IL TEMPIO
Il 15 maggio del 495 a .c., sotto ai consoli romani Publio Servilio Prisco Strutto e Appio Claudio Sabino Inregillense, venne consacrato al Dio Mercurio un tempio sul colle Aventino (Templum Mercurii in Aventino), anche se l'onore della dedica non venne attribuito ad uno dei due consoli ma a Marco Letorio, un centurione primipilo.
«I consoli (Publio Servilio Prisco Strutto e Appio Claudio Sabino Inregillense) si contendevano l'onore di consacrare il tempio di Mercurio e il senato girò la questione al popolo: a chi dei due fosse toccato, per volontà del popolo stesso, l'onore della consacrazione, sarebbe andata anche l'amministrazione dell'annona e il compito di formare una corporazione di commercianti, nonché di celebrare i riti solenni di fronte al pontefice massimo.
Il popolo assegnò la consacrazione del tempio a Marco Letorio, centurione primipilo, con un intento chiarissimo: non si trattava cioè tanto di onorare quest'uomo - troppo grande la sproporzione tra l'incarico e la sua posizione nella vita di tutti i giorni - quanto di un'offesa alle persone dei consoli»
(Tito Livio, Ab Urbe condita)
Il 495 a.c. « Fu un anno memorabile per l'annuncio della morte di Tarquinio. Questi si spense a Cuma, alla corte del tiranno Aristodemo che lo aveva accolto dopo la disfatta delle forze latine. La notizia entusiasmò tanto il senato quanto la plebe. »
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri)
Sembra che, nell'area presso Porta Capena, non solo fosse stato eretto un Tempio a Mercurio, ma che accanto a tale tempio si trovasse una fonte dove i mercanti andavano a purificarsi alle idi di maggio, per ottenere la buona fortuna nei prossimi commerci. Probabilmente proprio a causa di tale fonte venne eretto un Tempio a Mercurio, visto che in tali acque i mercanti andavano a purificarsi alle idi di maggio, per ottenere la buona fortuna nei prossimi commerci.
"Era un Tempio alle falde dell'Aventino dedicato a Mercurio e restaurato da Marco Aurelio"
(Ridolfino Venuti Cortonese 1763)
(Ridolfino Venuti Cortonese 1763)
Ovidio:
"Vicino alla porta Capena c'è un'acqua di Mercurio, miracolosa, se conviene credere a chi la provò; là si reca con la tunica fissata dal cinto il mercante e mondato, con un'anfora purificata, attinge acqua da portar via. Con questa inumidisce un ramo d'alloro e col ramo inumidito asperge le mercanzie che muteranno padrone.".
Ma nello stesso giorno, e non a caso, si festeggiavano i Mercuralia, in onore di Mercurio e Maia, Dies Mercuriae et Maiae. Mercurio era messaggero degli Dei, Dio del commercio e dei mercanti, dell'astuzia e degli affari, ma pure dei viandanti, degli avvocati e dei ladri nonchè guida delle anime nell'Ade. Quest'ultima attività gli aveva conferito l'appellativo di Psicopompo.
Maia, sua madre, era la Natura e la madre per antonomasia, in realtà un'antica Dea Madre. Si disse di lei che era una Dea timida per cui lasciò il suo seggio nel convivio divino dell'Olimpo a Mercurio, in realtà venne declassata a Dea minore. Al contrario il culto di suo figlio venne largamente seguito.
L'EPIGRAFE
Osservando in effetti il casino La Vignola, si osserva sul lato corto la presenza di una finestrella, posta al piano terra e inquadrata in listoni di travertino, che si può osservare pure nella foto qui accanto, sopra cui è posta un'epigrafe, anch'essa in travertino.
Su di essa vi è inciso:
"Fons Mercurii/
antica sorgente/
di Mercurio"
LA VIGNOLA CON L'ISCRIZIONE DELLA FONTE |
"Fons Mercurii/
antica sorgente/
di Mercurio"
"Tra i frammenti quindi della pianta capitolina, uno ne esiste, distinto quivi col numero LXIV, nel quale vi è scolpita una specie di ara rotonda unitamente a poche lettere che si interpretano per avere denotata l'Area di Mercurio, e siccome si trova registrato in questa regione da Rufo tale Area con un'ara, così è da credere che formava questa probabilmente una piazza avanti il tempio, nel cui di mezzo vi stava la descritta ara."
(Roma Antica - dell'Architetto Luigi Canina 1831)
Come informa Apuleio, il tempio si trovava dietro metas Murtias, cioè presso il lato curvo del Circo Massimo, presso l’aqua Mercurii situata vicino a Porta Capena e quindi con i grandi assi viari.
Porta Capena era punto di passaggio obbligato per tutte le merci che entravano a Roma provenienti dal Lazio meridionale e dalla Campania e, come ricorda Ovidio, l’acqua sacra permetteva la purificazione dei mercanti e delle merci che entravano in città.
Qui si purificavano non solo le merci ma pure gli inganni, che fanno parte dello spirito commerciale, visto che il Dio era anche protettore dei ladri.
LA FESTALa festività di Mercurio pertanto iniziava il 15 Maggio (poi la Chiesa Cattolica cercò di sostituire il Dio con S. Mercurio, un soldato romano martire a cui venne cambiato nome), con una processione solenne che partiva dal tempio del Dio sul gianicolo per sostare presso la fonte mercuriale.
Il tempio veniva ornato di nastri, ghirlande soprattutto di alloro e candele, e vi si sacrificava in genere una coppia di galli per Mercurio e un maiale per Maia.
La processione recava incenso che bruciava nei turiboli, cioè negli incensieri recati a mano con fiaccole, musica e preghiera al Dio.
Giunti alla fonte di Mercurio i mercanti in tunica e con alcuni dei simboli di Mercurio: il gallo, la tartaruga l'elmo o i calzari alati, il borsellino di cuoio per le monete d'oro, e il kerykeion (il caduceo) e quindi in veste ufficiale, recavano con sé delle giare accuratamente lavate per raccogliere l’acqua sacra con cui poi avrebbero purificato, irrorandole con un ramo d’alloro, le cose che “avranno un nuovo padrone”.
Il rito prevedeva anche la purificazione dei mercatores, mediante lo spargimento dell’acqua sacra sul capo. Per l'occasione le tuniche dovevano essere bianche e di bucato. Il rito serviva oltre che per buona fortuna nel commercio anche per lavare le colpe dei raggiri o speculazioni colpevolmente operate. Il mercante purificato diventava immune alle maledizioni dei raggirati, anche se non per molto tempo.
Anche gli oratori si recavano al tempio per ingraziarsi la divinità, in quanto Mercurio era anche protettore degli avvocati e degli oratori in genere, orator e advocatus, ma non si recavano alla fonte di Mercurio, riservata ai commercianti. Invece si recavano in tribunale dove c'era un'immagine del Dio a cui deponevano ghirlande, quindi tornavano a casa e consumavano un banchetto in onore del Dio.
Sembra che invece i ladri, anche loro sotto la protezione di Mercurio, festeggiassero una specie di picnic tra i boschi, ma la cosa non è certa, anche perchè potrebbe esserci confusione con la Dea Laverna, anche lei protettrice dei ladri, che veniva infatti festeggiata nei boschi ma non presso Roma, bensì nella Verna. la zona sacra a San Francesco, nei cui anfratti si nascondevano ladri e malfattori che prosperavano grazie al traffico viario.
Resta il fatto che se dei ladri volevano festeggiare di certo non potevano farlo in pubblico.