COPIA DI EUMACHIA |
Nome:Eumachia
Periodo:metà del primo secolo
Professione: Sacerdotessa di Venere
IL CULTO DI VENERE
In epoca augustea il culto di Venere aveva assunto un valore particolare, in quanto l'imperatore Augusto non solo aveva divinizzato lo zio e padre adottante Giulio Cesare, ma aveva altresì accentuato il culto di Venere in quanto dichiaratamente ava della gens Iulia. Il che sanciva la discendenza divina di Augusto imperatore con sua divinizzazione in vita, con regolari templi e culti.
Il culto di Venere pertanto non era dissociabile da quello dell'imperatore, ed era legato alle sacerdotesse che tuttavia non avevano alcun obbligo di castità o verginità. Dato il carattere lussurioso della Dea sarebbe stato un grande controsenso, purtuttavia il carattere dignitoso e pudico delle sue sacerdotesse, seppure sposate e con prole, era decisamente richiesto.
Le sacerdotesse non erano sposate a sacerdoti, o almeno non necessariamente, non avevano obbligo alcuno di vivere presso il tempio ma solo di esservi presenti per la preparazione delle cerimonie e naturalmente durante le cerimonie stesse.
Le feste romane collegate a Venere erano anzitutto le Veneralia, il primo di aprile, «giorno in cui le vergini vanno spose», in quanto il matrimonio, seppur sacro a Giunone, da un punto di vista sessuale era sacro a Venere che suscitava l'amore tra coniugi e il desiderio di procreare. Per i romani che facevano troppo pochi figli il discorso era importante.
La celebrazione dell'ava divina e la procreazione delle donne romane stavano ambedue molto a cuore ad Ottaviano si che dedicò alla Dea molto spazio e molti onori. Onori che ricadevano ovviamente sulle sue sacerdotesse. Pertanto essere sacerdotessa di Venere indicava una posizione di tutto rispetto, che non veniva concessa a donne qualsiasi.
EUMACHIA
EUMACHIA |
Era figlia di Lucio, un ricco campano, che aveva fatto la sua fortuna grazie alla vendita e produzione di vino, e a quei tempi il vino campano era tra i più preziosi e richiesti, probabilmente trasferitosi a Pompei al tempo di Augusto.
La statua di Eumachia, di cui si conservano ancora dei colori specie nei capelli, ci mostrano una bella donna dall'aspetto dignitoso e dolce, priva di gioielli ma paludata in seta con il peplo e i piedi nudi, un po' come un'antica Dea.
Eumachia sposò un ricco ed influente uomo della famiglia dei Numistro, da cui ebbe un figlio, Marco Frontone. A seguito della morte del marito, ereditò la sua attività commerciale, dedita alla produzione della lana:
Eumachia aveva uno spiccato senso commerciale e affaristico, ed essendo inoltre donna di costumi irreprensibili e di grande intraprendenza, non solo non fece decadere l'attività ereditata, ma la fece fiorire in modo eccellente, fino a diventare una delle personalità più influenti della città.
Infatti tanto crebbe il suo rispetto per la sua onestà ma pure nella sua accortezza e bravura nelle imprese commerciali, che alla fine venne messa a capo della corporazione dei fullones, i commercianti che lavoravano nelle fullociche, le lavanderie romane dove non solo si lavavano i vestiti, ma si coloravano e scoloravano le vesti e si trattavano e si lavoravano le pelli di animali..
A lei si deve la costruzione, nei pressi del Foro, del cosiddetto Edificio di Eumachia, una specie di camera di commercio dove si svolgeva il mercato della lana, ma pure si svolgevano trattative per stabilirne i prezzi e le quantità, dove insomma i pecorari vendevano le loro lane e i commercianti le acquistavano in blocco per rivenderle ai dettaglianti.
L'edificio non solo servì ad uso commerciale ma anche per facilitare la carriera politica del figlio, Marco Numistro Frontone, e poi per esaltare la Concordia Augusta: attraverso l'evergetismo, cioè il finanziamento personale di un'opera pubblica, ci si imponeva all'attenzione e al rispetto dei cittadini che si ricordavano di quel nome durante le elezioni.
