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TORRI DI AVVISTAMENTO ROMANE

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Le torri romane, già presenti a Roma nel VII sec. a.c. non erano una novità sul suolo italico, visto che furono già usate dagli etruschi e dai greci. Il Genio militare in epoca romana era formato da ingegneri, architetti, geometri, falegnami, fabbri, sotto il comando nelle singole legioni di un Praefectus fabrum, almeno fino al II secolo a.c., e spesso i generali stessi erano architetti e ingegneri.

Lo scopo era dare un supporto tecnico all'esercito, nel dirigere i lavori durante la costruzione di opere di ingegneria militare.

I soldati d'altro canto erano ottimi esecutori di tali opere e ognuno conosceva e svolgeva il suo compito con velocità e perizia, sia che toccasse lastricare un strada, o costruire un ponte o una torre di vedetta.

La conquista della Gallia da parte di Giulio Cesare fu ottenuta attraverso una serie di assedi che culminò con quello di Alesia che determinò la definitiva resa di Vercingetorige nel 52 a.c.

Fondamentali furono i doppi ordini di fortificazioni in legno munite di torri. sempre in legno, che lui ogni volta ideò e fece edificare.

TORRI DI ALESIA

LE TORRI PREROMANE

Gli etruschi non usavano spesso le torri, limitandosi a dei contrafforti nei punti più deboli delle mura, anche perchè di solito edificavano le loro città su alture di tufo a strapiombo sulla vallata, con una sola via praticabile e quindi facilmente difendibile.

Ma non fu sempre così, ad esempio Cosa, cittadina etrusca, conserva quattordici torri, in parte rettangolari e in parte semicircolari, poste a distanze variabili.

Il primo esempio di una disposizione regolare delle torri in suolo etrusco-italico si ha in Falerii Novi (S. Maria di Falleri), che risale alla metà del sec. III a.c.. Essa ebbe ben cinquanta torri, poste alla distanza quasi costante di 100 piedi romani.
A detta di Appiano, a Cartagine le mura avevano torri sporgenti, di quattro piani in altezza, e poste alla distanza di circa 60 m l'una dall'altra.

Omero descrisse torri mobili di legno utilizzate dai Greci per salire sulle mura nemiche, e più di rado di torri stabili nelle mura di Troia. Gli scavi di Hissarlik hanno rivelato la presenza di almeno tre torri, con camera interna e scala per un secondo piano, nel sesto strato della città, ma queste torri appaiono aggiunte dopo e hanno piuttosto la forma di bastioni di rinforzo. La stessa situazione venne riscontrata nelle torri di Micene e dell'acropoli di Tirinto.

Nelle primitive città greche le torri si trovano solo per eccezione. Il perfezionamento dei mezzi di offesa ellenici sorti fra iI sec. V e il IV portò a rinforzare con torri le troppo estese cinte murarie delle città. Troviamo pertanto torri numerose a Mantinea, a Messene, nelle città della Locride, della Sicilia e della Magna Grecia: Selinunte, Megara Iblea e Pesto, solo per dirne alcune.

Nella Gallia meridionale e nella Spagna si trovano resti di torri anteromane, che proteggevano i terreni più lontani dei centri abitati. D'altronde si ritiene che i nuraghi della Sardegna, come anche i talayot delle isole Baleari e i trulli dell'Italia meridionale siano piccole fortificazioni dell'età del bronzo.

Comunque l'uso di torri poste a distanze regolari lungo le mura della città risale all'età ellenistica, perchè prima le torri si ponevano solo vicino alle porte, negli angoli e nei punti più deboli della cinta muraria.

Infatti le torri nascono per difendere le mura della città e quindi stanno a guardia anzitutto delle porte di entrata ed uscita. Ma furono edificate molte torri sulle coste per avvistare le incursioni dei pirati che fin dai tempi più antichi devastavano i territori sul mare della penisola italica. Molte altre invece furono edificate per guardare i confini dell'impero e avvisare in tempo le invasioni dei barbari.

