“Dai cataloghi regionari, sappiamo dell’esistenza di 36 archi trionfali nella sola Roma; anche se la maggior parte di essi è andata distrutta, tuttavia quelli rimasti sono più che sufficienti per darci modo di valutare l’importanza estetica ed architettonica di questo elemento urbanistico, simbolo dell’arte e della storia stessa di Roma.”
Un arco quadrifronte, forse coincidente con quello ricordato in un epigramma di Marziale (VIII, 65) datato al 93 d.c., è documentato da alcune monete di Domiziano (51-96).
Le arcate sono contenute da coppie di colonne libere in aggetto, mentre l’attico appare sormontato da due quadrighe trainate da elefanti.
Tutto lascia pensare che si tratti di una Porta Triumphalis di età flavia posta lungo il percorso ufficiale dei cortei, il che spiegherebbe la sopravvivenza alle demolizioni conseguenti alla damnatio memoriae dell’imperatore Flavio Domiziano.
Tutto lascia pensare che si tratti di una Porta Triumphalis di età flavia posta lungo il percorso ufficiale dei cortei, il che spiegherebbe la sopravvivenza alle demolizioni conseguenti alla damnatio memoriae dell’imperatore Flavio Domiziano.
Arcus Domitiani
1) Come ci informano Svetonio (Dom. 13) e Cassius Dio (LXVIII.1), Domiziano (51-96) eresse diversi archi in suo onore in varie parti dell'urbe. Uno di questi è stato riconosciuto attraverso una recente teoria (PBS III.259‑262) che per certo identifica l'arco riferito da Marziale (VIII.65) con l'Arcus Manus Carneae delle Mirabilia e Ordo Benedicti (ap. Giordano II.666). Quest'arco stava vicino a Piazza Venezia, e forse stava con la congiunzione alla via Lata e al Vicus Pallacinae.
ESEMPIO DI ARCO QUADRIFRONTE (LEPTIS MAGNA) |
2) Un secondo arco, le cui fondazioni sul clivus Palatinus che dalla via Sacra, nei pressi dell'Arco di Tito sale fino alla piazza antistante i palazzi imperiali sul Palatino, attribuito a Domiziano dal Boni, è stato recentemente scoperto, appunto nel clivus Palatino, non lontano dagli appartamenti della domus Augustiana (CJ XV 1919‑20) (Boni in Illustrazione Italiana, 1918, I.373‑375).
Restano solo le fondazioni di due arcate (che erano abbastanza ampie da ammettere aperture laterali), il pavimento della strada che passava attraverso l'arco centrale, ed alcuni superbi frammenti architettonici; e sembra naturale supporre sia stato distrutto dopo la morte dell'imperatore (cf. Equus Domitiani).
Restano solo le fondazioni di due arcate (che erano abbastanza ampie da ammettere aperture laterali), il pavimento della strada che passava attraverso l'arco centrale, ed alcuni superbi frammenti architettonici; e sembra naturale supporre sia stato distrutto dopo la morte dell'imperatore (cf. Equus Domitiani).
Tuttavia l'arco dovrebbe essere di periodo augusteo (AJA 1923, 400; Mem. Am. Acad. V.120), in effetti la posizione dell'arco, che blocca l'entrata a quello che Hülsen crede essere l'atrio del tempio di Apollo, sconfessa la sua identificazione (cf.p168). Si può anche notare che la strada attraverso cui è bloccato da mura di mattoni del periodo di Domiziano è solo a breve distanza a sud di esso, così che appare chiaro non essere stato costruito da Domiziano.
3) Un altro arco di discussa collocazione fu costruito nel 92 dall'imperatore in relazione al rifacimento del tempio della Fortuna Redux, secondo alcuni in relazione alla porta Triumphalis da cui entravano i cortei dei trionfatori. Si sa d'altronde che Domiziano costruì numerosi archi in suo onore, ma si sa pure che vennero tutti distrutti in seguito alla damnatio memoriae dopo la sua morte.
FRAMMENTO DELL'ARCO DI DOMIZIANO DAL FONDACO MARRAMARRA (Napoli) |
DA RITA VOLPE ED ERSILIA MARIA LORETI
"Tra i non numerosi monumenti raffigurati nella monetazione di Domiziano ne risalta uno che compare per ben tre volte, su sesterzi dell’85, del 90 e del 95 d.c. (BMC II, Dom. n. 303† : 364; n. 443*: 399 e n. 476† : 407); si tratta di un arco, anzi un giano, sormontato da due quadrighe di elefanti, il cui studio e la cui interpretazione sono stati sempre fortemente condizionati dall’identificazione con l’arco ricordato da Marziale come porta "digna tuis triumphis", cioè come Porta Trionfale.
