IL COLLE PALATINO
Sul Palatino si può ammirare anche la Casa di Augusto e la Vigna Barberini. Dalla Vigna Barberini, sulla sommità del Palatino, si ammira il panorama che va dal Celio, al Colosseo, al Foro Romano, al Vittoriano e al Campidoglio, mentre sull'altro lato si ammira il panorama che va dal Celio all'Aventino, alle Terme di Caracalla che si intravedono attraverso il verde degli alberi e dei pini romani, all'orizzonte si vede se il cielo è limpido, il monte Cavo e i Castelli Romani.
Sul Palatino si può ammirare anche la Casa di Augusto e la Vigna Barberini. Dalla Vigna Barberini, sulla sommità del Palatino, si ammira il panorama che va dal Celio, al Colosseo, al Foro Romano, al Vittoriano e al Campidoglio, mentre sull'altro lato si ammira il panorama che va dal Celio all'Aventino, alle Terme di Caracalla che si intravedono attraverso il verde degli alberi e dei pini romani, all'orizzonte si vede se il cielo è limpido, il monte Cavo e i Castelli Romani.
Una zona superba per edificare il complesso severiano e infatti qui si possono ammirare le arcate Severiane sono delle strutture a più archi su due piani alti e stretti di 10-20 m e larghi circa 2 m e mezzo. Le arcate furono iniziate da Domiziano e completate da Settimio Severo per le sue Terme, il blocco delle arcate è staccato dalle altre costruzioni, e sono state restaurate tra il 1997 e il 2000.
Sul Palatino, in direzione di porta Capena, sul lato del Circo Massimo si vedono le magnifiche arcate Severiane, salendo sulla sommità del Palatino, da cui si accede dai Fori Romani, su via dei Fori Imperiali, vicino al Colosseo, si gode la vista di Roma a 360 gradi.
Su una parte della terrazza del Palatino, si apre un'esedra con al centro una nicchia che probabilmente ospitava una scultura. Dall'esedra si apre una terrazza che è ad un livello inferiore, da cui si ha la veduta laterale delle Arcate, le arcate a due piani sono senza pavimento per alleggerire il peso della struttura, sotto le arcate ci sono una serie di ambienti che devono ancora venire alla luce ed essere studiati dagli archeologi.
La terrazza è collegata all'esedra di Massenzio, ci sono anche i resti del palco imperiale che Massenzio si fece costruire per poter vedere da li i giochi del Circo Massimo e farsi vedere dal popolo romano. Massenzio superava Domiziano che si era fatto edificare sul lato lungo dello Stadio un palco privato alla famiglia imperiale, per assistere alle gare di atletica.
Probabilmente il palco e la galleria dovevano essere piene di opere d'arte, dipinti, statue, cassettoni rivestiti di stucchi e marmi. Anche lo Stadio Palatino o Ippodromo Palatino, doveva essere corredato di opere d'arte e contornato da portici per almeno due piani con larghi corridoi laterali e mezze colonne rivestite di marmo verso l'arena.
La terrazza è collegata all'esedra di Massenzio, ci sono anche i resti del palco imperiale che Massenzio si fece costruire per poter vedere da li i giochi del Circo Massimo e farsi vedere dal popolo romano. Massenzio superava Domiziano che si era fatto edificare sul lato lungo dello Stadio un palco privato alla famiglia imperiale, per assistere alle gare di atletica.
Probabilmente il palco e la galleria dovevano essere piene di opere d'arte, dipinti, statue, cassettoni rivestiti di stucchi e marmi. Anche lo Stadio Palatino o Ippodromo Palatino, doveva essere corredato di opere d'arte e contornato da portici per almeno due piani con larghi corridoi laterali e mezze colonne rivestite di marmo verso l'arena.
TERME SEVERIANE
Le Terme Severiane (ovvero: Thermae Severianae) Terme Severiane, o Terme di Settimio Severo, sorgono infatti sul Palatino, subito dopo l'esedra dell'ippodromo, e sono fondate per la maggior parte sopra un piano artificiale, già preparato da Domiziano, prolungando tutto l'angolo sud del colle mediante colossali costruzioni a più piani, spinte fin sopra le gradinate del Circo Massimo.
