GIORDANIA ROMANA |
Agli inizi del sec. I d.c. il territorio dell'Asia Minore occidentale, dalla Licia fino alla Pisidia, formava la provincia romana dell'Asia. A Sud essa era delimitata dal fiume Indo, che la separava dalla Licia; a Nord aveva per confine la Propontide e una linea da Cizico a Dorilea, sopra cui stava la provincia della Bitinia.
Il confine orientale invece, divideva la provincia dell'Asia dalla Galazia e dalla Licaonia, un territorio unificato dal lato amministrativo, e discretamente ellenizzato.
Nella parte più meridionale, compresa fra l'Indo (Dalaman) e il Grande Meandro (Menderes) si estendeva la CARIA.
L'Asia (anche Asia Proconsolare o Asiana) divenne una provincia romana istituita nel 132 a.c. mediante un senatoconsulto (deliberazione del senato), con il quale venivano annessi i territori del regno di Pergamo. Il territorio divenne "ager publicus populi romani".
LE ZONE
- La provincia comprese i territori del regno di Pergamo, cui si aggiunse la parte della Caria che era rimasta sotto il dominio di Rodi fino al 168 a.c. .
- La Licaonia venne assegnata alla Cappadocia.
- La Frigia venne assegnata al Ponto fino alla morte di Mitridate III (121-116 a.c.).
- La Licia, una confederazione di città rimase indipendente lafino al 44 a.c.- La Frigia venne assegnata al Ponto fino alla morte di Mitridate III (121-116 a.c.).
- Il Chersoneso Tracico venne annesso probabilmente alla provincia di Macedonia.
- Le isole che avevano fatto parte del regno di Pergamo furono annesse alla nuova provincia, mentre le altre rimasero libere.
- Il territorio della Troade venne ceduto dai re di Pergamo alla repubblica romana. Sotto l'impero, il territorio della Troade divenne parte della provincia d'Asia. Con l'impero bizantino la Troade venne inclusa nelle Isole Egee, finchè fece parte dell'impero ottomano.
- Pario, fondata da coloni greci, fece parte della Lega delio-attica. Dopo la morte di Alessandro Magno (323 a.c.) passò a Lisimaco e poi sotto la dinastia degli Attalidi. Dopo che Attalo III, l'ultimo re di Pergamo, nel 133 a.c. lasciò in eredità il suo regno a Roma, nel 129 a.c. la regione entrò a far parte della provincia romana dell'Asia. Allorché questa provincia fu smembrata, nel IV secolo, Pario entrò a far parte della provincia dell'Ellesponto.
- Tralles fece parte della regione della Caria e poi della Lidia, per passare poi all'impero di Alessandro Magno, presa nel 301 a.c. da Lisimaco; in seguito appartenne ai Seleucidi (che nel 281 a.c. la ribattezzarono Seleucia) e agli Attalidi, fino alla conquista da parte di Roma. Sotto Augusto (27 a.c.) fu distrutta da un terremoto, ma immediatamente ricostruita come Cesarea.
- Non vennero annesse né la Panfilia né la Pisidia.
L'EREDITA' ROMANA
FAUSTINA MAGGIORE ASIA MINORE |
La situazione cambiò secondo le alleanze delle città durante le guerre mitridatiche e le guerre civili (tra Mario e Silla, tra Cesare e Pompeo e tra Ottaviano e Marco Antonio).
Le città libere conservarono il diritto di coniare monete in argento, mentre quelle tributarie solo monete in bronzo.
Sotto Augusto alcune città ottennero la condizione di colonia romana (Alessandria Troade con il nome di Colonia Augusta, Pario, con il nome di Colonia Iulia Pariana, e Tralles, con il nome di Caesarea Tralles).
L'ASSETTO ROMANO
La provincia fu governata da un propretore e solo in tempo di guerra vi veniva inviato un console o un proconsole.
Con la riforma augustea del 27 a.c. fu classificata tra le province senatorie con un proconsole. Il governatore era assistito da un questore propretore e da tre legati.
La capitale passò da Pergamo a Efeso. Venne divisa in distretti giudiziari (conventus), secondo la lista di Plinio:
Laodicea al Lico,
Synnada,
Apamea di Frigia,
Alabanda,
Sardi,
Smirne,
Pergamo.
ETA' REPUBLICANA
L'ultimo dei re Attalidi, Attalo III, alla sua morte nel 133 a.c., lasciò in eredità il suo regno a Roma. Nel testamento Attalo lasciava alla città di Pergamo ed a altre città, la libertà ed i territori circostanti, oltre all'esenzione dei tributi, mentre a Roma lasciava i suoi tesori e le sue proprietà, ma soprattutto gran parte dei territori.
Il testamento era condizionato dall'assenso della Repubblica romana, assenso che però tardava ad arrivare. Al testamento di Attalo III però si ribellò Aristonico con l'appoggio della plebe contro i proprietari fondiari, trovando alleanze nella Mysia e Caria.
In risposta Roma nel 131 a.c., inviò Publio Licinio Crasso, che fu sconfitto ed ucciso. Inviarono allora il console romano, Marco Ebuzio Perperna, il quale fece prigioniero Aristonico, per impadronirsi poi di Pergamo e del suo tesoro.
Successivamente il senato romano fu costretto ad inviare il console Manio Aquilio per sedare una rivolta nell'ex-regno di Attalo III, e in questo caso dovette trasformare i suoi territori in I Provincia Romana dell'area asiatica (nel 132 ac.).
Antioco III il Grande era stato costretto a cedere l'Asia quando venne sconfitto nella battaglia di Magnesia, nel 190 a.c. Nel trattato di Apamea (188 a.c.) il limite del regno seleucide giungeva al fiume Tauro, mentre il resto dell'Asia Minore andava al regno di Pergamo, alleato dei Romani.
GUERRA DI MITRIDATE |
LA RIORGANIZZAZIONE
- lasciò parte dei territori dell'antico regno: Mysia, Lydia, Frigia e parte della Caria;
- i territori del Chersoneso Tracico e dell'isola di Egina furono aggregati alla provincia di Macedonia;
- la Lycaonia e la Cilicia Trachea furono lasciate al regno di Cappadocia;
- la Frigia maggiore a Mitridate III del Ponto,
- Roma annetteva tutti i territori occidentali, collegandoli attraverso la costruzione di rete stradale che si irraggiava da Efeso veso Pergamo, Sardi, ecc..
I territori orientali, montuosi e difficili da controllare, furono concessi al regno del Ponto ed a quello di Cappadocia.
Nel 123 a.c. con la riforma di Gaio Gracco al tributo fisso, ereditato dal regno attalide, venne sostituita la decima, e l'esazione venne data in appalto, in genere per un quinquennio, a società di pubblicani della classe dei cavalieri. La riforma diede luogo ad abusi, a cui fecero seguito numerose controversie.
Nell'89 a.c. Mitridate VI, re del Ponto, venuto a conflitto con Nicomede IV di Bitinia, invase la provincia e la conquistò, massacrando i residenti italici nell'88 a.c.
Mitridate, sconfitto da Silla a Cheronea e a Orcomeno, fu costretto alla pace di Dardano dell'85 a.c. e le città ribelli furono costrette al pagamento delle imposte arretrate e di una pesante indennità. Le condizioni finanziarie dalla provincia rimasero precarie per tutto il periodo repubblicano, e furono ancora aggravate dalle esazioni a cui vennero sottoposte durante la II e la III guerra mitridatica e durante le guerre civili.
RUDERI DEL TEATRO ORCOMENO |
- il territorio della provincia dell'Asia fu aggiunto a quello della Licia e Panfilia per formare la diocesi d'Asia, a sua volta aggiunta alla Prefettura del pretorio d'Oriente, poi suddivisa in province più piccole: Asia (da cui fu scorporato l'Ellesponto, fino a comprendere solo la costa turca dell'Egeo):
- Lidia,
- Caria,
- Frigia, suddivisa in Frigia Pacaziana e Frigia Salutare,
- Isole.
COSTANTINOPOLI
MURA DI COSTANTINOPOLI |
I centri più importanti divennero allora:
- Laodicea al Lico,
- Synnada,
- Apamea di Frigia,
- Alabanda,
- Sardi,
- Smirne e
- Pergamo,
- Efeso.
LA RELIGIONE
Il culto dinastico riservato al monarca si trasferì al culto di Roma e del Senato, alle dediche delle città asiatiche a Roma e a Giove Capitolino, al culto della Dea Roma e al culto dell'imperatore romano spesso connesso a importanti santuari, come il koinon d'Asia, una lega delle città della provincia, che divenne un'assemblea provinciale con lo scopo del culto di Roma e di Augusto.
LISTA DEI GOVERNATORI ROMANI
REPUBBLICANI (133 — 27 a.c.)
- Publio Licinio Crasso Dive Muciano (131—130 a.c.)
- Marco Perperna (130—129 ac.)
- Manlius Aquillius (129—126 ac.)
- Quintus Mucius Scaevola (120 a.c.) (Propraetor)
- Gnaeus Papirius Carbo (116 a.c.) (Propraetor)
- Marcus Antonius (112 a.c.) (Quaestor propraetore)
- Gaius Billienus (c.106 a.c.)
- Gaius Cluvius (104 a.c.)
- Lucius Calpurnius Piso Caesoninus (c.100 a.c.)
- Quintus Mucius Scaevola (97 a.c.)
- Lucius Gellius Poplicola (c. 93 a.c.)
- Lucius Valerius Flaccus (c.92 a.c.)
- Gaius Julius Caesar (c. 91 a.c.)
- Lucius Lucilius (90 a.c.)
- Gaius Cassius (89—88 a.c.)
- Lucius Cornelius Sulla (88—84 a.c.)
- Lucius Licinius Murena (84—83 a.c.) (Propraetor)
- Lucius Cornelius Lentulus (82—81 a.c.)
- Marcus Minucius Thermus (81—80 a.c.)
- Publius Claudius Nero (80 a.c.)
- Terentius Varro (77—76 a.c.)
- Marcus Junius Silanus (76—75 a.c.)
- Marcus Juncus (75 a.c.)
- Lucius Licinius Lucullus (73—69 a.c.)
- Publius Cornelius Dolabella (68—67 a.c.)
- Lucius Manlius Torquatus (67—66 a.c.)
- Titus Aufidius (66—65 a.c.)
