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TEMPIO AEDES CERERIS

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AL CENTRO IL TEMPIO DI CERERE AVENTINA


LA STORIA 

"Nei primi anni della repubblica: nelle distrette d'una grave carestia, i libri sibillini, all'uopo interrogati, suggerirono di placare gli dei greci Demetra, Dioniso e Core, ai quali il dittatore Aulo Postumio votò, nell'anno 496 a.c., un tempio, che sorse presso il Circo Massimo, e fu poi dedicato tre anni più tardi, e alla cui decorazione lavorarono due artisti greci, Damofilo e Gorgaso."

Quando il tempio venne distrutto da un incendio nell'anno 31 a.c., fu sostituito con un altro, fatto costruire da Augusto e terminato al tempo di Tiberio, nel 17 d.c. Come luogo di provenienza del nuovo culto i Romani indicavano più tardi l'antico tempio di Demetra e Core a Enna di Sicilia. 

Considerando però la data molto antica della erezione di esso (496 a.c.), sembra più probabile che sia arrivato a Roma attraverso le città della Magna Grecia; tanto più che è noto essere stati i culti di Demetra e di Dioniso fiorenti assai nella Campania, e che dalla Campania, e precisamente da Napoli e da Velia, si facevano venire di preferenza le sacerdotesse, per celebrare in Roma i misteri di Cerere

 Entrò così nella religione romana una nuova triade divina, d'origine greca, i cui membri non mantennero però il loro nome originario (come accade, per es., per Apollo, per Ercole, per Esculapio), ma assunsero senz'altro il nome e la figura di quelle divinità indigeti, alle quali sembravano più somiglianti: sicché Demetra fu identificata con Cerere, Dioniso e Core con Libero e Libera, divinità anche queste dell'antico Lazio.

CERERE DI EMERITA AUGUSTA
Il tempio comune si chiamò ufficialmente aedes Cereris Liberi Leraeque; più semplicemente, aedes Cereris, giacché Cerere. prese subito il posto principale nella nuova triade. Perciò, la festa anniversaria della dedicazione del tempio fu assegnata al giorno delle Cerialia (19 aprile), e i giochi relativi furono detti ludi Ceriales, e le sacerdotesse addette al culto della triade designate come sacerdotes publicae Cereris populi Romani Quiritium.

Sui nuovi sviluppi del culto di Cerere in Roma, dopo la sua assimilazione con la greca Demetra, abbiamo le seguenti notizie: nell'anno 217 a.c.,

- Per la prima volta sappiamo che fu compresa in un lettisternio di dodici Dei e appaiata, in questo rito, con Mercurio;

- Da allora si tennero ripetutamente nel suo tempio supplicazioni, per suggerimento dei libri sibillini. - press'a poco negli stessi anni, fu introdotta nel suo culto romano una cerimonia propria del rito greco di Demetra, il sacrum anniversarium Cereris.

- Scopo principale della festa era una rievocazione delle nozze di Persefone e di Plutone, con i relativi episodi del ratto e del ritorno di Persefone. Alla cerimonia, che si celebrava secondo il rito greco dei misteri, partecipavano le matrone romane, in abito bianco e con particolare acconciatura del capo, accompagnate e presiedute dalle sacerdotesse della Dea, che, come abbiamo detto, si facevano venire dalle città della Magna Grecia.

- Per tutta la durata della festa, che cadeva in agosto, probabilmente intorno al 10, così le matrone romane come le sacerdotesse dovevano astenersi da qualunque rapporto sessuale e rimanere perciò separate dai loro mariti, ed evitare pure di mangiare pane; il rito vietava anche libagioni di vino.

- I ludi Ceriales ci sono testimoniati come feste a data fissa per la prima volta nell'anno 202: duravano otto giorni, dal 12 al 19 aprile, e consistevano in divertimenti di vario genere, di cui era parte principale una caccia alla volpe, nella quale si facevano correre gli animali con fastelli in fiamme legati alla coda (!).

