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CULTO DI VIRPLACA

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NEMESI
Viriplaca era la Dea romana che "placa la rabbia dell'uomo"; si trattava di un attributo di Giunone, e ne descriveva la capacità di riportare la pace tra marito e moglie. Vittore narra del tempio della Dea sul Palatino, mentre Valerio Massimo la indica come conciliatrice nei litigi tra coniugi.


Valerio Massimo Littera Litterae 2

GIUNONE
L'uso del vino era, un tempo, ignoto alle donne romane, naturalmente ad evitare che si lasciassero andare a qualche gesto indecoroso, perché il grado successivo dell'intemperanza che si deve al padre Libero si risolve generalmente nell'amore illecito.

Del resto, perché la loro pudicizia non fosse uggiosa e repellente, ma si accompagnasse ad un moderato fascino femminile - col permesso dei loro mariti usavano gioielli d'oro e porpora a profusione -, per rendere più grazioso il loro aspetto si tingevano accuratamente i capelli di rosso: infatti allora non si temevano gli sguardi dei seduttori delle mogli altrui, ma c'era reciproco rispetto e pudore tra gli uomini nel guardare le donne e tra le donne nell'essere guardate.

Tutte le volte, poi, che ci fosse un litigio tra marito e moglie, ambedue si recavano nel tempietto della dea Viriplaca, sito sul Palatino e, dopo aver ivi esposto quanto volevano, mettevano da parte ogni ostilità e se ne tornavano a casa d'amore e d'accordo.

Si dice che questa dea, indubbiamente veneranda e non so se degna di particolari e scelti sacrifici quale custode della pace quotidiana e domestica, abbia preso nome da tale sua funzione: certo essendo che col suo stesso appellativo essa rende all'autorità dei mariti, nello spirito di un reciproco affetto, l'onore dovuto dalle mogli.

(Valerio Massimo)


L'antica Dea Laziale

In realtà l'antica Dea, Sicuramente Laziale ma forse anche italica, era colei che placava gli istinti dell'uomo, in modo che questi li potesse gestire.

L'antichissima Dea era anticamente addetta alla cura dei semi di cereale. Mentre l'istinto non mediato dalla ragione spingeva l'essere umano a nutrirsi di tutti i semi di farro e di orzo ecc., la Dea dell'armonia tra mente e istinti suggeriva di riporre parte dei semi per la futura semina del cereale.

La sopravvivenza del mondo contadino dipendeva dalla costanza di lasciare intatti i semi della semina anche quando il raccolto era stato scarso. Per ottenere ciò si riponevano i semi da semina in un magazzino del tempio di Virplaca, che placando ogni istinto eccessivi placava, almeno in parte, anche la fame.

Il fatto che i semi venissero conservati nel tempio comportava che solo i sacerdoti potessero averne l'accesso, e che, in caso di violazione, si peccava fortemente contro la Dea che si sarebbe sicuramente vendicata.



LA DEA GIUSTIZIA

Successivamente la Dea estese il suo aspetto nella vita dei cittadini, perchè per vivere in un branco allargato occorre poter temperare il proprio carattere. La Dea pertanto divenne garante della convivenza nella civitas, garantendone la sicurezza tramite l'esercizio della giustizia che le persone preposte esercitavano in suo nome.

Tuttavia questo aspetto della Dea venne sostituito dalla Dea Temi di origine greca e poi ancora dal Dio Giove sommo amministratore di giustizia, sul cui nome si facevano i giuramenti.
In epoca ancora più tarda ella venne assimilata a Giunone, per passare al ruolo di conciliatrice domestica, in particolare per placare il potere a volte ingiusto che il marito esercitava sulla moglie.

Pertanto il tempio che le venne dedicato sul Palatino era associato a Giunone e pertanto sostenuto a spese dello stato, con un suo sacerdote e relativo custode. Trattavasi comunque di un piccolo tempio, in realtà un sacello, ma piuttosto frequentato o dalle donne infelici o dalle coppie che non riuscivano ad intendersi. Insomma una specie di terapia familiare senza terapeuta.


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