- Publius Varinius (65—64 a.c.) (Propraetor)
- Publius Orbius (64—63 a.c.) (Propraetor)
- Publius Servilius Globulus (63—62 a.c.) (Propraetor)
- Lucius Valerius Flaccus (62—61 a.c.) (Propraetor)
- Quintus Tullius Cicero (61—58 a.c.)
- Lucius (? Titus) Ampius Balbus (58—57 a.c.)
- Gaius Fabius Hadrianus (57—56 a.c.)
- Gaius Septimius (56—55 a.c.)
- Gaius Claudius Pulcher (55—53 a.c.)
- Quintus Minucius Thermus (53—50 a.c.) (Propraetor)
- Lucius Antonius (50—49 a.c.) (Proquaestor propraetore)
- Gaius Fannius (49—48 a.c.)
- Gnaeus Domitius Calvinus (47—46 a.c.)
- Publius Servilius Isauricus (46—44 a.c.)
- Gaius Trebonius (44—43 a.c.)
- Marcus Turius (42—40 a.c.)
- Lucius Munatius Plancus (40—38 a.c.)
- Marcus Cocceius Nerva (38 a.c.)
- Gaius Furnius (36—35 a.c.)
- Marcus Titius (35—34 a.c.)
- Asinius Marrucinus (34—33 a.c.)
- Marcus Herennius Picens (33 a.c.)
- Vedius Pollio (? 31—30 a.c.)
- Gaius Memmius (after 30 a.c.)
SOTTO AUGUSTO
- Lucius Vinicius (27—25 a.c.)
- Potitus Valerius Messalla (25—23 a.c.)
- Sextus Appuleius (23—21 a.c.)
- Gaius Norbanus Flaccus (18—17 a.c.) or (17—16 a.c.)
- Quintus Aemilius Lepidus (15 a.c.)
- Gaius Sentius Saturninus (14—13 a.c.)
- Marcus Vicinius (12—10 a.c.)
- Paullus Fabius Maximus (10—8 a.c.)
- Iullus Antonius (7—6 a.c.)
- Gaius Asinius Gallus Saloninus (6—5 a.c.)
- Publius Cornelius Scipio (tra 15 e 4 a.c.)
- Gnaeus Cornelius Lentulus Augur (2—1 a.c.)
- Lucius Calpurnius Piso (c. 1)
- Publius Sulpicius Quirinius (c. 2)
- Publius Vinicius (c. 2)
- Gaius Marcius Censorinus (2—3)
- Marcus Plautius Silvanus (4—5)
- Publius Marcellinus (tra 5 e 12)
- Gaius Asinius Pollio (tra 5 e 12)
- Lucius Calpurnius Piso Caesoninus (tra 5 e 12)
- Gaius Antistius Vetus (c. 6)
- Lucius Volusius Saturninus (9—10)
- Lucius Valerius Messalla Volesus (11— 12)
- Gaius Vibius Postumus (12—15)
SOTTO TIBERIO
Gaius Junius Silanus (20—21)
Manius Aemilius Lepidus (21—22)
Gaius Fonteius Capito (22—23)
Gaius Norbanus Flaccus (24)
Marcus Aemilius Lepidus (c. 26/28)
Sextus Pompeius (c. 27/30)
Publius Petronius (c. 29/35)
Lucius Munatius Plancus (34—35)
Cotta Maximus Messalinus (35—36)
Gaius Vibius Rufinus (36—37)
SOTTO CALIGOLA
- Gaius Asinius Pollio (c. 38/39)
- Marcus Vinicius (c. 38/39)
- Publius Vinicius (c. 38/39)
- Gaius Cassius Longinus (40—41)
- Paullus Fabius Persicus (43—44)
- Publius Memmius Regulus (48—49)
- Gaius Pompeius Longus Gallus (49—50)
- Aulus Didius Gallus (c. 50/52)
- Gnaeus Domitius Corbulo (52—53)
- Publius Suillius Rufus (53—54)
- Marcus Junius Silanus Torquatus (54)
SOTTO NERONE
- Lucius Vipstanus Poplicola (58—59)
- Gaius Vipstanus Messalla Gallus (59—60)
- Quintus Marcius Barea Soranus (c. 61/62)
- Gaius Rubellius Plautus (c. 61/62)
- Publius Volasenna (62—63)
- Lucius Salvius Otho Titianus (63—64)
- Lucius Antistius Vertus (64—65)
- Manius Acilius Aviola (65—66)
- Gaius Fonteius Agrippa (68—69)
SOTTO VESPASIANO E TITO
- Titus Clodius Eprius Marcellus (70—73)
- Marcus Apponius Saturninus (73—74)
- Marcus Vettius Bolanus (75—76)
- Tiberius Catius Asconius Silius Italicus (77—78)
- Gaius Laecanius Bassus Caecina Paetus (78—79)
- Marcus Ulpius Traianus (79—80)
- Gnaeus (? Publius) Arrius Antoninus (c. 81)
SOTTO DOMIZIANO E NERVA
- Sextus Julius Frontius (85—86)
- Gaius Vettulenus Civica Cerialis (87—88)
- Lucius Mestrius Florus (88—89)
- Marcus Fulvius Gillo (89—90)
- Publius Calvisius Ruso (92—93)
- Lucius Junius Caesennius Paetus (93—94)
- Marcus Atilius Postumus Bradua (94—95)
- Sextus Carminius Vetus (96—98)
- Gnaeus Pedanius Fuscus Salinator (98—99)
- Marcus Aquillius Regulus (data sconosciuta)
SOTTO TRAIANO
- Quintus Julius Balbus (100—102)
- Tiberius Julius Celsus Polemaeanus (105—106)
- Lucius Dasumius Hadrianus (106—107)
- Lucius Nonius Calpurnius Torquatus Asprenas (107—108)
- Marcus Lollius Paullinus Decimus Valerius Asiaticus Saturninus (c. 108/109)
- Gaius Cornelius Rarus (c. 108/109)
- Gaius Antius Aulus Julius Quadratus (110)
- Lucius Baebius Tullus (110—111)
- Quintus Fabius Postuminus (111—112)
- Cornelius Tacitus (112—113)
- Quintus Vibius Secundus (113)
- Aulus Vicirius Martialis (113—114)
- Marcus Ostorius Scapula (114—115)
- Quintus Fulvius Gillo Bittius Proculus (115—116)
- Galeo Tettienus Severus Marcus Eppuleius Proculus Tiberius Caepio Hispo (c. 117/118)
- Publius Metilius Secundus (data sconosciuta)
SOTTO ADRIANO
- Gaius Sertorius Brocchus Quintus Servaeus Innocens (c. 117/118)
- Tiberius Caepio Hispo (c. 118/119)
- Quintus Licinius Silvanus Granianus (121—122)
- Gaius Minucius Fundanus (122—123)
- Serenius Granianus (123—124)
- Lucius Hedius Rufus Lollianus Avitus (128—129)
- Afrianus Flavianus (130—131)
- Gaius Julius Alexeer Berenicianus (132—133)
- Titus Aurelius Fulvus Antoninus (134—135)
- Quintus Pompeius Falco (data sconosciuta)
SOTTO ANTONINO PIO
- Lucius Antonius Albus (146—147)
- Glabrio (148—149)
- Popilius Priscus (149—150)
- Titus Vitrasius Pollio (152)
- Lucius Statius Quadratus (156—157)
- Titus Statilius Maximus (157—158)
SOTTO MARCO AURELIO
- Quintus Pompeius Senecio Sosius Priscus (c. 163/164)
- Gaius Pompeius Longus Gallus (c. 163/164)
- Marcus Gavius Squilla Gallicanus (165)
- Statius Quadratus (c. 167)
- Titus Pomponius Proculus Vitrasius Pollio (167—168)
- Lucius Sergius Paullus (168)
- Sextus Quintilius Valerius Maximus (168—169)
- Aulus Junius Rufinus (169—170)
- Servilius Paulus (170)
- Marcus Nonius Macrinus (170—171)
- Marcus Junius Rufinus Sabinianus (172—173)
- Sextus Sulpicius Tertullus (173—174)
SOTTO COMMODO
- Titus Flavius Claudius Sulpicianus (186)
- Lucius Hedius Rufus Lollianus (before 193)
- Sulpicius Crassus (data sconosciuta)
SOTTO SETTIMIO SEVERO
Asellius Aemilianus (192—193)
(?) Marcus Gavius Galicanus (? c. 195/200)
Quintus Licinius Nepos (c. 198/208)
Quintus Aurelius Polus Terentianus (c. 198/208)
Quintus Tineius Sacerdos (c. 199/211)
Quintus Hedius Rufus Lollianus Gentianus (201—202)
Tarius Titianus (c. 202/205)
Lucius Calpurnius Proculus (c. 202/205)
Popilius Pedo Apropianus (c. 204/206)
Quintus Caecilius Secundus Servilianus (208—209)
Titus Manilius Fuscus (209—210)
Decimus Caelius Calvinus Balbinus (data sconosciuta)
Sextius Magius Lateranus (data sconosciuta)
SOTTO CARACALLA
- Gavius Tranquillus (c. 211/213)
- Marcus Junius Consessus Aemilianus (c. 213/214)
- Lucius Marius Maximus Perpetuus Aurelianus (213—215) or (214—216)
- Gaius Julius Avitus Alexianus (216—217)
- Gaius Julius Asper (217) (designatus)
SOTTO MACRINO E ELIOGABALO
- Lucius Marius Perpetuus (c. 218/219)
- Marcus Nummius Umbrius Primus Senecio Albinus (c. 221)
- Marcus Aufidius Fronto (c. 219/222)
- Gaius Aufidius Marcellus (c. 219/222)
SOTTO ALESSANDRO SEVERO
- Quintus Aiacius Modestinus Crescentianus (c. 222/235)
- Quintus Virius (? Vibius) Egnatius Sulpicius Priscus (c. 222/235)
- Marcus Clodius Pupienus Maximus (before 234)
- Amicus (c. 230/232)
SOTTO MASSIMINO TRACE
- Lucius Valerius Messalla Apollinaris (c. 236/238)SOTTO GIORDANO III
- Marcus Triarius Rufinus Asinius Sabinianus (c. 238/240)
- Lucius Egnatius Victor Lollianus (242—245)
SOTTO DECIO
- Gaius Julius Flavius Proculus Quintilianus (249—250)
SOTTO VALERIANO
- Gaius Julius Octavius Volusenna Rogatianus (c. 253/256)
- Maximillianus (? 260)
- Tiberius Pollenius Armenius Peregrinus (unknown date)
SOTTO MARCO AURELIO PROBO
- Faltonius Probus (276)
- Julius Proculus (276)
SOTTO CARO
SOTTO DIOCLEZIANO
- Aurelius Hermogenianus (c. 286/305)
- Titus Flavius Festus (c. 286/293)
- Priscus (c. 286/305)
- Lucius Artorius Pius Maximus (c. 287/298)
- Junius Tiberianus (c. 293/303)
- Annius Epifanius (c. 293/305)
SOTTO COSTANTINO I
- Amnius Manius Caesonius Nicomachus Anicius Paulinus (c. 324/334)
- Titus Fabius Titianus (c. 324/337)
SOTTO COSTANZO II
- Lucius Caelius Montius (c. 340/350)
- Marinus (c. 351/354)
- Flavius Magnus (c. 354/359)
- Mantitheus (before 355)
- Julianus (360)
SOTTO GIULIANO E GIOVIANO
- Vitalius (363)
SOTTO VALENTE
- Hormisdas (365)
- Clearchus (366—367)
- Eutropius (c. 371/372)
- Festus (372—378)
SOTTO TEODOSIO I
- Septimius Maeadius (c. 379/386)
- Nummius Aemilianus Dexter (c. 379/387)
- Auxonius (381)
- Nicomachus Flavianus (382—383)
- Victorius (392—394)
- Aurelianus (395)
DIVISIONE TRA OCCIDENTE E ORIENTE (395 — 491)
SOTTO ARCADIO
- Aeternalis (396)
- Simplicius (396)
- Nebridius (396)
- Julianus (397)
- Anatolius (c. 395/408)
- Flavius Anthemius Isidorus (c. 405/410)
- Simplicius (396)
- Nebridius (396)
- Julianus (397)
- Anatolius (c. 395/408)
- Flavius Anthemius Isidorus (c. 405/410)
SOTTO TEODOSIO II
- Flavius Heliodorus (c. 439/442)
- Proculus (449)
GOVERNATORI DI DATA INCERTA
- Proculus (449)
GOVERNATORI DI DATA INCERTA
- Cassianus (III/IV secolo)
- Cossinius Rufinus (III secolo)
- Axiochus (IV secolo)
- Ambrosius (IV secolo)
- Messalinus (IV/V secolo)
- Aristus (IV/V secolo)
- Constantinus (IV/V secolo)
- Nonnus (V secolo)
- Ignatius ( V secolo)
- Zosimianus ( V secolo)
- Andreas (V secolo)
- Flavius Axius Arcadius Phlegethius (VI secolo)
- Damocharis (IV/VI secolo)
- Theodosius (V/VI secolo)
LE REGIONI
CARIA
Alicarnasso Eraclea, Antiochia Myndo, Laodicea, Alinda Alabanda.
