« [Populus romanus] duas tantum res anxius optat: panem et circenses »
( [Il popolo romano] due sole cose ansiosamente desidera: il pane e i giochi circensi )
(Giovenale - Satira X)
I LUDI
I latini chiamavano "lusus" i giochì privati, generalmente istituiti per celebrare grandi eventi della familia, come matrimoni o importanti promozioni militari o politiche, mentre appellavano ludi i giochi pubblici indetti dallo stato.
C'erano poi i ludi funebres privati, celebrati in onore di defunti di alta posizione sociale e cioè di magistrati e di ottimati. Come presso gli Etruschi e i Greci, le cerimonie di culto per i Romani, fin dai tempi antichissimi, erano associati a spettacoli pubblici. Spesso infatti i teatri venivano usati per celebrazioni religiose che includevano i combattimenti tra i nemici vinti e fatti schiavi.
In taluni casi, affinchè il voto fosse più grande e più gradito agli Dei, si prometteva l'annuale ripetizione di essi in un determinato giorno o serie di giorni. In tal caso si dicevano Ludi Stati o LudiAnnui, e venivano registrati nel calendario romano.
"Saturnus Romanorum deus erat, oppidumque magna cum benevolentia regebat ac protegebat. Sed poetae de Saturno miram fabulam sic narrabant. Olim filius Iuppiter Saturnum, deum dominum, regno expellit; tum Saturnus ex Olympo in Italiam venit, ibique Latinorum regnum obtinet.
Sub Saturnum inter paeninsulae incolas concordia atque benevolentia vigebant, quia Saturnus regni fundamentum in iustitia ac temperantia ponebat.
Ideo Romani Saturni regnum etiam nunc grata memoria celebrant, semperque celebrabunt: appellant aureum Saturni aevum, et Saturniam Italie terram; Romae incolae, denique , quotannis Saturnalia ludis iocisque celebrant."
"Saturno era il Dio dei Romani e governava e proteggeva le città con benevolenza. Ma i poeti su Saturno narravano una storia. Un tempo, il figlio di Saturno, Giove, cacciò il Dio fuori dal suo regno; per cui Saturno scese in Italia dalle altezze dell'Olimpo, e qui ottenne il regno dei Latini.
Sotto Saturno fiorì l'armonia e la concordia tra gli abitanti della penisola, perché il regno di Saturno poneva come fondamento la giustizia e la temperanza.
Pertanto, il regno di Saturno i romani ancora celebrano con grata memoria, e sempre celebreranno: lo chiamano l'età d'oro di Saturno, e Saturno terra d'Italia; Gli abitanti di Roma, pertanto, ogni anno celebrano i Saturnalia con i suoi Ludi"
Pertanto poco prima dei Saturnalia i romani celebravano i Consualia, per invocare la protezione sui semi posti a dimora dentro la terra arata. A Conso era pertanto dedicato un altare ipogeo al centro del circo Massimo, l'Ara Consi, e soprattutto erano dedicati i Magni Circenses, i primi ludi romani.
Sembra che anticamente (come riscontrato nel calendario di Amiterno) dal giorno 12 al 15 di dicembre si svolgessero le celebrazioni in onore del Dio: il 12 col nome "Conso in Aventino" dove evidentemente aveva il suo tempio, ed il 15 c'erano le "Feriae Conso" che inauguravano anche i giochi nel Circo Massimo, vicino alla cappella del Dio "Aedes Consi".
I « Magni Circenses » finirono per esser dedicati al Dio Conso ed a Saturno, forse, nelle tradizioni dell'antico Lazio, unica e identica divinità. L'appellativo di Magni passò poi alla forma veramente nazionale di giochi: i ludi romani, per molto tempo unico tipo di queste manifestazioni di culto, seguita poi dai Ludi Plebei, sdoppiamento di quel primitivo tipo in seguito alle lotte di classe fra patrizi e plebei, e quindi dai Ceriali, dagli Apollinares, dai Megalensi, dai Floreali.
Soprattutto in tempo di guerra o temendo una guerra, o preparando una guerra, i romani facevano agli Dei voto di pubblici spettacoli. Emesso il voto, si stabiliva la somma necessaria da prelevarsi dal pubblico tesoro per l'allestimento dei giochi e, se necessario, si destinava ad essi anche una parte dello sperato bottino di guerra. I ludi stabiliti con questa procedura si dicevano Ludi Votivi, e potevano essere promessi per una sola volta.
In taluni casi, affinchè il voto fosse più grande e più gradito agli Dei, si prometteva l'annuale ripetizione di essi in un determinato giorno o serie di giorni. In tal caso si dicevano Ludi Stati o LudiAnnui, e venivano registrati nel calendario romano.
