto, questo mobiletti dovevano essere posti su un tavolo, o consolle o altro mobile.

C'è da notare inoltre che mentre nelle domus abbondavano le statue piuttosto grandi di divinità scolpite nel marmo e poste su erme o piedistalli, le statuette votive personali venivano riposte nei mobiletti e tenuti chiusi, come a esser certi che nessun altro potesse usarne, nè i padroni nè gli schiavi.

STIPO A COMODINO (5)
Nell'immagine sottostante (5) si nota uno di questi mobiletti piccini nella bottega (taberna) di un gioielliere che sta mostrando un anello a una matrona.

Questo mobiletto è da terra, e sta accanto a un alto tavolo di marmo, infatti è munito di piedi lineari, con una guarnizione bronzea di testa leonina.

Sopra vi sono poggiati oggetti di un certo pregio, e lo sportello apribile deve essere proprio quello della testa di leone perchè è munito di anello per tirare o qualcosa del genere.

Anche le botteghe avevano i loro mobili e i loro stipi, diversi a seconda del tipo di attività esercitata.

Le bacheche dei negozi più di lusso comunque avevano stigliature molto simili a quelle delle case.

Si trattava di mobili in legno, tutti in massello,  di una certa larghezza e altezza, fatti a scaffali con mensole di legno dove si poggiavano gli oggetti da vendere.



LA BACHECA (o BIBLIOTECA)

Talvolta invece solo la metà superiore del mobile era a mensole di legno, mentre la parte sotto era chiusa da sportelli: a volte gli sportelli erano in tavola di legno e talvolta invece erano ad asticciole di legno incrociate, come a formare una rete romboidale.

BIBLIOTECA O BACHECA (6)
Qui si riponevano gli oggetti più pesanti, come vasi, statuine, brocche, lucerne di bronzo, e nei ripiani
chiusi dagli sportelli oggetti d'argento e di vetro in quanto molto fragili.

In altri casi il mobile era in vimini, più o meno come quello descritto in legno, con lo scheletro in aste di legno e i piani in vimini.

Naturalmente qui si poggiavano gli oggetti più leggeri e che non avevano bisogno di equilibrio, come stoffe, coperte, sciarpe, scialli, clamidi, cinture di stoffa, nastri e così via.

Questi mobili erano pressochè identici a quelli che si usavano nelle domus come librerie o ripostigli, come si può vedere nella immagine qua sotto che presenta appunto una libreria.

Non dimentichiamo che i libri romani erano per lo più papiri avvolti intorno a un'anima di legno e talvolta contenuti in astucci di legno leggero, ma solo per i testi più antichi e quindi più preziosi.

Il fatto che dal legno traforato passasse la polvere non era un problema, visto che c'erano gli schiavi per spolverare, ma era indispensabile per l'areazione dei rotoli che avrebbero altrimenti potuto ammuffirsi.

I papiri romani rinvenuti ad Ercolano costituiscono il fondo librario più antico posseduto dalle biblioteche italiane e straniere.
La collezione proviene da una villa romana sorta in età repubblicana, ed è l'unica biblioteca dell'antichità pervenuta fino a noi, seppure incompleta e in parte deteriorata dall'eruzione del Vesuvio.

Sottoposti ad una temperatura elevatissima, sepolti sotto una coltre di materiale vulcanico ad una profondità di circa 25 metri, i rotoli subirono un processo di combustione parziale al quale dobbiamo la loro conservazione.

Si ritiene che la biblioteca sia del filosofo Filodemo di Gadara (110-30 a.c.), che portò dalla Grecia un gran numero di manoscritti con i testi di Epicuro e dei suoi seguaci, facendo della villa di Ercolano un centro di diffusione delle dottrine epicuree nella società romana. Oggi il numero dei papiri disponibili supera i 1800 pezzi, e include sia rotoli interi che parzialmente conservati.



STIPI APPESI ALLE PARETI

Come si osserva nella immagine successiva nelle domus esistevano anche stipi appesi alle mura, per contenere in genere brocche e brocchette, bicchieri e ciotole per la mensa degli invitati.

STIPETTI APPESI (7)
Queste erano molto usate anche nei termopoli o in altro tipo di botteghe, perchè essendo piuttosto piccoli i locali, facevano risparmiare spazio.

Gli spazi d'altronde erano limitati perchè a Roma i terreni edificabili erano carissimi, viste le enormi possibilità di lavoro che offriva l'Urbe.

Nelle domus invece, se le cucine erano piccole, e lo erano anche nelle abitazioni più grandi, le stoviglie della casa erano parecchie.

I ricchi romani delle domus possedevano diversi servizi a seconda dell'importanza del festino.

Si usavano piatti di coccio, di bronzo o di argento, e pure le stoviglie, cioè i cucchiai erano intonati al valore dei piatti.