L'insalubrità del clima e la mancanza di comunicazioni hanno reso questa regione quasi deserta; anticamente in zone costiere, oggi paludose e malsane, sorgevano centri abitati, fiorenti per commercio e per la coltivazione delle vallate circostanti.
Fra tutti Mileto, che secondo Plinio (Nat. hist., v; 31 al. 29), era capitale della Jonia e possedeva colonie sparse un po' dovunque fin nel Mar Nero e nel Mar di Marmara. Venne poi invasa dal Meandro che con le sue piene la separarò in seguito dal mare provocandone il declino
Poi Alicarnasso, antica colonia dorica, di fronte all'isola di Cos. Mentre lungo la costa e nelle isole adiacenti prevaleva già da secoli l'elemento greco, particolarmente di stirpe ionica, nel retroterra ancora ai tempi dell'Impero sopravvivevano i discendenti degli antichi Carii, celebri per il loro carattere bellicoso che li raccomandava come soldati mercenari. Essi, prima che il greco soppiantasse l'idioma indigeno, parlavano una lingua di cui restano solo poche tracce; era molto affine al licio, d'indole preindo-europea. Già Omero nell'Iliade aveva chiamato i Carii parlanti barbaricamente (Iliade, II, 867).
LIDIA
Al contrario, anche prima di Alessandro, era ellenizzata quasi totalmente la LIDIA, la regione situata fra la Caria, la Misia e la Frigia, con confini incerti e spesso modificati. Questa ricca regione, contenente i bacini del Caistro (Piccolo Meandro) e dell'Ermo (Gediz chay) doveva la sua importanza al'essere ponte di passaggio fra il continente europeo e l'Asia anteriore, con un attivissimo commercio attraverso le città costiere della Lidia, quasi tutte antiche colonie greche.
Le più celebri erano Efeso, Colofone, Clazomene, Smime, e Magnesia, l'odierna Manisa alle falde del Sipilo.
Nel retroterra Sardi, alle falde del monte Tmolo, era stata la capitale del regno Lidio, ma aveva perduto il suo prestigio dopo il fiorire delle città vicine, specialmente Efeso e Pergamo. Le meraviglie che scrittori classici narrano di Efeso sono state riscontrate in parte nei recenti scavi praticati nella sua zona, oggi lontana dal mare a causa dell'insabbiamento prodotto dal Caistro e tutta di aspetto desolato.
Fra altri rinvenimenti, si sono trovati i resti monumentali del teatro addossato al monte Pion, dove sboccava l'arteria della città, la via Arcadiana; nell'ampia cavea di questo teatro, che poteva contenere circa 23.000 persone.
Molti edifici, quali un'agorà ellenistica a Sud del teatro con un grande orologio probabilmente idraulico, un'altra agorà romana con colonnati e propilei, più ginnasi, uno stadio ed altre superbe costruzioni, abbellivano la capitale della provincia dell'Asia.
Dopo un lungo periodo di guerre e miserie, Efeso sotto Augusto tornava a godere di benefica pace. I favori dell'imperatore rinnovavano quasi i tempi di Lisimaco, il diadoco che aveva data grande incremento alla città del Caistro, cingendola di mura e richiamandovi abitanti dai due centri vicini, Lebedo e Colofone.
Il suo porto, già minacciato dalle sabbie del fiume ma fino allora il più vasto della provincia, era animatissimo: nei suoi ampi magazzini, disposti lungo le rive del fiume e sulle pendici del monte Coressos, affluivano merci di ogni genere dall'Oriente e dall'Occidente: merci d'oro e d'argento, di pietre preziose, di perle, di lino fino, di porpora, di seta, di scarlatto, di legno odoroso, di oggetti di avorio, di rame, di ferro, e di marmo, e la cannella e l'amomo e i profumi e gli unguenti e l'incenso e il vino e l'olio e il fior di farina e il grano.
Ma di celebrità anche maggiore godeva Efeso per il suo carattere di città sacra ad Artemide, di cui possedeva un famoso tempio. Fino al 1869 si conoscevano soltanto le ditirambiche lodi che gli antichi scrittori avevano tributato a questo tempio, ma in quell'anno l'archeologo inglese Wood riuscì a riconoscerne il preciso sito. Gli scavi, che in realtà risultarono meno fruttuosi di quanto si sarebbe potuto aspettare, hanno confermato genericamente la grandiosità della costruzione.
L'Artemision, situato fra le due colline di Aya-Soluk e del Pion, era uno dei più vasti dell'antichità, le sue origini sono, naturalmente, leggendarie.
Le più celebri erano Efeso, Colofone, Clazomene, Smime, e Magnesia, l'odierna Manisa alle falde del Sipilo.
Nel retroterra Sardi, alle falde del monte Tmolo, era stata la capitale del regno Lidio, ma aveva perduto il suo prestigio dopo il fiorire delle città vicine, specialmente Efeso e Pergamo. Le meraviglie che scrittori classici narrano di Efeso sono state riscontrate in parte nei recenti scavi praticati nella sua zona, oggi lontana dal mare a causa dell'insabbiamento prodotto dal Caistro e tutta di aspetto desolato.
ROVINE IN SARDES |
Molti edifici, quali un'agorà ellenistica a Sud del teatro con un grande orologio probabilmente idraulico, un'altra agorà romana con colonnati e propilei, più ginnasi, uno stadio ed altre superbe costruzioni, abbellivano la capitale della provincia dell'Asia.
Dopo un lungo periodo di guerre e miserie, Efeso sotto Augusto tornava a godere di benefica pace. I favori dell'imperatore rinnovavano quasi i tempi di Lisimaco, il diadoco che aveva data grande incremento alla città del Caistro, cingendola di mura e richiamandovi abitanti dai due centri vicini, Lebedo e Colofone.
Il suo porto, già minacciato dalle sabbie del fiume ma fino allora il più vasto della provincia, era animatissimo: nei suoi ampi magazzini, disposti lungo le rive del fiume e sulle pendici del monte Coressos, affluivano merci di ogni genere dall'Oriente e dall'Occidente: merci d'oro e d'argento, di pietre preziose, di perle, di lino fino, di porpora, di seta, di scarlatto, di legno odoroso, di oggetti di avorio, di rame, di ferro, e di marmo, e la cannella e l'amomo e i profumi e gli unguenti e l'incenso e il vino e l'olio e il fior di farina e il grano.
Ma di celebrità anche maggiore godeva Efeso per il suo carattere di città sacra ad Artemide, di cui possedeva un famoso tempio. Fino al 1869 si conoscevano soltanto le ditirambiche lodi che gli antichi scrittori avevano tributato a questo tempio, ma in quell'anno l'archeologo inglese Wood riuscì a riconoscerne il preciso sito. Gli scavi, che in realtà risultarono meno fruttuosi di quanto si sarebbe potuto aspettare, hanno confermato genericamente la grandiosità della costruzione.
TEMPIO ARTEMISIA IN SARDES |
Quando Creso nel 559. ac. s'impadronì di Efeso, non solo risparmiò la città per il suo carattere sacro, ma promosse un rifacimento totale del tempio, che risultò splendido non meno di quello successivo descrittoci da Plinio.
Nel 356 il suntuoso edificio del tempo di Creso finì incendiato, proprio la notte stessa in cui la dea assisteva alla nascita di Alessandro Magno.
Nel 356 il suntuoso edificio del tempo di Creso finì incendiato, proprio la notte stessa in cui la dea assisteva alla nascita di Alessandro Magno.
La ricostruzione successiva questa volta fu lentissima, ma fu anche magnifica..
Il nuovo tempio, secondo Plinio, accoglieva 127 colonne, donate dai vari re, alta ognuna 60 piedi, e 36 di esse avevano bassorilievi scolpiti; i migliori artisti greci, Policleto, Prassitele, Scopa, vi avevano eseguito queste magnifiche opere.
