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OLIMPIA (Grecia)

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Preziosa è l’acqua,
piú di ogni bene, l’oro

risplende come fiamma:
tu, mio cuore, se brami
celebrare gli agoni,
non cercare nel cielo
senza confini un astro
piú brillante del sole,
non cercare un agone
piú solenne di Olimpia.
Da questo luogo
lo spirito dei vati
scioglie possente un inno
che ripetono in coro
tutte le umane labbra…


(Pindaro)



L'ALTIS

KOUROI
Olimpia comprendeva un recinto sacro, l'Altis, della lunghezza di 200 m e della larghezza di 177 m, situato in posizione sopraelevata con i più importanti monumenti di culto e gli edifici adibiti all'amministrazione delle Olimpiadi.

Sul lato sinistro dell'Altis, ad est, erano situati lo stadio e l'ippodromo, mentre sul lato destro, cioè ad ovest, vi erano la palestra e il ginnasio dove gli atleti dovevano allenarsi almeno un mese prima delle gare.

C'era poi il tempio di Zeus con la gigantesca  crisoelefantina eseguita da Fidia nel 430 a.c. e annoverata fra le sette meraviglie del mondo. Seguiva l'Heraion dedicato ad Era,  al cui interno venivano custodite le corone di alloro dei vincitori dei giochi.

Una delle vie principali di Olimpia era fiancheggiata da dodici thesauroi, i templi votivi al cui interno venivano custoditi i tesori delle città che partecipavano ai giochi; vi era inoltre un edificio circolare, il Philippeion, fatto erigere da Filippo II re di Macedonia.



LA CITTA' DEI GIOCHI

Olimpia era la sede dell'amministrazione e dello svolgimento dei "giochi olimpici", ma anche importantissimo luogo di culto, come testimoniano i resti di antichi templi, teatri, monumenti e statue, venuti alla luce dopo gli scavi effettuati dove sorgeva la città.

Qui si udiva una voce che sovrastava qualsiasi altra gridando:
«Ekecheiría!». Così l’araldo annunciava la tregua generale delle guerre in corso, e la preparazione
agli agones hieròi, i giochi sacri che si sarebbero tenuti a Olimpia di qui a dieci mesi. 

Un comitato di dieci giudici che organizzeranno e dirigeranno i  giochi si recavano in ogni parte dell’Ellade e nelle colonie mediterranee di Olimpia, per avvertire delle prossime Olimpiadi.



I GIOCHI OLIMPICI

Per tradizione i primi giochi olimpici avvennero nel 776 a.c., calcolata però dagli stessi greci in base all'elenco dei vincitori, tenendo conto però che iniziarono a scrivere solo dall'VIII secolo a.c, , per cui i vincitori precedenti potrebbero essere stati dimenticati. Si pensa possano essere stati istituiti anche nel X sec. a.c.

IL CORRIDORE
In tempi storici, il controllo dei giochi fu conteso tra la città di Elis e la città di Pisa e sulla loro fondazione ci furono pareri discordi. Il fondatore sarebbe stato Eracle, che avrebbe edificato il santuario olimpico col bosco di olivi selvatici da cui si traevano le corone dei vincitori, però a fianco del sepolcro di Pelope (Pindaro, Olimpiche).

Per altri invece fu Pelope, figlio di Tantalo, che per provare l'onniscienza degli Dei offrì loro le carni del giovane figlio Pelope. Accorti dell'orribile inganno, gli Dei allontanarono i piatti, eccetto Demetra che, sconvolta dalla perdita di Kore, non vi badò e divorò una spalla. Dopo aver punito Tantalo gli dei resuscitarono Pelope, fornendogli una spalla d'avorio, creata da Efesto.

Sembra che fu suo amante il Dio Poseidone grazie a cui Pelope aveva una squadra dei migliori cavalli e aveva acquistato grande abilità come pilota.

Centinaia di oggetti votivi, tra cui un gran numero di piccole figure in bronzo di uomini e cavalli, sono stati recuperati dal sito.

I giochi sono stati tenuti ogni quattro anni, a partire dalla II o III luna piena dopo il solstizio d'estate, tra la fine di luglio o agosto. In origine duravano solo un giorno con una gara podistica denominata stadion, ma del 472 a.c. le gare vennero ampliata e la festa venne estesa a 5 giorni.

Dalla VII Olimpiade (748 a.c.) in poi il premio del vincitore fu un Kotinos, una ghirlanda di olivo selvatico da un albero sacro che cresceva sul sito. I giochi durarono ininterrottamente per quasi 1200 anni fino a quando furono aboliti, in quanto legati al paganesimo, dall'imperatore Teodosio nel 393 a-c.