Magari questa usanza fosse in voga anche oggi, quando invece la propaganda i politici, anzichè farla a favore del popolo usando i mezzi propri, la fanno a loro favore usando per giunta i soldi del popolo e senza lasciare ad esso niente di buono. Il popolo romano dell'epoca non l'avrebbe sopportato.
Eumachia divenne inoltre sacerdotessa di Venere, come testimoniato da una statua, ritrovata in una nicchia dell'edificio da lei costruito, che la ritraeva abbigliata con paramenti sacri, sotto la quale era riportata la scritta:
« EVMACHIAE L F SACERD PVLD FVLLONES »
« A Eumachia, figlia di Lucio, pubblica sacerdotessa della Venere pompeiana, dai lavandai.»
Dunque i lavandai di Pompei, di cui Eumachia era la patrona, cioè li difendeva e ne faceva rispettare i diritti, le erano grati del suo lavoro, tanto che le dedicarono questa splendida statua in marmo. Eumachia era un'imprenditrice coi fiocchi e un personaggio pubblico onorato e rispettato, che sapeva farsi valere pur essendo una donna e di cui tutti riconoscevano l'esperienza e la saggezza.
La donna fece inoltre edificare una tomba per la sua famiglia nella necropoli nei pressi di Porta Nocera, poco distante dalla città di Pompei. E' probabile che sia morta nel 79, durante l'eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei.
INTERNO DELL'EDIFICIO |
EDIFICIO DI EUMACHIA
L'Edificio di Eumàchia era un edificio pubblico utilizzato come mercato della lana e sicuramente anche come sede della corporazione dei fullones, con data di costruzione ancora incerta, ma in un periodo di forte prosperità e sviluppo commerciale che le permise di arricchirsi e di farsi valere.
INGRESSO PRINCIPALE |
Altri studiosi suppongono sia stato costruito per favorire la carriera politica del figlio di Eumachia, Marco Numistro Frontone, quindi prima dell'anno 2 d.c., anno in cui divenne duoviro.
Non sappiamo in realtà se il figlio di Eumachia fece carriera solo per merito della madre, sappiamo però che la gens e la familia era importantissima per i romani, perchè se essi erano onesti e coraggiosi facilmente anche il nuovo rampollo sarebbe stato tale.
Per altri ancora invece, viste alcune somiglianze con il Foro di Augusto, datano l'edificio intorno al 7 a.c..
Comunque venne edificato come segno di devozione nei confronti della famiglia imperiale, e dedicato a Livia, madre di Tiberio, come ricordato da un'iscrizione ritrovata su di un architrave nei pressi di un ingresso secondario lungo la Via dell'Abbondanza:
« Eumachia Luci filia sacerdos publica nomine,
suo et Marci Numistri Frontonis fili chalcidicum,
cryptam, porticum Concordiae Augustae Pietati,
sua pequnia fecit eademque dedicavit. »
« Eumachia figlia di Lucius sacerdotessa publica,
a nome suo e del figlio Marcus Numistrius Fronto,
costruì a sue spese il vestibolo, la galleria coperta e i portici:
ella stessa li dedicò alla Concordia e alla Pietas Augusta »
DECORAZIONI DELL'EDIFICIO |
Ma la sontuosità dell'edificio smentisce questa ipotesi, infatti per altri quindi sarebbe stata una basilica usata per le contrattazioni di tipo commerciale, per altri ancora era sede della corporazione dei fullones, di cui Eumachia era protettrice.
Notevolmente danneggiato dal terremoto del 62, al momento dell'eruzione del 79 del Vesuvio, quando fu seppellito sotto uno strato di lapilli e ceneri, era ancora in fase di ristrutturazione, che però non ne modificò l'aspetto originario. La struttura doveva essere splendida, con architravi sontuosamente scolpiti, colonne di marmo scanalate e guarnite di capitelli elaborati, con molte statue, rilievi e portici di gran valore artistico e di materiali.
L'edificio venne portato alla luce a seguito degli scavi archeologici condotti per volere della dinastia borbonica che ebbe il merito di scoprire Pompei ma sicuramente la privò degli ornamenti migliori, statue e altro.
