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BASILICATA

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METAPONTUM

La prima colonizzazione greca in Basilicata avvenne con la costruzione di Siris, presso il fiume omonimo oggi detto Sinni, fine VIII sec. a.c., ad opera di profughi da Colofone, fuggiti in Occidente per scampare alla dominazione lidia.

Con la fondazione di Metaponto, del 630 a.c. da parte di coloni di stirpe achea, si estende la colonizzazione a tutta la costa ionica lucana. Molti insediamenti dell'VIII-VII sec. a.c., in Vallo di Diano e in Val d'Agri, con ricche e numerose necropoli.

Del VIII sec.a.c. è pure la necropoli di Colle dei Greci presso Latronico.

Sul Tirreno sorge il villaggio di Capo la Timpa, quelli sul colle Palecastro di Blanda Iulia  e di Tortora e un altro  identificabile con la città di Sirinos (Rivello).

Nella colonizzazione indigena della costa, gli Enotri sfruttarono la fondazione delle colonie greche sul Tirreno, in particolare Velia e Pyxous, per riavviare i loro commerci marittimi.

Di Blanda ne parla Plinio ne la sua Naturalis historia, nel III libro:
« Sul litorale Bruzio, la città di Blanda, il fiume Baletum, il porto Partenio Focenio e il golfo Vibonese »

Plinio colloca la città nel Bruzio, tra le terre degli Osci, ignorandone l'esatta collocazione.
Tolomeo, nella sua Geografia, pone la città di Blanda nell’interno della Lucania, nelle vicinanze di Potentia.


BLANDA IULIA
Tito Livio, parlando della guerra contro i Cartaginesi, elenca delle città espugnate dal console Quinto Fabio, tra cui Blanda:
« oppida vi capta Conpulteria, Telesia, Compsa inde, Fugifulae et Orbitanum ex Lucanis; Blanda et Apulorum Aecae oppugnatea »

Nel corso del VI sec a.c. ognuna delle due città aveva un territorio molto vasto che si estendevano nell'entroterra fino a Pisticci,  Bernalda e Montescaglioso, per Metaponto e fino a Pandosia e Montalbano Jonico, detta Siritide, per Siris.

Per Pandosia si narra che nel 330 a.c. il re epirota Alessandro il Molosso, venne sconfitto ed ucciso dai Lucani, sulle rive del fiume Acheronte (attuale Agri). Tito Livio:

« Trovandosi il re non molto discosto dalla città di Pandosia, vicino ai confini dei Bruzi e dei Lucani, si pose su tre monticelli alquanto, l'uno dall'altro divisi e lontani, per scorrere quindi in qual parte volesse delle terre dei nemici; aveva intorno a se per sua guardia un duecento lucani sbanditi, come persone fedelissime, ma di quella sorte di uomini, che hanno, come avviene, la fede insieme con la fortuna mutabile. 

Avendo le continue piogge, allagato tutto il piano, diviso l'esercito posto in tre parti, in guisa che l'una all'altra non poteva porgere aiuto, due di quelle bande poste sopra i colli, le quali erano senza la persona del re, furono oppresse e rotte dalla subita venuta ad assalto dei nemici, i quali poi tutti si volsero all'assedio del re, e mandarono alcuni messaggi ai lucani loro sbanditi, i quali avendo pattuito di essere restituiti alla patria, promisero di dar loro nelle mani il re vivo o morto. 

Ma egli con una compagnia di uomini scelti fece un'ardita impresa che urtando si mise a passare, combattendo, fra mezzo dei nemici; ed ammazzò il capitano dei lucani, che d'appresso lo aveva assaltato; ed avendo raccolto i suoi dalla fuga, tra essi ristretto, giunse al fiume, il quale mostrava qual fosse il cammino con le fresche riune del ponte, che la furia delle acque aveva menato via. 

Il qual fiume, passandolo la gente senza sapere il certo guado, un soldato stanco ed affamato, quasi rimbrottandolo e rimproverandogli il suo abominevole nome, disse: Dirittamente sei chiamato Acheronte. 