TRAIANO
I giudici delle gare, gli Hellanodikai, venivano scelti a sorte tra tutti i cittadini di Elis, indossavano vesti di porpora e vivevano in un edificio detto il Hellanodikeon, per i dieci mesi precedenti i giochi.
Durante questo periodo venivano istruiti dai nomophylakes ("guardiani dei giochi") sui loro doveri e le norme che avrebbero dovuto far rispettare.

All'avvicinarsi dei giochi veniva dichiarata una tregua sacra per qualsiasi ostilità o guerra, e gli atleti insieme alle personalità e ai pellegrini si avviavano sul sito provenienti da tutto il mondo greco. Chiunque poteva competere fino a quando i loro genitori erano liberi e di sangue ellenico.

Durante il primo giorno, gli atleti seguivano una serie di rituali e cerimonie, tra cui il giuramento olimpico. A vincitori venivano dati premi e un banchetto nell'edificio Pritaneo.

La prima gara in assoluto fu lo stadion, corsa su una lunghezza di 192 m, cioè uno stadio.

Poi si aggiunsero il diaulos, corsa di andata e ritorno, l’hoplites dromos, corsa indossando le armi, e il doliacos, corsa su lunga distanza.

Si gareggiava anche nella lotta: la pale era simile alla lotta greco-romana, nel pancrazio quasi nulla era proibito, il pugilato era sanguinoso ma molto apprezzato. La prima corsa delle bighe ha avuto luogo nel 680 a.c.

Il vincitore di ogni competizione olimpica è stato premiato in tutto il mondo greco, si pensi che nell'euforia venne abbattuto un breve tratto della cinta muraria per dimostrare che la difesa della città non dipendeva tanto dalle mura quanto dalla qualità superiore dei suoi giovani. 

Il vincitore veniva portato in un carro trionfale a quattro cavalli verso l'altare del Dio della città in cui gli veniva conferita la sua corona d'olivo.  Per il resto della sua vita avrebbe potuto gustare i pasti gratuiti presso il Pritaneo nella sua città natale, avrebbe avuto posti riservati a teatro, giochi e feste, nonché varie esenzioni fiscali.

Spesso gli si dedicava una statua in un tempio per onorare lui e gli Dei che gli avevano dato la vittoria. Queste statue votive sono noti come kouroi, molto comuni in età arcaica, fino alle invasioni persiane del V sec- a.c.



1) PROPYLON

Nel Pelopion nel santuario di Zeus ad Olimpia fu costruito un propileo (Propylon) semplice in calcare conchiglifero, una pietra locale, composto da due muri longitudinali e uno trasversale.

Propileo significa "posto davanti alla porta" (o davanti al cancello).

Su entrambi i lati era distilo in antis (con due colonne fra le ante), sicuramente di ordine dorico. Questa prima fase si data al VI a.c.



2) PRYTANEION

Era l’edificio pubblico dei Pritani, dove in origine era ospitato il primo magistrato e dove era custodito il focolare sacro della città, e potevano essere accolti ospiti di particolare riguardo o cittadini benemeriti.

Ad Atene per esempio il pritaneo era l’edificio che rappresentava il focolare e il cuore della città, dove si trovava il fuoco sacro che non si spegneva mai. Qui si riunivano i pritani, cinquanta membri della Bulè momentaneamente investiti per sorteggio del titolo.

Esso era consacrato ad Estia, Dea del focolare, della casa e della famiglia, il pritaneo era il cuore simbolico e politico della pólis: in esso sedevano i magistrati, si accoglievano gli ambasciatori e si celebravano le cerimonie pubbliche, si prendeva il fuoco per fondare le colonie (e il loro pritaneo), si tenevano i sacrifici solenni e le offerte agli dei. Qui si tenevano pure i banchetti per festeggiare i vincitori delle olimpiadi.

In Atene, il pritaneo coincideva con la Thòlos, un edificio di forma circolare dell’agorà. I pritani, eletti dalle tribù di Atene per assicurare la presidenza della Bulè (assemblea ristretta), sedevano e lavoravano nella Thòlos. Nello stesso edificio essi facevano anche i loro pasti, ai quali erano ammessi coloro che, per i loro servigi, avevano meritato di essere mantenuti dallo Stato. Chi veniva onorato della mensa comune era anche detto "parassito", con il significato di “mangio insieme, sono commensale”. Plutarco riferisce di cittadini illustri mantenuti a spese dello stato nel Pritaneo.

Ad Olimpia però non c'era la Tholos ma un edificio quadrato con ingresso dal portico a quattro colonne di stile dorico. Seguiva il vestibolo, la camera centrale, che conteneva probabilmente un altare di Hestia. Esso aveva una camera principale a nord  e camere minori sui lati occidentale e orientale. A nord della sala grande c'era un'altra area rettangolare con un colonnato interno e sale nell'estremità occidentale. L'edificio possedeva anche campi all'intorno.

