L'ANFITEATRO |
Grumentum fu un'antica città romana della Lucania che venne posizionata in un'area rialzata e difesa sui quattro lati da scarpate derivate dall'azione dei fiumi Agri e Sciaura, nonchè da corsi d'acqua minori.
Attualmente rimangono gli scavi del parco archeologico, situato ai piedi del colle che ospita il paese di Grumento Nova, in provincia di Potenza, presso il lago di Pietra del Pertusillo, in località "Spineta".
LA STORIA
Grumentum era un punto strategico perchè vi passava la via Herculea, che collegava il Sannio con la Lucania, e pure un'altra strada che conduceva alla via Popilia (o Via Capua - Rhegium cioè Via ab Regio ad Capuam, sul versante tirrenico.
Durante la II guerra punica, presso Grumentum si svolsero due battaglie tra Romani e Cartaginesi (215 e 207 a.c.) Tito Livio narra della battaglia tra Annone il Vecchio e l'esercito romano condotto da Tiberio Sempronio Longo, dove Annone perse ben 2000 uomini e 280 prigionieri.
Il guaio era che Grumentum aveva parteggiato per Annibale, per cui venne conquistata da Roma, che avendo, nel 207, vinto uno scontro con Annibale, per la prima volta dopo Canne, pensò bene di punire i grumentini riducendo la loro città a prefettura, il che significa che questa aveva perso la sua autonomia.
Tuttavia durante la guerra sociale la città si schierò dalla parte dei Romani ma per questo venne distrutta e saccheggiata dagli Italici, con la desertificazione della città. Memori di ciò però i romani, nella II metà del I sec. a.c., ricostruirono la città arricchendola di prestigiosi monumenti pubblici edificati sotto Cesare e sotto Augusto. A questo periodo risalgono infatti la costruzione di teatro, anfiteatro, foro e le terme.
Probabilmente fu allora che ottenne, in ringraziamento della fedeltà a Roma, lo statuto di colonia, secondo altri però avvenne nel successivo periodo giulio-claudio.
Alla fine del III sec. a.c. a Grumentum, per ordine di Diocleziano, vennero sistemate le strade verso il Tirreno e lo Ionio, procedendo poi all'abbellimento delle terme.
Alla fine del III sec. a.c. a Grumentum, per ordine di Diocleziano, vennero sistemate le strade verso il Tirreno e lo Ionio, procedendo poi all'abbellimento delle terme.
IL SITO ARCHEOLOGICO
Il sito di Grumentum rappresenta uno dei pochi casi in Italia, insieme a Pompei, Ercolano, Ostia e poco altro, in cui i resti di un patrimonio archeologico permettano di percepire la forma di una tipica città romana abbandonata e mai rimaneggiata o coperta da successive edificazioni.
E' infatti evidente l'intera estensione dell'area urbana, lo schema urbanistico con gli spazi pubblici e gli spazi privati.
Inoltre si conservano in eccellenti condizioni i principali edifici pubblici tipici di una città romana.
TESTA DI LIVIA |
Inoltre si conservano in eccellenti condizioni i principali edifici pubblici tipici di una città romana.
L'antica città aveva una forma ovalizzata, articolata su tre vie principali parallele, il cardo maggiore e i due cardi laterali, intersecate ad angolo retto da vie secondarie, il decumano maggiore e i decumani minori.
Il decumano massimo, lungo il quale si affacciano numerosi monumenti, si conserva intatto per larghi tratti. La pavimentazione dell'Urbs fu rifatta nel II sec. d.c.,
Il decumano massimo, lungo il quale si affacciano numerosi monumenti, si conserva intatto per larghi tratti. La pavimentazione dell'Urbs fu rifatta nel II sec. d.c.,
Grumentum aveva una cinta di mura con sei porte, su un perimetro di circa 3 km su un'area di circa 25 ettari, di cui solo un decimo è stato riportato in luce. I resti principali riguardano tre zone monumentali:
- Il teatro di epoca augustea, con i resti di due tempietti di epoca imperiale e quelli di una ricca domus, detta "Casa dei mosaici" per i ricchi pavimenti a mosaico del IV sec..
- Il foro chiuso da portici e con resti di due templi posti sui lati sud e nord, secondo alcuni studiosi riguardanti il capitolium e un Cesareum (tempio dedicato al culto imperiale). Sul lato ovest si trovano i resti di una basilica e forse di una curia. Nei pressi del foro si trovano anche i resti di un edificio termale.