PORTA LATINA (Roma)

L'ASPETTO DELLA TORRE

A Messene (370 a.c.) la torre acquista la forma classica che conserverà poi per tutto l'evo antico, composta di un basamento di grosse pietre, bene squadrate, sporgente dal muro per una metà circa della lunghezza, e di una o due stanze, sopra ad esso, comunicanti per mezzo di scale interne, e fornite di feritoie a tiro incrociato. Al disopra poggia una terrazza scoperta per le vedette, riparate dietro una linea di merli.

A Pergamo, a Megalopoli, a Pednelissós e altrove si aggiungono piccole cornici, o fasce sporgenti, nella linea di separazione dei vari piani, per interrompere la monotonia dell'alta parete.

Pompei riproduce in Italia questo tipo ellenistico, che fu seguito più tardi nei restauri sillani delle mura di Cori, dell'acropoli di Terracina (in ambedue, si hanno torri di pianta circolare), di Fondi, e altrove.

Nella fortificazione greca e romana l'uso più comune della torre è quello di rinsaldare la difesa delle mura delle città, in modo da portare in avanti il tiro delle macchine belliche e degli arcieri, e nello stesso tempo di fornire agli assediati una visione più ampia sui movimenti del nemico.

Perciò le torri sono di solito sporgenti dal muro, più alte del muro stesso e fornite di camere di manovra su due o tre piani. Scalette interne di legno o di muratura le collegano con i cammini di ronda, e spesso piccole porte, come per esempio vediamo in Pompei, permettono di uscire direttamente all'esterno della città.

Le torri sono a pianta rettangolare o circolare (Vitruvio, De architettura), o piuttosto semicircolari; non vi è norma costante nell'adoperare un tipo a preferenza dell'altro. Le città greche prediligono le torri rettangolari o quadrate, che più si prestano al sistema di muratura in opera poligonale e isodoma (a file di pietre sfalsate tra loro); le città ellenistiche usano ambedue le forme, come anche le città italiche, quantunque la prima sia prevalente. Nelle città galliche, in Africa e nei castra del limes imperiale prevalgono invece le torri rotonde. Queste poi si collocano quasi sempre ai lati delle porte, spesso rialzate su zoccoli parallelepipedi. 

È il caso specialmente delle mura di Aureliano in Roma (porte Appia, Latina, Salaria, Ostiense, ecc.). Nella monumentale porta di Treviri le torri sono fuse con le spalle della porta stessa, formando una camera unica di difesa; in quella di Colonia due torri esattamente quadrate sostituiscono il muro presso l'innesto coi fornici laterali della triplice apertura. Oltre che a Spalato, a Costantinopoli e in qualche altra città dell'Oriente si trova l'anomalia di torri ottagonali o esagonali, fornite di feritoie nei lati esterni. Esistono altresì casi di torri nella cui parte inferiore è aperta la porta della città; ma tali casi sono rari.

Pertanto la grande innovazione romana stava nella disposizione ravvicinata delle torri a guardia della cortina muraria ed in rilievo rispetto ad essa. La torre, interna o unica, sulla porta, o le molte a filo di cortina appartengono a disposizioni rare ed antecedenti.

PORTA AUGUSTA TAURINORUM (Torino)

Augusta Taurinorum - I secolo d.c

La storia dell'edificio al centro di piazza Castello comincia in età romana. Sulle fondamenta dell'odierno palazzo si apriva uno degli antichi accessi alla città di Augusta Taurinorum: la porta orientale, formata da due torri di sedici lati, che incorniciavano quattro ingressi ad arco, due centrali per i carri e due laterali per i pedoni. Le sue dimensioni e la sua forma erano simili a quelle della Porta Palatina a nord della città. Avviandosi verso la Libreria e l'uscita, i visitatori del museo passano attraverso i resti ancora visibili del muro romano.