LA GRANDE DEA
I Romani poi non furono da meno: Augusto vi stabilì un recinto in onore della Dea Roma e di Giulio Cesare, unendo il culto dell'imperatore a quello di Artemide; più tardi s'introdussero anche culti di divinità straniere, come Iside. La Dea Artemide aveva lì innumerevoli mammelle (multimammia): bestiarum et viventium esse nutricem. La Grande Madre il cui simulacro era caduto dal cielo.
Le mammelle numerose, come da diverse riproduzioni conservate a Roma e altrove, fanno pensare alla Magna Mater frigia o alla Astarte fenicia; una delle divinità naturistiche personificatrice della fecondità. In suo onore si celebravano molte feste durante l'anno.
Nel santuario di Ortigia, a sud del Coressos e presso il monte Solmissos, si celebravano particolari misteri per rievocare la nascita della Dea, in quanto Artemide: in questi misteri la parte principale sembra fosse sostenuta dal collegio sacro dei Cureti.
Processioni notturne tenute in primavera rievocavano la nascita dei due gemelli, Apollo e Artemide; vi si alzavano forti grida, per spaventare la gelosa Era, che insidiava alla loro genitrice Latona.
I Romani poi non furono da meno: Augusto vi stabilì un recinto in onore della Dea Roma e di Giulio Cesare, unendo il culto dell'imperatore a quello di Artemide; più tardi s'introdussero anche culti di divinità straniere, come Iside. La Dea Artemide aveva lì innumerevoli mammelle (multimammia): bestiarum et viventium esse nutricem. La Grande Madre il cui simulacro era caduto dal cielo.
Le mammelle numerose, come da diverse riproduzioni conservate a Roma e altrove, fanno pensare alla Magna Mater frigia o alla Astarte fenicia; una delle divinità naturistiche personificatrice della fecondità. In suo onore si celebravano molte feste durante l'anno.
Nel santuario di Ortigia, a sud del Coressos e presso il monte Solmissos, si celebravano particolari misteri per rievocare la nascita della Dea, in quanto Artemide: in questi misteri la parte principale sembra fosse sostenuta dal collegio sacro dei Cureti.
Processioni notturne tenute in primavera rievocavano la nascita dei due gemelli, Apollo e Artemide; vi si alzavano forti grida, per spaventare la gelosa Era, che insidiava alla loro genitrice Latona.
Autori greci, come Strabone, parlano di orgie sfrenate tenute in occasione del rito. Il culto della Dea era affidato a sacerdotesse che per la durata del loro servizio dovevano conservare la verginità.
Il tempio godeva del «diritto d'asilo», e perciò non mancavano malfattori di ogni sorta che per sfuggire alla giustizia si rifugiavano nel suo recinto; quando sotto Tiberio si pensò d'abolire questo privilegio, una legazione di Efesi si affrettò a patrocinare il diritto acquisito.
Il tempio godeva del «diritto d'asilo», e perciò non mancavano malfattori di ogni sorta che per sfuggire alla giustizia si rifugiavano nel suo recinto; quando sotto Tiberio si pensò d'abolire questo privilegio, una legazione di Efesi si affrettò a patrocinare il diritto acquisito.
Oltre che d'asilo, il tempio serviva come banca, sia per le molteplici offerte che vi affluivano da ogni parte, sia per i depositi che persone private vi lasciavano per garantirne la sicurezza.
Gli Ephesia grammata erano piccoli gruppi di lettere d'alfabeto, o di parole, o brevi formule, a cui si attribuivano virtù magiche in materia di malattie, di giuoco, di amore, ecc.: da principio furono, probabilmente, la ricopiatura dei suoni inarticolati e privi di significato che emettevano gli indovini del tempio; poi man mano sorse tutta un'industria di siffatti foglietti o libretti, che portati addosso potevano essere utili in mille circostanze della vita.
Dopo la morte di Creso, avversario di Ciro il Grande, la Lidia subì la sorte dei paesi vicini, passando sotto le dominazioni persiana, greca e romana.
MISIA
Oggi è una regione nell'attuale Turchia nord-occidentale. Le sue coste furono colonizzate dai Greci, che vi fondarono parecchie città, mentre l'interno fu abitato da epoche remote da vari popoli, fra i quali i Misi che le diedero il nome.
Anticamente era posta a nord della Lidia, fra la Troade, la Frigia Minore ed il Mar Egeo, era situata la MISIA che aveva nel suo territorio molte colonie greche, sul bordo della frastagliatissima fascia costiera, ed importanti città nell'entroterra.
Fra queste città ricordiamo Tiatira, rinomata per il suo commercio di porpora, una colonia macedone situata nella parte più meridionale della Misia, ai confini con la sottostante Lidia.
Poi c'era Pergamo già capitale del regno omonimo: i liberali re Attalidi abbellirono questa città con stupendi monumenti, in parte ritrovati dall'indagine archeologica, che attestano il raffinato ellenismo di questi regnanti.
Fra i porti fu famoso Adramittio, nell'ampio golfo omonimo, dove si tenevano le assise (conventus) del
distretto occidentale dell'Asia Minore.
Attalo III, l'ultimo re di Pergamo, nel 133 a.c. lasciò in eredità il suo regno, e quindi anche la Misia, a Roma, e quindi nel 129 a.c. la regione entrò a far parte della provincia romana dell'Asia.
TROADE
L'estremità nord-occidentale della «provincia dell'Asia» e di tutta l'Asia Minore era occupata dalla TROADE, nome storico della penisola di Biga, piccola regione limitata dal golfo di Adramittio e dall'Ellesponto, percorsa dalla catena montuosa del leggendario Ida e dai non meno celebri fiumi Scamandro e Simoenta.
In questa regione, disseminata di colonie elleniche, sorgeva l'importante Alessandria Troade, che ricevette ogni privilegio dai discendenti della gens Julia per i ricordi omerici collegati con l'origine della famiglia, e già ai suoi tempi Giulio Cesare pensava di farne addirittura la capitale dell'Impero romano (Svetonio, Divus Iulius, 79).
Augusto ne fece una colonia romana. Gli avventurosi e avventurati scavi dello Schliemann riportarono alla luce sulla collina di Hissarlik gli avanzi di Troia-Ilio, la città dei poemi omerici. Le ricerche archeologiche proseguite dall'Università di Cincinnati hanno permesso di seguire l'avvicendarsi di successive civiltà nel medesimo sito; dalle epoche più remote fino a quella romana.
Oltre alle numerosissime isole, fra le quali le grandi Rodi, Samo, Chio, Lesbo, celebri nella cultura greca, apparteneva ancora alla provincia dell'Asia la penisola del Chersoneso Tracico, facente parte del continente europeo. Oggi occupa la parte nord occidentale della Turchia.
FRIGIA
A Settentrione e à Levante di tutte le altre regioni (Troade, Misia, Lidia, Caria) costituenti la «provincia dell'Asia», si estendeva la FRIGIA, che dall'Ellesponto raggiunse in certe epoche il fiume Halys; a Nord la Frigia confinava con la provincia della Bitinia, a Est e a Sud-Est con la Galazia e la Licaonia, a Sud con la Pisidia, abbracciando l'altipiano occidentale dell'Asia Minore.
Gli antichi Greci parlano di un antichissimo regno frigio, formato da emigrati dalla Tracia (Erodoto, VII, 73, Strabone, VII, 3, 2) prima della distruzione di Troia; ma ben poco si sa di quest'epoca favolosa, come pure della civiltà primitiva di questo popolo. Seguì la sorte degli altri gruppi etnici passando da una dominazione all'altra fino a quella dei Romani.
La vasta regione, anche prima che l'imperatore Diocleziano per motivi amministrativi la suddividesse in Frigia prima e secunda, o Pacatiana e Salutaris, era considerata divisa in Frigia Minore sotto la Propontide e Frigia Maggiore nel massiccio centrale.
Fra le città della Frigia: Laodicea, Colossi e Jerapoli. Laodicea il cui nome le fu imposto dal fondatore, il seleucida Antioco II (261-246 av. Cr.), in onore della propria moglie. Strabone (XII, 8, 16) la descrive come città ricchissima a causa del suo attivo commercio, con fiorente allevamento di bestiame. Duramente colpita da un terremoto nel 60 d. Cr., senza soccorsi stranieri riparò con le sue ricchezze ai gravi danni sofferti (Tacito, Annal., XVI, 27). Oggi non ne restano che squallide rovine ad Eski-Hissar.
L'incremento progressivo di Laodicea causò il declino della vicina città di Colossi, sella riva dell'alto Lico. La sua importanza era dovuta al fatto di essere situata sulla strada commerciale, che univa Sardi con Apamea. Strabone la chiama una piccola città, ma Plinio la nomina fra gli oppida celeberrima.
Notizie ancora più scarse si hanno su Jerapoli «città sacra», celebre anche per le sue acque minerali, ricche di sali e calcari, e per una pietra molto simile al travertino. Assai progredita vi era l'industria della lana e della tintoria, il cui centro principale però era a Laodicea.
Su tutte queste regioni, profondamente ellenizzate, Roma aveva cominciato a estendere la sua influenza fin dall'inizio del sec. II ac.; ma solamente dal testamento di Attalo III re di Pergamo, il popolo romano acquistò. in eredità i territori posseduti dalla dinastia Attalida (133 acr.). Roma stabilì saldamente il suo dominio su quell'altipiano dell'Asia Minore, erigendolo a provincia.
Nella sua riordinazione dell'Impero, Augusto dichiarò l'Asia, depauperata dalle ripercussioni delle guerre civili, provincia senatoria, concedendole favori e privilegi: fu l'Asia proconsularis, perché, come per la provincia dell'Africa, l'ufficio di governatore era affidata ad un ex-console, cui era concesso il privilegio di dodici fasci littori.
Il proconsole, al quale erano devolute le ordinarie attribuzioni di un governatore di provincia, risiedeva ad Efeso e ispezionava i capoluoghi dei vari distretti giudiziari (conventus) per esercitarvi la giustizia. Secondo Plinio tali assemblee giudiziarie si tenevano a Laodicea (o a Cibira), Sinnada, Apamea, Alabanda, Sardi, Smirne, Efeso, Adramittio e Pergamo.
La riscossione delle imposte e dei vari tributi era affidata ad appaltatori, ai quali sottostava una turba di pubblicani, che con abusi e sopraffazioni dissanguavano la provincia, come risulta dall'orazione di Cicerone pro Flacco, e in altri testi di storici romani.