TOMBA SIRITIDE
La qual parola, posciaché pervenne alle orecchie del re, incontamente lo fece ricordare del suo destino, e stare alquando sospeso e dubbio, se si doveva mettere a passare. 

Allora, Sotimo, un ministro dei paggi del re, lo domandò che stesse a badare e l'ammonì che i lucani cercavano d'ingannarlo; i quali poiché il re vide da lungi venire alla sua volta, in uno stuolo trasse fuori la spada ed urtando il cavallo, si mise arditamente per mezzo del fiume per passare; è già uscito dalle profondità delle acque, era giunto nel guado sicuro, quando uno sbadito lucano lo passò dell'un canto all'altro con un dardo. 

Onde essendo caduto, fu poi trasportato il corpo esamine dalle onde, con la medesima asta insino alle poste dei nemici, ove ei fu crudelmente lacerato, perché tagliato pel mezzo, ne andarono una parte a Cosenza, e l'altra serbarono per straziarla; la quale mentre era percossa da sassi e dardi per scherno, una donna mescolandosi con la turba, che fuori di ogni modo della umana rabbia incrudeliva, pregò che alquanto si fermassero, e piangendo disse: 

Che aveva il marito ed i figliuoli nelle mani dei nemici e che sperava con quel corpo del re, così straziato come gli era, poterli ricomprare. 

Questa fu la fine dello strazio; e quel tanto che vi avanzò dei membri fu seppellito in Cosenza, per cura di una sola donna, e le ossa furono rimandate a Metaponto ai nemici. 

Quindi quindi poi riportate nell'Epiro a Cleopatra sua donna, e ad Olimpiade sua sorella; delle quali l'una fu madre e l'altra sorella di Alessandro Magno »



GLI SCAVI

Gli scavi condotti ad Alianello, Armento, Roccanova, Incoronata, Cozzo Presepe, Pisticci e Serra di Vaglio, mostrano la Lucania interna quale importante crocevia di popoli e culture diversi.

Altro nodo importante era costituito dall'area del Melfese che, grazie al fiume Ofanto, incrociava importanti itinerari di scambi. La conferma  arriva dagli scavi delle  necropoli di Pisciolo e Chiuchiari e in quelle di Ruvo del Monte dove, i ricchi corredi funerari, presentano i segni e le influenze del mondo dauno, etrusco e greco.

Fra il VI ed il V sec. a.c. però alcuni degli insediamenti più fiorenti, ricaduti nel potere delle città greche, scompaiono (Incoronata e Pandosia), mentre altri, soprattutto nelle zone più interne, fioriscono (Pisticci, Ferrandina, Montescaglioso, Timmari, Garaguso, Ripacandida e Satriano) con cinte fortificate e alcuni importanti santuari, presso le sorgenti e prevalentemente votati a divinità femminili.

Le ostilità si aprono tragicamente nel 510 a.c. con la distruzione di Sibari da parte di Crotone.

MUSEO SARTIDE


I ROMANI

I Romani ebbero i primi contatti con i Lucani intorno al 330 a.c, quando formarono un'alleanza a contro i Sanniti che attaccavano a norda nord. Ma i Romani trovarono la loro occasione nel 285 a.c. e poi nel 282 a.c., quando la città magno-greca di Thurii, assediata dal principe lucano Stenio Stallio
chiese aiuto ai Romani.

I Lucani, dapprima alleati ma successivamente ribellatisi, vennero sconfitti dalle truppe del console Gaio Fabricio Luscino, che stanziò nella città una guarnigione, come riportano i Fasti triumphales. Fabricio, console nel 282 a.c., rifiutò per due volte, nel 282 a.c. dai Sanniti, e nel 280 da Pirro, cospicui doni rivolti a corromperlo.

Successivamente una squadra marittima romana, perlustrando il mar Ionio, entrò in conflitto con i Tarentini che, irritati, distrussero quattro navi catturandone una.

In difesa della città ionica sbarcò a Taranto Pirro, re dell'Epiro che, appoggiato dai Lucani, Bruzzi e Sanniti ottenne una vittoria di misura nella battaglia fra Pandosia ed Heraclea nel 280 ac..
Dopo appena quattro anni, nel 275 a.c. Pirro venne sconfitto a Maleventum e tornò in Epiro.