Le Terme Severiane (ovvero: Thermae Severianae) Terme Severiane, o Terme di Settimio Severo, sorgono infatti sul Palatino, subito dopo l'esedra dell'ippodromo, e sono fondate per la maggior parte sopra un piano artificiale, già preparato da Domiziano, prolungando tutto l'angolo sud del colle mediante colossali costruzioni a più piani, spinte fin sopra le gradinate del Circo Massimo.
Il complesso severiano è un settore attribuito all'architetto Rabbirio che lo costruì per gli imperatori Flavi, ed è stato ristrutturato più volte. Si distingue in due parti, le arcate che si caratterizzano per la nuda grandiosità del doppio ordine di arcate su alti piloni in laterizio, e le terme databili al 190 d.c. Sono distribuite su più livelli che sono ancora oggetto di indagine, e nel sottosuolo hanno rivelato un vasto sistema di canalizzazioni vasche e tubature che non lascia dubbi sull'evidente utilizzo termale.
La basilica di San Sisto Vecchio, si chiamava anticamente in Piscina, per essere prossima alla Piscina Pubblica ed è di origine antichissima. Sembra invece che la chiesa sia sorta sopra l'edificio della piscina delle terme Severiane. La chiesa, situata in via Druso, nel rione Celio, conserva alcuni resti romani delle Terme.Le terme risalgono all'epoca di Domiziano che aveva probabilmente l'intenzione di dotare il Palazzo imperiale di grandi terme: ne sarebbero la dimostrazione gli ambienti intermedi (in buona parte ancora interrati) risalenti all'età domizianea.
Le terme Severiane si trovano infatti a lato dello Stadio Palatino, il percorso attraversa il piano alto del Palatino con il settore del palazzo imperiale identificato come "Complesso Severiano" situato nell'angolo sud - est del Palatino e distinto in due parti le arcate e le terme.
Dalla terrazza delle terme Severiane si gode una bellissima vista fino ai colli Albani e Tuscolani sui quali c'è il Monte Cave luogo sacro ove era stato edificato il Tempio a Giove Laziale. Gli edifici termali risalgono al periodo di Domiziano che probabilmente voleva dotare il palazzo imperiale di grandi terme, oggi si possono ammirare grandi ambienti in parte interrati in buono stato di conservazione. La costruzione delle terme venne proseguita da Settimio Severo, da cui presero il nome, e successivamente il complesso venne definito da Massenzio.
La parte alta dell'edificio (la zona delle terme) è stata costruita nei periodi successivi, ma il più importante è quello risalente a Settimio Severo, per questo ne è stato derivato il nome, come del resto dimostrano i bolli laterizi recuperati; la costruzione è continuata fino all'epoca di Massenzio.
All'interno ci sono, canalizzazioni e sistemi di riscaldamento. Domiziano aveva allacciato le terme Severiane, all'acquedotto Neroniano con delle arcate che partivano dalla scomparsa Porta Capena attraversavano il Celio e il Palatino sulla odierna via di San Gregorio fino all'Arco di Dolabella e Silano.
Lo splendido edificio venne purtroppo demolito nel XVI secolo per ordine di Papa Sisto V, che utilizzò i materiali per l'edificazione del palazzo della Cancelleria e per la costruzione della sua cappella alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Una perdita colossale per il nostro patrimonio artistico, distruggere un monumento per costruirne un altro è un comportamento barbaro che gli antichi romani avrebbero esecrato, visto che essi stessi non distruggevano mai i bei monumenti greci, limitandosi semmai al loro restauro o ampliamento.
La presenza di tramezzi, aggiunte, rinforzi e ristrutturazioni di vari tipo, soprattutto nei piani interni, stanno a testimoniare il fatto che le costruzioni sono state il frutto di numerosi interventi e non un singolo progetto. Si possono ancora vedere all'interno i resti di vasche, canalizzazioni e sistemi di riscaldamento che era tipici delle terme romane; i resti architettonici hanno fatto comprendere che la decorazione interna fosse ricchissima: ne sono esempi i capitelli e le colonne poste al piano terra.
