Nome: Quintus Marcius Turbo Fronto Publicius Severu
Nascita: -
Morte: -
Professione: Generale, Ammiraglio, Prefetto, etc.
[Q. MARCIO] C. F. TRO(mentina) FRONTONI TURBONI PUBLICIO SEVERO,
DOMO EPIDAURO, P(rimo) P(ilo) BIS,
PRAEF(ecto) VEHIC(ulorum),
TRIB(uno) COH(ortis) VII vigil(um),
TRIB(uno) EQU(itum) SING(ularium) AUG(usti),
TRIB(uno) PRAET(oriano),
PROC(uratori) LUDI MAGNI,
PRAEF(ecto) CLASS(is) PR(aetoriae) MISENENSIS,
P. VA(le)RIUS P. F. QUIR(ina) VALENS O(b m)ERITIS.
Questa iscrizione, venuta alla luce nel 1952 a Cyrrhus, località della Siria sita a nord - est di Antiochia, è stata pubblicata per la prima volta da E. Frézouls in “Syria” XXX (1953) p. 247 e sgg. (cfr. “Ann. Épigr.” 1955, n. 225). Essa è importante non solo perché ci ha trasmesso un’interessante carriera equestre (o almeno in parte equestre), ma anche perché tale carriera venne percorsa da un personaggio molto particolare, che sotto Adriano raggiunse la prefettura del pretorio.
Si tratta di Q. Marcio Turbone, ovvero "Quintus Marcius Turbo Fronto Publicius Severus", personaggio famoso, intelligentissimo, valoroso e di eccezionali capacità strategiche in varie situazioni militari ma pure civili. Di lui ci sono state conservate sia nelle fonti letterarie (Frontone, di Cassio Dione, di Eusebio di Cesarea, della Historia Augusta), sia in altri documenti epigrafici: cfr. PIR II, p. 339 sg. n. 179; A. Passerini, Le coorti pretorie, Roma 1939, p. 298 sg.
Prima della scoperta dell’iscrizione di Cyrrhus non si conosceva né il suo patronimico, né la sua patria d’origine (domo Epidauro, l’od. Zaptat in Dalmazia), e quanto agli sviluppi della sua carriera si sapeva solo che egli, prima di diventare prefetto del pretorio circa il 119, era stato centurione nella legione II Adiutrix in una data non precisabile fra il 103 e il 107 (cfr. CIL III 14349²), che intorno al 113 aveva ottenuto il comando della flotta del Miseno (cfr. CIL XIV 60), e che nel 118 aveva ricoperto la carica di governatore dell’Egitto.
Ora invece la nuova iscrizione ci permette di seguire quegli sviluppi con assai maggior copia di particolari, anche se alcuni punti debbono ancora restare nel campo delle ipotesi. Per prima cosa, si deve cominciare col sottolineare la rapidità con cui Turbone percorse le varie tappe del suo cursus: in meno di una decina d’anni due centurionati primipilari, la praefectura vehiculorum, il tribunato di una coorte dei vigiles, il tribunato degli equites singulares, il tribunato di una coorte pretoria, la procuratela del ludus magnus e la prefettura della flotta del Miseno.
Su una simile rapidità ad un certo momento dovette influire la considerazione in cui (come sappiamo per altra via) Turbone fu tenuto da Adriano, che lo raccomandò a Traiano per più di una promozione e poi lo promosse egli stesso fino alla prefettura del pretorio. Ma, indipendentemente dall’appoggio che Adriano gli dette a partire dagli ultimi anni di Traiano, è un fatto che anche prima la carriera di Turbone presenta uno sviluppo notevolmente rapido.
IL CENTURIONE
La sua carriera non cominciò infatti con i gradi delle militiae equestres, come solitamente facevano gli appartenenti alla classe dei cavalieri prima di passare alla procuratele inferiori, ma cominciò con il grado di centurione, la bassa ufficialità che nelle legioni viveva a contatto immediato con la truppa e doveva assicurarne la disciplina e l’efficienza.
Al centurionato di solito si arrivava dopo lunghi anni di servizio in caliga (dal nome dei sandali dei soldati semplici, le caligae, cioè dalla gavetta), anni che si riducevano un poco per chi proveniva non dalle legioni, ma da qualche milizia scelta, p. es. quella dei pretoriani. Per Marcio Turbone invece il caso fu diverso e piuttosto insolito.
