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LA SUBURA (Suburra)

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HORTI STROZZIANI IN EXQVILIIS

« Nel monte di s. Maria Maggiore verso la Suburra, facendovi cavare il sig. Leone Strozzi, vi trovò sette statue due volte maggiori del naturale, le quali furono date in dono a Ferdinando gran duca di Toscana, a quel tempo cardinale in Roma. La più bella di esse era un Apollo, che restauratoglisi da me. fu collocato nell"ingresso del suo palazzo alla Trinità do' Monti, nel primo piano delle scale a lumaca"
(Vacca, Mem. 42.)

La Suburra o Subura dal latino sub-urbe, "sotto la città", da cui subburbio e sobborgo, sta ad indicare la parte bassa della città rispetto al nucleo originario posto sopra il Palatino: infatti all’epoca il livello stradale era molto più basso di quello attuale e quindi il dislivello tra la “Subura” ed il Palatino era ancora più accentuato rispetto ad oggi.
Essa era un vasto e popoloso quartiere dell'antica Roma situato sulle pendici dei colli Quirinale e Viminale fino alle propaggini dell'Esquilino, composto a sua volta dalle aree del'Oppio, del Cispio e del Fagutale, le tre alture del quartiere romano.

Poiché la popolazione della parte bassa del quartiere era costituita da sottoproletariato urbano che viveva in condizioni miserabili, benché affacciata su un'area monumentale e di servizi pubblici, il termine suburra ha ancora, nel linguaggio comune, il significato generico di luogo malfamato, teatro di crimini e immoralità.,

Mentre le abitazioni più lussuose, di senatori e cavalieri, si svilupparono nelle parti più elevate (resti sotto le odierne chiese di San Pietro in Vincoli, sul Fagutale, e di Santa Pudenziana, sul Viminale), nel fondovalle, dove si sviluppava la parte più popolare e malfamata, era occupato da grandi insulae (palazzi di abitazione a più piani, vedi i  resti ritrovati durante i restauri del convento di San Martino ai Monti). Nel quartiere abitarono Giulio Cesare e il poeta Marziale.



L'OPPIO

Secondo la tradizione i sette colli romani furono il Palatino, il luogo della leggenda sulla fondazione della città, il Germalo, una propaggine dello stesso Palatino verso il Tevere, la Velia, verso l'Esquilino, il Fagutale, l'Oppio e il Cispio (oggi tutti compresi nell'Esquilino) e la Suburra (in direzione del Quirinale).
Il Mons Oppius, o Colle Oppio, uno dei sette colli di Roma, che, nella suddivisione augustea dell'Urbe, fu compreso nella Regio III, denominata Isis et Serapis dal grande tempio che sorgeva alle sue pendici sudorientali, tra le odierne via Labicana e via Merulana.



IL CISPIO

Il colle Cispio, una propaggine dell'Esquilino, sarebbe stato così chiamato in quanto fu difeso dal condottiero Levio Cispio che capeggiava gli Anagnini, alleati di Roma, contro Equi, Volsci, Marzi e Latini. Naturalmente la vittoria fu romana.



IL FAGUTALE

Fu uno dei colli del Septimontium di Roma, che prendeva nome da un bosco di faggi e su cui sorgeva il tempio di Giove Fagutale. Corrispondeva alla parte dell'Esquilino, vicina al colle Oppio, dove oggi si trova la chiesa di San Pietro in Vincoli.

LE MURA ODIERNE DELLA SUBURA

LA STORIA

In origine fece parte del cosiddetto Septimontium nell'ambito di una processione religiosa che ogni anno si festeggiava l'11 gennaio fin dal regno di Numa Pompilio. Il Septimontium, cioè i "sette monti" non corrispondono ai tradizionali "sette colli" e si riferiscono ad una fase più antica della città.

Infatti il quartiere all'inizio era percorso dall’Argileto che in corrispondenza del Cispio, la propaggine del colle Esquilino, si divideva nel vicus Patricius che andava in direzione della porta Viminale, delle mura repubblicane, e nel clivus Suburanus , in direzione della porta Esquilina. Quest’ultima via segnava il confine tra la regione IV e la regione V della suddivisione fatta da Augusto nel 29 a.c..

« Dove adesso si trova Roma c'era un tempo il Septimontium così chiamato per il numero di montes che in seguito la città incluse all'interno delle sue mura.»
(Varrone, De lingua latina, V, 41.)