Le terme Severiane sono disposte su diversi piani, e le prime ricerche archeologiche pontificie vennero avviate sotto Papa Pio IX e negli ultimi anni sono state oggetto di ampi restauri.
All'interno ci sono, canalizzazioni e sistemi di riscaldamento. Domiziano aveva allacciato le terme Severiane, all'acquedotto Neroniano con delle arcate che partivano dalla scomparsa Porta Capena attraversavano il Celio e il Palatino sulla odierna via di San Gregorio fino all'Arco di Dolabella e Silano.
Lo splendido edificio venne purtroppo demolito nel XVI secolo per ordine di Papa Sisto V, che utilizzò i materiali per l'edificazione del palazzo della Cancelleria e per la costruzione della sua cappella alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Una perdita colossale per il nostro patrimonio artistico, distruggere un monumento per costruirne un altro è un comportamento barbaro che gli antichi romani avrebbero esecrato, visto che essi stessi non distruggevano mai i bei monumenti greci, limitandosi semmai al loro restauro o ampliamento.
APRONO LE ARCATE SEVERIANE
Adesso lo spettacolo unico dal Palatino del "panorama più bello di Roma antica e moderna"è completo, veramente a 360 gradi. Se con la "Vigna" si conquista un panorama che va dal Celio al Colosseo al Foro Romano al Vittoriano e Campidoglio, diciamo 180 gradi, adesso il giro è completato.
Il colpo d'occhio va da sinistra, dal Celio, alle terme di Caracalla che spuntano fra il verde fitto dei pini, al Monte Cavo all'orizzonte dei Castelli Romani, al blocco bianco della Fao, al Circo Massimo, all'Aventino con Mazzini, alla distesa della città con la cupola della Sinagoga insolita nel mare di cupole romane, accompagnata dalla piccola cupola di Sant'Angelo in Pescheria e dalla grande di Santa Maria in Campitelli. Poi in alto il Gianicolo con Garibaldi a cavallo e il Faro bianco. Si chiude col "colpo di teatro" del "Cupolone", San Pietro, immenso nonostante la distanza.
Ma lo spettacolo dalle "Arcate" ha due preziosità esclusive, una grazie alla natura e la seconda grazie all'uomo. La prima sono gli "effetti speciali" del sole al tramonto, i colori e le luci suscitate dai raggi sui mattoni di queste che sono fra le più alte testimonianze del Palatino, alte decine di metri: lo "Stadio Palatino" col palco imperiale, il palazzo imperiale di Domiziano, le terme di Settimio Severo, le terme di Massenzio. Si va da Domiziano (81-96 d.c.) che cominciò la costruzione delle terme che mancavano al Palazzo Imperiale, a Settimio Severo (193-211) che le costruì e furono le prime sul Palatino, a Massenzio (307-312). E sul punto più alto la chiesetta di San Bonaventura del 1675.
Siamo sull'isola delle "Arcate", le straordinarie sostruzioni romane, le strutture ad archi su due piani, alti, altissimi e stretti, dieci-venti metri e più, larghi due metri e mezzo circa, che sono il sistema usato sul Palatino per creare spazio in piano dove spazio in assoluto non c'era, e nello stesso tempo fare da fondamenta agli edifici. Una applicazione della tecnica degli acquedotti di cui i romani erano provetti.
L'isola è quella delle "Arcate" cominciate da Domiziano e completate da Settimio Severo per le sue terme. Sull'isola delle "Arcate" perché la zona aperta al pubblico è proprio una terrazza sulla struttura, formata da una parte lunga circa una cinquantina di metri e larga una dozzina, ed una di dimensioni minori. Siamo su un'isola perché questo blocco delle "Arcate"è staccato dalle altre sostruzioni, sempre altissime che sono attorno, e che si percorrono nella parte finale per arrivare alla terrazza. E che sono un altro spettacolo a parte, con quello che si vede e che si intuisce del loro interno, mura possenti senza pavimento fra i piani, ambienti.
