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SEPOLCRETO DI S. URBANO

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MAUSOLEO DI S. URBANO

DA :VANDALI SULL'APPIA ANTICA
Muore la regina delle strade (Fonte)
Nell'ex essiccatoio c'è da anni una concessionaria: scelta anche da Provincia e Viminale
di ALBERTO CUSTODERO

Abusivismo edilizio selvaggio incentivato da tre condoni: 55 anni dopo le accuse che Antonio Cederna scagliava ai "Gangster dell'Appia Antica", nulla è cambiato. Le ville dei vip sono diventati centri di catering senza licenze commerciali per feste con tanto di fuochi artificiali. Il degrado della regina viarum, e l'impotenza dello Stato nel perseguirne lo scempio, proseguono fra l'indifferenza generale che fa sì che una concessionaria automobilistica occupi da anni, abusivamente, un pezzo del parco accanto alla tomba di Priscilla.

Proprio nei giorni scorsi il degrado dell'Appia Antica è stato denunciato dal "New York Times", che ha addirittura evocato la violenza dei "vandali" per descrivere lo stato di abbandono in cui versa la queen of roads. Simbolo dell'incapacità della pubblica amministrazione laziale di affrontare il fenomeno dell'abusivismo, in una delle aree di più alto interesse archeologico e storico al mondo è, oggi, il "Centro motoristico Appia Antica snc" ricavato nell'ex essiccatoio Tabacchi.

IL FORNO ABUSIVO COSTRUITO SUL MONUMENTO
Mentre perfino i quotidiani Usa denunciano il degrado dell'Appia Antica, nessuno - politici, poliziotti, funzionari ministeriali e della Provincia, magistrati - sembra essersi mai accorto di questo scandalo ambientale e storico: il parco dell'Appia Antica deturpato da una concessionaria Hyundai che occupa senza titolo - non avendo mai firmato un contratto di affitto - un immobile del Comune.

Questa espone le auto su un'area di 10000 m espropriata dal municipio, nel marzo scorso, perché utilizzata abusivamente. E che non ha mai ottenuto l'autorizzazione di inizio attività perché ha sempre avuto i pareri negativi dall'Ente Parco, dalla Soprintendenza archeologica e dai vari uffici comunali. Con in mezzo due sentenze, del Tar e poi del Consiglio di Stato, che le hanno sempre dato torto. In una situazione igienico-ambientale del tutto fuorilegge: manca il permesso della Provincia per gli scarichi e l'emissione fumi, mentre l'allacciamento all'acqua è "di fortuna", grazie al parroco della chiesetta del Domine Quo Vadis (Di fortuna? Che interessi ha il parroco? Nota nostra).

Eppure, da 10 anni, il centro motoristico di Salvatore Bonanno, fra il sepolcro di Geta e la sede del Parco, nel cuore della valle della Caffarella sulle rive dell'Almone e a breve distanza dalle catacombe di San Sebastiano, non solo è sempre là, ma incredibilmente, nell'aprile scorso, ha ottenuto dalla Provincia e senza bando pubblico (grazie a una scrittura privata), l'appalto della manutenzione delle auto della polizia provinciale.

La polizia della Provincia che dovrebbe perseguire "le violazioni urbanistiche edilizie" e provvedere alla "tutela dei vincoli archeologici e paesaggistici", invece di inviare i propri agenti a far rispettare al centro le leggi in materia ambientale e commerciale, si è convenzionata con quella concessionaria con un contratto esclusivo per riparare le proprie jeep.




IL MAUSOLEO DI SANT'URBANO

Il mausoleo di Sant'Urbano, posto al IV miglio della via Appia Antica, non lungi dalla tomba di Cecilia Metella, è fronteggiato dai resti del tempio di Giove, un monumento in laterizio del II sec. d.c., eretto su podio e con cella tricora absidata preceduta da un quadriportico.

Il mausoleo, anch'esso del II sec. d.c., è eseguito in opera laterizia, con gradinata frontale. Sotto la direzione di Rodolfo Lanciani, gli scavi, condotti dai proprietari Lugari alla fine dell'800, rinvennero i resti di una grande villa, la Domus Marmeniae, della matrona romana Marmenia, che, convertitasi al cristianesimo,avrebbe accolto le spoglie di Sant'Urbano, vescovo e martire, già custodite nelle Catacombe di Pretestato, anch'esso posto sull'Appia Antica. 