MONTENURRO
Taranto si arrese ai Romani nel 272 a.c., così il dominio della repubblica romana si estese su tutte le colonie greche dell'Italia meridionale.

In conseguenza di ciò, nella regione lucana si ebbe un declino economico, provocato dalla politica di sfruttamento dei territori conquistati, acquisiti come suoli di proprietà dei vincitori.

Dopo un tentativo di riscatto mediante l'aiuto fornito ad Annibale nel III sec. a.c., l'ennesima sconfitta provocò un inasprimento della sottomissione da parte dei romani e nel territorio lucano vennero dedotte le colonie di Potentia e di Grumentum, dove furono reclusi i ribelli lucani e brutii sottomessi dai romani.

Nel II sec. a.c. i Romani operarono il prolungamento della via Appia fino a Brindisi e un tratto di acquedotto, con lo sviluppo dei centri romani sul percorso della via, tra i quali Venosa, patria di Orazio.

A questa si affiancò la Via Popilia, che attraversava l'Appennino lucano, attraversando Sirinos e Nerulum, e una sua diramazione, che da Paestum congiungeva le colonie tirreniche Velia, Buxentum, Cesernia, Blanda Julia e Laos a Cosenza.


Capo La Timpa
- Età del bronzo con capanne, Età del Ferro, l’abitato si ricostituisce nel VI sec. a.c.


Colle dei Greci
 l'altura di Colle dei Greci sembra essere stata occupata tra il VII e il V sec. a.c. da piccoli gruppi di stirpe enotria. In tale sito sono state individuate varie zone cimiteriali dalle quali sono state dissepolte a più riprese vasi di tipo greco, spade, pugnali, fuseruole, alari, statuette, elmi, ambre, bacili in bronzo.


Tricarico 
- prov.Matera. All'interno dell'attuale perimetro della città sono presenti testimonianze archeologiche datate al VI-V secolo a.c. (ritrovamenti nel rione dei Cappuccini, presso il cinquecentesco monastero di Santa Maria delle Grazie). Fu assoggettata dai Romani


Grumento Nova
- prov. Potenza - assoggettata dai Romani.


Heraclea- prov. di Matera - assoggetata ai Romani.


Policoro
- prov. di Matera - assoggetata ai Romani.


METAPONTO
Incoronata
- prov. Matera. L'Area Archeologica dell'Incoronata, detta anche Incoronata - San Teodoro, è un sito archeologico situato in territorio di Pisticci, in località San Teodoro, abitata a lungo dagli Enotri..
È un'area collinare sulla riva destra del Basento interessata da scavi archeologici che hanno portato alla luce i resti di un villaggio enotro risalente al IX sec. ac.


Metapontum  
Metaponto - fondata da coloni greci dell'Acaia II metà VII sec. ac., come colonia della madre patria, richiesta dai Sibari per proteggersi dall'espansione di Taranto. Divenne molto presto una delle città più importanti della Magna Grecia. -Matera - Romani


Pisticci
area collinare sulla riva destra del Basento che hanno portato alla luce resti di un villaggio enotrio risalente al IX secolo ac.


Rossano di Vaglio
- prov. Potenza, area sacra che costituiva il santuario federale dei Lucani nel IV sec, ac., sorto in un'area coperta di fitti boschi e in prossimità di una sorgente, alla congiunzione di diversi tratturi.
Il santuario era dedicato a Mefite, Dea osca alla quale veniva attribuito un potere taumaturgico legato alle acque. Al culto della Dea era affiancato anche quello del Dio Mamerte, testimoniato dalle iscrizioni.


Serra di Vaglio
- prov. di Potenza - Lucani


Siris 
- nata sulla riva sinistra del fiume Sinni nei pressi della foce, al confine tra il comune di Policoro e quello di Rotondella (Matera) - Magna Grecia


Tortora
giacimento preistorico all'aperto risalente al Paleolitico Inferiore datato a circa 150.000 anni fa, uno dei più antichi siti preistorici italiani. In questo sito sono stati rinvenuti un migliaio di strumenti litici.


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