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TEMPIO DI DIANA AVENTINA

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IL TEMPIO DI DIANA AVENTINA CON I DUE PORTICATI LATERALI

DIANA

"Silvarum patrona et domina, Diana, es"
"O Diana, tu sei la patrona e la padrona delle selve"

Diana è una Dea greca, ma pure italica, latina e romana, è la signora delle selve e degli animali selvatici, la custode delle fonti e dei torrenti, la protettrice delle donne, soprattutto nel parto, e colei che stabiliva il potere della regalità. 

Nell’arte del periodo arcaico Diana è spesso raffigurata con le ali, circondata di animali, infatti la sua origine è preellenica e da collegare con la minoica “Signora delle fiere”, simile ad altre figure divine, sempre Dee degli animali, adorate anche in Asia Minore. Più tardi fu assimilata alla Dea greca Artemide.


DIANA

L'AVENTINO

Nell’area dell’Aventino, il colle della plebe, escluso dai confini pomeriali di Roma fino al periodo imperiale, sono ricordate per l’età medio-repubblicana la dedica e la costruzione di un gran numero di edifici di culto, la cui fondazione segna la progressiva emancipazione politica e sociale delle classi popolari. Insomma la plebe costruiva spesso da se stessa i propri templi.

Il tempio di Diana Aventina nel Lauretum sull'Aventino, il principale santuario della Dea, venne fondato da Servius Tullius, il VI re di Roma nato da schiavi, che non poteva ignorare le istanze plebee. Pertanto la festa della Dea era la festa degli schiavi. Il santuario venne utilizzato come luogo di assemblea delle città latine sotto la guida di Roma e anche come asilo (Liv. 1.45.2-3; Dion. Hal., Ant. Roma, 4.26.2 -5).

Il tempio fu infatti costruito come santuario federale dei Latini da Servio Tullio (che regnò dal 578 al 539 a.c.) anche per soppiantare il tempio di Diana Aricina, e venne rifatto da Lucio Cornificio, brillante comandante della flotta di Ottaviano, dopo il 36 a.c.

La Lega Latina, anche detta anche assemblea dei prisci Latini, era l'alleanza delle città latine del Latium vetus e secondo Dionigi di Alicarnasso ne facevano parte: Alba Longa, Antemnae, Ardea, Aricia, Babento, Bovillae, Cabum, Cora, Carvento, Circei, Corioli, Corbione, Fidenae, Fortinea, Gabii, Labici, Lanuvio, Lavinio, Laurento, Nomentum, Norba, Praeneste, Pedum, Querquetulum, Satricum, Scaptia, Setia, Tellenae, Tibur, Tusculum, Tolerium e Velitrae.

Inoltre, il santuario è stato un importante archivio per la legislazione; Un pilastro di bronzo, ancora in piedi nel periodo agostiniano (Dion Hal, Ant. Rom. 4.26), comprendeva la legge Iciliana della metà del V sec. a.c.. "De Aventino publicando" una lex approvata nel 456 a.c., su proposta del tribuno della plebe Lucio Icilio, da cui il nome della legge, riguardante l'assegnazione dei terreni pubblici dell'Aventino alla plebe in proprietà privata, per costruirvi le loro abitazioni. Così nacque un quartiere plebeo compatto e unitario, centro della lotta di classe plebea nei decenni successivi. (Livia 3.31.1; Dion Hal., Ant.Rom. 10.32.1-5).

DIANA SU UN DENARIO ROMANO

IL TEMPIO

Il santuario di Diana Aventina era un grande tempio ottastilo (otto colonne) con due ordini di colonne lungo i lati, simile in pianta all'Artemision di Efeso, quindi con la statua della Dea al centro , posta in uno spazio vuoto: l'Artemision infatti doveva presentarsi come una sorta di cortile circondato da un immenso portico, il cui aspetto esterno tuttavia rievocava l'immagine del tempio a capanna. Nel tempio di Roma, le mura perimetrali della cella sono tuttora custodite all'interno di una delle sale di un ristorante. Il tempio era circondato da un portico a due ordini di colonne.

Non sono stati identificati resti di questo tempio, ma l'edificio e la sua zona sono rappresentati nel frammento 22 della Tavola Severana, accanto al Tempio di Minerva (Carettoni et al., Pianta 79-80, p. 23, frag. 22 a, b persi ora, Rodríguez Almeida, Forma pl 15, Richardson 108: "quasi certamente", Vendittelli, LTUR 12, cfr Templum Dianae et Minervae nei cataloghi regionali, Regio XIII).

RICOSTRUZIONE DELL'ARTEMISION A CUI SI SONO ISPIRATI I
COSTRUTTORI DEL TEMPIO DI DIANA AVENTINA, QUINDI DOVEVA ESSERE
MOLTO SIMILE ANCHE SE PIU' PICCOLO
Sotto il programma augusto di 'adornare la città', il tempio fu ricostruito o restaurato da L. Cornificius (Suet., 29 agosto: L. Cornificio aedes Dianae). Il nome DIANA CORNIF. si riferisce a Diana Cornificia o Cornificiana e così stabilisce l'identificazione. L'impronta del tempio del podio di ottostilo mostrato nella terza c. Il frammento A.D è presumibilmente ancora quello dell'edificio Cornificius; È circondato da una zona con un portico a doppio colonnato (o forse una doppia linea di alberi: Richardson 108) lungo il fianco del tempio.