PORTA ASINARA (Roma)

LE TORRI DELLE MURA

Le porte delle città romane vengono disposte all’uso greco, cioè in modo da costringere l’assalitore a costeggiare un tratto delle mura rimanendo sotto il tiro di frecce o baliste, oppure sono aperte direttamente al nemico con uno o più fornici fiancheggiati da doppie torri sporgenti di varia forma (quadrata, pentagonale, poligonale, circolare, rettangolare), poste a cavallo delle mura o addossate esternamente alla cortina oppure distaccate mediante un avancorpo.

In alcuni casi le stesse torri si fondono con il retrostante cortile d’arme, o corte, creato per ragioni di sicurezza, tra una porta della cinta muraria ed un suo successivo raddoppio verso l’interno della fortificazione.

Il tutto però in un unico corpo di fabbrica con doppie torri e con fronte esterno articolato sporgente o rientrante. I fornici sono chiusi da apposite saracinesche (cataracta) per lo più rivestite di ferro, mosse da funi rivestite di cuoio e avvolte su rulli.


PORTA ROMANA DI SUSA
I Romani procedono alla recinzione del terreno, poi alla realizzazione di un sistema di torri circolari o poligonali alte, adatte ad avvistare in tempo il nemico, ed infine alla edificazione di mura rettilinee, con pochi vertici verso il campo nemico e collaboranti tra loro, in quanto difese solo dal tiro frontale di pochi arcieri e non soccorribili dai tiri fiancheggianti provenienti dalle torri vicine.

Ogni azione di sortita romana all’esterno richiedeva almeno una parte dei soldati responsabili della incolumità delle mura, per cui il castrum aveva diverse uscite. Nei tratti più deboli sai ponevano maggiori difese difese e viceversa in caso di mura a strapiombo o difficilmente raggiungibili. 

Comunque le fortificazioni romane sui luoghi alti erano rare, perché i romani preferivano uscire dalle mura e attaccare, in quanto la loro forza era nella bravura e organizzazione dell'esercito.

In età augustea si dette maggior importanza alle torri per la difesa delle porte e per le segnalazioni: Aosta è munita di torri alla distanza di 170 m sui lati lunghi e 130 sui lati corti, alte poco più del muro di cinta e di forma larga e massiccia; Perugia ha due alte torri ai lati della porta nord, sporgenti a scarpa fuori del muro perimetrale; Spello, Spoleto, Fano presentano invece poche torri, che sono più che altro bastioni di rinforzo presso le porte o negli angoli.

Le mura costruite da Aureliano a Roma sono l'esempio più perfetto dell'applicazione delle torri nella fortificazione di una città. Le torri sono in tutto 383, disposte alla distanza regolare di m. 29,60 (100 piedi) una dall'altra, di pianta rettangolare (salvo rare eccezioni) e fornite di una camera superiore coperta, al livello del cammino di ronda, entro cui si ponevano le artiglierie (arcuballistae),  due per ogni torre e poste negli angoli per avere un largo giro di azione. A questo scopo la camera fu fornita di quattro finestre larghe e basse, due sul fronte e due sui fianchi. L'attico fu decorato con una cornice di mattoni, e spesso la copertura fu fatta con un tetto in luogo della terrazza scoperta.
TORRE DEL VALLO DI ADRIANO

LE TORRI DEI LIMES

Dal I sec. d.c le legioni romane ebbero legioni e distaccamenti nelle province periferiche per proteggere le frontiere dell'impero romano. Ben trenta legioni erano di stanza tra gli estuari del Reno e del Danubio, lungo la frontiera settentrionale dell'impero tra Rheinbrohl (presso Bonn) e Kelheim sul Danubio. Era la protezione dei Limes imperiali.

Ogni tratto di frontiera era seguita da una strada presidiata a intervalli regolari, da forti (castella), fortini (burgi) di unità ausiliarie, oltre a torrette (turris) e postazioni di avvistamento/controllo (stationes), dove erano distaccate unità di truppe ausiliarie o fortezze legionarie.

Raffigurazioni del limes romano compaiono nei fregi della Colonna Traiana e in quella di Marco Aurelio, dove compare la riva destra del Danubio, con posti di guardia, forti, fortezze, difesi da palizzate, cataste di legna e covoni di paglia che, se incendiati, servivano come postazioni di segnalazione avanzata.