MAGNI CIRCENSES SATURNALIA
Sembra che i ludi più antichi fossero quelli istituiti nell'età di Saturno, la mitica età dell'oro dei romani, quando tutto era armonia e allegria, e quando la giustizia regnava sovrana. Da qui si pensa siano nati i Magni Circenses, giochi in onore del grande Dio che precedette Giove.
Secondo Varrone Saturno, ovvero Saturnus, fu così chiamato dai termini "ab satu" cioè da "generare, quindi colui che genera animali e piante sulla terra. Oppure sat deriverebbe dal sanscrito "vero""eterno""che non cambia", i termini riservati al divino assoluto. Saturno comunque è il Dio romano derivato in parte dal Dio greco Crono, spodestato da Giove.
Secondo Varrone Saturno, ovvero Saturnus, fu così chiamato dai termini "ab satu" cioè da "generare, quindi colui che genera animali e piante sulla terra. Oppure sat deriverebbe dal sanscrito "vero""eterno""che non cambia", i termini riservati al divino assoluto. Saturno comunque è il Dio romano derivato in parte dal Dio greco Crono, spodestato da Giove.
"Saturnus Romanorum deus erat, oppidumque magna cum benevolentia regebat ac protegebat. Sed poetae de Saturno miram fabulam sic narrabant. Olim filius Iuppiter Saturnum, deum dominum, regno expellit; tum Saturnus ex Olympo in Italiam venit, ibique Latinorum regnum obtinet.
Sub Saturnum inter paeninsulae incolas concordia atque benevolentia vigebant, quia Saturnus regni fundamentum in iustitia ac temperantia ponebat.
Ideo Romani Saturni regnum etiam nunc grata memoria celebrant, semperque celebrabunt: appellant aureum Saturni aevum, et Saturniam Italie terram; Romae incolae, denique , quotannis Saturnalia ludis iocisque celebrant."
"Saturno era il Dio dei Romani e governava e proteggeva le città con benevolenza. Ma i poeti su Saturno narravano una storia. Un tempo, il figlio di Saturno, Giove, cacciò il Dio fuori dal suo regno; per cui Saturno scese in Italia dalle altezze dell'Olimpo, e qui ottenne il regno dei Latini.
Sotto Saturno fiorì l'armonia e la concordia tra gli abitanti della penisola, perché il regno di Saturno poneva come fondamento la giustizia e la temperanza.
Pertanto, il regno di Saturno i romani ancora celebrano con grata memoria, e sempre celebreranno: lo chiamano l'età d'oro di Saturno, e Saturno terra d'Italia; Gli abitanti di Roma, pertanto, ogni anno celebrano i Saturnalia con i suoi Ludi"
Saturno era rappresentato con la falce in mano e coi piedi avvolti in bende di lana, che si svolgevano pian piano durante il mese di dicembre, simboleggiando lo scioglimento dei vincoli che impedivano al seme di diventare germoglio. Se però Saturno era il Dio che faceva germogliare il seme, Conso era il Dio che proteggeva il seme sotto terra affinchè potesse poi germogliare sotto l'influenza di Saturno.
Sembra che anticamente (come riscontrato nel calendario di Amiterno) dal giorno 12 al 15 di dicembre si svolgessero le celebrazioni in onore del Dio: il 12 col nome "Conso in Aventino" dove evidentemente aveva il suo tempio, ed il 15 c'erano le "Feriae Conso" che inauguravano anche i giochi nel Circo Massimo, vicino alla cappella del Dio "Aedes Consi".
I « Magni Circenses » finirono per esser dedicati al Dio Conso ed a Saturno, forse, nelle tradizioni dell'antico Lazio, unica e identica divinità. L'appellativo di Magni passò poi alla forma veramente nazionale di giochi: i ludi romani, per molto tempo unico tipo di queste manifestazioni di culto, seguita poi dai Ludi Plebei, sdoppiamento di quel primitivo tipo in seguito alle lotte di classe fra patrizi e plebei, e quindi dai Ceriali, dagli Apollinares, dai Megalensi, dai Floreali.
Comunque i primi Magni Circenses, o giochi gladiatorii che dir si voglia, sembra siano stati istituiti dal re Tarquinio Prisco, e a parere dello storico Quinto Asconio Pediano (9 a.c. - 76 d.c.) vennero detti "Magni" per la grande spesa che costarono la prima volta, vale a dire di ben 200 scudi. Secondo lo storico però i Ludi sarebbero stati dedicati ai Lari.
Però altri autori lo smentiscono, perchè sembra che Tarquinio non istituì i primi giochi gladiatori, cioè i Ludi Circenses, ma istituì i Ludi scenici, cioè di teatro, che semplicemente aggiunse a quelli gladiatori. Detti giochi durarono prima uno, poi due, poi tre giorni, e poi ancora di più. soprattutto per celebrare i trionfi, cioè anche otto giorni o ancora di più, secondo i casi.