Gli Elei, gli antichi funzionari dei giochi, risiedevano qui e l'edificio veniva utilizzato anche per le celebrazioni delle vittorie olimpiche. Esso sorgeva su edifici precedenti, sicuramente dello stesso uso. Le fondazioni includono un Altare romboidale in arenaria scolpito con immagini di greggi, dove venne poi eretto l'Altare di Hestia.



3) PHILIPPEIUM
PHILIPPEIUM
Il Philippeion (di Filippo) era un tempio di forma circolare che si trovava all’interno del recinto sacro, a ovest del tempio di Hera, ed era stato dedicato a Zeus da Filippo II di Macedonia, dopo la sua vittoria nella battaglia di Cheronea nel 338 a.c..

Il santuario conteneva una statua crisoelefantina raffigurante la famiglia di Filippo II di Macedonia, e cioè: Filippo II, Alessandro Magno, Olimpiade sua moglie e regina, Aminta III di Macedonia e Euridice I di Macedonia, sua moglie e regina.

Fu realizzato dallo scultore ateniese Leocare (l'autore dell'Apollo del belvedere) nel IV sec. a.c. e nonostante oggi il monumento non sia integro, si è potuto stabilire che esso era composto da un colonnato esterno formato da diciotto colonne in ordine ionico. All'interno presentava nove colonne di ordine corinzio, mentre aveva un diametro complessivo di 15 m. Il monumento fu completato dopo la morte di Filippo nel 336 a.c..
HERAION

4) HERAION

L’Heràion ( di Hera) di Olimpia è un tempio greco edificato verso il 600 a.c., uno dei più antichi templi dorici, uno dei primi col portico colonnato e pure con resti ancora decifrabili.
Venne innalzato nella parte nord del recinto dell’area sacra della città e fu dedicato ad Era, una delle Dee più importanti, secondo alcuni in origine era dedicato a Zeus o ad entrambi. Comunque Hera on alcuni miti antichi era madre di Zeus poi diventata moglie ed anzi Dea del matrimonio.

Gli atleti durante i giochi olimpici pregavano lei nel Tempio per ottenere la vittoria. Infatti aveva anche la funzione di conservare le corone d’alloro che avrebbero coronato i vincitori dell’Olimpiade.

Fu probabilmente distrutto da un terremoto nel IV secolo a.c. e ricostruito. Nel 1877 vi venne rinvenuto l’Hermes con Dioniso, capolavoro di Prassitele, oggi nel locale Museo archeologico. 

Il tempio, posto su un unico gradone, aveva 6 colonne doriche sul fronte e 16 sul fianco e misurava 18,76 m in facciata e 50,00 m per ciascun lato, alte ciascuna m 5,20 metri.

Pausania, che visitò il tempio nel 176 a.c., nella sua Periegesi della Grecia narra di una colonna in legno di quercia, superstite di quelle originarie sostituite da quelle di marmo, grazie alle donazioni al santuario, quindi con grande varietà di stili, diametri e materiali, tutt’oggi rilevabile. 

Il pavimento era in grossolano cocciopesto, mentre le tegole del tetto, di cui restano frammenti, erano in terracotta come le antefisse e l’acroterio policromo. Le colonne superstiti sono state rialzate durante la riscoperta e gli scavi archeologici tedeschi. Nei pressi del tempio è stata ritrovata una testa di Era, forse del colossale simulacro della Dea trovato nella cella accanto ad una statua di Zeus, insieme a un frammento di acroterio a disco probabilmente del frontone, ma nessuna delle sculture ricordate da autori, come il frontone con l’altorilievo di una sfinge.

Ai tempi di Pausania, il tempio era già usato come museo, contenente molte statue di aristocratiche donne di Elis, ma anche della famiglia imperiale di Roma. C'era ad esempio la statua di Poppea, la seconda moglie di Nerone.



5) IL PELOPION

Fu un antico santuario e pure oracolo di Zeus, posto sul lato occidentale del Peloponneso, nella parte meridionale dell'Elide, tra il tempio di Hera e il Tempio di Zeus. Grazie ai giochi olimpici cui partecipavano tutti i greci, il santuario assurse ad una grande importanza. La località era denominata dai greci "Altis"

PELOPIUM
Il Pelopion nasceva come monumento funerario della mitica figura di Pelope, l’eroe venerato dal popolo Eleate, che successivamente dette il suo nome a tutta la penisola. Sotto il Pelopion infatti si trova il recinto di un tumulo preistorico che è la struttura più antica all’interno dell’Altis e che risalirebbe al 2500 a.c.

Nel VI secolo a.c., il Pelopion era ridotto a 2 m di altezza. Nel V sec. a.c. fu circondato da un recinto irregolare con ingresso a sud-ovest. Alla fine del V sec. a.c. all’entrata si pose un portico dorico in pietra a due fornici. All’interno del recinto vi erano alberi, soprattutto pioppi, e alcune statue.