INTERNI DI UNA TORRE DI GUARDIA
I Romani costruirono un gran numero di torri lungo il limes dell'impero, per collegamento fra i diversi castra e castella, talvolta circondandole con un muro e rafforzandole con spalti, come veri fortini. Erano situate a breve distanza (un miglio o un miglio e mezzo), in modo da poter vedere facilmente i segnali ottici fra una e l'altra. In Africa si trovano in qualche punto riunite in gruppi di tre, e hanno la forma rotonda; in Dacia e in Germania sono invece quadrate e assai robuste; la parte superiore era quasi sempre costruita in legno, con copertura a tetto.

Le parti più antiche del Limes erano costituite da una palizzata con un fossato e bastioni. In altri luoghi considerati più pericolosi si ergevano mura di quasi 3 m di altezza e 1 m di larghezza. Lungo i 548 km di lunghezza dei Limes germanico-retici c'erano molte torri di guardia.

Le torri di legno più vecchie vennero sostituite da torri di pietra verso la metà del II sec. d.c.. I resti delle fondazioni sono spesso ancora visibili e visitabili. Le torri di avvistamento in pietra erano per lo più rotonde, diverranno quasi esclusivamente quadrate nel XVI sec. accanto ad altre rotonde o di diversa foggia.

Un esempio di ricostruzione di Limes e di torre di guardia può essere visto nel Saalburg vicino a Francoforte. La piattaforma della torre era raggiunta da scale all'interno della torre, e queste potevano essere rapidamente sollevato nel caso di un attacco. Negli anni sorsero insediamenti presso le torri di guardia motivati inizialmente dai mercanti che fornivano merci ai legionari. Molti dei nomi di questi luoghi ricordano ancora le loro origini romane.

L'impero romano costruì numerose torri, facenti parte di un grande sistema di comunicazione, come ad esempio le torri lungo il Vallo Adriano in Bretagna. In questo caso ogni torre era in linea con la torre successiva, con cui comunicava attraverso un sistema "telegrafico" o "semaforico", nel senso che dalle torri venivano fatti segnali con fuochi, fumo, specchi ed anche segnali sonori, trasmessi da ogni torre a quella vicina per enormi distanze.

Aureliano fece iniziare le nuove mura nel 270, e finirono dopo pochi anni, sotto l'imperatore Probo. Furono costruite in mattoni, alte circa 6 m. e spesse 3,50, dotate ogni cento piedi (circa m 29,60) di una torre quadrata, con attico per le baliste. Le porte più importanti erano costituite di due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino ed inquadrati da due torri semicircolari, mentre le porte secondarie avevano un solo arco senza rivestimento tra due torri quadrate.

 Una frontiera simile fortificata come le Limes è stata costruito in Gran Bretagna - il Vallo di Adriano - delimitando l'area a nord del paese.

TORRE FLAVIA

LE TORRI COSTIERE

I primi esempi di torre costiera risalgono appunto all'epoca romana, quando il ruolo centrale dell'impero, in rapporto all'intera area mediterranea, diventa garanzia di difesa anche per i popoli da esso dominati.

Torre Flavia a Ladispoli nè è un triste esempio, triste perchè pur essendo una torre di avvistamento romana nessuno se ne occupa ed è destinata al crollo per l'ignoranza e la negligenza di chi dovrebbe occuparsene.

Comunque aumentando le incursioni nemiche, nel VI secolo d.c., dopo la conquista bizantina del nord-Africa, venne eseguita una graduale fortificazione delle aree litoranee centro-meridionali del suolo italico con un sistema organico di torri di vedetta e di avvistamento, spesso edificate in prossimità di antiche torri romane ripristinate e riarmate, il che permise anche la loro conservazione.