- I resti dell'anfiteatro costruito sulle pendici della collina nel I sec. a.c. e modificato in epoca imperiale.
- Fuori dalle mura si sono rinvenute inoltre tombe monumentali, una basilica paleocristiana e un acquedotto.
- I resti dell'anfiteatro costruito sulle pendici della collina nel I sec. a.c. e modificato in epoca imperiale.
- Fuori dalle mura si sono rinvenute inoltre tombe monumentali, una basilica paleocristiana e un acquedotto.
Molti dei reperti e delle testimonianze qui trovate sono custodite nel Museo nazionale dell'Alta Val d'Agri, a Grumento Nova presso l'area archeologica.
L'ACQUEDOTTO
L'acquedotto entrava in città dal lato meridionale del pianoro, e convogliava le acque circa 5 Km più a sud, alle pendici del colle su cui sorge Moliterno, trasportandole poi su strutture in alzato lungo la campagna grumentina in un castellum aquae di cui restano pochi ruderi.à
IL TEATRO
Venne costruito in età giulio-claudia e restaurato in età severiana, e situato a cavallo di due isolati. Come ogni teatro romano, era costituito da tre parti: la cavea, l'orchestra e la scena. La cavea, autoportante, ampia 46 m, so congiungeva alla scena mediante corridoi coperti, si sviluppava interamente in elevato poggiando su sostruzioni in muratura con contrafforti.
Attualmente si è conservata per un'altezza di 9 m, circa la metà di quella originaria. Il rialzato disponeva di una doppia fila di arcate, che sostenevano il piano inclinato con i sedili, posti in gradinate, in pietra, oggi quasi completamente scomparsi.
Ai sedili si accedeva mediante gradinate situate all'interno dell'ambulacro coperto che correva alle spalle del porticato esterno. Due corridoi semianulari sovrapposti, coperti con volte a crociera, permettevano l'accesso degli spettatori a tutta la cavea, suddivisa dal basso verso l'alto in tre ordini di posti (infima, media e summa cavea), riservati, nonostante i nomi attribuiti, ai cittadini di rango superiore che scemava man mano che la cavea saliva.
Quattro scalinate salivano dall'orchestra dividendo la cavea in cinque cunei. Le gradinate sono originali e sono sostenute da una massiccia struttura in cementizio, anch'essa originale.
Altri cinque corridoi coperti, due parodoi e tre vomitoria, disposti a ventaglio, consentivano l'accesso diretto all'orchestra, oppure alle file inferiori delle gradinate, separate dalle altre con una transenna in pietra e riservate all'ordo decurionum, o alle personalità più importanti della città.
L'orchestra probabilmente era utilizzata in parte dagli attori, ma vi dovevano essere collocati i sedili riservati ai personaggi più eminenti della città, separati dalle retrostanti gradinate da un muretto.
Di fronte all'orchestra, e un metro e mezzo al disopra, c'era il palcoscenico, tutto in palanche di legno sostenute da travi. Il muro di fondo fungeva da scenario con tre porte (porta regia al centro e portae hospitales ai lati), che lo mettevano in comunicazione con la scena e con l'area aperta a nord; pertanto da queste uscivano gli attori. La scaenae frons era articolata in tre grandi esedre, al centro delle quali si aprivano le tre porte.
Il prospetto della scena si innalzava su due piani, ed era coperto, insieme al palcoscenico, da un tetto spiovente verso l'esterno. Il progetto originario prevedeva sul retro della scena un piazzale porticato (porticus post scaenam).
IL TEMPIO A
L'ACQUEDOTTO
L'acquedotto entrava in città dal lato meridionale del pianoro, e convogliava le acque circa 5 Km più a sud, alle pendici del colle su cui sorge Moliterno, trasportandole poi su strutture in alzato lungo la campagna grumentina in un castellum aquae di cui restano pochi ruderi.à
TEATRO |
IL TEATRO
Venne costruito in età giulio-claudia e restaurato in età severiana, e situato a cavallo di due isolati. Come ogni teatro romano, era costituito da tre parti: la cavea, l'orchestra e la scena. La cavea, autoportante, ampia 46 m, so congiungeva alla scena mediante corridoi coperti, si sviluppava interamente in elevato poggiando su sostruzioni in muratura con contrafforti.
Attualmente si è conservata per un'altezza di 9 m, circa la metà di quella originaria. Il rialzato disponeva di una doppia fila di arcate, che sostenevano il piano inclinato con i sedili, posti in gradinate, in pietra, oggi quasi completamente scomparsi.