Secondo Pausania, una volta all’anno i magistrati vi sacrificavano un montone nero in onore di Pelope e a chi aveva mangiato le carni dell’animale sacrificato, non era permesso entrare nel tempio di Zeus perché considerato impuro. Fa pensare al "capro espiatorio", ovvero l'animale cui si addossavano le colpe della città.

IL NINFEO

6) NINFEO DI ANNIA REGILLA AD OLIMPIA

Detta pure Fontana di Erode Attico dell' anno 153. Fra i tesori del tempio di Hera c'era pure il ninfeo monumentale, il Nymphaion, commissionato da Erode Attico per risolvere il problema dell'approvvigionamento idrico di Altis.

La fontana era la mostra di un acquedotto romano di almeno 3 Km e contava tre vasche dove riversavano acqua un grande numero di cannelle. 

La prima vasca era semicircolare e al suo centro, sulla balaustra del lato diritto, mostrava n toro di marmo recante una scritta di Regilla, moglie di Erode Attico. 

Vi si annuncia che Annia Regilla aveva donato alla popolazione la fontana di Zeus nella sua veste di sacerdotessa. 

Resta da capire cosa avesse a che fare il sacerdozio di Annia con il culto di Zeus, strettamente riservato agli uomini.

ANNIA REGILLA
A meno che nel tempio di Zeus non vi fosse anche la statua di Hera, che spiegherebbe il sacerdozio femminile.

L'esedra semicircolare aveva una ventina di nicchie che accoglievano le statue di Erode Attico, dei membri della sua famiglia e dei suoi protettori imperiali.

Era dotata di una dozzina di cannelle che riversavano acqua nella vasca inferiore.

Questa era era rettangolare e con un maggior numero di cannelle. Ai suoi lati si ergevano due tempietti rotondi colonnati, ciascuno con una fontanina.

Avevano un numero ancora maggiore di cannelle, quelle a cui attingeva acqua la popolazione, riversavano l'acqua limpida un una vasca ancora inferiore, lunga e stretta come un ruscelletto dove potevano abbeverarsi anche gli animali.

Erode Attico dette grande risalto alla figura della moglie, cui consentì ampie dediche e lui stesso le dedicò da morta diversi bei monumenti.

Fu però accusato di averla assassinata e si sospetta che tanto affetto servisse per stornare i sospetti



7) METROON

METROON
Tempio della Madre degli Dei (Rea, poi Cibele) e di Eileithyia (protettrice dei parti). Dorico periptero esastilo con undici colonne sui lati lunghi.

Le colonne, di 4,63 metri di altezza e 0,85 metri di diametro alla base, erano di pietra calcarea coperta di intonaco bianco.

Il tempio era diviso in tre sezioni: pronao, cella e opistodomo (spazio postodietro la cella). Sia il pronao che l’opistodomo erano in antis (le pareti laterali della cella si prolungano in avanti fino alla linea delle colonne delimitando il pronao).

L'esistenza di un colonnato all’interno della cella è incerto. In epoca romana il tempio fu dedicato al culto degli imperatori, infatti tra le rovine sono state rinvenute le statue di Claudio e di Tito.

RICOSTRUZIONE DI ZANES

8) ZANES

Il termine Zanes è il plurale di Zeus, ed erano così chiamate le statuette di bronzo collocate su sedici basi di pietra che sono giunte fino ai giorni nostri.

I RESTI DI ZANES
Esse furono ideate come 'espiazione' per quegli atleti che avevano agito scorrettamente, Si giungeva a frustarli in pubblico e a condannarli al pagamento di forti multe, con cui venivano poi fornite le statue di Zeus. 

Vi si incidevano infatti iscrizioni con il nome dell'atleta e la regola infranta per cui il soggetto era stato punito. Tutto ciò veniva fatto affinchè Zeus, seccato delle violazioni, non se la prendesse con tutti i cittadini. Questo accadeva perchè i giochi erano sacri e pertanto violarne le regole era come violare un tempio o offendere una divinità.

La collocazione degli Zanes lungo l'unica via che conduceva allo stadio era un monito per tutti gli atleti, affinchè gareggiassero onestamente. Pertanto i vincitori venivano chiamati olimpionici, cioè usciti da Olimpia e con tutti gli onori.

CRYPT

9) CRYPT

In realtà era un criptoportico ad arco che introduceva allo stadio, seguiva la via degli Zanes, ma mentre questi erano all'aperto il portico era coperto. Forse prima l'ammonizione e poi la protezione del Dio degli Dei..



10) STADIO

Lo stadio di Olimpia, ad est del recinto sacro Altis, era il luogo dove si svolgevano gli antichi giochi olimpici e la Heraia, giochi delle donne in onore di Hera.

Prima del VI sec. a,c, questi giochi si svolgevano in una zona pianeggiante ad est del grande altare di Zeus.

