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TERME DEI 7 SAPIENTI (Ostia Antica)

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TERME DI OSTIA ANTICA

Ad Ostia esistevano, solo in città, 18 impianti termali. Esteticamente molto diversi tra loro avevano in comune un canone costruttivo ben preciso, tutti avevano vasche riscaldate con fornaci a legna, i calidaria, sale con vasche d'acqua fredda, frigidaria, i soggiorni, chiamati tepidari e delle vere proprie saune, le laconiche. 
Completavano il tutto le palestre all'aperto e le foriche (latrine). Le terme potevano essere di proprietà pubblica o privata. 

Alcune appartenevano ai mercanti, agli artigiani, ai marittimi ed erano esclusivamente frequentate dagli appartenenti a queste corporazioni.
Le Terme erano frequentate da ricchi e poveri, giovani e anziani di ambo i sessi, ed erano ammessi anche i bambini.

Tutti le frequentavano perché era un'usanza dell'epoca e luogo abituale per gli incontri e la socializzazione. 
In più servivano a mantenere l'igiene evitando le terribili pestilenze dell'epoca, ed anche ad istruirsi perchè contenevano biblioteche e vi si facevano spettacoli.

Le Terme dei Sette Sapienti sono del periodo di Adriano, 120-125 d.c. servivano principalmente per due palazzi adiacenti, il Caseggiato di Serapide (Dio di probabile origine asiatica), ma sembra accertato che fossero accessibili anche al pubblico.



OSTIA - REGIO III - INSULA X - TERME DEI SETTE SAPIENTI (III,X,2)

Le Terme dei Sette Sapienti furono costruite intorno al 140 d.c. e formano un blocco contiguo con il Caseggiato degli Aurighi e il Caseggiato del Serapide. Questi due edifici si trovano a nord e a sud delle terme che non sono accessibili dalla strada principale. Il vestibolo 2, fornito di panchine, è stato infatti raggiunto dall'edificio di Serapide.

L’edificio prende il nome dagli affreschi di una delle stanze che raffigurano i “sette saggi greci” che vivevano intorno al 600 a.c. I loro nomi e luoghi di provenienza sono scritti in greco accanto agli affreschi. L'edificio è stato nominato dopo i dipinti nella sala 5.

Un arco che ancora mostra i segni di un mosaico policromo introduce nel vestibolo  e in una sala dove sono ben conservati degli affreschi dei sette sapienti, con i relativi nomi e consigli scherzosi per il buon funzionamento dell'intestino.

SALA CIRCOLARE
La maggior parte delle pareti di questa stanza appartengono ad un edificio preesistente dal periodo tardo-flaviano (Domitiano). I dipinti appartengono al periodo Adriano o all'inizio di quello Antonino.

I Sette Saggi sono: 
- SOLÒN ATHÈNAIOS ("Solone di Atene")
- THALÈS MEILÈSIOS ("Thalete di Mileto")
- CHEILÒN LAKEDAIMONIOS ("Chilone di Sparta")
- [Bias] PRIÈNEUS ("[Bias] di Priene")
- CLEOBULO (di Lindos)
- PITTACUS (di Mitylene)
- PERIANDER (di Corinto)
(Cleobulo di Lindos, Pittacus di Mitylene e Periander di Corinto non sono stati conservati).

Nelle terme si accede, a sinistra, in una grande sala circolare (3), che fungeva da frigidarium, anticamente coperta con una cupola di 12 m di diametro, in bianco e nero, della prima metà del II sec. d.c.
La sala si trova nella parte nord-est dell'edificio e il mosaico riporta scene di caccia con motivi vegetali. La fattura del mosaico è notevolissima, con tessere molto piccole e immagini molto in movimento.

Nella parte nord-ovest dell'edificio invece, di fronte alla sala circolare, si trova il frigidario con un affresco della Venere Anadiomène, dove la Dea sorge dalle acque del mare attorniata da amorini, pesci e crostacei.

PORZIONE DEL MOSAICO DELLA SALA CIRCOLARE
L'affresco è piuttosto rovinato, i colori che ancora permangono erano chiari e allegri, la scena non è sontuosa o elegiaca ma tranquilla e riposante.

