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ACQUA ALGENTIANA

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ACQUA ALGENTIANA DI VILLA ALDOBRANDINI
"L'Aqua algentiana, o algentina, veniva da Tivoli a nove miglia da Roma. Nasceva nel monte Algido. Si vedono anch'oggi alcuni archi a mezza via di Frascati. Forse è la stessa che quella che va a Belvedere di villa Aldobrandina."

(G.J. Monchablon)


Infatti si chiamava in era romana Mons Algidus la zona montagnosa dei colli Albani posta fra Lariano e il Tuscolo e che attualmente prende il nome di Maschio di Lariano. Il Monte, come ci informa Orazio, era sacro a Diana che era onorata da un tempio che si ergeva sulla cima di esso.
Il tempio fu abbattuto erigendovi un castello.

"Il Papa inviò ben quattromila fanti ad assediare Lariano e a questi si aggiunsero altri ottocento soldati di Velletri. Vi fu un attacco in massa e i difensori si attestarono con armi nella chiesa di San Silvestro. La lotta durò ancora qualche tempo, fino a che i Larianesi, sfiniti e senza possibilità di aiuti da altre casate capitolarono.Il Castello di Lariano fu distrutto, incendiato e raso al suolo e il territorio fu donato da Eugenio IV a Velletri in riconoscenza dell'aiuto che i soldati veliterni avevano dato all'esercito del Papa."

VILLA ALDOBRANDINI

Villa Aldobrandini

Fu costruita per il cardinale Pietro  Aldobrandini, nipote del Papa Clemente VIII (1536 - 1605) su di un edificio preesistente appartenuto a monsignor Alessandro Rufini. Famoso il suo "Teatro delle Acque" di Carlo Maderno e Orazio Olivieri in cui vennero creati giochi e scherzi di zampilli e cascatelle all'uso delle antiche ville romane, avvalendosi delle acque dell'antico acquedotto.

Antonio Nibby riconobbe l'esistenza dell'acquedotto di epoca romana:

"Una delle acque che fornivano Roma, di cui il nome ci è noto soltanto pel sommario di Vittore e del­la 'Notizia dell’impero. Il Cassio erroneamente la credette la stessa che l’Antoniniana condotta da Caracalla per uso delle sue terme. Il suo nome derivò dal mon­te Algido, alle cui falde presso la via Latina e sotto Roc­ca Priora veggonsi le sorgenti circa 19 miglia lungi da Roma.

Oggi serve principalmente all’uso di villa Al­dobrandini, e di Frascati, ed è un’acqua purissima. Anticamente nel venire a Roma dovea seguire l’andamen­to dell’acquedotto della Giulia, della quale però era molto più alta.

TEATRO DELLE ACQUE
Nella selva di Rocca di Papa, a sini­stra di chi va da quella Terra alla Molara ho trova­to avanzi, che io credo della sua arcuazione, costrut­ti di opera mista. Dal silenzio degli scrittori classici, e da queste costruzioni medesime può dedursi che fosse condotta in Roma circa i tempi costantiniani, per servire alle terme di Diocleziano, ovvero a quelle di Costantino.

Il Fabretti nel suo bel trattato de Aquis et Aquaeductibus ec. Diss. III. §. XIII. riconosce per acquedotto di quest’acqua quello che si vede dentro le terre a destra della strada di Frascati presso Tor di Mezza Via, e che per la costruzione non è certamen­te anteriore alla epoca sovraindicata."

(Antonio Nibby)

"Aqua Algentiana sub Tufculanis collibus ad circiter ab Ürbe lapidem primùm emergit & rurfus aliam vallem sub furri dimeza via di Frascati plures tranmittit Romamque indubie petit licèt illius minimum ultra vestigium invenire potuerim. Fabretti Aqueduët Diff 11 i Thef Antiq Romam Grav Tom iv Quaequalis fuerit nulla poffumrätione aflequi Videtur tamen ex sponte Algido y illum supr Romaini deduci potuisse Certè in dita Algidi parte nascitur illa aqua quam Cardinalis Aldobrandinis in Tusculanum suam deduxit quibus hortis ab eleganti prospectu Belvedere nomen
Non igitur a veri qüìåíï pecie àlienum fontem hunc è loco tàm vicino ab Imperatorum aliquo ubertate; altitudine aque ejus permoto in Urbem inductum fuisse Nardim Rom et v fi i 4 "

 (Samuele Pitisco 1719)

Oggi molte fonti sorgono sul Monte Algido, quelle che un tempo vennero convogliate nel suddetto acquedotto, ma non sono potabili in quanto contenenti un'alta percentuale di Arsenico, estremamente tossico.  In epoca industriale la presenza dell’arsenico nell’ambiente è stata incrementata dalle centrali elettriche a carbone e a gas, da fonderie, dall’incenerimento dei rifiuti, dall’uso dei pesticidi, dei fitofarmaci e dei fertilizzanti in agricoltura, che hanno contribuito alla diffusione di questo elemento nell’aria, nelle acque e nei terreni.


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