STADIO
Le donne gareggiavano come gli uomini, andavano ad allenarsi nelle palestre a loro riservate dove si dedicavano all'atletica a corpo nudo, come gli uomini.

Si sono ritrovate stele funerarie che rendevano onore alle donne che si erano distinte nell'atletica, in una il marito elogiava la moglie che aveva vinto su tutti i corridori di bighe, e non una ma molte volte, per gare di diversi anni.

Un primo stadio (stadio I) era stato costruito nella metà del VI sec. a.c. livellando la zona a sud della collina Kronios all’interno dell’Altis. Alla fine del VI sec. a.c., un nuovo stadio (stadio II) fu creato ad est dell'altro.

Lo stadio fu ancora rielaborato, nel cosiddetto stadio III, nel V sec., con la costruzione del grande tempio di Zeus. Da allora i Giochi attirarono gran numero di turisti e atleti, fu spostato  di 82 m ad est e 7 m a nord, e venne circondato da argini per gli spettatori.

Dopo la costruzione della Echo-corridoio verso la metà del IV sec. a.c., lo stadio fu isolato dall’Altis, il che dimostra che i Giochi avevano perso il loro carattere religioso diventando un evento sportivo e sociale, sempre appassionante ma molto meno importante.
STOA' ECHO

11) STOA' ECHO

La stoà di Eco (Pausania la chiama anche stoa poikile) era al confine orientale dell’Altis. Prende il nome dall’eco che in essa risuonava per ben 7 volte. La stoà era lunga 98 m, profonda 12,5 e aveva 44 colonne doriche.

La Stoa fu costruita intorno al 350 a.c. e venne completata in età augustea. Dentro c’erano dipinti di grandi pittori di quell’epoca. Al centro del portico c’era il monumento di Tolomeo e Arsinoe. Davanti al portico delle statue di Zeus.

EDIFICIO TOLOMEO E ARSINOE


12) EDIFICIO DI TOLOMEO E ARSINOE


Sembra si tratti di un antico edificio derivato dagli antichissimi Dei di Samotracia, Dei dei Sacri Misteri penetrati anche ad Olimpia. Comunque non si capisce l'accostamento perchè Tolomeo II Filadelfo è stato un sovrano egizio, secondo re della dinastia tolemaica ellenistica dal 285 a.c..

Sposò in prime nozze Arsinoe I, figlia di Lisimaco, e nel 276 a.c. circa si unì alla sorella Arsinoe II, inaugurando la tradizione delle nozze tra fratello e sorella, tipica della Dinastia tolemaica.

13) HESTIA STOA'

HESTIA STOA'
Nel corso degli scavi a sud est dell'Altis vennero scoperti dagli archeologi i fossati di difesa menzionati da Senofonte nella descrizione della battaglia dell'Altis (Hell., VII, 4, 28-32). Su questo è stato possibile individuare il santuario di Hestia. 

Trattasi del padiglione a sud del Portico di Echo, fino ad ora denominato «edificio sud-orientale». Non si sa se l'edificio posto dietro il padiglione sia da identificarsi con il Pritaneo di età classica.



14) EDIFICI ELLENISTICI

EDIFICI  ELLENISTICI
Nel corso del VI secolo, oltre alla costruzione dello stadio, assistiamo al nascere di una serie impressionante di edifici sacri, i “thesauròi” dedicati dalle diverse “poleis” del mondo greco.

Sorgono così le magnifiche copie dei più splendidi templi del mondo antico ellenistico.

Questi sorgevano su una terrazza e, tra gli altri, spiccavano quelli delle ricche colonie del mondo greco d’Occidente (Gela, Metaponto, Sibari, Selinunte, Megera Iblea, Siracusa).



15) TEMPIO DI ZEUS

Il tempio di Zeus ad Olimpia, nell’Elide, venne costruito in stile dorico tra il 470 e il 456 a.c.. dall’architetto Libone, della vicina città di Elide, che per la costruzione scelse un calcare di conchiglie fossili.

TEMPIO DI ZEUS
Il santuario di Zeus ad Olimpia era il più famoso santuario del mondo antico, alla confluenza dei fiumi Cadeo e Alfeo. 

Il tempio, con 64,2 m di lunghezza, 24,6 m di larghezza e 20 m di altezza, fu eretto secondo Pausania con il ricavato del bottino ottenuto dalla vittoria su Pisa, in Elide all'incirca nel 470 a.c..

Il tempio, periptero esastilo, con 13 colonne sui lati lunghi, presenta un rialzato a gradoni di 3 m dal piano di cui l’ultimo gradino, il più alto, misura 0,56 m. Presenta inoltre una rampa di accesso sulla fronte. L’interno ha due colonne in antis sul pronao e sul colonnato e il vano della cella è tripartito da due file di colonne doriche. 