- L'ultimo giorno era riserbato ai giochi del circo. Finalmente, nell'anno 191 a.c., fu introdotta, sempre dietro indicazione dei libri sibillini, un'altra festa: lo ieiunium Cereris, cioè un digiuno in onore di questa Dea, a espiazione di sinistri prodigi verificatisi. Fu prima quinquennale; dal tempo di Augusto in poi annuale, e ricorreva il 10 ottobre.

Rilievo fine del V sec. a.c, marmo pentelico con dedica a Demeter, rinvenuto negli anni '30, tra le fondazioni del Palazzo della Banca d'Italia e in cui oggi si trova la Questura. In esso appaiono: Kore nell'atto di sollevare il lembo della veste, un peplo dorico con kolpos e apoptygma; Demetra mentre regge una lunga torcia che poggia a terra.



CERERE E TELLURE

La Dea Cerere, così trasformata dall'influsso della greca Demetra, venne in nuovi rapporti con Tellure, e, talora, la sostituì, in certe attribuzioni per le quali la Tellure romana somigliava piuttosto a Demetra che non alla originaria Cerere: così la troviamo quale Dea romana delle nozze, al posto dell'antica Tellure, per influsso della greca Demetra (legifera Ceres, in Virg., Aen., IV, 58).

A essa è rivolta più tardi, invece che a Tellure, nel rito funebre, l'offerta della porca praesentanea, e l'ingresso nell'oltretomba si chiama mundus Cereris, mentre in origine la Dea romana rappresentante dell'oltretomba non era stata Cerere, ma Tellure.



CERERE E LA PLEBE

Va infine ricordata la stretta relazione in cui il santuario di Cerere venne a trovarsi, fin dai primi decenni del sec. V a.c., con la plebe e con i suoi edili: sicché non pare possa mettersi in dubbio che questi magistrati plebei abbiano avuto il loro nome dal tempio, sia che questo si dicesse l'aedes per antonomasia o che quelli si chiamassero aedilei Cereris (poi semplicemente aediles), come mostrerebbe la denominazione di aediles plebei Ceriales, introdotta da Cesare.

Forse, a parte la tradizione, il tempio fu edificato, nel corso del sec. V, da qualche plebeo o dalla plebe stessa: certo è che là si conservava, sotto la sorveglianza dei due edili, l'archivio della plebe e anche il suo tesoro, costituito dall'ammontare delle multe imposte dai magistrati plebei. E del resto la plebe festeggiava, in modo speciale, con riunioni e conviti le Cerialia.

In epoca imperiale, Cerere divenne soprattutto la Dea del frumento; e, in tale funzione, ebbe a compagna e satellite Annona (v.). Fra le provincie, quella che più vide fiorire il culto di C. fu l'Africa, in grazia appunto della sua ricca produzione di cereali; ivi spesso, al posto del nome della dea, troviamo il plurale Cereres, con evidente allusione a C. e Proserpina, in dipendenza, probabilmente, del culto siciliano di Demetra e Core (v. Toutain, Les cultes païens dans l'Empire rom., I,1, 345 segg)



LA LOCAZIONE

Il tempio congiunto a Ceres, Liber Pater e Libera (equivalente a Demetra, Dioniso, e Kore: Dion Hal., Ant. Roma 6.17.2), di solito abbreviato a 'aedes Cereris' Circus Maximus (es. Vitr., De arch. 3.3.5: specie aedium ... uti est ad circum Massimo Cereris; Plinio NH 35.154: Cereris aedem ... ad Circus Massimo; Tac., Ann. 2.49: Libero Liberaeque et Cereri iuxta cir Maximum) e nei pressi dei templi di Flora e Luna. 

DEMETRA
Non ne sono stati identificati i resti. Venne molto considerato anche per la sua immagine di Ceres, la "prima immagine di bronzo di una divinità a Roma" (Plinio, NH 34.15) e per le opere d'arte squisita lì esposte (Strabone 8.6.23, Pliny, NH 35.24, 35.154-55)

Il Tempio di Ceres era un luogo dove i plebei si autoidentificavano. L'edificio aveva un aspetto straordinariamente antico e Vitruvius (cit. Cit.) lo cita come esempio primario dello stile toscano poco prima che venisse distrutto dal fuoco nel 31 a.c.. (Dio Cass. 50.10.3, cfr Strabo 8.6.23). 

