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CIRCO DI FLORA

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Il circo era sede di Ludi dedicati alla Dea (Florales o Florae o Floralia), fissati dal 28 aprile al 3 maggio. Erano feste antiche, che si dicevano celebrate per la prima volta nel 516 di Roma.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che negli Horti Sallustiani vi fosse un ippodromo e che qui si svolgessero i Floralia, le feste in onore di Flora, per altri ancora però sembra che le Floralia fossero celebrate non qui ma al Circo Massimo.

A Flora venne dunque dedicato non solo un tempio ma anche un circo le cui arcate, come si vede in foto, hanno fatto da sostruzioni a Palazzo Barberini a Roma. Entrambe le strutture sono citate nei Cataloghi regionari sul colle Quirinale, nella Regio VI presso il Capitolium Vetus.

PLASTICO DEL CIRCO
Le celebrazioni erano dedicate a propiziare l'annata agricola, dove le persone vi accorrevano vestite di vari colori per simulare i colori dei fiori, oltre che adornate con fiori, ghirlande, nastri e gioielli, il tutto coloratissimo. I ludi che vi si effettuavano avevano caratteristiche sessuali e paniche, con prostitute, comici e attrici.

A questo proposito lo storico Valerio Massimo racconta di un'occasione nella quale si trovò a presenziare ai giochi anche il severo Catone Uticense, la cui presenza impediva alle partecipanti di denudarsi, come tradizionalmente accadeva.

Avvertito da un amico di questa fase della rappresentazione, l'Uticense decise allora di ritirarsi discretamente, per non privare il popolo del suo divertimento, e se stesso della propria dignità, e se ne andò accompagnato dall'applauso riconoscente di tutto il circo.
Il che equivaleva a: "Grazie che ti levi da torno"

I RESTI DEL CIRCO - PALAZZO BARBERINI

Secondo Lattanzio i giochi floreali nel IV sec. vennero storicizzati dal Senato romano come lascito pubblico di una celebre cortigiana di nome Flora.

C'era la mania di trasformare le Dee della sessualità e prolificità in prostitute, accadde altrettanto con la Lupa dei fatidici gemelli e con Acca Larentia.

Flora era invece un'arcaica divinità osco-sabina della natura, pertanto della proliferazione e della sessualità, che all'epoca non era vista così peccaminosa.

Infatti si trattava di feste antiche, che si dicevano celebrate per la prima volta nel 516 di Roma, e poi definitivamente stabilite nel 580 (cioè in piena età repubblicana, nel 173 a.c.).

Antonio Nibby nel 1328 ribadisce l'esistenza del circo di Sallustio in questa zona e riconosce quello di Fora nelle grandiose sostruzioni in opera reticolata che erano in vista già all'inizio del XVII secolo come si vede in un'incisione di Alò Giovannoli (incisore delle "Vedute delle antiche vestigia di Roma") sotto il palazzo degli Sforza, la dove prima sorgeva la residenza del cardinal Pio de Carpi e poi si edificherà Palazzo Barberini.

"E siccome nell'anno 1825 io vidi fare scavi nell'angolo della piazza testé ricordata presso la croce de pp. cappuccini, ed allora furono trovati muri di bella cortina de' tempi imperiali, che poterono essere parte di uno de' lati del circo, mi sembra che la estensione di esso potrebbe essere ad un incirca fra il largo di s. Nicola in Arcione ed il vicolo detto del Basilico che lega insieme le strade di s. Basilio e di s. Nicola di Tolentino, spazio di 1500 piedi: la larghezza poi può determinarsi fra la croce sovraindicata ed il palazzo Barberini cioè di circa 300 piedi. 

DEA FLORA O SAFFO
Il Donati scrivendo circa l'anno 1640 afferma nella sua Roma Vetus ac Recens lib. III c. XV di aver veduto la cavea e le vestigia di questo circo sotto il palazzo Barberini, allorché quella valle venne innalzata coll'edificar quella fabbrica, ed aggiunge che la faccia di quel palazzo rivolta a settentrione fu edificata sopra un'arcuazione, forse quella destinata a reggere i gradini ed a servire di portici esterni: e questa testimonianza conferma tutto quello che è stato indicato di sopra."

(Antonio Nibby)

A detta di Fernando Mariani:
"Per dette ville corre voce comune che qui fossero l'orti di Sallustio e che li suddetti vestigi di muri antichi siano del Circo di Flora, ed in alcuni luoghi di dette antichità si vedono vestigi come di seditori che forse potevano servire per commodo degli spettatori e ciò si osserva verso la villa del Sig. di Acquasparta."

Anche Rodolfo Lanciani posiziona un circo abbozzato dalla natura e perfezionato dall'uomo, nella valle sallustiana, sulla base oltre che della situazione archologica, anche di un  episodio riportato da Livio (XXX 38) che ricorda nel 202 a.c., la celebrazione dei Ludi Apollinares nella zona fuori Porta Collina, vicino al Tempio di Venere Ericina, poichè il Circo Massimo era inondato da una piena del Tevere.

"Sotto la valle, che Piazza Grimana si dice, dal Fulvio se ne additano le mura, che v'erano al suo tempo: "Intra otrumque Collem" (cioè tra l'una e l'altra delle sue sommità) "subest vallis inclusa parietis ubi olim fiebant Floralia", e più modernamente Donati scrive averne visto i vestigi.

FLORA
"Il titolo di Rustica che Marziale si dà a Flora, dal medesimo Donati si interpreta, o perchè ella era Dea dei fiori della campagna, o piuttosto perchè il suo circo era fatto di rozza struttura. Io la direi detta rustica, a distinzione dal teatro, che era nel vico patrizio; perchè ivi si celebravano i giochi Florali cittadineschi, e quivi quelli della campagna, come nella regione antecedente ai discorsi. "
Però il circo di Flora fu definito "Rustica" da Marziale, forse per allusione alla gente delle campagne che interveniva ai ludi del circo.

"Oltre al circo, Vittore e Rufo scrivono il Tempio di Flora il quale (deve) esser stato o congiunto al circo, o appresso dee credersi. Da alcuni si colloca sulla sponda del colle sovrastante, il che sembra non discordar da Ovidio, che nel V de' Fasti nel Clivo Publico, dice esser stato fatto tra i due publici edifizi plebei col denaro cavato di pena da chi danneggiava i publici pascoli e quel Clivo ancora (deve) essere stata opera dei medesimi Publici, iscrive Varrone; il quale non lungi molto dalla salita delle Quattro Fontane potria sospettarli, ma vaglia schiettamente il vero: il Clivo publico con quel Tempio di Flora, che i publici vi fecero, fu altrove, e nella regione decimaterza il vedremo, con tutto che dalla maggior parte degli Antiquari s'additi quivi.... 
...
Verso il declivo della Piazza Grimana alla Fontana di Trevi, facciasi tra tanto conseguenza, che le botteghe del Minio furono nello spazio nella piazza medesima verso quel declivo: a capo delle quali essendo stato il Tempio di Flora, segue che in quel lato, o presso quel lato del Circo fosse, e non in altro, o sul colle come altri pensano."

(Famiano Nardini)




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