L’interesse che quest’ultimo monumento ha sempre creato intorno a sé, sul problema della sua localizzazione e della definizione del percorso della pompa triumphalis, ha un po’ deviato l’attenzione dall’arco raffigurato sulle monete, che vengono quindi utilizzate solo come fondamento documentario ormai certo ed acquisito.
2. L’ARCO DELLE MONETE
"Molti dati si possono ricavare da un’attenta analisi del monumento raffigurato sul rovescio delle monete, definito tra le lettere S(enatus) e C(onsulto). Soprattutto alcuni esemplari del 90 e del 95 d.c. offrono una descrizione piuttosto precisa: non sembrano esserci dubbi sul fatto che si tratti di un Giano, vista la precisa resa dell’angolo tra i due fornici; il fornice su ciascuno dei lati è affiancato da due coppie di colonne su alto podio, che giungono fino all’attico; negli estradossi, sopra i fornici, è una cornice circolare che pare contenere un ritratto. Soprattutto nel medaglione di sinistra, meglio visibile, si riconosce la parte superiore di una figura umana, facendo quindi individuare il motivo delle "imagines clipeatae".
Che una quadriga di elefanti fosse un fastigio insolito per un arco ma non un caso eccezionale è confermato dalle raffigurazioni di archi simili sia nel famoso rilievo Torlonia, che rappresenta il porto di Ostia, sia in un sarcofago dei Musei Vaticani con veduta di porti (Meiggs 1973: 158ss.).
La duplicazione delle quadrighe sull’arco delle monete appare comunque inconsueta, e non si può certo spiegare con un duplice trionfo di Domiziano, visto che ogni quadriga ha il suo guidatore; sembra invece più probabile pensare ad un trionfo di due persone: l’immediato richiamo è quello del trionfo più noto e reclamizzato dell’epoca, quello di Vespasiano e Tito sui Giudei.
Il ricordo del trionfo sui Giudei, al quale anche Domiziano aveva partecipato, si può forse vedere anche nel rilievo con scena di sacrificio nell’attico dell’arco, che potrebbe ricordare quello offerto da Vespasiano e Tito agli Dei della Porta Trionfale (ricordato da Flavio Giuseppe, B.Jud. VII, 5,4). 3.
Pertanto le decorazioni dell’arco raffigurato sulle monete, con valenze onorarie e funerarie (1. imagines clipeatae = ritratti degli avi distintisi per valore; 2. trofei= simbolo di vittoria militare; 3. quadrighe di elefanti = apoteosi imperiale) fa pensare che la Porta Trionfale di Domiziano, di cui è nota la diffusione dell culto di padre e fratello divinizzati, sia dedicata anche a Vespasiano e Tito divinizzati e trionfanti. Il che spiegherebbe anche la sopravvivenza dell’arco, identificabile con la Porta Trionfale, alla damnatio memoriae di Domiziano.
Sull’attico, piuttosto alto, sono dei pannelli rettangolari a rilievo, in corrispondenza con i fornici, raffiguranti quello di sinistra forse una scena di sacrificio, con due figure stanti ai lati di un altare sul quale brucia la fiamma. Nel pannello di destra è una scena di più difficile lettura, sempre con due figure, una di fronte all’altra, quella più a destra sicuramente seduta.
Nei diversi lati le scene sembrano sempre le stesse, per cui o l’arco veniva raffigurato sempre dallo stesso punto di vista oppure le scene si ripetevano uguali sulle facciate corrispondenti. Ai due lati di ciascun rilievo è una figura umana stante, sembra a tutto tondo, forse un trofeo. Sopra l’attico sono poi due quadrighe volte in direzioni opposte, ciascuna guidata da un suo auriga, trainate da quattro elefanti."
Il giano Cioè l'arco a 4 porte, è stato identificato dagli studiosi sulla scorta di un epigramma di Marziale (VIII, 65, datato al 93 ca.), il quale, riferendosi ad un trionfo di Domiziano, descrive un arco trionfale sormontato da due quadrighe di elefanti e lo associa topograficamente al tempio di Fortuna Redux, divinità posta a tutela del ritorno (adventus) e del trionfo dell’imperatore.