C'erano poi le brocche per il vino, i bicchieri, le ciotole, i piatti da portata, e un'infinità di contenitori a seconda del cibo da offrire, comprese le salsiere e gli speziari.

Tutto ciò però non veniva generalmente tenuto nella cucina ma in stanze-magazzino piuttosto piccole e buie, oppure in stipi nei corridoi o in stanze di passaggio.



LE MENSOLE

CUCINA (8)
L'uso delle mensole riguardò soprattutto le cucine o le stanze di servizio, dove si trattava di mensole in legno semplice, ma talvolta le mensole venivano decorate. 

Sulle mensole si ponevano le padelle, i tegami, i mestoli. insomma tutto ciò che occorreva per cucinare. 

Per il resto c'era solo il carbone, la legna, l'acciarino per accendere il fuoco e la cucina economica con i fornelli e il posto per la legna, nonchè, ovviamente, tanto cibo da cucinare.



LO STUDIO

Ma nelle stanze c'erano degli stipi di altro tipo, come quello ad esempio che si vede nell'immagine qui sotto, dove c'è la ricostruzione di uno studio romano.

STUDIO MEDICO (9)
Si direbbe un vero e proprio armadio. In realtà è lo studio di un chirurgo con una scrivania su cui sono allineati i ferri chirurgici, una poltroncina, uno sgabello e dietro la scrivania c'è una armadietto dove il medico ripone tutto ciò che gli occorre per il suo lavoro.

Qui l'armadio è incassato nel muro ed ha due sportelli traforati a liste di legno oblique. Sembra fosse importante l'areazione negli armadi per impedire le muffe.

Ed ecco l'immagine estesa della sala del chirurgo. Come si vede c'è uno stipo sulla parete di destra, prima del tavolo, un mobiletto poco profondo ma largo e basso più del tavolo.

Sembra che lì il medico riponesse le bende, le lenzuola, i teli, e qualsiasi altro oggetto servisse per curare, operare e pulire. Oltre alla scrivania si nota,appoggiato alla parete, un tavolino con sopra oggetti in vetro.

SALOTTO (10)
Nell'immagine (10) c'è la ricostruzione grafica di un salotto romano dove lo stipo di cui sopra è maggiormente visibile.

Come si vede è a due sportelli munito di mensole interne, non ha zampi ma solo una pedana massiccia alla base,

I due sportelli sono rinforzati con due liste trasversali di legno massiccio, esattamente come usava negli sportelli delle porte.

Potevano essere lisci o lavorati, con cerniere e manopole di legno o altro. Vi si riponevano in genere i bicchieri e le caraffe per offrire agli ospiti del buon vino o bevande aromatiche o bibite fresche d'estate.



GLI ARMADI

Non erano molto grandi, sempre a due ante, con gli sportelli traforati o interi, con cassetti sottostanti o senza. 
Difficilmente si usavano per i vestiti, che di solito venivano ospitati nei bauli, generalmente vi si riponeva la biancheria, di solito piuttosto sopraffina, specie in età imperiale.

ARMADIO (11)
Le sete si importavano dall'oriente ed erano piuttosto costose ma i romani delle domus se le potevano permettere.

Damaschi, rasi e tulle di seta imperavano nella biancheria e nelle coperte che rivestivano triclini, letti, scrivanie, panchetti, tavolinetti e poltroncine.

In questo modo la casa brillava di colori e s'illuminava di stoffe cangianti.

Gli armadi erano piuttosto simili al tipo etnico che si usa anche oggi, di legno naturale, con sportelli traforati, ovvero con un inserimento di vimini intrecciati, o ad assicelle poste obliquamente nei due sensi in modo romboidale.

Sotto invece gli armadi avevano dei cassetti dove riponevano le scarpe, cioè i calzari, le pantofole, le babbucce leggere e gli stivali per la stagione fredda, sia lunghi che corti, naturali o dipinti.

Gli armadi però difficilmente si ponevano in camera da letto, perchè il cubiculum era piuttosto piccolo e a mala pena ci entrava il letto, il tavolinetto e al massimo un mobiletto piccolo. Nè tanto meno si ponevano nelle stanze triclinari, completamente invase dai lettini.

Usava invece più frequentemente porli nei salotti o negli studi, come si vede nell'immagine posta qua sotto che riproduce graficamente un classico salotto romano  con divano, sedie, tavolinetto, braciere e un armadio posto sul fondo dove si poneva tutto ciò che poteva rendere comodo il soggiorno dell'ospite, dai cuscini, ai tappeti, alle lucerne, ai libri ecc.

In questo caso (12) L'armadio ha sportelli con tavole intere e due maniglie di bronzo, in altri casi il suddetto era dipinto a disegni vari, o aveva ante di vimini anche colorate o aveva borchiature dorate, o laterali a colonnine scolpite, secondo il gusto e le possibilità del proprietario.

SALOTTO CON ARMADIO (12)

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