IULIA DOMNA |
Nome: Iulia Domna
Nascita: 170, Emesa (Siria)
Morte: 217, Antiochia
Marito: Settimio Severo
Padre: Giulio Bassiano
Figli: Caracalla, Geta.
Giulia Domna, ovvero Iulia Domna, (Emesa 170 – Antiochia 217) fu la moglie dell'imperatore Settimio Severo, e pertanto imperatrice e augusta dell'Impero romano con un potere mai ottenuto prima dalle imperatrici romane.
Dalla loro unione nacquero due figli maschi, Lucio Settimio Bassiano, che dal 195 prese il nome di Marco Aurelio Antonino Caracalla e Publio Settimio Geta. Nella stessa data, venendo Settimio severo incoronato imperatore, essendo già stato acclamato dalle truppe di stanza in Pannonia, venne conferito a Giulia Domna il titolo di Augusta con emissione di monete in suo nome.
Ella fu costantemente al fianco del marito, anche sul fronte, e questo le valse il titolo di "mater castrorum" (madre degli accampamenti), che fino ad allora era stato concesso soltanto a Faustina Minore nel 174. Numerose iscrizioni, monete e basi di statue attestano inoltre che venne venerata con le sembianze di varie divinità, in parte perchè dotata di un forte carisma, in parte perchè lo stesso Severo si era autoproclamato, sul modello dei sovrani ellenistici, "dominus ac deus", con un ruolo molto diverso da quello dei precedenti imperatori (i princeps), cosa che gli valse la grande ostilità del Senato, che si vide defraudato del suo ruolo e dei suoi diritti.
Spesso influenzò le scelte del marito, occupandosi anche dell'amministrazione dell'impero, pur non comparendo nella scena politica nel pieno rispetto del mos maiorum romano, che non ammetteva incarichi ufficiali alle donne.
La sua influenza nelle decisioni di Settimio Severo non era però ben vista e questo portò allo scontro con Plauziano, consigliere dell’imperatore, notizia riportata da Cassio Dione (Hist. LXXV, 15, 6 e LXXVIII, 24, 1) ed anche da Elio Sparziano, lo stesso, ma l'unico, che ci informa della bellezza dell'imperatrice (Hist. Aug. XXII).
Infine, tra il 202 e il 205, essendo aumentato il contrasto con Plauziano, prefetto del pretorio e consigliere sempre più influente di Settimio Severo, che ottenne che il figlio ed erede dell'imperatore, Caracalla, si fidanzasse e poi sposasse (202) la propria figlia, Fulvia Plautilla, determinò il temporaneo e parziale ritiro dell'Augusta dalla vita pubblica. Ciò consentì a Giulia Domna di dedicarsi agli studi filosofici e religiosi costituendo intorno a lei un circolo di intellettuali, tra i quali si annoverano il medico Galeno e il filosofo Flavio Filostrato.
Alla morte di Settimio Severo, nel 211, succedete al potere Caracalla (211-217) che però non si interessava molto degli affari di stato e questo diede la possibilità all’Augusta di tornare ad occuparsi della gestione del potere, cercando di evitare lo scontro tra i suoi figli.Caracalla la scelse come garante per un incontro durante con suo fratello con lo scopo di riconciliarsi nella stessa abitazione della madre ma i soldati di Caracalla entrarono e uccisero Geta, mentre Iulia Domna cercava di difenderlo, restando ferita ad una mano.
Caracalla, si dimostrò un monarca crudele e dissennato: divorziò dalla moglie Fulvia Plautilla dopo soli tre anni di matrimonio e senza aver avuto un erede; poi nell’anno 212 la confinò in esilio e la fece uccidere, dopo aver già fatto giustiziare suo padre Plauziano nel 202.
Nel 217, mentre si trovava ad Antiochia, Giulia apprese la notizia dell’assassinio di Caracalla e dell’elezione di Macrino al soglio imperiale. L’Augusta, che aveva ben sopportato l'assassinio di Geta per mano del fratello, non sopportò quello di Caracalla a cui era evidentemente legata da un affetto molto maggiore, tanto che si lasciò allora morire di fame.