"A circa 300 m dall'Appia antica. vennero messe luce le Strutture di una villa rustica, conservate per un di poche decine di centimetri di elevato. Il diverticolo scoperto nel 1880 conduceva direttamente dalla via Appia antica all'ingresso della villa (chiamata dai Lugari "domus"). dove un vasto atrio precedeva un grande peristilio su cui si affacciavano a NE un piccolo impianto termale, a NW una serie di cinque stanze a SW la pars rustica con magazzini ed un granaio con circa trenta grandi dolia interrati, infine a SE un ampio giardino rettangolare. Per l'approvvigionamento idrico vi erano due cisterne poste a S e a W della villa."


Vorremmo sapere che fine ha fatto la villa di Marmenia, tanto più che nel 1950 sull'Appia Antica venne concesso il permesso di costruire dei villini, con tutto che i vincoli già esistevano ampiamente all'epoca!

Comunque alla morte di Marmenia, la Domus divenne proprietà della Chiesa che ne fece un cimitero, infatti vi sono ancora frammenti di sarcofaghi. Il monumento è costituito da un ipogeo a due porte con un vasto ambiente quadrato con tre absidi, una semicircolare e due rettangolari. e da una sala superiore, dove si effettuavano i riti religiosi. 

Originariamente vi si accedeva con una scalinata all'interno del vestibolo, che fu demolita durante le persecuzioni di Diocleziano, per distruggere i luoghi di riunione dei cristiani, non risulta però che i cristiani si riunissero nè nei mausolei nè nelle catacombe, come erroneamente è stato diffuso nei tempi passati. Sembra che alla facciata venisse invece aggiunto poi un portico a 4 colonne, di cui restano frammenti di basi e la trabeazione. Semmai avrebbero demolito la villa, ma a questa non si fa cenno.

Nel XIII secolo il sepolcro fu trasformato dai Borgiani in una torre fortificata, di cui si notano de resti nella parte superiore del monumento. nei pressi sono stati rinvenuti una grande vasca e una grossa cisterna ambedue romane.

STRADA ROMANA CHE PORTA AL MONUMENTO


L'ACQUISTO DEL MAUSOLEO

Oggi la proprietà che include il Mausoleo e la villa Marmenia, ma anche una strada in basolato coeva dell'Appia, rappresenta un sito archeologico di eccezionale importanza, scavato nel corso dell'Ottocento dal Lugari cui è intitolata la strada di accesso presso la via Appia.

Già nel 1965 (quando non era ancora di Anzalone), Paese Sera, a proposito di quelle speculazioni edilizie, titolava così: "Stanno costruendo una casa nel rudere". Da allora, però, gli abusi sono proseguiti pressoché indisturbati, nonostante dal 1970 la pubblica amministrazione avesse tentato di fermarli. L' area storica che comprende il sepolcro, sulle cui mura romane è addossato un barbecue, è diventata un giardino privato: all'interno della cella funeraria è stato ricavato un piccolo spazio per feste, con tanto di tinello moquettato e cucinetta.

Per costruire una piccola piscina sono stati rimossi preziosi pezzi di basolato. Per quegli abusi, il proprietario dell' epoca, Gianfranco Anzalone, fu denunciato in procura dai carabinieri. Il processo, però - l' accusa fu sostenuta dall' allora pm Giovanni Ferrara - finì con un nulla di fatto: il pretore Roberto Mendoza, nel 1987, assolse Anzalone: una parte dei reati si estinse grazie a un condono, un'altra per un'amnistia. Il lunghissimo contenzioso con la Soprintendenza si concluse con un nulla di fatto. Strano anche questo, perchè le edificazioni sull'Appia Antica, sia pure di una piscina, non prevedono nè condono nè amnistia.



STORIA DEL SEPOLCRO DI SANT'URBANO, MARTIRE CRISTIANO

In via dei Lugari 3 - spiega la Soprintendenza - si erge un edificio funerario di età imperiale romana generalmente attribuito all’età antonina (o del IV secolo come sostenuto da un’indagine archeologica del 1978-1979 condotta dall’Istituto di Norvegia a Roma) e definito Sepolcro di Sant'Urbano perchè considerata la sepoltura del martire cristiano che fu papa dal 222 al 230.

Si tratta di un sepolcro in cortina laterizia la cui parte più importante è un’aula quasi quadrata, provvista sui lati di due profonde nicchie quadrangolari e sul fondo di un’abside. Ad essa si accedeva da un pronao e da una gradinata. Sotto il pronao una porta dà accesso ad una camera inferiore. Sul fronte e sul retro della struttura è stato ritrovato un asse stradale in basoli che si distaccava dalla via Appia.