ENTRATA SECONDARIA |
L'Edificio di Eumachia si trova sul lato est del Foro di Pompei, tra il Tempio di Vespasiano ed il Comitium, da cui è separato tramite Via dell'Abbondanza. Esso è preceduto da un portico a doppio ordine di colonne, doriche nella base e ioniche nel capitello, prive di scanalature e fronteggiate da statue.
La facciata principale è in opera laterizia e fu sicuramente ricostruita a seguito del terremoto del 62; al centro c'è il portale d'ingresso, incorniciato da un altorilievo in marmo con tralci d'acanto, uccelli, insetti ed altri piccoli animali. La bella decorazione proviene dalla facciata precedente e si desume dal fatto che non combacia esattamente con le dimensioni del nuovo portale, e la manodopera romana era famosa per la sua precisione.
L'edificio è formato da tre strutture, come afferma l'iscrizione dedicatoria posizionata al di sopra dell'ingresso secondario e sull'architrave del colonnato del foro: il 'chalcidicum', il 'porticus' e la 'crypta'.
La facciata presenta inoltre due esedre rettangolari in cui erano poste le statue di Cesare ed Augusto e che erano raggiungibili tramite una scala, dove banditori e banchieri tenevano delle aste. Il culto della famiglia imperiale sicuramente le portò in cambio facilitazioni nel suo lavoro. Cesare era grato a chi gli mostrava onore e rispetto. Altre due esedre absidate, ma semicircolari, erano poste ai lati, con le statue di Enea e Romolo, con delle epigrafi che ne descrivevano le gesta, cosa che lusingava parecchio non solo Cesare ma tutti i romani che si sentivano eredi dei gloriosi troiani.
Lungo la facciata avveniva il mercato della la lana, una trattazione importantissima dato che la lana costituiva il tessuto più usato dai romani, soprattutto dai poveri che se ne vestivano anche nelle stagioni calde, dato che la lana protegge anche dal calore solare oltre che dai freddi invernali..
ESTERNO DELL'EDIFICIO |
Sempre a sinistra vi era un altro ambiente, in cui è stato ritrovato un orcio ed i resti di una scala che conduceva al piano superiore, dove probabilmente era posta la crypta, una sorta di corridoio coperto che correva intorno alla corte. L'ingresso da via dell'Abbondanza conduceva all'ala Est della 'crypta', nei pressi della nicchia in cui si trovava la statua della sacerdotessa Eumachia.
La corte interna era circondata da un portico colonnato a due piani, che correva lungo i quattro lati, con colonne in ordine corinzio completamente in marmo, ma di cui non ne rimane alcuna traccia e decorata con statue della famiglia imperiale.
L'EPIGRAFE |
La struttura è circondata su tre lati, eccetto lungo la facciata principale, da un corridoio, rivestito di marmi colorati, nel quale si aprono due entrate secondarie, che avevano anche la funzione di illuminare la zona
Alle spalle dell'esedra, posta in una nicchia, fu ritrovata la statua raffigurante Eumachia, oggi conservata al museo archeologico nazionale di Napoli.
RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO DI VENERE |
TEMPIO DI VENERE A POMPEI
Il tempio di Venere, a cui la sacerdotessa Eumachia si riferiva nel suo ruolo di sacerdotessa, era caratterizzato da grosse mura perimetrali, che vennero ampliate durante l'epoca giulio-claudia, e sorgeva su un podio di circa 29 m X 15, realizzato in cemento e lava con la parete esterna della cella in basalto.
Esso era collocato secondo un asse nord - sud, con un ingresso nell'angolo nord-est ed uno secondario nella parte orientale; era completamente circondato da colonne: due file sul lato est ed ovest ed una su quello nord, mentre erano assenti sul lato sud.
Tutto il tempio era decorato in marmo, di cui rimangono pochissime tracce per la disastrosa e continua spoliazione, ovvero i resti di un architrave, colonne e un frontone; anche della pavimentazione restano pochi residui, trafugata per il suo alto valore già dopo il terremoto del 62.
Esso era stato realizzato da una striscia esterna in tassellato bianco, una parte mediana in marmo colorato ed un'ampia zona centrale purtroppo completamente distrutta.
Altri resti sono un altare in travertino, due piedistalli utilizzati come base d'appoggio per statue equestri e una scala che tramite un condotto sotterraneo conduceva ad alcune abitazioni poste su un pendio nei pressi del tempio.