L'isola della terrazza è esattamente una penisola grazie ad un ponticello in muratura che si appoggia alle "Arcate" e unisce i vari blocchi di sostruzioni. Dalla parte più piccola della terrazza si può lanciare lo sguardo all'interno dello "Stadio" e si vede parte della arena che è lunga 160 metri e larga 48. Sempre su questa parte della terrazza si innalza una esedra con al centro una nicchia che doveva ospitare una scultura di ridotte dimensioni. Una porzione che gli archeologi attribuiscono all'intervento di Massenzio.
Adesso lo spettacolo unico dal Palatino del "panorama più bello di Roma antica e moderna"è completo, veramente a 360 gradi. Se con la "Vigna" si conquista un panorama che va dal Celio al Colosseo al Foro Romano al Vittoriano e Campidoglio, diciamo 180 gradi, adesso il giro è completato.
Il colpo d'occhio va da sinistra, dal Celio, alle terme di Caracalla che spuntano fra il verde fitto dei pini, al Monte Cavo all'orizzonte dei Castelli Romani, al blocco bianco della Fao, al Circo Massimo, all'Aventino con Mazzini, alla distesa della città con la cupola della Sinagoga insolita nel mare di cupole romane, accompagnata dalla piccola cupola di Sant'Angelo in Pescheria e dalla grande di Santa Maria in Campitelli. Poi in alto il Gianicolo con Garibaldi a cavallo e il Faro bianco. Si chiude col "colpo di teatro" del "Cupolone", San Pietro, immenso nonostante la distanza.
Ma lo spettacolo dalle "Arcate" ha due preziosità esclusive, una grazie alla natura e la seconda grazie all'uomo. La prima sono gli "effetti speciali" del sole al tramonto, i colori e le luci suscitate dai raggi sui mattoni di queste che sono fra le più alte testimonianze del Palatino, alte decine di metri: lo "Stadio Palatino" col palco imperiale, il palazzo imperiale di Domiziano, le terme di Settimio Severo, le terme di Massenzio. Si va da Domiziano (81-96 d.c.) che cominciò la costruzione delle terme che mancavano al Palazzo Imperiale, a Settimio Severo (193-211) che le costruì e furono le prime sul Palatino, a Massenzio (307-312). E sul punto più alto la chiesetta di San Bonaventura del 1675.
RESTI DELLE TERME SEVERIANE |
L'isola è quella delle "Arcate" cominciate da Domiziano e completate da Settimio Severo per le sue terme. Sull'isola delle "Arcate" perché la zona aperta al pubblico è proprio una terrazza sulla struttura, formata da una parte lunga circa una cinquantina di metri e larga una dozzina, ed una di dimensioni minori. Siamo su un'isola perché questo blocco delle "Arcate"è staccato dalle altre sostruzioni, sempre altissime che sono attorno, e che si percorrono nella parte finale per arrivare alla terrazza. E che sono un altro spettacolo a parte, con quello che si vede e che si intuisce del loro interno, mura possenti senza pavimento fra i piani, ambienti.
L'isola della terrazza è esattamente una penisola grazie ad un ponticello in muratura che si appoggia alle "Arcate" e unisce i vari blocchi di sostruzioni. Dalla parte più piccola della terrazza si può lanciare lo sguardo all'interno dello "Stadio" e si vede parte della arena che è lunga 160 metri e larga 48. Sempre su questa parte della terrazza si innalza una esedra con al centro una nicchia che doveva ospitare una scultura di ridotte dimensioni. Una porzione che gli archeologi attribuiscono all'intervento di Massenzio.
Nell'esedra si apre sulla destra una scaletta che scende ad una terrazza inferiore che è una tribuna ancora più vicina al Circo Massimo. Da questa posizione più bassa si ha la migliore vista laterale delle "Arcate" e degli interni, fra le luci e le ombre del tramonto. Le "Arcate" a due piani, pure e semplici, monumentali strutture senza pavimento fra un piano e l'altro per alleggerire il peso.