Lo stesso monumento è stato riconosciuto sul rilievo aureliano dell’arco di Costantino con scena di profectio (Koeppel 1986: 56-58, fig.31, n.26) e, in associazione con il tempio della Fortuna Redux, su monete di Marco Aurelio del 173- 174 d.c. con scena di adventus (Gnecchi 1912: 27, nn.2-3, tav.59,5), sul rilievo aureliano dell’arco di Costantino ancora con scena di adventus (Angelicoussis 1984: 151, tav. 66,1; Koeppel 1986; 70-72, figg.37-38) e sul rilievo di Marco Aurelio al Palazzo dei Conservatori con rappresentazione di trionfo (Angelicoussis 1984: 152-154, tav.66,2; Koeppel 1986: 50-52, tav.28).
Secondo alcuni studiosi (Stuart Jones 1906: 260-263; Hommel 1954: 45; Champeaux 1982: 267, n.92), l’arco citato da Marziale va identificato con la Porta Triumphalis, che Domiziano, in occasione di uno dei suoi trionfi, avrebbe ricostruito nel Campo Marzio dopo l’incendio dell’80, innalzando nello stesso tempo un tempio dedicato a Fortuna Redux; gli stessi studiosi ipotizzano inoltre per i due edifici una ubicazione nel Campo Marzio centrale.
Filippo Coarelli (Coarelli 1968: 57-69 e 1988: 381, 400-401, 456-459) ha invece propone per la Porta Triumphalis una ubicazione nel Foro Boario, nei pressi della Porta Carmentalis, che sorgeva sotto le pendici meridionali del Campidoglio in corrispondenza del vicus Iugarius; Coarelli ritiene inoltre che, come già ipotizzato dal Colini (Colini 1940: 75-76), il tempio di Fortuna Redux vada identificato con quello più occidentale dei templi gemelli dell’area sacra di S. Omobono, da sempre attribuito a Fortuna, senza altri attributi.
Secondo alcuni studiosi (Stuart Jones 1906: 260-263; Hommel 1954: 45; Champeaux 1982: 267, n.92), l’arco citato da Marziale va identificato con la Porta Triumphalis, che Domiziano, in occasione di uno dei suoi trionfi, avrebbe ricostruito nel Campo Marzio dopo l’incendio dell’80, innalzando nello stesso tempo un tempio dedicato a Fortuna Redux; gli stessi studiosi ipotizzano inoltre per i due edifici una ubicazione nel Campo Marzio centrale.
Filippo Coarelli (Coarelli 1968: 57-69 e 1988: 381, 400-401, 456-459) ha invece propone per la Porta Triumphalis una ubicazione nel Foro Boario, nei pressi della Porta Carmentalis, che sorgeva sotto le pendici meridionali del Campidoglio in corrispondenza del vicus Iugarius; Coarelli ritiene inoltre che, come già ipotizzato dal Colini (Colini 1940: 75-76), il tempio di Fortuna Redux vada identificato con quello più occidentale dei templi gemelli dell’area sacra di S. Omobono, da sempre attribuito a Fortuna, senza altri attributi.
Lo studio di un rilievo storico dell’Antiquarium Comunale con rappresentazione del frontone del tempio di Fortuna Redux, rinvenuto nei pressi dei templi di S. Omobono nel 1938, sembra confermare l’identificazione del tempio stesso, e quindi l’ubicazione della Porta Triumphalis in una zona molto vicina (Loreti 1996), anche se ancora non sicuramente identificabile.
La proposta di identificazione di G. Ioppolo in Coarelli 1988: 439-442, che, utilizzando alcune strutture in cementizio rinvenute al centro dell’area sacra di S. Omobono, ricostruisce un doppio giano molto allungato, sembra poco somigliante all’arco delle monete.
La proposta di identificazione di G. Ioppolo in Coarelli 1988: 439-442, che, utilizzando alcune strutture in cementizio rinvenute al centro dell’area sacra di S. Omobono, ricostruisce un doppio giano molto allungato, sembra poco somigliante all’arco delle monete.
L’identificazione con la Porta Triumphalis e la sua collocazione, relativi all'immagine del giano rappresentato sulle monete di Domiziano non hanno ancora posto la giusta attenzione allo studio del monumento ricostruibile da monete e rilievi relativi.
La sua decorazione appare molto ricca, con elementi non del tutto usuali per un arco (come ad esempio le imagines clipeatae), ai quali si deve quindi sicuramente attribuire un significato simbolico importante, visto che vennero segnalati pure nelle monete. Importante la presenza sull’attico di ben due quadrighe trainate da elefanti, un soggetto piuttosto raro, e per il tipo di animale prescelto e per il raddoppiamento delle quadrighe.