In realtà il vestibolo precedentemente era una taverna, inglobata poi nelle terme. Si direbbe che il clima della taverna si sia riversato nella sala dei sette sapienti, perchè si irride la saggezza mescolandola alle funzioni corporali.

Sul lato opposto un laconicum e un calidarium; un secondo frigidarium con una vasca, arricchita da affreschi che, come già detto, riproducono Venere, mentre esce strizzandosi i capelli da un mare ricco di pesci e crostacei, nel mentre circondata da allegri amorini (eroti).

BIAS DI PRIENE, UNO DEI SETTE SAGGI

I SETTE SAGGI

I consigli dei saggi sull'evacuazione del corpo mostrano una spontaneità che oggi definiremmo volgare, ma che fu invece un pregio dei romani, meno moralisti e più liberi nell'istintualità di quanto siamo noi oggi, dove il corpo se non è pornografia o attrazione sessuale, non deve essere nominato, come fosse una vergogna. 

I testi umoristici e ironici in latino si riferiscono all'attività della latrina: 

VT BENE CACARET VENTREM PALPAVIT SOLON ("Onde cacare bene Solone si è palpato la pancia per defecare bene")

DVRVM CACANTES MONVIT VT NITANT THALES ("Thalete ha raccomandato che coloro che defecano duro dovrebbero sforzarsi")

VISSIRE TACITE CHILON DOCVIT SVBDOLVS
("L'abile Chilone ha insegnato come scoreggiare senza far rumore")

ENIS BIAS.Sotto Solon è il testo:IVDICI (?) | OR (di) NA (?)e VERGILIVM LEGIS (se) PVERIS (?)

TALETE DI MILETO

Sotto Thales leggiamo:
VERBOSE TIBI | NEMO | DICIT DVM PRISCIANV (s) | (?) (U) TARIS XYLOSPHONGIO NOS | (? A) QVAS ("Nessuno ti dà una lunga conferenza, come Prisciano, fintanto che usa la spugna su un bastone ...").

Sotto i saggi le teste sono state conservate di persone che probabilmente si trovano su una latrina comunale (gesso aggiunto più tardi e una panca che copre la parte inferiore). Possiamo leggere ciò che dicono:

SEDI MVLIONE, PROPERO ("Sto facendo in fretta")
AGITA TE CELERIVS | PERVENIE ("Spingi forte, così finirai più velocemente")
AMICE FVGIT TE PROVERBIVM | BENE CACA ET IRRIMA MEDICOS (Fuggi dai proverbi. caca bene e fotti il medico)
TI FA UNA LUNGA CONFERENZA, PRISCIANO, FINCHE' USA LA SPUGNA SUL BASTONE. .

SOLONE DI ATENE
Sopra i saggi e sulla volta sono dipinti di una figura maschile volante (forse Pan) e di anfore, una con la parola FALERNVM, riferendosi ad un vino campaniano di alta qualità, uno con la lettera M. Questo suggerisce che in origine la stanza era un Bar, ovviamente visitato da persone ben educate.

Nel periodo di Antonino i nuovi dipinti coprono i saggi. La stanza può ora diventare un destrictarium, una stanza in cui gli atleti pulivano il loro corpo cosparso di olio e unguenti con gli strigili (raschiatori).

VENERE EMERGE DALLE ACQUE TRA AMORINI, PESCI E CROSTACEI
- FRIGIDARIUM - (FINE II SEC. INIZI III SEC.)


LE STANZE ADRIANEE E ANTONINE

Nella sala rotonda 7, nelle sale da 26 a 33, nelle camere da 34 a 36, si trovano le opere murarie di epoca adrianea  e antoniniana. Queste stanze possono avere una funzione commerciale. Infatti secondo Heres la grande sala circolare 7 potrebbe essere originariamente un mercato (macellum), che anticamente era coperto da una cupola, in effetti abbiamo diversi esempi di mercati rotondi e dotati di cupole. 