Le correzioni ottiche sono presenti nelle colonne dei lati lunghi e sulle colonne d’angolo, inclinate di circa 60  mm,  

Fu costruito con calcare di conchiglie fossili locale, ricoperto e lisciato con stucco colorato. La copertura del tetto e la decorazione scultorea, giunta in gran parte fino a noi, erano invece in marmo.

All’interno una scala immetteva ad una galleria rialzata dalla quale era possibile ammirare la statua crisoelefantina di Zeus, opera di Fidia posta nella cella, tra i due colonnati, posteriore alla costruzione dell’edificio.

Dello splendido complesso scultoreo restano quasi tutte le statue frontonalim cioè 42, le metope dei due vestiboli, 12 su ciascun fregio, e dei doccioni a testa di leone, alcuni originali e altri sostituzioni scolpite in epoca successiva.

Le 12 metope che si trovano nel museo archeologico di Olimpia,narrano le fatiche di Eracle.

La scena sul frontone orientale raffigura i preparativi per la gara di corsa su carri tra Pelope e Enomao (re di Pisa), le cui statue affiancano quella centrale di Zeus. 

Il tema è legato alle origini mitiche del santuario e il momento raffigurato è quello del giuramento prima della gara: i due protagonisti. 

MODELLO DEL SANTUARIO DI OLIMPIA IN EPOCA ROMANA
Enomao con la sposa al fianco e Pelope con al fianco Ippodamia, la figlia di Enomao, sono figure isolate, intente e raccolte in una "quieta tensione" che ferma il tempo e scandisce la massima importanza dell'evento.

Sul frontone occidentale, restaurato già in epoca antica, Lapiti e Centauri (a destra) combattono alle nozze di Piritoo, presiedute dalla figura centrale di Apollo.

Ai suoi lati, Piritoo e Teseo guidano due gruppi di lapiti; verso gli estremi del frontone anziane donne sdraiate si nascondono per sottrarsi alla lotta.

Molto vivace animato e turbolento è invece il frontone orientale che riporta la scultura della Centauromachia, tema comune nella Grecia del V sec. a.c., favorisce l’animazione e il ritmo turbinoso del racconto, ma non si discosta dalla corsa dei carri nell’intento etico e celebrativo.

Questa alternanza tra stasi e azione, ritmo e pensiero sembra essere cifra distintiva dell’intero complesso, presente sia nelle metope, sia nei frontoni.



LEONIDAION

Leonida, architetto greco attivo nella seconda metà del IV sec. Realizzò nel santuario di Zeus a Olimpia il Leonidaion, edificio di forma quadrangolare con un cortile all'interno e un ingresso imponente circondato esternamente da un portico colonnato, che serviva ad ospitare i pellegrini di rango.



16) ALTARE DI ZEUS

Gli archeologi hanno scoperto che il culto di Zeus ad Olimpia aveva origini molto piú antiche dello stesso santuario di Zeus. Le prime costruzioni erano state in legno e in mattoni di fango cotti al sole sostituite poi da piú imponenti opere in pietra.

Anche il grande altare che sorgeva aldifuori del tempio era di fango cotto al sole dove avvenivano i sacrifici rituali a Zeus e agli Dei di olimpia,

GLI ACHEI


17) GLI EXVOTO DEGLI ACHAEANS

Numerosi sono i bronzetti del periodo geometrico offerti alle divinità come ex-voto, in particolare dal Santuario di Olimpia. Rappresentano soprattutto animali, in particolare cavalli, ma anche tori, arieti, uccelli e figurine umane. Lo stile presenta le stesse forme geometriche e proporzioni appartenenti alla ceramica coeva.

EXVOTO ACHEO
Le forme sono invece più grafiche che plastiche: arti lunghissimi e busti molto sottili con proporzioni molto allungate. Alla fine dell'VIII secolo il busto comincia ad avere una maggiore consistenza corporea ed inizia la graduale conquista dei valori plastici e dei volumiche avrà pieno sviluppo con il periodo arcaico.

Tra le offerte votive ritrovate nei santuari si evidenziano i tripodi monumentali. Sono formati da una struttura a tre gambe, due manici e un grande bacile rotondo per contenere le braci. 

I tripodi ritrovati nei santuari più importanti sono in bronzo o in rame, con grande bacile liscio, anse e struttura finemente decorati. I più grandi e raffinati provengono da Olimpia.

Nelle versioni in bronzo esistono tipi diversi di lebeti tripodati o forniti di basi, differenziati per stile e tecniche di lavorazione. 

Il santuario di Olimpia è uno dei siti che offre la documentazione più ricca: vi sono stati ritrovati oltre duecento tripodi con esemplari molto grandi, alti oltre un metro e mezzo. 