A partire dal ricordo del ritorno di Alessandro Magno in Egitto su un carro tirato da elefanti, che richiama l’analogo ritorno dall’India di Dioniso, l’elefante come animale da traino appare soprattutto in età imperiale a partire da Augusto, sempre riservato all’imperatore o ai suoi stretti familiari.
Oltre la biga trainata da elefanti su cui è Augusto in un denario del 18 a.c. (BMC I, Aug. n. 52-4) e in un aureus dl 17-16 a.c. (BMC I, Aug. n. 432 QUOD VIAS MUN[ITAE] SVNT), la prima quadriga tirata da elefanti compare su un sesterzio di Tiberio del 34 (BMC I, Tib., nn. 102, 108. 125) riferita ai ludi circentes, quando venivano fatti sfilare carri trainati da elefanti che portavano le immagini degli imperatori defunti e divinizzati.
Questo onore è attestato anche per Livia (Suet., Claud. 11,2), per Augusto e Claudio in monete neroniane (BMC I, Ner., nn. 7-8), per Vespasiano su sesterzi di Tito (BMC II, Tito, nn. 221-223) e per Giulia, figlia di Tito, su aurei domizianei (BMC II, Dom., n. 250†). E’ evidente quindi la connessione dell’elefante con la figura dell’imperatore, (Juv. Sat. XII, 106), soprattutto se divinizzato, con l’apoteosi imperiale.
La sua decorazione appare molto ricca, con elementi non del tutto usuali per un arco (come ad esempio le imagines clipeatae), ai quali si deve quindi sicuramente attribuire un significato simbolico importante, visto che vennero segnalati pure nelle monete. Importante la presenza sull’attico di ben due quadrighe trainate da elefanti, un soggetto piuttosto raro, e per il tipo di animale prescelto e per il raddoppiamento delle quadrighe.
A partire dal ricordo del ritorno di Alessandro Magno in Egitto su un carro tirato da elefanti, che richiama l’analogo ritorno dall’India di Dioniso, l’elefante come animale da traino appare soprattutto in età imperiale a partire da Augusto, sempre riservato all’imperatore o ai suoi stretti familiari.
Questo onore è attestato anche per Livia (Suet., Claud. 11,2), per Augusto e Claudio in monete neroniane (BMC I, Ner., nn. 7-8), per Vespasiano su sesterzi di Tito (BMC II, Tito, nn. 221-223) e per Giulia, figlia di Tito, su aurei domizianei (BMC II, Dom., n. 250†). E’ evidente quindi la connessione dell’elefante con la figura dell’imperatore, (Juv. Sat. XII, 106), soprattutto se divinizzato, con l’apoteosi imperiale.
Che una quadriga di elefanti fosse un fastigio insolito per un arco ma non un caso eccezionale è confermato dalle raffigurazioni di archi simili sia nel famoso rilievo Torlonia, che rappresenta il porto di Ostia, sia in un sarcofago dei Musei Vaticani con veduta di porti (Meiggs 1973: 158ss.).
La duplicazione delle quadrighe sull’arco delle monete appare comunque inconsueta, e non si può certo spiegare con un duplice trionfo di Domiziano, visto che ogni quadriga ha il suo guidatore; sembra invece più probabile pensare ad un trionfo di due persone: l’immediato richiamo è quello del trionfo più noto e reclamizzato dell’epoca, quello di Vespasiano e Tito sui Giudei.
Il ricordo del trionfo sui Giudei, al quale anche Domiziano aveva partecipato, si può forse vedere anche nel rilievo con scena di sacrificio nell’attico dell’arco, che potrebbe ricordare quello offerto da Vespasiano e Tito agli Dei della Porta Trionfale (ricordato da Flavio Giuseppe, B.Jud. VII, 5,4). 3.
Pertanto le decorazioni dell’arco raffigurato sulle monete, con valenze onorarie e funerarie (1. imagines clipeatae = ritratti degli avi distintisi per valore; 2. trofei= simbolo di vittoria militare; 3. quadrighe di elefanti = apoteosi imperiale) fa pensare che la Porta Trionfale di Domiziano, di cui è nota la diffusione dell culto di padre e fratello divinizzati, sia dedicata anche a Vespasiano e Tito divinizzati e trionfanti. Il che spiegherebbe anche la sopravvivenza dell’arco, identificabile con la Porta Trionfale, alla damnatio memoriae di Domiziano.