STORIA DEI PROPRIETARI DALLA FINE DELL'OTTOCENTO A OGGI

Il primo proprietario di cui si è certi scavando all'indietro nel tempo negli archivi catastali di Roma fu nel 1870 il principe Alessandro Torlonia (sposo dell'infanta Beatrice di Borbone-Spagna, zia del futuro re Juan Carlos I e nipote della regina Vittoria). Nel 1879 i fratelli Giambattista e Bernardo Lugari acquistarono dai Torlonia un vasto appezzamento di terreno su una parte del quale condussero, a scopo filantropico, indagini archeologiche per circa quindici anni a partire dal 1880.

Il cardinale Lugari muore nel 1914 e lascia la proprietà in eredità ai suoi cinque nipoti i quali, dopo diversi passaggi, vendono il sepolcro nel 1981 all'avvocato Anzalone. Attualmente il monumento è della vedova Anzalone, Marisa Antonietta Gigantino, senza figli, che ha deciso di venderlo alla Soprintendenza di Roma. Il mausoleo di Sant'Urbano è stato ora acquistato dal Parco Archeologico Appia Antica (Mibact) dalla proprietaria, Marisa Antonietta Gigantino, vedova dell'avvocato Gianfranco Anzalone ed erede del monumento.

Il monumento venne studiato dall'archeologo di Oslo Johann Rasmus Brandt (direttore del Norwegian Institute of Rome dal 1996 al 2002). il monumento, secondo per importanza solo a quello di Cecilia Metella, è completamente nascosto dalla boscaglia. Per questo non esistono foto ad eccezione di una risalente a molti anni fa dell'Archivio Alinari. Per la prima volta Repubblica, invitata dalla proprietà, è entrata con la telecamera nell'area ed è in grado di documentare splendore e degrado del sito archeologico che risale all'Età Costantiniana (306-363 d.c.).

In questi dieci anni l'imponente edificio è stato abbandonato e versa in grande degrado. E' la seconda volta che si ricorre, per recuperare un bene archeologico, alla trattativa privata anzichè il diritto di prelazione - essendo l'area vincolata - o l'esproprio (e vorremmo ci spiegassero perchè). La prima volta si trattò del complesso di Santa Maria Nova, al V miglio dell'Appia Antica. 

Il mausoleo farà da monumentale ingresso alla Villa dei Quintili. Si parla di 4 ettari di verde, un casale medievale costruito su un'antica cisterna romana, ambienti termali romani dai preziosi mosaici, con scene di gladiatori e di giochi circensi. 

La prima offerta della proprietaria del mausoleo di Sant'Urbano è stata di 1.200.000 euro. 
Alla fine il prezzo concordato è stato di 491 mila euro.



LO STUDIO DELL'ARCHEOLOGO NORVEGESE 

Johann Rasmus Brandt diresse gli scavi nel sito archeologico. "La scoperta del monumento avvenne per caso durante una passeggiata sull'Appia Antica cominciata dai Colli Romani. Ottenemmo i permessi, allora, da un nipote del cardinal Lugari che ci disse che un custode si era rubato preziosi oggetti. Scavammo e studiammo l'area in due fasi nel '78 e nel '79.

Scoprimmo che il monumento era stato costruito come sepolcro in Età costantiniana nel passaggio tra paganesimo e cristianesimo. Aveva poi avuto una modifica nel Medioevo, diventando casa-fortezza, per poi essere trasformato in una casa agricola con rimessa per carrozze e magazzino in epoca più recente. La terza fase di studio, tuttavia, ci fu negata dalla figlia del nipote del cardinale in quanto stava perfezionando la vendita dell'edificio ad Anzalone. E così lo studio rimase incompiuto e non fu mai pubblicato.

Il professor Brandt cominciò gli studi sul mausoleo la domenica delle Palme del 1978. "Ero entrato nella proprietà con un gruppo di studenti norvegesi e danesi per cominciare a tagliare cespugli e boscaglia. Ma dopo poche ore fummo circondati da carabinieri armati di mitra con l'ausilio di cani giunti a bordo di Giuliette e atterrati con un elicottero. Avevano avuto la spiata che fossimo le Brigate Rosse che avevano appena rapito Aldo Moro. Ci volle poco per chiarire l'equivoco". 




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