Ai sedili si accedeva mediante gradinate situate all'interno dell'ambulacro coperto che correva alle spalle del porticato esterno. Due corridoi semianulari sovrapposti, coperti con volte a crociera, permettevano l'accesso degli spettatori a tutta la cavea, suddivisa dal basso verso l'alto in tre ordini di posti (infima, media e summa cavea), riservati, nonostante i nomi attribuiti, ai cittadini di rango superiore che scemava man mano che la cavea saliva.
Quattro scalinate salivano dall'orchestra dividendo la cavea in cinque cunei. Le gradinate sono originali e sono sostenute da una massiccia struttura in cementizio, anch'essa originale.
Altri cinque corridoi coperti, due parodoi e tre vomitoria, disposti a ventaglio, consentivano l'accesso diretto all'orchestra, oppure alle file inferiori delle gradinate, separate dalle altre con una transenna in pietra e riservate all'ordo decurionum, o alle personalità più importanti della città.
L'orchestra probabilmente era utilizzata in parte dagli attori, ma vi dovevano essere collocati i sedili riservati ai personaggi più eminenti della città, separati dalle retrostanti gradinate da un muretto.
Di fronte all'orchestra, e un metro e mezzo al disopra, c'era il palcoscenico, tutto in palanche di legno sostenute da travi. Il muro di fondo fungeva da scenario con tre porte (porta regia al centro e portae hospitales ai lati), che lo mettevano in comunicazione con la scena e con l'area aperta a nord; pertanto da queste uscivano gli attori. La scaenae frons era articolata in tre grandi esedre, al centro delle quali si aprivano le tre porte.
Il prospetto della scena si innalzava su due piani, ed era coperto, insieme al palcoscenico, da un tetto spiovente verso l'esterno. Il progetto originario prevedeva sul retro della scena un piazzale porticato (porticus post scaenam).
IL TEMPIO A
Trattavasi di un tempietto di tipo italico, perché sopraelevato su un alto podio.
Si pensa fosse adibito al culto di Arpocrate, divinità egizia, figlio di Osiride, eternamente bambino o quasi.
Gli si attribuisce un culto misterico, anche perchè spesso ha l'indice sulla bocca come segno di mantenere un silenzio, interpretato in altre immagini come segno dubitativo..
Si suppone ciò in quanto nei suoi pressi è stato rinvenuto un torso in marmo rappresentante un fanciullo, identificato forse con la divinità egizia, collegata con la medicina e le guarigioni. Ciò attesterebbe la presenza del culto egizio a Grumentum.
DOMUS MOSAICI
Sempre lungo il decumano massimo, si raggiunge l'ingresso della domus dei mosaici, uno dei complessi di maggior pregio dell'intera città, residenza di un personaggio molto importante di Grumentum.
E' un'abitazione a pianta rettangolare di m 30 x 60, orientata nord ovest - sud est, e si affaccia sul decumano centrale, dal quale vi si accede attraverso l'ingresso principale, mentre altri accessi sono presenti lungo i lati nord e sud.
Come la classica casa romana è dotata di atrio e peristilio: sul lato della strada sono presenti dei negozi (tabernae).
La metà meridionale presenta in successione ingresso (fauces), atrio con vasca per la raccolta delle acque piovane (impluvium), giardino porticato (peristilio).
Su questo si affacciano tre sale da pranzo (triclinia), con pareti e soffitto intonacati e dipinti, e pavimenti in mosaici in bianco e nero e policromi, con motivi geometrici e vegetali.
Nell'atrio è ricavata una nicchia absidata con le pareti in marmo e pavimento a mosaico policromo, con tutta probabilità un lararium.
Intorno all'atrio si snodano altri ambienti, come le alae, delle camere da letto (cubicula), una piccola sala (oecus) e una latrina.
A nord est dell'atrio altri tre ambienti di rappresentanza sono pavimentati il primo a mosaico bianco a riquadro centrale con marmi intarsiati (opus sectile), il secondo a mosaico nero, il terzo a mosaico bianco con riquadro centrale occupato da una vasca-fontana.
La metà settentrionale della casa è costituita da piccoli ambienti (cubicula) nell'area nordorientale, da vani di servizio nell'area nordoccidentale (cucine, bagni, magazzini e locali per la servitù). Alla zona di servizio della casa si accedeva dal retro, attraverso una strada carrabile.
La domus risale agli inizi del II sec. d.c., edificata su edifici repubblicani, mentre tra il III e il IV sec. d.c. avvennero interventi di restauro e abbellimento, con la realizzazione dei mosaici.
