Deverra era la Dea delle scope. Da sant'Agostino, che cita Varrone, sappiamo che gli antichi credevano che "il Dio Silvano entrasse la notte nelle case e si posasse sul corpo di chi dormiva e l'opprimesse col suo peso". Così le donne incinte per timor di Silvano erano sotto la protezione di tre divinità Intercidona, Pilunno e Deverra.
Spesso Deverra, antica Dea italica, veniva effigiata con la brocca dell'acqua simbolo dell'aspersione rituale, con fiori e spighe e a volte con una campanella, probabilmente scacciaspiriti.
Per invocarle tre uomini giravano attorno la porta della casa nella notte, battevano la soglia con una scure, poi con un pestello, infine la nettavano con una scopa onde venendo Silvano e vedendo questi tre segni non si avvicinasse alla casa già posta sotto la protezione delle tre divinità.
Deverra adunque presiedeva alla nettezza delle case.
"La Dea Deverra, o Sinacufio furono inventori delle scope, come si è detto istrumenti de salice,
Rusco, tamaricio, id genus ceteris fructibus scopandis pavimentis, per amovere le tele de li ragni da le mura..."
Per alcuni Pilunno e Deverra erano i figli di Intercidona, per altri erano una Triade a sè stante.
Probabilmente era molto antica. Intercidona era una Dea madre con figli, con cui formò una Triade secondo l'uso etrusco. Pilunno proteggeva i neonati nelle case, contro le malefatte del demone Silvano. Pilunno è il Dio "dei colpi di scure" contro le porte, per cacciare i demoni.
Deverra invece era la Dea della scopa con cui si spazzava la soglia dopo la nascita di un bambino. Con l'avvento del cristianesimo l'attributo della scopa passò alle streghe, perchè tutto ciò che era pagano divenne demoniaco.
Per quell'attaccamento che i Romani avevano, soprattutto nei pagus, agli antichi Dei, attaccamento che molto appartenne anche all'imperatore Augusto, che ne ripristinò quanti ne poteva, e di questi antichi Dei all'interno dell'Urbe stessa, venne conservato il culto di Intercidona, collegato poi ad un aspetto di Giunone protettrice della novella sposa.
Ma nei pagus restò pure il culto di Deverra, soprattutto come Dea della magia che proteggeva dagli influssi e dalle creature malefiche. L'attributo della scopa è antichissimo, come antichissimo è l'uso della scopa. Il primo cerchio magico si fece sicuramente con la scopa.
Si ritiene che il Colle Viminale, Mons Viminalis, uno dei sette colli di Roma, derivasse il nome dal Salix Viminalis, perchè ospitava appunto un bosco sacro di salice viminale, una qualità di vimini con cui a tutt'oggi si fanno le scope (non sono solo di saggina), da questo bosco sembra si cogliessero gli arbor felix, i rami per farne delle scope sacre, ovvero dei fasci di vimini stretti in cima da altri vimini, tipo la scopa di saggina.
Questa specie di scopa si poneva davanti alla porta di casa e proteggeva la Ianua, la porta, dagli spiriti maligni e si usava tanto per la fine inizio d'anno quanto per le nascite dei bimbi.
Sembra che l'usanza permanesse nel medioevo dove la scopa veniva usata per lo stesso scopo, posta però accanto al camino, talvolta anche all'interno della porta, forse per evitare di essere denunciati come pagani, e inoltre con la stessa scopa si usasse disegnare in terra un cerchio magico, con un giro di scopa, che salvaguardasse dagli spiriti mentre si facevano riti magici.
Deverra era pertanto la Dea che escludeva le cattive influenze e a lei si dedicava una scopa sacra che si usava per pulire le soglie di casa e delle stanze in cui era stato partorito un bimbo, o c'era una persona ammalata, o dove era morta una persona. La stessa scopa, che non doveva avere usi profani, veniva usata per tracciare il cerchio magico entro cui si poneva l'operatore di magia per tener lontani gli spiriti malvagi durante l'operazione magica.
Sembra che le donne operatrici di magia usassero portare indosso talvolta un rametto di questa scopa avvolto nel lino e nascosto o cucito nella fascia mammillare (strophium), insomma nel reggiseno come talismano protettore.