In Asia, come altrove, non mancavano le città dichiarate immuni, esenti dall'obbligo di pagare la fondiaria al fisco imperiale, e libere, con ampia autonomia nell'eleggere i magistrati e le leggi. I Romani, si riservavano sempre il diritto di revocare i privilegi di libertà e di immunità, e tale diritto fu spesso esercitato nei riguardi di città che mostravano poca sottomissione a Roma.
ASSEMBLEA ASIATICA
Un'antica istituzione di carattere religioso acquistò grande sviluppo ed importanza al tempo di Augusto, e fu l'assemblea asiatica, che si riuniva a periodi non ben determinati, cui spettava provvedere al culto della dea Roma, a cui si aggiunse il culto dell'imperatore.
Questa assemblea, a cui ogni città principale inviava i propri rappresentanti, era accompagnata da feste e giuochi solenni; oltre alle questioni di carattere religioso, essa poteva manifestare il proprio parere anche in materia amministrativa, lodare a biasimare un governatore, invocare la modifica di qualche legge o lo sgravio di pesanti tributi: ma, in realtà, il suo potere era molto limitato. Il presidente di tale assemblea aveva l'ambito titolo di «asiarca»: a lui incombeva la direzione delle feste e dei giuochi in onore dell'imperatore, e spesso anche l'onere delle spese.
Il carattere religioso dell'assemblea è ricordato dal titolo di sommo sacerdote dell'Asia, che sembra praticamente sinonimo di «asiarca», ed era dato talvolta al presidente. Per il moltiplicarsi di città «neocore», ossia dotate del privilegio di erigere un tempio in onore dell'imperatore, e per l'ambizione di titoli onorifici fra gli Asiatici, tale onorificenza fu attribuita a moltissime persone, anche perché conservavano tale titolo pure quelli che avevano deposto la carica. Grazie alla politica oculata e tollerante dei Romani, si può dire che nel sec. I dc.. la «provincia dell'Asia» godesse di tutti i benefizi della pax romana.
Si legge la lode che si attribuisce Augusto nel Monumento Ancirano:
"Nei templi di tutte le città della provincia dell'Asia io, vincitore, ricollocai gli ornamenti, dei quali si era impossessato, spogliatine i templi, colui contro il quale avevo guerreggiato. Cicerone: L'Asia è così ricca e fertile, da superare senza dubbio tutte le altre regioni per la fecondità dei campi, per la varietà delle coltivazioni, per l'estensione dei suoi pascoli e per l'abbondanza delle esportazioni."
GALAZIA
Nel centro dell’Asia Minore la regione confinante, con limiti alquanto incerti, a Nord con la Bitinia, ad Est con la Cappadocia, e ad Ovest con la Frigia; si chiamava ai tempi romani GALAZIA. Anche geologicamente la Galazia è un paese di transizione fra il montuoso altipiano occidentale e la distesa orientale più pianeggiante; le cime montane non raggiungono i 2.000 metri, mentre sono più estese le vallate alluvionali formate da fiumi, Halys, il Delice e il Sakarya (l'antico fiume sacro Sangarius), né mancano zone da steppa e aridi altipiani calcarei.
Predomina la pastorizia, con pendii coltivati a cereali. Nella II metà del sec. III ac. fu invasa da popolazioni celtiche, che spargevano il terrore e che divisero il territorio fra le tre stirpi da cui erano composti, ossia i Tolistobogi, che si fissarono ad Occidente intorno a Pessinunte (Pessinus), i Trocmi ad Oriente con capitale Tavio (Tavium), ed i Tectosagi nel centro attorno ad Ancira (Ankara).
Di carattere bellicoso, parteciparono essi a quasi tutte le guerre che si svolsero lungo il sec. II ac. fra i piccoli monarchi dell’Asia Minore, giacché per il loro coraggio erano ricercati come mercenari. Nella II metà del sec. 1 ac. Deiotaro, tetrarca dei Tolistobogi, respinse l'invasore Eumaco, satrapo del Ponto, e riunì sotto il suo dominio le tre stirpi celtiche nel comune territorio, chiamato ormai Galazia.
Pompeo riconobbe il titolo di re a questo alleato dei Romani nella guerra Mitridatica, e ampliò il suo territorio. Dopo la morte del re il regno passò al suo segretario Aminta.
Il triumviro Antonio favorì il nuovo re, donandogli parti della Pisidia, della Licaonia e della Pamfilia. Successivamente Aminta estese il suo dominio sull'Isauria e sulla Cilicia Montana.
Augusto riconobbe questi possedimenti al re, che ad Azio si unì col suo partito; ma dopo la morte di Aminta, nel 25 ac., staccò dal regno, di lui le parti della Cilicia e della Pamfilia e formò una provincia romana.
Questa provincia, accresciuta di alcuni distretti della Paflagonia, fu costituita dalla Galazia propriamente detta, dalla Licaonia, dalla Pisidia e dall'Isauria e così rimase fino ai tempi di Vespasiano, quando subì modificazioni.
La designazione di regione Galatica si riportava al territorio occupato originariamente dai Galati, ossia alla parte settentrionale della provincia; da questo territorio, infatti, era contraddistinta la Frigia, sebbene ambedue appartenessero alla provincia della Galazia. Questa distinzione delle varie regioni componenti la provincia è confermata dal fatta che, almeno nel sec.
Finora è documentata la coesistenza della Licaonia, insieme con quello della Galazia che si adunava ad Ancira o a Pessinunte. La Galazia, insieme con uno scarso elemento romano, albergava una mescolanza degli invasori Celti-Galli, con Frigi e Greci precedenti abitanti del luogo.
LICAONIA
A Sud della regione della Galazia si estendeva la LICAONIA, altipiano a 1.000 m sul mare, fra i monti della Frigia e dell'Isauria, limitato a Sud dalla catena del Tauro e a Nord-Est dalla Cappadocia.
Quest'altipiano contiene ampi laghi salati, come quello di Tuz. In antica la Licaonia passò sotto varie dominazioni straniere, finché i Romani la incorporarono con la provincia della Galazia, con cui rimase unita almeno fino ad Antonino Pio. Non vi è accordo neppure fra gli scrittori antichi circa l'attribuzione, o alla Frigia o alla Licaonia, dell'importante città di Iconio.
I Romani concessero Iconio a Polemone re di Cilicia; ma presto essa riappare unita alla provincia di Galazia. L'imperatore Claudio, le concesse il nome onorifico di Claudiconium. Adriano ne fece una Colonia Aelia Hadriana Augusta Iconiensis.
Alle falde del vulcano spento Kara Dagh si adagia la cittadina di Listra, che, dopo la morte di Aminta, era stata aggregata alla Galazia, collocandovi un presidio militare contro i ladroni delle montagne vicine. Ogni traccia di Listra si era perduta fino al 1885, quando lo Sterret ne riconobbe i ruderi presso l'odierna Katyn Serai; il solo ritrovamento archeologico di qualche rilievo è una rozza pietra da altare pagano, con una iscrizione dedicata ad Augusto dai decurioni della colonia romana.
Apparteneva alla Licaonia anche la cittadina di Derbe, che agli inizi del sec. I dc. doveva essere un piccolo centro con presidio militare. In onore di Claudio si chiamò Claudioderbe; ceduta da Caligola ad Antioco IV re della Commagene nell'anno 38; ma poco dopo Antioco fu detronizzato dallo stesso Caligola, e successivamente rimesso in trono da Claudio nel 41.
PISIDIA
A Nord della Pamfilia, e della Licia, altre due piccole regioni si estendevano fra la Licaonia, la Frigia e la Caria: erano la PISIDIA nella parte occidentale, e l'ISAURIA in quella orientale. Di carattere montagnoso ma con grandi laghi.
Nel sec. I dc. Pisidia ed Isauria, insieme con la Licaonia, fecero parte della provincia della Galazia; tuttavia conservarono, particolarmente la Pisidia, una certa autonomia amministrativa, accentuata dalla presenza di numerose colonie romane fondatevi da Augusto, quali Sagalasso, Olbasa, Comana, Cremna e Antiochia, situata in territorio frigio; i suoi ruderi sono stati ritrovati presso il villaggio turco di Yavolach, a Nord del lago di Egherdir, sopra un'altura prospiciente la catena del Sultan Dagh. La città fu fondata da Seleuco Nicatore, versa il 286 ac., sul luogo di un villaggio abitato da emigrati di Magnesia al Meandro.
I Romani fin dal tempo di Antioco il Grande la dichiararono città libera (189 ac.), e se ne servirono come posto di frontiera. Augusto vi stabilì una colonia di veterani, e da allora il nome ufficiale fu Colonia Caesarea Antiochia. Gli scavi hanno riportato alla luce tracce del vetusto culto del dio lunare Men - diventato Lunus in latino - e di altre divinità frigie, particolarmente di Cibele. Grandi propilei e l'acquedotto ramano testimoniano ancora l'importanza della città. Fra i ricordi dell'imperatore Augusto hanno particolare valore molti frammenti delle sue Res Gestae, con i quali si è potuto completare in alcuni passi il Monumento Ancirano.
ISAURIA
Gli abitanti dell'Isauria erano noti per la loro ferocia, per cui i Greci prima e i Romani dopo, curarono diversi posti di sorveglianza per difendere i valichi. Dopo la morte del re vassallo Aminta (25 ac.) i romani ne presero il governo diretto.
La sua zona costiera era a carattere cosmopolitico, mentre quella interna dell'altipiano, restava più indigena. Nei centri minori, sparsi fra le montagne della Frigia o lungo la catena del Tauro o nelle piane della Galazia, l'elemento predominante era l'indigeno, nonostante il continuo espandersi dell'ellenismo.
Lungo la costa, invece, e in genere nelle grandi città dell'immediato retroterra, come Sardi, Pergamo, Filadelfia, Laodicea, Apamea, ecc., situate lungo le principali arterie stradali, prevaleva l'elemento greco, che in tempi lontani ne aveva fondato le città.
Erano colonie antichissime, che avevano lottato contro la Persia, rimanendo attaccate alla madrepatria. per la comunanza di linguaggio e di cultura; giacché la più antica letteratura greca in quasi tutte le sue forme aveva avuto inizio proprio in queste colonie lontane.
In prevalenza appartenevano ad emigrazioni di antichi Joni, onde il nome di Jonia dato abitualmente alla fascia costiera più vicina al continente europeo; ma non mancavano Dori ed Eoli.