La posizione del frammento 22, non certissima, viene viene ancora discussa a seguito di recenti scavi, a circa metà strada tra S. Sabina e S. Prisca, e dipende dal frammento balneo Surae adiacente (frammento 21). La lunga strada del frammento 21 era stata identificata con l'antica via che si trova sotto la moderna Via di S. Prisca, tuttavia, la revisione di Vendittelli della topografia Aventina pone il frammento 22 di circa 300 m di SE, sotto S. Alessio (1990, 163, fig.1.164, Figura 2), basato su una identificazione provvisoria di alcune pareti scavate con quelle sul balneo Surae Frammento (1990, 166, fig. 4).

LA POSIZIONE SULL'AVENTINO
Però il posizionamento del frammento 22 sotto S. Alessio ignora l'esistenza di un'antica via sotto la moderna via di S. Sabina (v. Vicus Armilustri). L'ultima valutazione di Vendittelli (LTUR 12-13) colloca il frammento 22 in circa lo stesso sito (con il tempio di Diana che cade al raccordo di Via di S. Alberto Magno con Via di S. Sabina).

" Allora vi era un celebre tempio dedicato a Diana ephesia, che le Città dell'Asia avevano eretto congiuntamente, come riferisce la tradizione. Servio Tullio, re dei Romani, poiché lodava mirabilmente la grande concordia delle città dell'Asia, convocò i primi cittadini dei Latini, con i quali pubblicamente e privatamente aveva stretto rapporti di ospitalità e amicizie, ed espose il progetto della costruzione di un tempio comune.

E cosi a Roma fu costruito il tempio di Diana dal popolo Latino con il popolo Romano. In seguito ad un contadino Sabino nacque un bue di straordinaria grandezza; il prodigio fu ritenuto fausto e i vati profetizzarono: « Il popolo, del quale un cittadino sacrificherà il bue a Diana, avrà il comando».

Il responso giunse anche a Roma presso un sacerdote del tempio di Diana. Quando giunse il giorno adatto per il sacrificio, il Sabino condusse il bue a Roma e lo condusse presso il tempio di Diana e lo pose davanti all'altare della Dea. 

Ma la grandezza della vittima impressionò il sacerdote Romano e, memore del responso, con un astuto inganno rimproverò così il Sabino: «Perché tu, straniero, ti prepari a compiere impuramente un sacrificio a Diana? Nella parte più bassa della valle scorre il Tevere: va' al fiume e lava il tuo corpo nell'acqua corrente!». 
Lo straniero scese immediatamente al Tevere. Nel frattempo il Romano sacrifica il bue a Diana. Ciò fu straordinariamente gradito al re e alla città. "


Andrea Carandini 16 ottobre 2009

Ritrovamento di una testa rinvenuta accanto al luogo dove si presume sorgesse il tempio di Diana.
L´edificio è stato ricostruito grazie alle tecniche geomagnetiche.

DIANA ITALICA
La testa marmorea di Diana, scoperta ai piedi dell´Aventino ed esposta a Palazzo Altemps, è una rielaborazione della statua di culto del tempio di Artemide a Efeso.

Una statuetta in alabastro di Diana, del tutto simile, era stata scoperta nel 1700, lì vicino, sulla sommità del monte. Era questo uno degli indizi che ci aveva indotto a situare il tempio a sinistra della chiesa di Sant´Alessio.

La chiesa si trova nel punto più alto dell´Aventino, costruita sopra il tempio di Minerva, che Marziale colloca in arce, quindi sulla sommità del monte. Un frammento della pianta marmorea di Roma degli inizi del III secolo d. c. mostra, accanto al tempio di Minerva, quello di Diana, che secondo Giovenale sorgeva anch´esso in posizione dominante.

Il frammento di pianta marmorea bene si ancora ad un muro antico sotto quello perimetrale di Sant´Alessio e anche a una strada basolata. È da notare che i templi pagani si disponevano lungo l´alto ciglio dell´Aventino sopra il Tevere, come poi le chiese.

La pianta marmorea rivela parte della pianta del tempio di Diana, con 8 colonne ioniche sui due fronti e due file di 15 colonne sui lati, come il tempio di Efeso. Il culto di Diana sull´Aventino era stato istituito intorno alla metà del VI sec. a.c. da Servio Tullio, amatissimo dal popolo, come contraltare romano del culto ad Aricia (Nemi).

Servio aveva imitato Tarquinio Prisco, che agli inizi dello stesso secolo aveva istituito il culto di Giove Re, Ottimo Massimo, contraltare del culto di Giove Laziale sul Monte Albano (Monte Cavo). Presupposti dell'egemonia di Roma sui Latini, non più solo lungo la riva sinistra del Tevere, ma sull´intero Lazio antico.


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