Notevolmente, Augusto iniziò la sua ricostruzione (insieme al vicino Tempio di Flora e al Tempio di Iano presso il Foro Olitorio; RG 19-21 non è altro che questo aedes) e la sua ridedicazione non avvenne prima del 17 d.c. (Tac. , Ann 2.49: coeptasque ab Augusto dedicavit [Tiberius]), il che significa che questo santuario importante rimase sia una rovina che in cantiere durante tutto il periodo di Augusto.

La testimonianza più dettagliata per la posizione del tempio deriva da Dionigi di Halicarnasso, che lo descrive come "alla fine del Circo Massimo, direttamente sopra le porte di partenza" (Ant. Rom. 6.94.3). Pertanto il suo posto sul pendio più basso della punta nord aventina, appena sopra la testa del Circo, è concordato (Richardson 80, Coarelli LTUR I, 261). 



AEDES E TEMPIO

Il templum è tale in virtù della inauguratio compiuta dallo augure. La aedes invece non è inaugurata; è consacrata dal pontefice e dedicata dal magistrato; per i quali due atti diviene proprietà della divinità cui essa è dedicata. Quindi può essere templum anche un sito o un edificio di uso civile (p. es., il Comizio, la Curia); la aedes è sempre un edificio di culto.

Quando un edificio è inaugurato, consacrato e dedicato, è templum e aedes; è adibito al culto, ma può essere adibito anche a funzioni civili (p. es., riunioni del Senato). Il giorno della dedicatio è il dies natalis della aedes, e se ne celebra ogni anno la ricorrenza.

La aedes, perché sacra, cioè proprietà della divinità, è inviolabile e non è commerciabile; il suo patrimonio è commerciabile, purché risponda allo scopo per il quale è costituito.
Il tempio, esastilo e con la statua della Dea al centro, mentre ai due lati c'erano le statue di Ade e Proserpina, serviva anche come quartier generale degli edili plebei e ospitavano il loro archivio, con copie dei decreti del Senato (Livy 3.55.13). Inoltre, il tempio disponeva dell'asilo Cereris, luogo di rifugio dove il pane era distribuito ai poveri (Varro in Non 63.1-4 Lindsay, cfr Coarelli, LTUR I, 130).



LETTERE DI PLINIO IL GIOVANE

"Per un avvertimento degli aruspici debbo ricostruire, abbellendolo e ingrandendolo, il tempio di Cerere che è nei miei possedimenti, ed è assai vecchio e angusto mentre per altro nel giorno stabilito è largamente visitato.

Infatti alle Idi di settembre da tutta la regione confluisce una gran folla, si trattano molti affari, si fanno e si compiono molti voti. Ma non v'è nei pressi nessun riparo dalla pioggia e dal sole.

Darò pertanto prova di munificenza e al tempo stesso di religiosità se farò costruire un tempio il più bello possibile, cui affiancherò un porticato, quello per uso della dea, questo per gli uomini.

Vorrei perciò tu comperassi quattro colonne di marmo, secondo il tuo gusto, e comperassi dei marmi per rivestire il pavimento e le pareti.

Bisognerà anche far fare una statua di quella dea, giacché quella antica di legno è smozzicata in parecchi punti a cagione della sua vetustà. Quanto al porticato, non mi viene in mente nulla per ora, che tu debba ricercare costì, se non forse che tu mi mandi un disegno adatto al luogo.

Non posso infatti circondare tutto il tempio: giacché il terreno ove esso sorge è limitato da una parte dal fiume con delle rive scoscese e dall'altra dalla strada.

Oltre questa vi è uno spazioso prato, che sarebbe un luogo abbastanza adatto per sviluppare, in faccia al tempio, il colonnato; se però non troverai una miglior soluzione tu, che sei capace con la tua bravura di superare gli ostacoli del terreno. Addio. "



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