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AEDES OPIS ET SATURNIS

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VICUS IUGARIUS
"Aedes Opis, et Saturni" nel Vico Giugario o Jiugario; ovvero, Aedes Saturni nel Foro Romano, la quale servì ancora al Publico Erario. Il Vico Jugario corrisponde, insieme alla via della Consolazione, all'antico "vicus Jugarius" dove c'era un altare di "Iuno Iuga", ossia "Giunone" che univa in matrimonio ("iungere") oppure dalle botteghe di costruttori di gioghi ("iuga") per i buoi in relazione al vicino Foro Boario.

« Si dice che Opi sia moglie di Saturno
Tramite lei si esplica la terra,
poiché la terra distribuisce tutti i beni al genere umano. »

(Sesto Pompeo Festo, 203:19)


Ad Opi furono dedicati due santuari, uno sul Campidoglio e l'altro nel Foro, e in suo onore si celebravano le feste degli Opiconsivia il 25 agosto e degli Opalia il 19 dicembre.
Alla sua protezione era affidato il grano mietuto e riposto nei granai. È raffigurata con una cornucopia, con del grano o con uno scettro.

Il tempio di Saturno nel Foro Romano venne consacrato sotto il consolato di Aulo Sempronio Atratino e Marco Minucio Augurino nel 497 a.c.,ed è il più antico luogo sacro di Roma dopo il Tempio di Vesta e quello di Giove. 

I due templi, di Opi e di Saturno sul Campidoglio, erano piuttosto vicini e condividevano l'aedes, detta appunto "Aedes Opis et Saturnis", con un'ara sacra su cui si svolgevano sacrifici annuali e misteriosi.



CATENE O BENDE

Secondo il mito romano, quando Saturno fu spodestato dal figlio Giove, fu esiliato in Ausonia, cioè nel suolo italico e, accolto dal Dio Giano, avrebbe fondato le mitiche città saturnie. Insegnò l'agricoltura alle genti del luogo portando pace e giustizia. Per i suoi molti meriti avrebbe ricevuto una parte del regno di Giano, cui conferì anche il dono della preveggenza.

Saturno resterà l'unico a regnare dopo la morte e la divinizzazione di Giano, ed ebbe la sua dimora in Campidoglio e c'era un tempio in cui la sua statua era avvolta in catene perché i Romani non volevano che lasciasse mai Roma, oppure perché si ricordava così il periodo in cui Zeus lo aveva imprigionato.

Sede del tesoro di stato, il tempio conteneva una statua di Saturno che le fonti antiche riferiscono fosse velata e con in mano una falce, inoltre era cava e interamente riempita di olio. Se era cava è ovvio fosse in argilla, quindi probabilmente etrusca. Aveva inoltre le gambe legate con bende di lana, sciolte solo in occasione dei Saturnali. Saturno era detto Saturnus pater in Lucilio (framm. 21 Marx) e in talune iscrizioni; nel carme dei Sali è scritto: "qui deus in Saliaribus Saturnus nominatur", (Fest., p. 432)

Durante i Saturnalia, le festività che si tenevano dal 17 al 23 dicembre, le bende venivano tolte, si teneva un banchetto pubblico, il gioco d'azzardo era ammesso;  l'ordine sociale basato su padroni e schiavi veniva sovvertito e i padroni  servivano i loro schiavi a tavola, e la festa terminava al grido di "Ego Saturnalia" (Io Saturnalia).

Durante i sette giorni dei festeggiamenti più famosi di Roma, si compiva un rito su un antichissimo altare, posto sempre nell'Aedes Opis et Saturnis, da collegare, secondo la tradizione, alla mitica fondazione della città sul Campidoglio da parte di Saturno. 

Il culto prettamente urbano di Saturno si unì a quello di Crono, si che per sfuggire al figlio Giove si rifugiò nel Lazio risalendo il Tevere fino al Gianicolo. Qui avrebbe incontrato Giano, da cui fu bene accolto, per stabilirsi sulla sinistra del fiume, alle radici del Campidoglio (Saturnia) dove poi sorse il suo tempio. Qui il Dio insegnò agli uomini l'agricoltura togliendoli alla pastorizia vagante (Varr., De re rust., III, 1, 1,5)

Qui si legò alla Dea Opi con cui condivise un aedes sacro: l'AEDES OPIS ET SATURNIS

SATURNALIA

LE BENDE

Le bende poste sulle gambe è il divieto di andare liberamente, il cammino ostacolato. Tolte le bende ci si poteva scatenare sovvertendo ogni regola, un po' come se si libera la mente e si lascia posto all'istinto. Dunque i Saturnalia servivano a scatenarsi, cioè togliersi le catene. Non a caso si riferisce che La sua statua avesse anche delle catene.



IL VELO

Si narra che la statua di Saturno oltre ad avere le bende sulle gambe fosse totalmente coperta da un velo. Era l'indicazione misterica da scoprire, come a dire che occorreva interpretare la statua del Dio, non tutto di quel Dio era stato svelato, e solo gli arditi potevano sollevare quel velo.



L'OLIO

L'olio era ovviamente quello delle lampade, da cui si attingeva durante le feste per proseguire in notturno, quando il sole non forniva più luce. Le feste notturne terminavano quando fosse terminato l'olio per le lampade, almeno in epoca più arcaica, perchè in seguito le feste furono stabilite nella data e nella durata.



EGO SATURNALIA

Come dire: "IO SONO I SATURNALI". cioè lo scatenamento degli istinti, i Saturnalia, sono parte di me, è il Saturno liberato da bende e catene. E' evidente che anticamente i Saturnalia avessero un culto misterico che gli iniziati dovevano interpretare. Per gli altri uomini era invece soltanto una festa.

ARA SATURNI

IL FALCETTO

Saturno era dotato di un falcetto che mieteva grano... e vite umane. Era il Dio della Morte, ma questo era il significato del lato misterico-iniziatico, ignorato dai più. Togliere le bende, cioè la mente, faceva scoprire la bellezza dell'istinto e la temutissima morte. 

L'accettazione della morte da parte di un romano era basilare, perchè egli era anzitutto un combattente. Chi non temeva la morte non era solo un buon legionario ma era un eroe, e come tale salutato e rispettato da tutti.



POI C'ERA OPI

Opi era la natura, provvida di frutti che sostentava tutte le creature, che le faceva nascere, crescere e morire. Lei era eterna perchè si riciclava continuamente, nella vita e nella morte. Questi erano i significati reconditi dei Sacri Misteri di Saturno e di Opi, dell'uomo e della natura. Dell'uomo che nasce, cresce e muore in essa, e che in essa rinasce, nell'eterno ciclo della vita,
Questa era la misterica sacralità dell'"Aedes Opis, et Saturni", per chi era in grado di intenderla.



ARA DI SATURNO

Situata a fianco del pilone meridionale dell'Arco di Settimio Severo, si può notare a fianco dell'Umbilicus Urbis una tettoia moderna che copre un'area per il culto intagliata in parte nella roccia viva e completata con blocchi di tufo romano. Questo luogo è stato identificato con l'Ara di Saturno, databile intorno al VI secolo a.c., costruzione che ha anticipato lo stesso tempio dedicato alla divinità.



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