SIRIA
Confinava a Nord con il limite meridionale dell'Asia Minore (una linea ideale che andava dal golfo di Alessandretta all'Eufrate), all'Ovest col Mediterraneo, a Sud con la Palestina e all'Est col deserto arabico e con l'Eufrate.
E' una pianura che si sviluppa sulla costa con pochi monti e un altipiano interno, a sud invece ha un profondo avvallamento fra Libano e Antilibano, che prosegue più a sud nel Ghor dove scorre il Giordano; nella parte settentrionale si elevano i monti che separano dalla Cilicia.
Il fiume principale è l'Oronte che si allarga presso Antiochia in un ampio bacino alluvionale. La Siria fu durante millenni il necessario ponte di passaggio fra l'Egitto e le regioni Mesopotamiche, ossia fra i due centri delle più antiche civiltà umane come Byblos, Tiro; Sidone, Aleppo, ecc.
Nel periodo grecoromano la città principale di tutta la Siria fu Antiochia sull'Oronte, col vicino porto di Seleucia; altre fiorenti città erano Apamea, Laodicea e più a Sud Damasco, tutte lungo la soglia del deserto arabo.
Dopo il dominio persiano, la Siria divenne regno dei Seleucidi, finché dopo varie guerre passò sotto la dominazione romana. Pompeo, già in Asia, approfittò dell'anarchia generale e nel 64 ac. riorganizzò la Siria, costituendola provincia romana.
La ricchezza naturale della Siria, e la sua posizione di confine di fronte ai Parti tradizionali nemici di Roma, conferirono a questa provincia grande importanza. Augusto nel 20 ac. vi compì un viaggio durante il quale elargì grandi favori, donando la libertà a molte città ed introducendo vari cambiamenti nell'amministrazione.
La Siria fu provincia imperiale, il suo governatore, legatus Augusti pro pretore, aveva sotto il suo comando rilevanti forze armate per difendere i confini dai Parti e dai Nabatei, e di solito era scelto fra gli appartenenti al ceto consolare, al termine della loro carriera.
Antiochia, sede del governatore, ebbe origini molto umili. Alla fine del sec. IV ac. Seleuco Nicatore sostituì il nome originario di Antigonia con Antiochia in onore di suo padre Antioco. I seguenti Seleucidi andarono a gara nell'abbellire la capitale; il porto di Seleucia, a soli 35 km. e di comodo accesso per la navigabilità dell'Oronte, metteva la città in comunicazione con ogni porto del Mediterraneo, mentre numerose vie carovaniere la collegavano con le immense regioni del retroterra, di là dall'Eufrate e fino all'India.
Ma, più che città commerciale, Antiochia era il luogo del piacere. A una decina di km dalla città, dopo un susseguirsi di ville e giardini, si giungeva a Daphne, dove in mezzo a densi boschetti di lauro che era proibito tagliare, sorgeva il tempio di Apollo, con vari riti religiosi ierodulia compreasa.
Gli Ephesia grammata erano piccoli gruppi di lettere d'alfabeto, o di parole, o brevi formule, a cui si attribuivano virtù magiche in materia di malattie, di giuoco, di amore, ecc.: da principio furono, probabilmente, la ricopiatura dei suoni inarticolati e privi di significato che emettevano gli indovini del tempio; poi man mano sorse tutta un'industria di siffatti foglietti o libretti, che portati addosso potevano essere utili in mille circostanze della vita.
Dopo la morte di Creso, avversario di Ciro il Grande, la Lidia subì la sorte dei paesi vicini, passando sotto le dominazioni persiana, greca e romana.
MISIA
Oggi è una regione nell'attuale Turchia nord-occidentale. Le sue coste furono colonizzate dai Greci, che vi fondarono parecchie città, mentre l'interno fu abitato da epoche remote da vari popoli, fra i quali i Misi che le diedero il nome.
PERGAMO |
Fra queste città ricordiamo Tiatira, rinomata per il suo commercio di porpora, una colonia macedone situata nella parte più meridionale della Misia, ai confini con la sottostante Lidia.
Poi c'era Pergamo già capitale del regno omonimo: i liberali re Attalidi abbellirono questa città con stupendi monumenti, in parte ritrovati dall'indagine archeologica, che attestano il raffinato ellenismo di questi regnanti.
Fra i porti fu famoso Adramittio, nell'ampio golfo omonimo, dove si tenevano le assise (conventus) del
distretto occidentale dell'Asia Minore.
Attalo III, l'ultimo re di Pergamo, nel 133 a.c. lasciò in eredità il suo regno, e quindi anche la Misia, a Roma, e quindi nel 129 a.c. la regione entrò a far parte della provincia romana dell'Asia.
TROADE
L'estremità nord-occidentale della «provincia dell'Asia» e di tutta l'Asia Minore era occupata dalla TROADE, nome storico della penisola di Biga, piccola regione limitata dal golfo di Adramittio e dall'Ellesponto, percorsa dalla catena montuosa del leggendario Ida e dai non meno celebri fiumi Scamandro e Simoenta.
In questa regione, disseminata di colonie elleniche, sorgeva l'importante Alessandria Troade, che ricevette ogni privilegio dai discendenti della gens Julia per i ricordi omerici collegati con l'origine della famiglia, e già ai suoi tempi Giulio Cesare pensava di farne addirittura la capitale dell'Impero romano (Svetonio, Divus Iulius, 79).
Augusto ne fece una colonia romana. Gli avventurosi e avventurati scavi dello Schliemann riportarono alla luce sulla collina di Hissarlik gli avanzi di Troia-Ilio, la città dei poemi omerici. Le ricerche archeologiche proseguite dall'Università di Cincinnati hanno permesso di seguire l'avvicendarsi di successive civiltà nel medesimo sito; dalle epoche più remote fino a quella romana.
Oltre alle numerosissime isole, fra le quali le grandi Rodi, Samo, Chio, Lesbo, celebri nella cultura greca, apparteneva ancora alla provincia dell'Asia la penisola del Chersoneso Tracico, facente parte del continente europeo. Oggi occupa la parte nord occidentale della Turchia.
FRIGIA
A Settentrione e à Levante di tutte le altre regioni (Troade, Misia, Lidia, Caria) costituenti la «provincia dell'Asia», si estendeva la FRIGIA, che dall'Ellesponto raggiunse in certe epoche il fiume Halys; a Nord la Frigia confinava con la provincia della Bitinia, a Est e a Sud-Est con la Galazia e la Licaonia, a Sud con la Pisidia, abbracciando l'altipiano occidentale dell'Asia Minore.
ARTE DELL'ASIA MINORE |
La vasta regione, anche prima che l'imperatore Diocleziano per motivi amministrativi la suddividesse in Frigia prima e secunda, o Pacatiana e Salutaris, era considerata divisa in Frigia Minore sotto la Propontide e Frigia Maggiore nel massiccio centrale.
Fra le città della Frigia: Laodicea, Colossi e Jerapoli. Laodicea il cui nome le fu imposto dal fondatore, il seleucida Antioco II (261-246 av. Cr.), in onore della propria moglie. Strabone (XII, 8, 16) la descrive come città ricchissima a causa del suo attivo commercio, con fiorente allevamento di bestiame. Duramente colpita da un terremoto nel 60 d. Cr., senza soccorsi stranieri riparò con le sue ricchezze ai gravi danni sofferti (Tacito, Annal., XVI, 27). Oggi non ne restano che squallide rovine ad Eski-Hissar.
L'incremento progressivo di Laodicea causò il declino della vicina città di Colossi, sella riva dell'alto Lico. La sua importanza era dovuta al fatto di essere situata sulla strada commerciale, che univa Sardi con Apamea. Strabone la chiama una piccola città, ma Plinio la nomina fra gli oppida celeberrima.
Notizie ancora più scarse si hanno su Jerapoli «città sacra», celebre anche per le sue acque minerali, ricche di sali e calcari, e per una pietra molto simile al travertino. Assai progredita vi era l'industria della lana e della tintoria, il cui centro principale però era a Laodicea.
Su tutte queste regioni, profondamente ellenizzate, Roma aveva cominciato a estendere la sua influenza fin dall'inizio del sec. II ac.; ma solamente dal testamento di Attalo III re di Pergamo, il popolo romano acquistò. in eredità i territori posseduti dalla dinastia Attalida (133 acr.). Roma stabilì saldamente il suo dominio su quell'altipiano dell'Asia Minore, erigendolo a provincia.
Nella sua riordinazione dell'Impero, Augusto dichiarò l'Asia, depauperata dalle ripercussioni delle guerre civili, provincia senatoria, concedendole favori e privilegi: fu l'Asia proconsularis, perché, come per la provincia dell'Africa, l'ufficio di governatore era affidata ad un ex-console, cui era concesso il privilegio di dodici fasci littori.
Il proconsole, al quale erano devolute le ordinarie attribuzioni di un governatore di provincia, risiedeva ad Efeso e ispezionava i capoluoghi dei vari distretti giudiziari (conventus) per esercitarvi la giustizia. Secondo Plinio tali assemblee giudiziarie si tenevano a Laodicea (o a Cibira), Sinnada, Apamea, Alabanda, Sardi, Smirne, Efeso, Adramittio e Pergamo.
La riscossione delle imposte e dei vari tributi era affidata ad appaltatori, ai quali sottostava una turba di pubblicani, che con abusi e sopraffazioni dissanguavano la provincia, come risulta dall'orazione di Cicerone pro Flacco, e in altri testi di storici romani.
In Asia, come altrove, non mancavano le città dichiarate immuni, esenti dall'obbligo di pagare la fondiaria al fisco imperiale, e libere, con ampia autonomia nell'eleggere i magistrati e le leggi. I Romani, si riservavano sempre il diritto di revocare i privilegi di libertà e di immunità, e tale diritto fu spesso esercitato nei riguardi di città che mostravano poca sottomissione a Roma.
ASSEMBLEA ASIATICA
Un'antica istituzione di carattere religioso acquistò grande sviluppo ed importanza al tempo di Augusto, e fu l'assemblea asiatica, che si riuniva a periodi non ben determinati, cui spettava provvedere al culto della dea Roma, a cui si aggiunse il culto dell'imperatore.