D'altronde, per significare l'importanza e la sacralità dei giochi, Plutarco ( Quaest Rorn., 66) narra di un antico Flaminio, il quale avrebbe lasciato al popolo i suoi campi stabilendo che, con una parte del reddito, si celebrassero giochi equestri e col resto si aprisse la via, che per tal ragione insieme col Circo, sorto poi su quei campi, si sarebbe chiamata Flaminia.
I Giochi pubblici si distinguevano poi, a seconda del luogo ove venivano celebrati, in:
D'altronde, per significare l'importanza e la sacralità dei giochi, Plutarco ( Quaest Rorn., 66) narra di un antico Flaminio, il quale avrebbe lasciato al popolo i suoi campi stabilendo che, con una parte del reddito, si celebrassero giochi equestri e col resto si aprisse la via, che per tal ragione insieme col Circo, sorto poi su quei campi, si sarebbe chiamata Flaminia.
I Giochi pubblici si distinguevano poi, a seconda del luogo ove venivano celebrati, in:
- Circenses, se nel circo,
- Scaenici o theatrales, se in un teatro stabile o posticcio,
- Compitalicii, se rappresentati nelle pubbliche piazze.
I ludi gladiatorii e i combattimenti con le fiere, di carattere cruento, furono in origine dati soltanto da privati in occasioni di solenni funerali, nei novendiali.
"Se si eccettuino le Equine, ο corse di cavalli in onore di Marte nella Campus Martius, che rappresentano le lontanissime origini delle cosidette corse dei barbari, che i nostri vecchi ancora ricordano, gli antichissimi Magni Circenses, e poi tutti gli altri: i Romani, i Plebei, gli Apollinari, ecc. si celebravano nella grande valle, interposta tra il Palatino e l'Aventino, la celebre Vallis Murcia, sede delle primitive leggende di Roma e che, per la sua configurazione geografica, era già di per sè stessa l'ippodromo naturale, offerto ai primitivi abitatori del Palatino, dell'Aventino e dei finitimi colli.
In mezzo alla valle un'antichissima ara di Conso, protettore dei cavalli e dei muli, che, durante tali feste, venivano inghirlandati di fiori, era il centro di tali cerimonie, ed in quei giorni di dicembre, nei quali celebravansi appunto le Consualia, scoprivasi, essendo nel resto dell'anno interrata, per simboleggiare il seme, che si confida in grembo alla terra, mentre al simulacro di Saturno, Dio della generazione, identificato con Conso, scioglievansi le bende di lana."
(Marchetti Longo 1922)
MAGNI CIRCENSES MEGALESI
Trattavasi di un'antica divinità anatolica, venerata come Grande Madre Idea, dal monte Ida presso Troia, Dea della natura, degli animali (potnia theron) e dei luoghi selvaggi. La più antica collezione di profezie sibilline, i Libri sibillini, sembra essere stata prodotta sul monte Ida; attribuiti alla Sibilla ellesponitina.
E furono proprio i Libri sibillini, consultati dai pontefici romani, che stabilirono, onde salvare Roma dalla guerra cartaginese, di portare nell'Urbe il simulacro della Dea Madre, cosa che i romani fecero festeggiando la Dea con tutti gli onori, compresi i Magni Circenses Megalesi, che durarono diversi giorni con grande dispendio di denaro e grande spettacolo, perchè fortissima era la paura di veder cadere Roma ad opera dei Cartaginesi.
La pietra nera di Cibele fu portata a Roma da Pessinunte nel 204 a.c., quando venne introdotto a Roma il Culto della Magna Mater, e il giorno del suo arrivo una grande processione ebbe luogo dal punto dell'approdo della nave fino al Campidoglio.
Era l'anno in cui si giocavano i destini di Roma e di Cartagine. In quell'anno infatti Scipione ottenne la carica di proconsole in Africa, potendo finalmente portare avanti il progetto che aveva in mente già dagli anni delle campagne in Spagna: portare la guerra contro Cartagine sul suo stesso suolo, in Africa.
La celebrazione abituale del Megalesia, tuttavia, non cominciò fino a dodici anni più tardi (191 a.c.), quando il tempio della Magna Mater, fatto costruire nel 203 a.c., fu completato e dedicato dal pretore Marco Giunio Bruto. Anche se da un altro passo di Livio sembra che i Megalesia fossero già celebrati nel 193 a.c.
La guerra è ancora una volta all'orizzonte. Per propiziarsi la Dea i romani indicono ancora i Magni Circenses Megalesi. Grande paura. grandi giochi.