Si tratta di oggetti realizzati soprattutto in bronzo, ma anche in rame, che presentano lavorazioni di eccezionale qualità. Nell'Altis sono stati inoltre ritrovati centinaia di lebeti e tripodi in miniatura, preziosi "modellini" a testimonianza di esemplari perduti.

E' il caso del grande Tripode di Olimpia, alto oltre in metro e mezzo, che per le forme essenziali, proporzionate ed eleganti sembra un oggetto di design. Si tratta di una copia eseguita dagli studiosi dell'Istituto Archeologioco Germanico negli anni 1971-72 riferita all'originale del IX sec. a.c.
Il bacile rotondo è sostenuto da una struttura composta da tre gambe di forma squadrata e si completa con due grandi anse ad anello, sormontate da due cavallini.

Le superfici delle gambe e delle anse sono interamente lavorate a sbalzo e incisione, con motivi a spirale e zig-zag, in contrasto con la superficie liscia e lucida del bacile.



18) GLI EXVOTO DEI MIKITHOS

Dopo la morte di Anaxilaos intorno all'anno 476 a.c.. Mikythos, figlio di Choiros, da nove anni era governatore di Reggio in rappresentanza dei figli minori di Anaxilaos.
EXVOTO  MIKITHOS

Avendo subito i tarantini enormi perdite nelle loro lotte contro le tribù degli Japigi, consegnò i suoi poteri al suo governatorato, probabilmente su insistenza di Gerone di Siracusa, ai figli di Anaxilaos e andò a Tegea in Arcadia. 

Per salvare il figlio gravemente malato, a causa di un voto donò numerosi ex-voto in Olympia, dove Igea era particolarmente venerata come Dea della salute.

Questo tripode di bronzo è tra gli ex voto rinvenuti negli scavi di Olimpia, dedicato appunto alla Dea Igea.



19) NIKE DI PAIONOS

Questa è la ricostruzione della Nike di Paionos e quella che segue è l'originale.

RICOSTRUZIONE
Nel 1875, dagli scavi di Olimpia emerse una Nike che discende in volo dall'alto.

L'iscrizione narra che i Messeni ed i Naupatti dedicarono a Zeus Olỳmpos la decima del bottino tolto ai nemici, che 

Paionos è l'autore della statua e che "egli riportò la vittoria per l'esecuzione degli acroterî del tempio".

Infatti Pausania nel descrivere gli acroterî del tempio di Zeus cita dei tripodi ai lati e una Nike al centro, tutti dorati.


La ricostruzione della statua ad opera dello scultore R. Grüttner è considerata da tutti piuttosto esatta, ed ha permesso di capire la posa della Nike.

La Dea va guardata dal basso, come faceva l'osservatore antico.

Dalla ricostruzione risulta che la Dea reggeva con ambo le mani un manto rigonfio e che le grandi ali erano attaccate in alto sulle spalle.

I RESTI
Nonostante la devastazione operata sulla testa i contorni del mento indicano che la testa era china e girata verso destra.

Questa concezione del motivo del volo è preparata dalla figura della Nike che si libra in volo dalla mano della statua di Zeus di Fidia ad Olimpia.

Sembra che questa figura volante sia la prima che si muova direttamente verso lo spettatore. Ma la Nike di Paionos è rappresentata mentre vola a quanto si deduce dal manto gonfio d'aria.

A questo tipo di rappresentazione fanno da modello alcune figure in corsa del frontone del Partenone.
Un'invenzione propria di Paianos sembra essere il contrasto fra le vesti che in parte aderiscono al corpo, in parte fluttuano liberamente.

Le prime sottili come un velo, le seconde con profondi solchi pieni d'ombra. Il rapporto con i modelli e le opere affini porta a datare la statua della Nike attorno al 420 a.c.



20) GYMNASION

Il ginnasio, risalente al II sec. a.c., era contiguo alla palestra, insieme ad altri edifici nell’Altis, e portava al bosco sacro a Zeus nei pressi di Olimpia.

GYMNASION
Il suo edificio era rettangolare chiuso con ampio cortile al centro e portici sui quattro lati.

Era per eccellenza il centro di cultura fisica ed intellettuale, un edificio pubblico destinato ai giochi ed agli esercizi sportivi per la formazione dei ragazzi e degli efebi, che vi si esercitavano completamente nudi (“ginnasio” dal greco gymnòs, “nudo”).

Come narra Vitruvio nel “De architectura”, il ginnasio era un impianto tipicamente greco, con una sala sostenuta da colonne, e un cortile al centro destinato all’allenamento degli atleti.

Qui si svolgevano la corsa, con  piste sia coperte che scoperte, con aree destinate alla lotta, al pugilato, al gioco con la palla ed al pancrazio. Vi si trovavano pure i bagni e gli spogliatoi, nonchè ambienti di intrattenimento, come le sale e le esedre, destinate anche al pubblico.