Nel nord Europa la Dea Colleda, adorata anche in zone dell'attuale Russia, nelle cerimonie rituali delle sue sacerdotesse si faceva uso della scopa per delimitare il suolo sacro come inviolabile, dagli uomini e dagli spiriti. Sicuramente queste Dee furono intercambiabili.
Deverra, assimilata poi a Roma a Giunone Deverona, proteggeva quindi la proprietà, la casa, la sua pulizia e le nascite, per ciò che riguarda il mondo quotidiano, ma pure le operazioni magiche purificando l'ambiente e le persone dagli influssi malefici, dei vivi, dei morti e degli enti spirituali.
Probabilmente era molto antica. Intercidona era una Dea madre con figli, con cui formò una Triade secondo l'uso etrusco. Pilunno proteggeva i neonati nelle case, contro le malefatte del demone Silvano. Pilunno è il Dio "dei colpi di scure" contro le porte, per cacciare i demoni.
Deverra invece era la Dea della scopa con cui si spazzava la soglia dopo la nascita di un bambino. Con l'avvento del cristianesimo l'attributo della scopa passò alle streghe, perchè tutto ciò che era pagano divenne demoniaco.
Per quell'attaccamento che i Romani avevano, soprattutto nei pagus, agli antichi Dei, attaccamento che molto appartenne anche all'imperatore Augusto, che ne ripristinò quanti ne poteva, e di questi antichi Dei all'interno dell'Urbe stessa, venne conservato il culto di Intercidona, collegato poi ad un aspetto di Giunone protettrice della novella sposa.
Ma nei pagus restò pure il culto di Deverra, soprattutto come Dea della magia che proteggeva dagli influssi e dalle creature malefiche. L'attributo della scopa è antichissimo, come antichissimo è l'uso della scopa. Il primo cerchio magico si fece sicuramente con la scopa.
Si ritiene che il Colle Viminale, Mons Viminalis, uno dei sette colli di Roma, derivasse il nome dal Salix Viminalis, perchè ospitava appunto un bosco sacro di salice viminale, una qualità di vimini con cui a tutt'oggi si fanno le scope (non sono solo di saggina), da questo bosco sembra si cogliessero gli arbor felix, i rami per farne delle scope sacre, ovvero dei fasci di vimini stretti in cima da altri vimini, tipo la scopa di saggina.
Questa specie di scopa si poneva davanti alla porta di casa e proteggeva la Ianua, la porta, dagli spiriti maligni e si usava tanto per la fine inizio d'anno quanto per le nascite dei bimbi.
Sembra che l'usanza permanesse nel medioevo dove la scopa veniva usata per lo stesso scopo, posta però accanto al camino, talvolta anche all'interno della porta, forse per evitare di essere denunciati come pagani, e inoltre con la stessa scopa si usasse disegnare in terra un cerchio magico, con un giro di scopa, che salvaguardasse dagli spiriti mentre si facevano riti magici.
Deverra era pertanto la Dea che escludeva le cattive influenze e a lei si dedicava una scopa sacra che si usava per pulire le soglie di casa e delle stanze in cui era stato partorito un bimbo, o c'era una persona ammalata, o dove era morta una persona. La stessa scopa, che non doveva avere usi profani, veniva usata per tracciare il cerchio magico entro cui si poneva l'operatore di magia per tener lontani gli spiriti malvagi durante l'operazione magica.
Sembra che le donne operatrici di magia usassero portare indosso talvolta un rametto di questa scopa avvolto nel lino e nascosto o cucito nella fascia mammillare (strophium), insomma nel reggiseno come talismano protettore.
Nel nord Europa la Dea Colleda, adorata anche in zone dell'attuale Russia, nelle cerimonie rituali delle sue sacerdotesse si faceva uso della scopa per delimitare il suolo sacro come inviolabile, dagli uomini e dagli spiriti. Sicuramente queste Dee furono intercambiabili.
Deverra, assimilata poi a Roma a Giunone Deverona, proteggeva quindi la proprietà, la casa, la sua pulizia e le nascite, per ciò che riguarda il mondo quotidiano, ma pure le operazioni magiche purificando l'ambiente e le persone dagli influssi malefici, dei vivi, dei morti e degli enti spirituali.