Alla sua morte, venne sepolta nel Mausoleo di Augusto. Durante l’impero di Eliogabalo venne divinizzata e la sua salma venne traslata nel Mausoleo di Adriano.
LA RITRATTISTICA
Dalle monete e dalle statue di Iulia si ricavano due tipi diversi di acconciature; quella del periodo giovanile manteneva la pettinatura di Didia Clara: capelli divisi nel mezzo e leggermente ondulati, coprenti le orecchie, e uniti sulla nuca da una treccia particolare detta alla “tartaruga”.
Nel periodo in cui venne realizzato l’arco degli Argentari a Roma (203 – 204 d.c.) compare un'altra immagine un po' idealizzata, con capelli ondulati artificialmente, e grandi trecce ripiegate ad incorniciare il volto, divenendo più sottili verso le tempie. Ella mostra un volto paffuto, anche se meno nelle immagini più mature, e folte sopracciglia riunite alla radice del naso.
Giulia Domna, ovvero Iulia Domna, (Emesa 170 – Antiochia 217) fu la moglie dell'imperatore Settimio Severo, e pertanto imperatrice e augusta dell'Impero romano con un potere mai ottenuto prima dalle imperatrici romane.
Ella era figlia di Giulio Bassiano, gran sacerdote della divinità solare siriaca El-Gabal (Elio Gabalo) nonché membro della casa reale di Emesa, un regno cliente dell'Impero romano, e nacque ad Emesa, attuale Homs, in Siria.
Mentre si trovava in quelle regioni, nel periodo compreso tra il 183 e il 187, il futuro imperatore Lucio Settimio Severo, allora proconsole della Gallia Lugdunensis e già comandante della Legio IIII Scythica (179), si innamorò della giovane e la richiese in sposa, tra l'altro anche a causa di un responso oracolare, in base a cui Settimio avrebbe trovato moglie in Siria.Secondo altre fonti però Settimio, grande appassionato di astrologia, aveva avuto una predizione in base al suo oroscopo, per cui avrebbe ottenuto grandi poteri se si fosse unito ad una donna dedita ai culti del dio Sole.
RICOSTRUZIONE DEL VISO |
Infine, tra il 202 e il 205, essendo aumentato il contrasto con Plauziano, prefetto del pretorio e consigliere sempre più influente di Settimio Severo, che ottenne che il figlio ed erede dell'imperatore, Caracalla, si fidanzasse e poi sposasse (202) la propria figlia, Fulvia Plautilla, determinò il temporaneo e parziale ritiro dell'Augusta dalla vita pubblica. Ciò consentì a Giulia Domna di dedicarsi agli studi filosofici e religiosi costituendo intorno a lei un circolo di intellettuali, tra i quali si annoverano il medico Galeno e il filosofo Flavio Filostrato.
Questo fatto però sembrò non incidere più di tanto sull'imperatrice che continuò a sostenere Caracalla, conquistando il titolo di "Iulia pia felix Augusta mater Augusti nostri et castrorum et senatus et patriae", attestata con certezza a partire dal 211.
Ottenne inoltre. come informa Cassio Dione (Hist., LXXVII, 18, 2; LXXVIII, 4, 2 3) l’incarico ufficiale di sovrintendere alla corrispondenza imperiale mentre Caracalla era impegnato nella spedizione contro i Parthi.
Alla sua morte, venne sepolta nel Mausoleo di Augusto. Durante l’impero di Eliogabalo venne divinizzata e la sua salma venne traslata nel Mausoleo di Adriano.
LA RITRATTISTICA
Dalle monete e dalle statue di Iulia si ricavano due tipi diversi di acconciature; quella del periodo giovanile manteneva la pettinatura di Didia Clara: capelli divisi nel mezzo e leggermente ondulati, coprenti le orecchie, e uniti sulla nuca da una treccia particolare detta alla “tartaruga”.
Nel periodo in cui venne realizzato l’arco degli Argentari a Roma (203 – 204 d.c.) compare un'altra immagine un po' idealizzata, con capelli ondulati artificialmente, e grandi trecce ripiegate ad incorniciare il volto, divenendo più sottili verso le tempie. Ella mostra un volto paffuto, anche se meno nelle immagini più mature, e folte sopracciglia riunite alla radice del naso.