Intorno all'atrio si snodano altri ambienti, come le alae, delle camere da letto (cubicula), una piccola sala (oecus) e una latrina.
A nord est dell'atrio altri tre ambienti di rappresentanza sono pavimentati il primo a mosaico bianco a riquadro centrale con marmi intarsiati (opus sectile), il secondo a mosaico nero, il terzo a mosaico bianco con riquadro centrale occupato da una vasca-fontana.
La metà settentrionale della casa è costituita da piccoli ambienti (cubicula) nell'area nordorientale, da vani di servizio nell'area nordoccidentale (cucine, bagni, magazzini e locali per la servitù). Alla zona di servizio della casa si accedeva dal retro, attraverso una strada carrabile.
La domus risale agli inizi del II sec. d.c., edificata su edifici repubblicani, mentre tra il III e il IV sec. d.c. avvennero interventi di restauro e abbellimento, con la realizzazione dei mosaici.
TEMPIO B
Non distante dalla domus dei mosaici si trova il Tempio B, dal culto non identificato.
MOSAICO DELLE TERME |
LE TERME
Le antiche Terme dette "repubblicane" rimasero in funzione fino al V sec. d.c. Di esse sono visibili l'apodyterium (spogliatoio), il frigidarium circolare, il tepidarium e il calidarium, con i sedili in muratura, e con il pavimento mosaicato che poggia sulle suspensurae che permettevano la diffusione del calore.
IL FORO
Il Foro era un'ampia piazza aperta sulla quale si affacciavano i principali edifici amministrativi, religiosi e commerciali.
Era di forma rettangolare: il decumano massimo l'attraversava nel lato più corto, avendo ai suoi lati, l'uno di fronte all'altro, il Tempio C sul lato ovest, e il Tempio D, o Capitolium, sul lato nord est.
Il Foro era un'ampia piazza aperta sulla quale si affacciavano i principali edifici amministrativi, religiosi e commerciali.
Era di forma rettangolare: il decumano massimo l'attraversava nel lato più corto, avendo ai suoi lati, l'uno di fronte all'altro, il Tempio C sul lato ovest, e il Tempio D, o Capitolium, sul lato nord est.
La piazza, pavimentata in lastroni di marmo di cui restano delle tracce nell'angolo meridionale del foro, è porticata su tutti e quattro i lati, e, sul lato settentrionale, in posizione esterna rispetto al portico, a fianco al Capitolium, si posiziona un altro tempio, di forma circolare, ancora in corso di scavo.
La prima sistemazione della piazza, costituita da un battuto in ciottoli, frammenti ceramici e terra, si data alla I metà del I sec. a.c. In età augustea, viene realizzata la porticus e una nuova pavimentazione della piazza, costituita da un battuto in malta. L’attuale lastricato, costituito da blocchi in pietre calcaree, si riferisce ancora all’età augustea. Insieme venne realizzata anche una cisterna per lo smaltimento delle acque.
Sul lato lungo nord occidentale si innalzava la basilica, importante edificio civile con funzioni di mercato e di esercizio della giustizia, di cui si intravedono pochi resti, mentre sono ancora ben visibili un edificio rettangolare absidato sul lato di fondo, e un altro edificio circolare, dalle funzioni non accertate.
IL CESAREUS
Il tempio era dedicato al culto degli imperatori romani, non a caso vi è stata rinvenuta la testa di Livia, moglie di Augusto e Augusta ella stessa. Gli scavi del 2007 nell’ambiente adiacente al Cesareo, sul lato Sud, hanno ricostruito una sequenza di pavimenti:
- uno di età augustea, che conserva testimonianze della fase dei lavori per la costruzione del tempio imperiale, iniziato dunque sotto Augusto per la sua deificazione e quella di suo zio Cesare;
- uno tiberiano, in fase con l’inaugurazione del tempio, dunque terminato e dedicato sotto Tiberio che vi avrà aggiunto la sua deificazione;
- uno oltre la metà del I sec. d.c., all’incirca in età flavia, contenente moltissimi reperti;
- uno databile verosimilmente all’età traianea,
- uno di età tetrarchica.
Praticamente l'aggiornamento delle deificazioni comportava nuovi rifacimenti o abbellimenti. In età traianea le scale laterali del Capitolio vennero demolite e sostituite da scale frontali.
IL CAPITOLIUS
Cioè il tempio del Campidoglio locale, detto il Tempio D, dedicato come da tradizione alla triade Giove, Giunone e Minerva. Venne creato poco dopo il tempio imperiale insieme o subito dopo il porticato con colonne sul lato Sud-Ovest della piazza del Foro.