La Suburra entra a far parte dell’area urbana della Roma Antica quando il Re di origine etrusca Servio Tullio la sceglie per la propria residenza. E’ la zona più autentica e popolare dell’Urbe, il luogo delle contraddizioni sociali e umane, affollatissima, sporca, rumorosa e soprattutto pericolosa, anche a causa dei numerosi incendi e crolli che coinvolgono le insulae, edifici alti fino a cinque piani dove un numero illimitato di famiglie plebee vivevano ammassate in appartamenti in affitto.

L'ARCO DEI PANTANI IN UNA STAMPA DEL XVIII SEC.
Nella Suburra si trovavano i bordelli più malfamati, le bettole e le locande più insicure. Anche Giulio Cesare vide i natali nella Suburra, e secondo la tradizione vi si recava Nerone travestito per captare gli umori del popolo, e Messalina, in incognito, alla ricerca di ogni trasgressione.

Qui sorsero  il quartiere delle Carinae, posto su di un'altura e di natura aristocratica e residenziale, e quello della Subura, situata più in basso e spiccatamente popolare. A metà del VI secolo l'area venne inclusa da Servio Tullio tra le quattro regioni cittadine: Palatina, Collina, Suburana ed Esquilina.

ARCO DELLA SUBURRA 1880
Il quartiere era percorso dall'Argileto che collegava il quartiere della suburra al foro romano (attuali via Leonina e via della Madonna dei Monti) che all'altezza del Cispio si divideva nel vicus Patricius (attuale via Urbana) in direzione della porta Viminale delle mura repubblicane, e nel clivus Suburanus (attuale via in Selci), in direzione della porta Esquilina. Quest'ultima via segnava il confine tra la regione IV e la V della suddivisione augustea.

La parte bassa della valle fu occupata, a partire dal I sec. a.c., prima dal Foro di Cesare, inaugurato nel 46 a.c., sotto la pendice orientale del Campidoglio, poi dal Foro di Augusto, inaugurato nel 2 a.c.

Proseguendo verso la valle del Colosseo, vi fu edificato, nel 75 d.c., il Tempio della Pace, e, nel 97, il Foro di Nerva. Grazie poi allo sbancamento della sella collinare tra il Colle Quirinale e il Campidoglio, vi venne edificato, nel 112 d.c., il Foro di Traiano.

Poichè a Roma gli incendi erano di casa, ma soprattutto alla Suburra dove non mancavano le case corredate da ambienti o tralicci di legno, si dovette porre rimedio costruendo già al tempo di Augusto la gigantesca muraglia che ancor oggi si vede, da un lato confine e dall'altro unica vestigia  dell'antica Suburra.

Sulle rovine della Suburra e dei Fori sorsero nel Medioevo case e torri di famiglie aristocratiche, alcune delle quali tuttora conservate anche se assai modificate, come la Torre dei Conti e la Torre del Grillo. Il quartiere, che oggi fa parte del rione Monti, fu pesantemente rimaneggiato all'apertura di via Cavour e di via degli Annibaldi alla fine del XIX secolo.



IL MURO

Al tempo della sua costruzione, il muro adempiva a diverse funzioni: protezione antifuoco, separazione dello spazio residenziale meno lussuoso dallo spazio monumentale e pubblico della città, e fondale scenico del Tempio di Marte Ultore, dato che il bianco candido del tempio spiccava sulla pietra scura del muro.
L'accesso al Foro avveniva a fianco del tempio di Marte Ultore, attraverso l'arco in conci di travertino ancora esistente, denominato in epoca medioevale, per l'impaludamento della zona dei Fori, "Arco dei Pantani".
Edificato in pietra gabina, un tufo litoide simile al peperino, ma con grana meno fine e maggiori intrusioni di scorie, una lava consolidata fuoriuscita dal cratere, è molto resistente al fuoco, il muro è alto 33 metri dal piano di calpestio del Foro e costruito a struttura isodoma (cioè a fila sfalsata rispetto a quella su cui si appoggia). 
I massi che lo compongono, in piani di posa di ammirabile precisione, non sono legati da malta, ma solo da incastri di quercia a coda di rondine, cosicchè il muro, con tre ricorsi di travertino, si regge da oltre 2000 anni solo attraverso il proprio stesso peso.




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