È probabile cioè che egli, pur appartenendo per nascita all’ordine equestre e potendo iniziare la carriera con le più comode militiae equestres, abbia rinunciato volontariamente alle prerogative che gli spettavano per la sua classe sociale e abbia chiesto di servire come centurione. "Ad astra per aspera" dicevano i romani, cioè per arrivare in alto occorre perseguire vie impervie, e così fu per Turbone.
Era un grosso sacrificio, a cui peraltro era connesso il beneficio di non dover poi, nel seguito della carriera, indugiare nelle procuratele inferiori, come fare la guardia, la ronda, curare le amministrazioni, occuparsi delle vettovaglie, della parola d'ordine ecc.. Così Marcio Turbone non sarebbe entrato nell’ordine equestre dopo una lunga e faticosa vita militare, ma ne avrebbe fatto parte fin da subito, uscendone solo per gli anni passati da centurione, compito non solo duro ma molto pericoloso, sì da poter raggiungere il grado di centurione primipilo non sui 45 anni (come di norma per i militari provenienti dai ranghi) ma sui 35 anni circa.
In realtà non sappiamo se il suo centurionato trascorso nella legione II Adiutrix, attestato in data non precisabile fra il 103 e il 107 dall’iscrizione 106 CIL III 14349², è da identificare con uno dei centurionati primipilari menzionati nel documento di Cyrrhus, oppure se va considerato come una tappa più bassa della sua carriera, ma tutto fa pensare alla prima ipotesi.
IL PRIMOPILO
Per maggior chiarezza, si ricorderà brevemente che di centurioni ve n’erano 60 in ogni legione, 6 per ciascuna delle 10 coorti in cui quella si articolava, e che i 60 posti di centurione formavano una gerarchia che aveva alla base il VI posto di centurione della X coorte e al vertice il I posto di centurione della I coorte, quest’ultimo designato col titolo di primipilus o primus pilus.
La rapidità con cui si svolse la carriera di Turbone fa supporre che nella legione II Adiutrix egli esercitasse già il grado di primipilo, all’incirca fra gli anni 104 e 105. Ma Turbone fu anche primus pilus bis, conseguì cioè la distinzione di esercitare una II volta il grado del primipilato, il che si faceva a qualche anno di distanza dal primo, e comportava l’aggregazione allo stato maggiore del comandante della legione con possibilità di distinguersi e aprirsi la strada a successive promozioni; un'occasione unica.
A giudicare dagli elementi offerti dalle carriere più o meno analoghe, si può ritenere che Turbone esercitò il grado di primipilus bis (non si sa in quale legione) all’incirca nel 111, dopo essere stato, tra il 104 e il 110:
- praefectus vehiculorum,
- tribuno dei vigiles,
- tribuno degli equites singulares
- tribuno dei pretoriani.
PRAEFECTO VEHICULORUM
Tra questi uffici c'è da notare la praefectura vehiculorum, cioè la direzione del servizio postale nell’impero, un'organizzazione complessa e perfetta, degna di uno stato moderno.
Quella dell’iscrizione di Cyrrhus è la più antica menzione del Praefectus Vehiculorum, il quale deve ora considerarsi istituito da Traiano, mentre prima veniva considerato una creazione di Adriano. Fino ai primi anni del suo regno infatti Traiano aveva continuato a lasciare il servizio delle poste nelle mani di liberti imperiali, come già sotto i Flavi; poi, anche per le necessità della sua politica di conquiste nelle terre oltre il Danubio, egli fece potenziare il servizio postale, riorganizzandone su nuove basi l’amministrazione e creando la praefectura vehiculorum, di cui Marcio Turbone fu probabilmente il primo titolare.
Un servizio postale efficiente e ultraveloce era la garanzia di un contatto continuo e sicuro tra madrepatria e terre di conquista, una capacità inimmaginabile per l'epoca di mandare e ottenere richieste da Roma, di ordini, di vettovagliamenti, uomini e armi. Insomma le basi per vincere una guerra.
L’ufficio, che in seguito acquistò maggior rilievo nella gerarchia burocratica, sulle prime fu di rango inferiore, e infatti vediamo che Turbone ne fu investito subito dopo aver esercitato il grado di primipilo. Assolto brillantemente l’incarico alla direzione della poste, Turbone entrò nell’ufficialità dei corpi speciali di Roma: questi costituivano una truppa scelta di condizione e di paga più elevate rispetto ai semplici milites legionarii, e in genere venivano acquartierati nella città mentre le legioni venivano stanziate nelle province periferiche a presidio dei lontani confini dell’impero.