L'ANFITEATRO
Questo venne portato in superficie tra gli anni '70 e '80 del secolo scorso, ma noto da sempre agli eruditi locali. Venne posto, come spesso usava, al limite del perimetro urbano, per consentire il notevole afflusso di pubblico da tutta la valle.
Per costruirlo, venne sfruttato il dislivello tra la terrazza centrale e quella orientale della collina su cui sorse Grumentum, addossando al declivio la parte ovest dell'anfiteatro. L'altra parte venne invece realizzata su sostruzioni in opera cementizia.
Venne eseguito in opus incertum, utilizzando la pietra locale, mentre l'opus reticulatum che compare a tratti è successiva.
Quindi era a struttura piena sul lato ovest, e a struttura cava nelle parti restanti.
Inizialmente le gradinate della parte alta dovevano essere in legno, mentre erano già in pietra gli ordini inferiori dei gradini, almeno sul lato ovest, dove persiste il sostegno in opera cementizia.
L'arena è stata ricavata spianando la pendice, senza ambienti sotterranei; il corridoio che la circonda si interrompeva agli ingressi principali, muniti di cancelli per fare entrare gli animali, attraverso le sei aperture chiuse da griglie metalliche di cui si conservano in parte le soglie.
I quattro accessi principali erano disposti alle estremità dell'edificio, mentre i due monumentali stavano sull'asse maggiore. Altri se ne aprivano lungo il perimetro esterno, immettendo gli spettatori sia direttamente sulle gradinate (lato ovest), sia in un ambulacro da cui partivano le scale per accedere ai posti dei settori medi e inferiori (lato est). Su questo stesso lato, tre scalinate esterne a rampe convergenti portavano ai gradini più alti, e pure da contrafforti della struttura.
La datazione dell'anfiteatro di Grumentum va alla II metà del I sec. a.c.; una seconda fase, con parziali rifacimenti, risale invece al I sec. d.c., con un ulteriore intervento, età severiana.
LE TERME IMPERIALI
Poche decine di m a sud dell'anfiteatro sorgono, perfettamente conservate, le cosiddette Terme imperiali, tra le meglio conservati al mondo, del tipo "a schiera", orientate rispetto alla rete stradale urbana, e dotate di 15 ambienti.
Venne eseguito in opus incertum, utilizzando la pietra locale, mentre l'opus reticulatum che compare a tratti è successiva.
Quindi era a struttura piena sul lato ovest, e a struttura cava nelle parti restanti.
Inizialmente le gradinate della parte alta dovevano essere in legno, mentre erano già in pietra gli ordini inferiori dei gradini, almeno sul lato ovest, dove persiste il sostegno in opera cementizia.
L'arena è stata ricavata spianando la pendice, senza ambienti sotterranei; il corridoio che la circonda si interrompeva agli ingressi principali, muniti di cancelli per fare entrare gli animali, attraverso le sei aperture chiuse da griglie metalliche di cui si conservano in parte le soglie.
I quattro accessi principali erano disposti alle estremità dell'edificio, mentre i due monumentali stavano sull'asse maggiore. Altri se ne aprivano lungo il perimetro esterno, immettendo gli spettatori sia direttamente sulle gradinate (lato ovest), sia in un ambulacro da cui partivano le scale per accedere ai posti dei settori medi e inferiori (lato est). Su questo stesso lato, tre scalinate esterne a rampe convergenti portavano ai gradini più alti, e pure da contrafforti della struttura.
La datazione dell'anfiteatro di Grumentum va alla II metà del I sec. a.c.; una seconda fase, con parziali rifacimenti, risale invece al I sec. d.c., con un ulteriore intervento, età severiana.
LE TERME |
LE TERME IMPERIALI
Poche decine di m a sud dell'anfiteatro sorgono, perfettamente conservate, le cosiddette Terme imperiali, tra le meglio conservati al mondo, del tipo "a schiera", orientate rispetto alla rete stradale urbana, e dotate di 15 ambienti.
L'ingresso principale si affacciava sul decumano inferiore, e, attraverso un corridoio si accedeva alle latrine e al frigidarium, dove c'è uno splendido mosaico con molti pesci, Scilla e i Giganti: il mosaico è a tessere bianche, nere, grigie, blu scuro, turchese e verde. La cornice esterna è grigia, con bordo a motivi floreali (foglie d'acanto trilobate e viticci a volute) e quattro figure maschili agli angoli, che rappresentano Giganti dalle estremità serpentiformi, in ginocchio, con le braccia in alto che reggono l'emblema.