Questa assemblea, a cui ogni città principale inviava i propri rappresentanti, era accompagnata da feste e giuochi solenni; oltre alle questioni di carattere religioso, essa poteva manifestare il proprio parere anche in materia amministrativa, lodare a biasimare un governatore, invocare la modifica di qualche legge o lo sgravio di pesanti tributi: ma, in realtà, il suo potere era molto limitato. Il presidente di tale assemblea aveva l'ambito titolo di «asiarca»: a lui incombeva la direzione delle feste e dei giuochi in onore dell'imperatore, e spesso anche l'onere delle spese.
Il carattere religioso dell'assemblea è ricordato dal titolo di sommo sacerdote dell'Asia, che sembra praticamente sinonimo di «asiarca», ed era dato talvolta al presidente. Per il moltiplicarsi di città «neocore», ossia dotate del privilegio di erigere un tempio in onore dell'imperatore, e per l'ambizione di titoli onorifici fra gli Asiatici, tale onorificenza fu attribuita a moltissime persone, anche perché conservavano tale titolo pure quelli che avevano deposto la carica. Grazie alla politica oculata e tollerante dei Romani, si può dire che nel sec. I dc.. la «provincia dell'Asia» godesse di tutti i benefizi della pax romana.
Si legge la lode che si attribuisce Augusto nel Monumento Ancirano:
"Nei templi di tutte le città della provincia dell'Asia io, vincitore, ricollocai gli ornamenti, dei quali si era impossessato, spogliatine i templi, colui contro il quale avevo guerreggiato. Cicerone: L'Asia è così ricca e fertile, da superare senza dubbio tutte le altre regioni per la fecondità dei campi, per la varietà delle coltivazioni, per l'estensione dei suoi pascoli e per l'abbondanza delle esportazioni."
GYMNASIUM DI SARDA |
GALAZIA
Nel centro dell’Asia Minore la regione confinante, con limiti alquanto incerti, a Nord con la Bitinia, ad Est con la Cappadocia, e ad Ovest con la Frigia; si chiamava ai tempi romani GALAZIA. Anche geologicamente la Galazia è un paese di transizione fra il montuoso altipiano occidentale e la distesa orientale più pianeggiante; le cime montane non raggiungono i 2.000 metri, mentre sono più estese le vallate alluvionali formate da fiumi, Halys, il Delice e il Sakarya (l'antico fiume sacro Sangarius), né mancano zone da steppa e aridi altipiani calcarei.
Predomina la pastorizia, con pendii coltivati a cereali. Nella II metà del sec. III ac. fu invasa da popolazioni celtiche, che spargevano il terrore e che divisero il territorio fra le tre stirpi da cui erano composti, ossia i Tolistobogi, che si fissarono ad Occidente intorno a Pessinunte (Pessinus), i Trocmi ad Oriente con capitale Tavio (Tavium), ed i Tectosagi nel centro attorno ad Ancira (Ankara).
Di carattere bellicoso, parteciparono essi a quasi tutte le guerre che si svolsero lungo il sec. II ac. fra i piccoli monarchi dell’Asia Minore, giacché per il loro coraggio erano ricercati come mercenari. Nella II metà del sec. 1 ac. Deiotaro, tetrarca dei Tolistobogi, respinse l'invasore Eumaco, satrapo del Ponto, e riunì sotto il suo dominio le tre stirpi celtiche nel comune territorio, chiamato ormai Galazia.
Pompeo riconobbe il titolo di re a questo alleato dei Romani nella guerra Mitridatica, e ampliò il suo territorio. Dopo la morte del re il regno passò al suo segretario Aminta.
Il triumviro Antonio favorì il nuovo re, donandogli parti della Pisidia, della Licaonia e della Pamfilia. Successivamente Aminta estese il suo dominio sull'Isauria e sulla Cilicia Montana.
Augusto riconobbe questi possedimenti al re, che ad Azio si unì col suo partito; ma dopo la morte di Aminta, nel 25 ac., staccò dal regno, di lui le parti della Cilicia e della Pamfilia e formò una provincia romana.
Questa provincia, accresciuta di alcuni distretti della Paflagonia, fu costituita dalla Galazia propriamente detta, dalla Licaonia, dalla Pisidia e dall'Isauria e così rimase fino ai tempi di Vespasiano, quando subì modificazioni.
La designazione di regione Galatica si riportava al territorio occupato originariamente dai Galati, ossia alla parte settentrionale della provincia; da questo territorio, infatti, era contraddistinta la Frigia, sebbene ambedue appartenessero alla provincia della Galazia. Questa distinzione delle varie regioni componenti la provincia è confermata dal fatta che, almeno nel sec.
Finora è documentata la coesistenza della Licaonia, insieme con quello della Galazia che si adunava ad Ancira o a Pessinunte. La Galazia, insieme con uno scarso elemento romano, albergava una mescolanza degli invasori Celti-Galli, con Frigi e Greci precedenti abitanti del luogo.
LICAONIA
A Sud della regione della Galazia si estendeva la LICAONIA, altipiano a 1.000 m sul mare, fra i monti della Frigia e dell'Isauria, limitato a Sud dalla catena del Tauro e a Nord-Est dalla Cappadocia.
Quest'altipiano contiene ampi laghi salati, come quello di Tuz. In antica la Licaonia passò sotto varie dominazioni straniere, finché i Romani la incorporarono con la provincia della Galazia, con cui rimase unita almeno fino ad Antonino Pio. Non vi è accordo neppure fra gli scrittori antichi circa l'attribuzione, o alla Frigia o alla Licaonia, dell'importante città di Iconio.
I Romani concessero Iconio a Polemone re di Cilicia; ma presto essa riappare unita alla provincia di Galazia. L'imperatore Claudio, le concesse il nome onorifico di Claudiconium. Adriano ne fece una Colonia Aelia Hadriana Augusta Iconiensis.
Alle falde del vulcano spento Kara Dagh si adagia la cittadina di Listra, che, dopo la morte di Aminta, era stata aggregata alla Galazia, collocandovi un presidio militare contro i ladroni delle montagne vicine. Ogni traccia di Listra si era perduta fino al 1885, quando lo Sterret ne riconobbe i ruderi presso l'odierna Katyn Serai; il solo ritrovamento archeologico di qualche rilievo è una rozza pietra da altare pagano, con una iscrizione dedicata ad Augusto dai decurioni della colonia romana.
Apparteneva alla Licaonia anche la cittadina di Derbe, che agli inizi del sec. I dc. doveva essere un piccolo centro con presidio militare. In onore di Claudio si chiamò Claudioderbe; ceduta da Caligola ad Antioco IV re della Commagene nell'anno 38; ma poco dopo Antioco fu detronizzato dallo stesso Caligola, e successivamente rimesso in trono da Claudio nel 41.
PISIDIA
A Nord della Pamfilia, e della Licia, altre due piccole regioni si estendevano fra la Licaonia, la Frigia e la Caria: erano la PISIDIA nella parte occidentale, e l'ISAURIA in quella orientale. Di carattere montagnoso ma con grandi laghi.
Nel sec. I dc. Pisidia ed Isauria, insieme con la Licaonia, fecero parte della provincia della Galazia; tuttavia conservarono, particolarmente la Pisidia, una certa autonomia amministrativa, accentuata dalla presenza di numerose colonie romane fondatevi da Augusto, quali Sagalasso, Olbasa, Comana, Cremna e Antiochia, situata in territorio frigio; i suoi ruderi sono stati ritrovati presso il villaggio turco di Yavolach, a Nord del lago di Egherdir, sopra un'altura prospiciente la catena del Sultan Dagh. La città fu fondata da Seleuco Nicatore, versa il 286 ac., sul luogo di un villaggio abitato da emigrati di Magnesia al Meandro.
I Romani fin dal tempo di Antioco il Grande la dichiararono città libera (189 ac.), e se ne servirono come posto di frontiera. Augusto vi stabilì una colonia di veterani, e da allora il nome ufficiale fu Colonia Caesarea Antiochia. Gli scavi hanno riportato alla luce tracce del vetusto culto del dio lunare Men - diventato Lunus in latino - e di altre divinità frigie, particolarmente di Cibele. Grandi propilei e l'acquedotto ramano testimoniano ancora l'importanza della città. Fra i ricordi dell'imperatore Augusto hanno particolare valore molti frammenti delle sue Res Gestae, con i quali si è potuto completare in alcuni passi il Monumento Ancirano.
ISAURIA
Gli abitanti dell'Isauria erano noti per la loro ferocia, per cui i Greci prima e i Romani dopo, curarono diversi posti di sorveglianza per difendere i valichi. Dopo la morte del re vassallo Aminta (25 ac.) i romani ne presero il governo diretto.
La sua zona costiera era a carattere cosmopolitico, mentre quella interna dell'altipiano, restava più indigena. Nei centri minori, sparsi fra le montagne della Frigia o lungo la catena del Tauro o nelle piane della Galazia, l'elemento predominante era l'indigeno, nonostante il continuo espandersi dell'ellenismo.
Lungo la costa, invece, e in genere nelle grandi città dell'immediato retroterra, come Sardi, Pergamo, Filadelfia, Laodicea, Apamea, ecc., situate lungo le principali arterie stradali, prevaleva l'elemento greco, che in tempi lontani ne aveva fondato le città.
Erano colonie antichissime, che avevano lottato contro la Persia, rimanendo attaccate alla madrepatria. per la comunanza di linguaggio e di cultura; giacché la più antica letteratura greca in quasi tutte le sue forme aveva avuto inizio proprio in queste colonie lontane.
In prevalenza appartenevano ad emigrazioni di antichi Joni, onde il nome di Jonia dato abitualmente alla fascia costiera più vicina al continente europeo; ma non mancavano Dori ed Eoli.
PONTE ROMANO DI ADARA |
SIRIA
Confinava a Nord con il limite meridionale dell'Asia Minore (una linea ideale che andava dal golfo di Alessandretta all'Eufrate), all'Ovest col Mediterraneo, a Sud con la Palestina e all'Est col deserto arabico e con l'Eufrate.
E' una pianura che si sviluppa sulla costa con pochi monti e un altipiano interno, a sud invece ha un profondo avvallamento fra Libano e Antilibano, che prosegue più a sud nel Ghor dove scorre il Giordano; nella parte settentrionale si elevano i monti che separano dalla Cilicia.
Il fiume principale è l'Oronte che si allarga presso Antiochia in un ampio bacino alluvionale. La Siria fu durante millenni il necessario ponte di passaggio fra l'Egitto e le regioni Mesopotamiche, ossia fra i due centri delle più antiche civiltà umane come Byblos, Tiro; Sidone, Aleppo, ecc.