TRIBUNO DEI VIGILES
Marcio Turbone esercitò tutti e tre i comandi nei corpi speciali di Roma, all’incirca nel triennio dal 108 al 110, iniziando col rivestire il tribunato di una coorte dei vigiles. Questo corpo era stato organizzato nel 6 d.c. da Augusto, con svariate funzioni che andavano dalla vigilanza notturna al servizio antincendio, e si articolava in 7 coorti di un migliaio di uomini ciascuna. Comandante di ogni coorte era un tribunus, mentre il comando generale era nelle mani del praefectus vigilum, che prendeva gli ordini direttamente dall’imperatore.
I vigiles avevano un'organizzazione paramilitare; vi potevano essere arruolati ex-schiavi e liberti, tanto che venivano chiamati libertini milites. Il loro comandante era il praefectus vigilum, scelto dall'imperatore nell'ordine equestre. Il nome ufficiale del corpo era Militia Vigilum Regime, poi diventò Cohortes Vigilum. Il loro motto era Ubi dolor ibi vigiles (Dove c'è il dolore ci sono i vigili). Il praefectus vigilum era affiancato da un tribuno e sette centurioni per singola coorte.
TRIBUNO DEGLI EQUITES SINGULARES
Dal tribunato della VII coorte dei vigiles Turbone passò a quello degli "equites singulares Augusti", che costituivano un reparto a cavallo della guardia imperiale ed erano reclutati nelle province tra gli elementi fisicamente più dotati, più forti e rozzi, per assicurarne l'assoluta devozione alla persona del principe.
Il loro numero si aggirava all'incirca sul migliaio, ed erano subordinati al pretorio, essendo comandati da un tribunus che dipendeva a sua volta dal medesimo comandante in capo delle coorti pretorie, cioè il "prefetto del pretorio".
TRIBUNO DEI PRETORIANI
Ma la sua carriera non finì lì, perchè Turbone lasciò il comando degli equites singulares, venendo promosso al grado di tribuno dei pretoriani, il corpo scelto anch’esso organizzato da Augusto per assolvere soprattutto, ma non solo, ai compiti della guardia imperiale.
Esso fu articolato dapprima in 9 coorti, composta da volontari provenienti da famiglie che da più generazioni facevano parte della cittadinanza romana (scelti dunque, con un criterio opposto a quello con cui si reclutavano i semi-barbari equites singulares).
Le 9 coorti, raccolte nei castra praetoria che Tiberio fece costruire intorno al 23 d.c., furono portate a 16 sotto Vitellio, ma poi il loro numero discese di nuovo venendo fissato a 10. Ciascuna coorte aveva alla testa un tribuno, il grado appunto ricoperto da Turbone e indicato nel testo dell'epigrafe come TRIB(unus) PRAET(orianus).
Di solito questo titolo veniva accompagnato dal nome della coorte in cui veniva esercitato il comando (p. es., tribunus cohortis V praetoriae), per cui si è ipotizzato che la formula inconsueta usata nella iscrizione di Cyrrhus (dove invece la menzione del tribunato dei vigiles contiene la specificazione della coorte) riguardi una situazione speciale.
Vale a dire che Turbone avrebbe ottenuto il grado, ma non l'avrebbe mai esercitato alla testa di una della coorti, bensì, data la sua particolare capacità e affidabilità, avrebbe svolto incarichi speciali: una possibilità ben rispondente alla rapidità della carriera di Turbone, ma che peraltro non avrebbe un'altra spiegazione.
PRIMUS PILUS BIS
Terminato il servizio come tribuno nei corpi di stanza a Roma, Turbone venne promosso primus pilus bis per cui si recò ad esercitarne le funzioni in qualche provincia, ma non si sa presso quale legione. Come al solito Quinto Marcio seppe distinguersi ancora una volta tanto che, finito l'incarico fece un'ulteriore carriera.