Il sistema delle sostruzioni sul Palatino non è stato finora precisato nelle dimensioni né studiato nelle caratteristiche e non è stato neppure mai aperto al pubblico. Ma è un sistema di ambienti che anche gli archeologi devono esplorare. "Sotto le "Arcate severiane" - spiega Mariantonietta Tomei responsabile del Palatino-Foro Romano -, "c'è un intrico di stanze da consolidare, in parte da scavare. Un programma di molti anni e molti soldi".
La terrazza collegata all'esedra di Massenzio "non è aperta al pubblico perché la sala che la precede, anche questa molto alta, deve essere messa in sicurezza". Sarà aperta in una seconda fase. Al di là della terrazza, sulla destra, sono i resti non visibili del palco imperiale che Massenzio si fece costruire per assistere da casa agli spettacoli del Circo Massimo e farsi vedere dal pubblico. Deve essere stato un colpo d'occhio indescrivibile con i 250 mila spettatori che il Circo Massimo poteva contenere.
Così Massenzio sopravanzava Domiziano che si era fatto costruire su un lato lungo, orientale, dello "Stadio" un palco a due piani, semicircolare, dal quale assistere alle gare di atletica, alle moderate corse nello "Stadio" che era riservato alla famiglia imperiale.
Sono gli imponenti resti che i visitatori sfiorano nell'itinerario delle "Arcate", con la grande galleria anulare. Palco e galleria dovevano essere piene di opere d'arte, dipinti e statue, e i cassettoni ricoperti di stucchi, il tutto con abbondanza di marmi preziosi.
Anche lo "Stadio" (o "Ippodromo"), progetto dell'architetto Rabirio che aveva già ricostruito sul Campidoglio il tempio di Giove Capitolino, il massimo tempio di Roma, "doveva essere arredato come una vera galleria d'arte". Era tutto "contornato da portici per l'altezza di almeno due piani, con larghi corridoi interni e con mezze colonne rivestite di marmo verso l'arena".
C'è una entrata - uscita molto vicina, quella di via San Gregorio, che limita il percorso. Tre sono infatti gli itinerari per le "Arcate". Quello libero che porta allo "Stadio Palatino". Quello che sale dall'arco di Tito, attraversa la "Vigna Barberini", una boccata di ossigeno verde, prosegue lungo il giardino del convento di San Bonaventura e costeggia lo "Stadio". Il terzo è il più breve perché sale dall'ingresso di via San Gregorio e arriva diritto allo "Stadio".
La presentazione delle "Arcate"è stata una bella giornata dell'archeologia. Per la soprintendenza di Angelo Bottini che ha visto finalizzato e accelerato il proprio lavoro dall'istituzione del commissario per gli interventi urgenti. I pavimenti restaurati per il 2000 dall'architetto Antonio Federico Caiola con una massima esposizione a sole, pioggia, vento hanno tenuto benissimo, a dimostrazione che non tutto nei grandi monumenti dell'archeologia è "al degrado".
Il sistema delle sostruzioni sul Palatino non è stato finora precisato nelle dimensioni né studiato nelle caratteristiche e non è stato neppure mai aperto al pubblico. Ma è un sistema di ambienti che anche gli archeologi devono esplorare. "Sotto le "Arcate severiane" - spiega Mariantonietta Tomei responsabile del Palatino-Foro Romano -, "c'è un intrico di stanze da consolidare, in parte da scavare. Un programma di molti anni e molti soldi".
La terrazza collegata all'esedra di Massenzio "non è aperta al pubblico perché la sala che la precede, anche questa molto alta, deve essere messa in sicurezza". Sarà aperta in una seconda fase. Al di là della terrazza, sulla destra, sono i resti non visibili del palco imperiale che Massenzio si fece costruire per assistere da casa agli spettacoli del Circo Massimo e farsi vedere dal pubblico. Deve essere stato un colpo d'occhio indescrivibile con i 250 mila spettatori che il Circo Massimo poteva contenere.
RESTI DELLE TERME SEVERIANE |
Sono gli imponenti resti che i visitatori sfiorano nell'itinerario delle "Arcate", con la grande galleria anulare. Palco e galleria dovevano essere piene di opere d'arte, dipinti e statue, e i cassettoni ricoperti di stucchi, il tutto con abbondanza di marmi preziosi.