Nel periodo grecoromano la città principale di tutta la Siria fu Antiochia sull'Oronte, col vicino porto di Seleucia; altre fiorenti città erano Apamea, Laodicea e più a Sud Damasco, tutte lungo la soglia del deserto arabo.
Dopo il dominio persiano, la Siria divenne regno dei Seleucidi, finché dopo varie guerre passò sotto la dominazione romana. Pompeo, già in Asia, approfittò dell'anarchia generale e nel 64 ac. riorganizzò la Siria, costituendola provincia romana.
La ricchezza naturale della Siria, e la sua posizione di confine di fronte ai Parti tradizionali nemici di Roma, conferirono a questa provincia grande importanza. Augusto nel 20 ac. vi compì un viaggio durante il quale elargì grandi favori, donando la libertà a molte città ed introducendo vari cambiamenti nell'amministrazione.
La Siria fu provincia imperiale, il suo governatore, legatus Augusti pro pretore, aveva sotto il suo comando rilevanti forze armate per difendere i confini dai Parti e dai Nabatei, e di solito era scelto fra gli appartenenti al ceto consolare, al termine della loro carriera.
Antiochia, sede del governatore, ebbe origini molto umili. Alla fine del sec. IV ac. Seleuco Nicatore sostituì il nome originario di Antigonia con Antiochia in onore di suo padre Antioco. I seguenti Seleucidi andarono a gara nell'abbellire la capitale; il porto di Seleucia, a soli 35 km. e di comodo accesso per la navigabilità dell'Oronte, metteva la città in comunicazione con ogni porto del Mediterraneo, mentre numerose vie carovaniere la collegavano con le immense regioni del retroterra, di là dall'Eufrate e fino all'India.
Ma, più che città commerciale, Antiochia era il luogo del piacere. A una decina di km dalla città, dopo un susseguirsi di ville e giardini, si giungeva a Daphne, dove in mezzo a densi boschetti di lauro che era proibito tagliare, sorgeva il tempio di Apollo, con vari riti religiosi ierodulia compreasa.
Molti si recavano, da Antiochia e da luoghi più lontani, ad onorare Apollo ed Artemide in quel tempio privilegiato, come altri templi, del diritto di asilo, spesso con grande scandalo del cristianesimo. Dopo Roma ed Alessandria, ed esclusa anche Atene benché ormai in decadenza, nessuna città poteva contendere con Antiochia per bellezze monumentali.
L'isoletta a settentrione, formata dall'Oronte, era ricoperta dalla splendida reggia, dimora dei re Seleucidi e poi dei governatori romani. Una lunghissima strada, la «via delle colonne», traversava da Est ad Ovest tutta la città che Erode il Grande aveva fatto lastricare di marmo e ornare con colonnati coperti per la lunghezza di venti stadi
Un'altra strada da Nord a Sud, egualmente ornata di colonne, correva tra suntuosi edifici, abbelliti da capolavori dell'arte greca, mentre la zona meridionale e le pendici del Silpio contenevano le splendide ville dei ricchi.
Una potente cerchia di mura, innalzate da Antioco IV Epifane, di 30 km, con torri colossali intercalate, garantiva la città. L'abbondanza di acque, che zampillavano nei ninfei, ed una sfarzosa illuminazione notturna, almeno al tempo del retore Libanio, accrescevano l'incanto. La popolazione, amante di feste e spettacoli secondo le testimonianze di Erodiano, avevano una particolare danza, propria degli Antiocheni, descritta da Luciano.
L'isoletta a settentrione, formata dall'Oronte, era ricoperta dalla splendida reggia, dimora dei re Seleucidi e poi dei governatori romani. Una lunghissima strada, la «via delle colonne», traversava da Est ad Ovest tutta la città che Erode il Grande aveva fatto lastricare di marmo e ornare con colonnati coperti per la lunghezza di venti stadi
Un'altra strada da Nord a Sud, egualmente ornata di colonne, correva tra suntuosi edifici, abbelliti da capolavori dell'arte greca, mentre la zona meridionale e le pendici del Silpio contenevano le splendide ville dei ricchi.
Una potente cerchia di mura, innalzate da Antioco IV Epifane, di 30 km, con torri colossali intercalate, garantiva la città. L'abbondanza di acque, che zampillavano nei ninfei, ed una sfarzosa illuminazione notturna, almeno al tempo del retore Libanio, accrescevano l'incanto. La popolazione, amante di feste e spettacoli secondo le testimonianze di Erodiano, avevano una particolare danza, propria degli Antiocheni, descritta da Luciano.
DAMASCO
Oggi capitale della Siria, sorge al margine del deserto, nella pianura fiancheggiata ad Ovest dai contrafforti dell'Antilibano e a Sud dal Gebel el-Aswad. Grazie ad una sapiente irrigazione, in uso già in tempi antichissimi, Damasco fu sempre circondata da orti e giardini, una vera oasi nel deserto.
Damasco ha sempre occupato un posto importante nelle varie civiltà fin dal II millennio ac., entrando nel dominio di Roma quando Pompeo durante la campagna in Armenia la fece occupare da Lollio e Metello nel 65 ac., facendone parte della provincia romana della Siria.
Secondo Plinio e Tolomeo Damasco appartenne alle città confederate della Decapoli e ai tempi di Adriano portò il titolo di «metropoli»; sotto Alessandro Severo divenne colonia romana, col diritto di coniare moneta. La popolazione della Siria era ellenizzata come quella dell'Asia Minore, conalcuni elementi semitici.
Molti semiti Giudei vi giunsero dalla Palestina, sentendosi meno stranieri che in altre regioni e godendo degli stessi diritti di cittadinanza dei Greci.
PERGAMO
Il Regno ellenistico di Pergamo ebbe come capitale Pergamo. Venne fondato da Filetero agli inizi del III sec. a.c., capostipite della dinastia degli Attalidi, adorato poi come una divinità. Il regno si espanse in particolare dopo la Pace di Apamea, del 188 a.c., ma nel 133 a.c. l'ultimo sovrano, Attalo III, cedette il regno a Roma.
DINASTIA DEGLI ATTALIDI
Il primo re di Pergamo, Filetero, nel 282 a.c. si impossessò della città di Pergamo, nella Troade (Asia Minore) e dopo aver tradito Lisimaco, alla sua morte passò dalla parte di Seleuco I.
Quando anche questi morì (280 a.c.), Filetero rimase fedele al figlio di Seleuco.
A Filetero successe Eumene I, poi Attalo I (241-197) che rifiutò di pagare il tributo alla tribù celtica dei Galati, alleata di Antioco III seleucide.
Questi mossero guerra ma furono sconfitti e Pergamo conquistò molti territori seleucidi. Nel 232 a.c. con la vittoria sui Tolistobogi, altra tribù celtica della Galazia, Attalo I cacciò definitivamente i celti.
Venne quindi stipulata una alleanza con i romani, di cui rimasero alleati dinastici e la città conobbe una notevole fioritura artistica.
Ad Attalo I succedette Eumene II (197-159) che protesse arti e cultura, fondando la biblioteca di Pergamo ed erigendo il famoso Altare di Zeus. Nella guerra tra Roma ed Antioco III, suo figlio, Seleuco IV, assediò la città di Pergamo.
Nel 167 a.c. si recò a Roma, vincitrice contro il re di Macedonia Perseo, ma non fu ricevuto, perchè sospettato favorevole a Perseo. Vinse contro i Galati nel 166 a.c, ma Roma li protesse e li liberò. Nel 164 a.c. venne inviato a Sardi il console Gaio Sulpicio Gallo, affinchè Eumene II non si alleasse con Antioco Epifane, sovrano del regno seleucide.
Nel 161 a.c. ambasciatori di Prusia II di Bitinia e dei Galati, giunsero a Roma per accusare Eumene II che per discolparsi inviò il fratello Attalo II. Questi alla morte di Eumene II, salì al trono come tutore di Attalo III, ma di fatto re di Pergamo. Poi giunse a Roma nel 159 a.c., si discolpò dalle accuse dei Galati e consolidò l’alleanza con i Romani.Venne quindi stipulata una alleanza con i romani, di cui rimasero alleati dinastici e la città conobbe una notevole fioritura artistica.
Ad Attalo I succedette Eumene II (197-159) che protesse arti e cultura, fondando la biblioteca di Pergamo ed erigendo il famoso Altare di Zeus. Nella guerra tra Roma ed Antioco III, suo figlio, Seleuco IV, assediò la città di Pergamo.
Nel 167 a.c. si recò a Roma, vincitrice contro il re di Macedonia Perseo, ma non fu ricevuto, perchè sospettato favorevole a Perseo. Vinse contro i Galati nel 166 a.c, ma Roma li protesse e li liberò. Nel 164 a.c. venne inviato a Sardi il console Gaio Sulpicio Gallo, affinchè Eumene II non si alleasse con Antioco Epifane, sovrano del regno seleucide.
Attalo II nel 156 a.c. fu costretto a difendersi da un attacco di Prusia II, re di Bitinia, che riuscì ad avvicinarsi alla stessa Pergamo. I Romani inviarono come legati, Lucio Apuleio e Gaio Petronio nel 155 a.c., che dettero ragione ad Attalo e Roma diffidò Prusia (nel 154 a.c.).
LA PROVINCIA ROMANA
Il Senato romano fu costretto ad inviare il console Manio Aquilio per sedare una rivolta e trasformare i suoi territori in prima provincia romana dell'Asia (129 a.c.). La repubblica romana annettè tutti i territori occidentali, esclusi gli orientali.
Si ribellò Eumene III e organizzò una strenue resistenza con i poveri e schiavi del regno, trovando alleanze nella Misia e Caria. Roma nel 131 a.c. inviò Publio Licinio Crasso, il quale però fu sconfitto, così inviò il console romano, Marco Ebuzio Perperna, il quale riuscì invece a far prigioniero Aristonico, a impadronirsi di Pergamo e del suo tesoro.
Ad Attalo II successe Attalo III (138-133 a.c.), che alla sua morte lasciò il regno in eredità ai Romani, come provincia romana d'Asia. Nel testamento Attalo lasciava alla città di Pergamo ed a altre città, la libertà ed i territori circostanti, oltre all'esenzione dei tributi, mentre a Roma lasciava i suoi tesori e le sue proprietà, ma soprattutto gran parte dei territori.
Il testamento era condizionato dall'assenso del senato romano che accettò trasformandola in provincia romana. Finì così la dinastia degli Attalidi.