L'accesso alla torre avveniva mediante una scala volante o fissa ed un piccolo ponte levatoio collocati entrambi sulla parete a monte, poiché la parete rivolta verso il mare è cieca (dal momento che è la più esposta al pericolo) e le due laterali sono munite solo di feritoie, mentre l'accesso al terrazzo è sempre ricavato nello spessore della muratura, solitamente sopra la porta d'ingresso.

Spesso disponevano di caditoie, delle aperture grigliate  realizzate quasi sempre negli sporti e nei ballatoi della "controscarpa", che servivano a riversare sugli assalitori sassi, liquidi bollenti e materiale infiammato.

RICOSTRUZIONE DI UNA TORRE DI VEDETTA

LA TORRE OLANDESE 

Il 1° gennaio 2003 in Olanda sono state rinvenute delle fondazioni di una vedetta, costruita dai soldati romani sulle rive del Reno circa 2000 anni fa. Si crede che la vedetta dovesse essere parte di una catena di postazioni d'osservazione a guardia del fiume, che delimitava i confini dell'Impero Romano alle sue propaggini più estreme.

Si ritiene che le torri fossero usate per monitorare gli sbarchi lungo il fiume e per far risuonare gli allarmi se tribù germaniche ostili avessero minacciato un attacco.

TORRE OLANDESE
Le torri erano costruite ad intervalli compresi tra i 500 ed i 1500 metri di distanza, abbastanza ravvicinati da consentire ad ogni guardia di fare segnali all'altra, ed allertare i soldati che stazionavano nelle basi più vicine per qualsiasi pericolo o evenienza lungo le rive del fiume.

Gli archeologi datano la torre a circa il 50 d.c., regno dell'Imperatore Claudio.
La torre dovrebbe essere stata quadrata, 3 m. su ogni lato e 5 di altezza. Distaccamenti di tre o quattro soldati venivano probabilmente inviati alla torre dalle più vicine basi militari, tracce delle quali ancora sopravvivono.

I soldati incaricati dei controlli alle torri dovevano probabilmente essere un misto di legionari romani e truppe ausiliarie, reclutate presso altre regioni di frontiera dell'impero.

"I Romani arrivarono per la prima volta in quest'area ai tempi di Cesare", attorno al 53 a.c., l'occupazione romana non fu pesante, ma sufficiente a portare l'ordine... Usavano forti di legno molto funzionali, che venivano montati e smantellati a seconda delle necessità".

Il fiume era utilizzato per scopi commerciali dai romani e dalle tribù germaniche locali, conosciute ai romani come "Batavi"; ed i punti di osservazione possono avere giocato un ruolo anche nell'assicurare il pagamento dei pedaggi alle imbarcazioni di passaggio.

Ma il soldo, si sa, lo intascavano sempre i Romani.


Da un punto di vista tecnico la torre costiera non è tanto dissimile da quelle precedenti latine ed etrusche, ma la novità sta nell'efficacia della funzione, grazie a una perfetta organizzazione che permette di garantire un ottimo sistema di difesa in qualunque momento si verifichi l'attacco nemico.

L'avvicinamento di navi sospette è, infatti, annunciato di giorno con l'elevazione di colonne di fumo, di notte con l'accensione di fiaccole, il cui numero di fuochi deve essere pari al numero delle imbarcazioni nemiche avvistate.

È a tale periodo, pertanto, che risalgono le cosiddette torri "semaforiche", utilizzate quotidianamente - e per un intervallo di tempo che copre l'arco dell'intera giornata - per dare l'allarme in caso di avvistamento del nemico.

MURA E TORRI ROMANE (Spello)

LE TORRI PRIVATE

Infine vanno ricordate le torri che si innalzavano spesso nelle ville, come quella famosa degli Horti di Mecenate in Roma, e quella della villa toscana di Plinio, per godere un ampio panorama al disopra della massa verde dei parchi.

Lì i due personaggi facevano porre le comode sedie di vimini mentre uno schiavo gli porgeva un calice di vino e un altro pizzicava leggermente una lira. Erano le "tranquille dimore degli Dei" ammirate dall'alto delle torri.


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