PROCURATOR LUDI MAGNI
Tornato a Roma, egli ottenne poco dopo da Traiano (fra il 111 e il 112) la nomina a Procurator ludi magni. Questo era stato probabilmente istituito da Domiziano in luogo del precedente Procurator ludi creato da Claudio, e aveva l’incarico di sovrintendente all’istruzione dei gladiatori accantonati nelle caserme costruite in vicinanza del Colosseo e di organizzarvi i loro combattimenti.
Nel campo dei pubblici spettacoli non v’era in Roma funzionario di maggior rilievo, e la sua importanza era sempre aumentata col crescente favore del pubblico verso i combattimenti dei gladiatori ma soprattutto perchè piacevano a Nerone, ai Flavi e, soprattutto a Traiano. Questi, tra l’altro, nel 109, per festeggiare la conquista dacica, offrì spettacoli con combattimenti di 5.000 coppie di gladiatori; e spettacoli altrettanto grandiosi vennero allestiti nel 112 e nel 113, quando l’ufficio di procurator ludi magni venne affidato a Turbone.
AMMIRAGLIO DELLA FLOTTA DI MISENO
Fu nell’estate, circa, di quell’anno 113 che Turbone, sempre più favorito dalla considerazione in cui lo teneva Adriano, dovette ottenere da Traiano la promozione ad ammiraglio della flotta del Miseno; infatti nell’ottobre del 113 Traiano s’imbarcava a Brindisi per compiere quel viaggio in Oriente che precedé la campagna partica, ed è probabile che l’imperatore avesse già provveduto in precedenza ai mutamenti nell’alto comando della flotta che ora era impegnata a seguirlo in Oriente.
La Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex, era la flotta imperiale romana istituita da Augusto intorno al 27 a.c., era di stanza a Miseno ed era la prima flotta dell'Impero per importanza, con il compito di sorvegliare la parte occidentale del Mediterraneo. Nell’anno successivo, quando ebbero inizio le ostilità contro i Parti, furono le navi agli ordini di Turbone a trasportare in Oriente Traiano, che arrivò ad Antiochia nel gennaio del 114.
ALTRE EPIGRAFI
Sotto Traiano: Quinto Marcio Fronto Turbo Publicio Severo dal 119
ISCRIZIONE XI 214
Comandante di una flotta non conosciuta: Quinto Marcio Turbone. 114 d.c.
"Traiano, una volta raggiunta Antiochia nel gennaio di quest'anno (con le monete che ne celebrarono la Profectio), radunò le legioni ed i suoi migliori generali, tra cui Lusio Quieto (a capo della cavalleria maura) e Quinto Marcio Turbone, allora praefectus classis Misenis".
L’imperatore trattenne al suo seguito l’ammiraglio (che gli poteva essere utile, fra l’altro, per l’eventuale costruzione di flottiglie fluviali, per l’attraversamento di fiumi, per l’esperienza nel campo delle comunicazioni acquistata a suo tempo come praefectus vehiculorum) e nacque allora la circostanza per la dedica gratulatoria: circostanza a noi ignota come ignota rimane la figura del dedicante P. Valerio Valente.
"Traiano pose a capo della Dacia Superiore Quinto Marcio Turbone
comandante della Legione XIII Gemina stanziata ad Apulum"
"Zucca 2()()4, p. 367, avanza l'ipotesi che tra gli antenati di Cornelia Gallonia ci siano Tiberio Flavio Prisco, Gallonio Frontone, figlio adottivo dell'amico dell'imperatore Adriano, Quinto Marcio Turbone Frontone Publicio Severo, e Gaio Gallonio Frontone"
"Aveavi allora Quinto Marcio Turbone prefetto del pretorio ossia ministro intimo e supremo al fianco dell imperadore (Traiano). Costui rigidissimo nell'ufficio e d'altronde di quella vita buona e semplice dei nostri avi solea aprire in palazzo sue giudicature talvolta prima di mezzanotte allorchè dice lo scrittore alcuni cominciano a darsi al sonno. Una notte e una notte profonda tornando Turbone nostro da cena fu avvertito per un amico cui prometteva che avesse un'opera e patrocinio suo che Turbone già rendesse ragione.
Così stava con la veste da convito lui entra in avanti quel ferrato Masurio e gli dà non già il saluto che doveva della mattina, ma quello della sera, il quale appena dovette bastare a muovere un sorriso sul volto dell'uomo severissimo. Niuna maraviglia ci prenda di una tale confidenza tra questi due personaggi.