Al centro si trova Scilla, di prospetto, con il busto nudo, cinto con una corona di pinne, sotto le quali sono raffigurate tre protomi canine; le sue braccia sono alzate, e una mano stringe un ramo. I riflessi dell'acqua sono realizzati con linee ondulate. La datazione del mosaico oscilla tra il II e il III sec. d.c.
Dal frigidarium si accedeva verso est a una grossa aula mosaicata, verso sud a un vano absidato con funzione di piscina, e verso nord a un'altra piscina di dimensioni inferiori della prima e all'apodyterium (lo spogliatoio), che portava al primo tepidarium, con un praefurnium molto ampio, e con tracce di ipocausti ai lati.
Il pavimento della grande aula è decorato con un mosaico geometrico, conservatosi per oltre la metà del vano, con volute, palmette, rombi e ottagoni: i confronti, localizzati tutti nell'Africa settentrionale, datano il mosaico tra il II e il IV sec. d.c.
Dal primo tepidarium si raggiungeva un secondo tepidarium, molto ben conservato, con le suspensurae ancora in loco, così come gli ipocausti, tubi e piastrelle in marmo e i resti di un mosaico con motivi geometrici che trovano confronti a Ostia, databili all'inizio del III sec. d.c.
In fondo era posto il calidarium absidato. Nella parte meridionale del complesso sono presenti tre ambienti di servizio per il riscaldamento. L'approvvigionamento delle acque proveniva dall'acquedotto. La fase principale della struttura si data tra il periodo augusteo e quello severiano.
All'interno della piscina absidata retrostante il frigidarium, durante lo scavo è stato registrato un eccezionale ritrovamento: sono stati rinvenuti diversi frammenti di statue di dimensioni leggermente inferiori a quelle umane; è probabile che in antico fossero collocate nelle nicchie all'interno dello stesso vano.
Dal frigidarium si accedeva verso est a una grossa aula mosaicata, verso sud a un vano absidato con funzione di piscina, e verso nord a un'altra piscina di dimensioni inferiori della prima e all'apodyterium (lo spogliatoio), che portava al primo tepidarium, con un praefurnium molto ampio, e con tracce di ipocausti ai lati.
Il pavimento della grande aula è decorato con un mosaico geometrico, conservatosi per oltre la metà del vano, con volute, palmette, rombi e ottagoni: i confronti, localizzati tutti nell'Africa settentrionale, datano il mosaico tra il II e il IV sec. d.c.
Dal primo tepidarium si raggiungeva un secondo tepidarium, molto ben conservato, con le suspensurae ancora in loco, così come gli ipocausti, tubi e piastrelle in marmo e i resti di un mosaico con motivi geometrici che trovano confronti a Ostia, databili all'inizio del III sec. d.c.
In fondo era posto il calidarium absidato. Nella parte meridionale del complesso sono presenti tre ambienti di servizio per il riscaldamento. L'approvvigionamento delle acque proveniva dall'acquedotto. La fase principale della struttura si data tra il periodo augusteo e quello severiano.
All'interno della piscina absidata retrostante il frigidarium, durante lo scavo è stato registrato un eccezionale ritrovamento: sono stati rinvenuti diversi frammenti di statue di dimensioni leggermente inferiori a quelle umane; è probabile che in antico fossero collocate nelle nicchie all'interno dello stesso vano.
Le statue rappresentano due ninfe, Afrodite con un delfino e Dioniso, acefale e senza braccia, realizzate con il pregiato marmo pario; sembra che si tratti di modelli ellenistici, e che le statue debbano essere ascritte alla scuola di Efeso (una celebre scuola di scultori che aveva sede nella città anatolica) del II sec. a.c., le datazioni oscillano tra il II e il III sec. d.c.
La statua di Afrodite è in marmo rosa, e non fa parte del gruppo originario: sembra una copia romana di un originale ellenistico, databile tra II e III sec. d.c. Sembrerebbe che le statue fossero state distrutte in loco in epoca tardo antica, e che poi fossero state abbandonate nel riempimento della piscina.
La statua di Afrodite è in marmo rosa, e non fa parte del gruppo originario: sembra una copia romana di un originale ellenistico, databile tra II e III sec. d.c. Sembrerebbe che le statue fossero state distrutte in loco in epoca tardo antica, e che poi fossero state abbandonate nel riempimento della piscina.