PALESTRA


21) PALESTRA

La palestra, ovvero il “luogo per fare la lotta”, serviva appunto all’addestramento degli atleti ed agli eventi più violenti, fra i quali la lotta e il pugilato.

L’edificio era dotato di cortile a peristilio e su uno o su più lati c’erano degli spazi chiusi che servivano come vestiboli, oltre ad aule fornite di panche per il riposo. Inoltre c’erano bagni e negozi che vendevano oli e sabbia, per l’igiene e la cura del corpo di un atleta.

La palestra ad Olimpia sorgeva ad ovest dell’Altis in un’area che da subito venne destinata agli atleti del pugilato, della lotta e del salto. 

Era uno spazio a pianta quadrata, con un cortile a peristilio, lungo i cui lati si aprivano locali coperti con funzioni di: spogliatoi, bagni, stanze fornite di banchi, dove gli allenatori impartivano le istruzioni, e soprattutto il Konistérion, luogo in cui gli atleti si cospargevano il corpo di sabbia o di cenere, l’Elaiothésion, dove invece si ungevano di olio, e infine un’esedra dove i filosofi dissertavano con i loro discepoli. 

Dopo intensi esercizi fisici nella palestra, i giovani facevano un lavaggio rituale purificatorio con acqua calda, e, raggiunta una piena distensione dopo la fatica fisica, passavano nell’esedra per l’educazione dello spirito.



22) THEOCOLEON

THEOCOLEON
Era un edificio con le camere che si affacciavano su una corte con giardino. era posto a est del Santuario di Zeus (Altis), a sud della Palaestra, e ad est dell' Heroon. 

Risale all'incirca al 360 a.c., con una corte quadrata di 6,7 m, mentre le camere, nel numero di 8, erano di circa 5 m di profondità, tutte intorno alla corte.

Nel 300 a.c. vennero aggiunte altre camere nella parte est, intorno a un peristilio con giardino. I romani la ampliarono e decorarono ulteriormente. 
Si pensa fosse adibito a convento per i sacerdoti.



23) HEROON

L'Heroon, o santuario dell'eroe, è la tomba più antica che si ricorda ad Olimpia è la tomba di Pelope, un tumulo ricoperto di alberi, e si dice che venne fa lì l'usanza di innalzarne nei principali campi di battaglia in ricordo dei caduti. 

Ma anche quando il tumulo venne sostituito col tempio , questo molto spesso era circolare, a tholos, e in esso s'apriva la fossa in cui venivano gettate le offerte.
Diversi esempi di heroon sono conservati a Olimpia, dei quali il più antico risale al sec. VI a.c., formato di due camere rettangolari, precedute da un vestibolo: delle camere, una conteneva l'altare mentre l'altra racchiudeva un ambiente circolare con la fossa.

La sala circolare conteneva un altare di terra e pietre rivestita in stucco. La stanza circolare aveva uno spessore di mezzo metro. Il muro quadrato che circondava la tholos avrebbe sostenuto un tetto piramidale.



31) BOLEUTERION

L'edificio per il senato di Olimpia, organizzatore dei giochi olimpici, ovvero il Boleuterion, venne edificato nel VI sec. a.c., come un ambiente rettangolare allungato, diviso in due navate da una fila di sette colonne, i cui sedili di legno si disponevano lungo le pareti, e da un secondo ambiente ad abside ad una estremità, diviso in due da un muro. 

Nel V sec. vi fu aggiunto un secondo edificio identico al primo e nel cortile tra i due venne eretta una statua di Zeus Horkeios, presso cui giuravano gli atleti e i giudici di gara. Nel IV sec. ai due edifici con l'area scoperta venne eretta un'unica facciata con un portico di 27 colonne ioniche.



32) STOA' DEL SUD

O portico meridionale, si trova a sud, davanti al Bouleuterion. La lunghezza del portico raggiungeva 79,35 m. con una profondità di 12,85 m. Un atrio, sporgente dalla facciata sud, movimentava le lunghe facciate colonnate.
L’edificio serviva ad accogliere processioni, ambasciate e personaggi eminenti, dato che la strada sacra dell’Elide terminava proprio davanti a questo edificio.
Il portico aveva all'esterno la forma di un peristilio dorico, mentre all’interno si innalzavano 17 colonne corinzie. La datazione dell’edificio viene fissata alla metà del IV secolo.
Nel III sec. il portico costituì il bastione meridionale della fortificazione eretta contro gli Eruli.

RICOSTRUZIONE DELL'ALTIS

33) VILLA DI NERONE

Al tempo di Nerone venne costruito un nuovo peribolo, furono rese monumentali le porte del Santuario, costruite le Terme. Lo stesso Nerone si fece costruì una villa.

Con gli editti di Teodosio I nel 393 d.c. e di Teodosio II nel 426, furono distrutti tutti i monumenti dell’Altis.


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