Eglino erano agnati o affini e stretti a tutti i seguenti di cui parleremo con quei vincoli di sangue o di fattizia cognazione legale che producono effetti ereditare nuove nomenclature e tante patrie agli antichi nobili quanto i moderni non hanno titoli di feudi.
Conosconsi le loro arrogazioni adozioni uomo cipazioni e manumissioni ma tutti insieme le conseguenze non sono state finora bene schiarite dagli interpreti più dotti delle romane leggi o delle antichità. Scuopriamo questo arcano dalle collezioni inestimabili delle iscrizioni quali a chi le sappia fornito di lumi e della esperienza dovuta porti infallibilmente ogni più recondita e inattesa cognizione. porgono ogni più e inattesa cognizione Muova per prima la bella (guerra) dacica muratoriana
MCX XU 1 vera onoraria al nostro grande governatore di armi e di giustizia
Q MARCIO TVRBONI FRONTONI PVBLTCIO SEVERO
Questa corregge la gruteriana (dedica gratulatoria) CCCXXXVII."
LO STERMINIO DEGLI EBREI
Nel bacino orientale del Mediterraneo nell’anno XVIII e IXX del regno di Traiano esplose una violenta rivolta delle popolazioni giudaiche, che lottarono non solo contro l’autorità romana, ma anche contro la popolazione greca che abitava in Egitto, in Cirenaica, nell’isola di Cipro, in Mesopotamia (provincia recentemente conquistata dai romani per mezzo delle campagne partiche traianee) e forse anche nella stessa Giudea, molto turbolenta e ribelle quaranta anni prima, quando Tito distrusse il tempio di Gerusalemme.
" La repressione ordinata da Traiano fu orrenda. Inviò in Egitto con pieni poteri Rutilio Lupo coadiuvato da Quinto Marcio Turbone. Con l'appoggio dei greci, entrambi i generali perpetrarono un vero e proprio sterminio di ebrei. La stessa cosa avvenne in altre regioni, tanto che gli ebrei superstiti corsero a rifugiarsi nelle zone interne dell'Africa."
Marcio Turbone fu poi, nel 116, inviato da Traiano a reprimere l’insurrezione giudaica scoppiata in Egitto e in Cirenaica. "L'eminente generale Quiinto Marcio Turbone, inviato con una potente armata a sedare i tumulti, dovette affrontare anche una fiera sollevazione a Cipro, dove gli Ebrei, al comando di un certo Artemione, avevano devastato Salamina". Come premio per il successo dell’operazione ottenne il governo della provincia di Mauratania e quindi (ormai siamo già sotto Adriano) un comando straordinario nella Pannonia e nella Dacia e la prefettura dell’Egitto.
Durante il 116 vi fu anche uno scontro tra gli ebrei e i legionari romani, comandati dal prefetto d’Egitto Rutilio Lupo. La battaglia si svolse nei pressi di Narmuthis, ma non si capì bene chi vinse. Comunque i Giudei attaccarono le fortezze romane e tentarono di assumere il controllo via mare del paese, impossessandosi di alcune navi. Ciò preoccupò molto i romani poiché poteva minacciare i rifornimenti diretti verso l’Oriente.
Comandante di una flotta non conosciuta: Quinto Marcio Turbone. 114 d.c.
"Traiano, una volta raggiunta Antiochia nel gennaio di quest'anno (con le monete che ne celebrarono la Profectio), radunò le legioni ed i suoi migliori generali, tra cui Lusio Quieto (a capo della cavalleria maura) e Quinto Marcio Turbone, allora praefectus classis Misenis".
TRAIANO |
"Traiano pose a capo della Dacia Superiore Quinto Marcio Turbone
comandante della Legione XIII Gemina stanziata ad Apulum"
"Zucca 2()()4, p. 367, avanza l'ipotesi che tra gli antenati di Cornelia Gallonia ci siano Tiberio Flavio Prisco, Gallonio Frontone, figlio adottivo dell'amico dell'imperatore Adriano, Quinto Marcio Turbone Frontone Publicio Severo, e Gaio Gallonio Frontone"
"Aveavi allora Quinto Marcio Turbone prefetto del pretorio ossia ministro intimo e supremo al fianco dell imperadore (Traiano). Costui rigidissimo nell'ufficio e d'altronde di quella vita buona e semplice dei nostri avi solea aprire in palazzo sue giudicature talvolta prima di mezzanotte allorchè dice lo scrittore alcuni cominciano a darsi al sonno. Una notte e una notte profonda tornando Turbone nostro da cena fu avvertito per un amico cui prometteva che avesse un'opera e patrocinio suo che Turbone già rendesse ragione.