Sul pavimento è un mosaico in bianco e nero con un diametro di 12 m., con immagini vegetali e scene di caccia con quindici cacciatori. Il mosaico è stato datato a c. 130 - 150 d.c, e al periodo severiano. Ad un certo punto la sala divenne un frigidarium, con un bacino nella stanza 4 a nord. Nelle sale ad est della sala 7 sono resti di dipinti con motivi vegetativi. Nella stanza 6 sono resti di un muro di parete policromo.


Le terme più antiche

Le camere 41-44 sono le stanze più antiche di cui è certo che sono state costruite come parte dei bagni, durante il regno di Antonino Pio, all'incirca nel 140 d.c.
Sala 42 era un calidarium, aveva bacini in tre incavi, coperti da volte a botte oltre a una volta a crociera. Le stanze 41, 43 e 44 sono state utilizzate per il riscaldamento dell'aria (ma 43 potrebbe
essere originariamente un calidarium).



Camere costruite all'inizio del III secolo

Le camere 19-24, i bacini 23 e 25, e la sala sotterranea 40 appartengono all'inizio del III secolo. Queste stanze possono aver sostituito le stanze da bagno precedenti. Sul pavimento del vestibolo 19 è un mosaico in bianco e nero con la rappresentazione di un uomo nudo e il testo:

IVLI CARDI H (ic) C (onspicitur) E (ffigies) "Qui vediamo Iulius Cardo".

Qualcuno ha supposto si trattasse del custode dei bagni. Ma il custode era uno schiavo o un liberto, sarebbe più logico che invece fosse il decoratore museale della villa che rappresentò se stesso,e poichè aveva un nome famoso gli fu consentito.

È stato suggerito che la stanza 20 era un apodyterium, ma sulle pareti vi sono dei tubi di riscaldamento. Nel tepidarium 21 c'è un mosaico in bianco e nero con amorini, Nereidi e mostri marini. La stanza 22 era un altro tepidarium, la sala 24 e un caldarium.

A est è il corridoio di servizio 9.A ovest del corridoio 27 è il frigidario 26, con un grande bacino. Sulla parete posteriore è un dipinto di Venus Anadiomene (che emerge dall'acqua), tra amorini, pesci e crostacei. È stato datato al periodo severiano ed è stato probabilmente fatto dagli stessi artisti che hanno dipinto Europa nelle Terme del Faro (IV, II, 1). Ulteriori dipinti Severani si possono vedere nelle sale 28, 29 e nell'apodyterium 30.



GLI SCAVI PER L'ESPOSIZIONE DI ROMA (EUR) 1938 - 1942

Nel 1938 un terzo della città di Ostia antica era già stato scavato. Ma poi gli scavi si estesero e intensificarono fino al 1942. Il tutto per opera di Mussolini, che voleva presentare Ostia antica durante una fiera mondiale, l'Esposizione Universale di Roma (EUR).

L'area scavata era più che raddoppiata. Vennero rimossi oltre 600.000 mc di terra, che raggiunsero un'altezza da 4 a 12 m sopra l'antico livello stradale. Purtroppo mancano molte informazioni di questi questi cinque anni. Per esempio, lo scavo e il restauro delle Terme dei Sette Sapienti e l'adiacente Caseggiato del Serapide, tra il 1935 e il 1940, sono documentati quasi esclusivamente attraverso 137 fotografie. Gli ispettori incaricati degli scavi furono Celestino Levantesi e Berardi. Circa 150 operai hanno lavorato sostanzialmente con l'attrezzatura del primo Novecento. La fiera del mondo oltretutto non è mai avvenuta.

L'attuale museo fu inaugurato nel 1934, alla presenza di Mussolini e ampliato nel 1945. Il Piccolo Mercato, Via Tecta, e le sale sul podio del Capitolio furono utilizzate come stanze. Un secondo ingresso agli scavi venne creato vicino alla Porta Laurentina.

Si poteva accedere da una strada panoramica a sud degli scavi, oggi chiamata da Calza prendendo il nome dal grande archeologo italiano Guido Calza, morto nel 1946. Si era da poco sposato con Raissa Gurievich Kroll, una ballerina russa, ex moglie del pittore italiano De Chirico, che divenne un'esperta nel campo delle sculture.


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