Anche lo "Stadio" (o "Ippodromo"), progetto dell'architetto Rabirio che aveva già ricostruito sul Campidoglio il tempio di Giove Capitolino, il massimo tempio di Roma, "doveva essere arredato come una vera galleria d'arte". Era tutto "contornato da portici per l'altezza di almeno due piani, con larghi corridoi interni e con mezze colonne rivestite di marmo verso l'arena".
C'è una entrata - uscita molto vicina, quella di via San Gregorio, che limita il percorso. Tre sono infatti gli itinerari per le "Arcate". Quello libero che porta allo "Stadio Palatino". Quello che sale dall'arco di Tito, attraversa la "Vigna Barberini", una boccata di ossigeno verde, prosegue lungo il giardino del convento di San Bonaventura e costeggia lo "Stadio". Il terzo è il più breve perché sale dall'ingresso di via San Gregorio e arriva diritto allo "Stadio".
La presentazione delle "Arcate"è stata una bella giornata dell'archeologia. Per la soprintendenza di Angelo Bottini che ha visto finalizzato e accelerato il proprio lavoro dall'istituzione del commissario per gli interventi urgenti. I pavimenti restaurati per il 2000 dall'architetto Antonio Federico Caiola con una massima esposizione a sole, pioggia, vento hanno tenuto benissimo, a dimostrazione che non tutto nei grandi monumenti dell'archeologia è "al degrado".
Dalla "terrazza volante" l'archeologo Anchea Carandini che è anche presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, ha lanciato un appello per la salvezza di Monte Cavo, il punto di riferimento della storia dei Latini antiche e che è diventato il "puntaspilli" delle antenne delle reti televisive (una battaglia che va avanti da decine di anni).
Naturalmente si pensa subito alla prossima apertura. In lista di attesa è il tempio di Venere e Roma, il tempio più vasto sopravvissuto, non solo di Roma, ma dell'impero romano. Un'altra apertura storica perché il tempio non è mai stato aperto al pubblico.
(Fonte: repubblica.it )
TERME SEVERIANE SULLA VIA APPIA
Le Terme Severiane (in latino: Thermae Severianae), edificate per volontà dell'imperatore Settimio Severo 193 - 211) furono terme edificate ai tempi Roma imperiale, ubicate nella Regio I, presumibilmente a sud delle Terme di Caracalla, di cui non si conserva alcuna traccia.
Furono edificate da Settimio Severo ed esistevano ancora nel IV secolo. Successivamente non se ne ha più alcuna menzione.
(Fonte: repubblica.it )
TERME SEVERIANE SULLA VIA APPIA
Le Terme Severiane (in latino: Thermae Severianae), edificate per volontà dell'imperatore Settimio Severo 193 - 211) furono terme edificate ai tempi Roma imperiale, ubicate nella Regio I, presumibilmente a sud delle Terme di Caracalla, di cui non si conserva alcuna traccia.
Furono edificate da Settimio Severo ed esistevano ancora nel IV secolo. Successivamente non se ne ha più alcuna menzione.
RICOSTRUZIONE DELLA PISCINA DELLE TERME SEVERIANE DI VIA APPIA |
Altri ancora forniscono l'aspetto originale della chiesa che sarebbe poi stata una trasformazione delle Terme Severiane, ma l'attuale chiesa ha tutt'altro aspetto, di molto inferiore al bell'edificio circolare che ben poteva essere romano.
In altre versioni a volere e a pagare l'edificazione della Chiesa, fu una matrona di nome Tigrane.
S.Sisto fu papa dal 30 agosto del 257 al 6 agosto del 258 esattamente nei due anni che l'imperatore Valeriano emise due editti contro i cristiani, tuttavia non contro i fedeli ma contro i loro sacerdoti. Infatti Sisto II venne decapitato in quanto cristiano, La chiesa conserva le reliquie di papa Sisto II, santo cui è dedicata, traslate qui dalle catacombe di San Callisto nel VI secolo. Purtroppo la chiesa non è visitabile.