Così stava con la veste da convito lui entra in avanti quel ferrato Masurio e gli dà non già il saluto che doveva della mattina, ma quello della sera, il quale appena dovette bastare a muovere un sorriso sul volto dell'uomo severissimo. Niuna maraviglia ci prenda di una tale confidenza tra questi due personaggi.
Eglino erano agnati o affini e stretti a tutti i seguenti di cui parleremo con quei vincoli di sangue o di fattizia cognazione legale che producono effetti ereditare nuove nomenclature e tante patrie agli antichi nobili quanto i moderni non hanno titoli di feudi.
Conosconsi le loro arrogazioni adozioni uomo cipazioni e manumissioni ma tutti insieme le conseguenze non sono state finora bene schiarite dagli interpreti più dotti delle romane leggi o delle antichità. Scuopriamo questo arcano dalle collezioni inestimabili delle iscrizioni quali a chi le sappia fornito di lumi e della esperienza dovuta porti infallibilmente ogni più recondita e inattesa cognizione. porgono ogni più e inattesa cognizione Muova per prima la bella (guerra) dacica muratoriana
MCX XU 1 vera onoraria al nostro grande governatore di armi e di giustizia
Q MARCIO TVRBONI FRONTONI PVBLTCIO SEVERO
Questa corregge la gruteriana (dedica gratulatoria) CCCXXXVII."
LO STERMINIO DEGLI EBREI
Nel bacino orientale del Mediterraneo nell’anno XVIII e IXX del regno di Traiano esplose una violenta rivolta delle popolazioni giudaiche, che lottarono non solo contro l’autorità romana, ma anche contro la popolazione greca che abitava in Egitto, in Cirenaica, nell’isola di Cipro, in Mesopotamia (provincia recentemente conquistata dai romani per mezzo delle campagne partiche traianee) e forse anche nella stessa Giudea, molto turbolenta e ribelle quaranta anni prima, quando Tito distrusse il tempio di Gerusalemme.
" La repressione ordinata da Traiano fu orrenda. Inviò in Egitto con pieni poteri Rutilio Lupo coadiuvato da Quinto Marcio Turbone. Con l'appoggio dei greci, entrambi i generali perpetrarono un vero e proprio sterminio di ebrei. La stessa cosa avvenne in altre regioni, tanto che gli ebrei superstiti corsero a rifugiarsi nelle zone interne dell'Africa."
Marcio Turbone fu poi, nel 116, inviato da Traiano a reprimere l’insurrezione giudaica scoppiata in Egitto e in Cirenaica. "L'eminente generale Quiinto Marcio Turbone, inviato con una potente armata a sedare i tumulti, dovette affrontare anche una fiera sollevazione a Cipro, dove gli Ebrei, al comando di un certo Artemione, avevano devastato Salamina". Come premio per il successo dell’operazione ottenne il governo della provincia di Mauratania e quindi (ormai siamo già sotto Adriano) un comando straordinario nella Pannonia e nella Dacia e la prefettura dell’Egitto.
Durante il 116 vi fu anche uno scontro tra gli ebrei e i legionari romani, comandati dal prefetto d’Egitto Rutilio Lupo. La battaglia si svolse nei pressi di Narmuthis, ma non si capì bene chi vinse. Comunque i Giudei attaccarono le fortezze romane e tentarono di assumere il controllo via mare del paese, impossessandosi di alcune navi. Ciò preoccupò molto i romani poiché poteva minacciare i rifornimenti diretti verso l’Oriente.
I romani reagirono prontamente e al prefetto Rutilio Lupo fu affiancato, come riporta Eusebio nella Storia Ecclesiastica (IV,2,3) e da fonti ebraiche come il Talmud di Gerusalemme, l’abile generale Quinto Marcio Turbone Frontone Publicio Severo, (fino a qualche anno prima prefetto della flotta di Miseno) che, fornito di truppe terrestri, tra cui forze di cavalleria, e forze navali, arrivò dall’Oriente nel 116 d.c. o forse nella primavera del 117 d.c..
La Cohors I Ulpia Afrorum Equitata e la Cohors I Augusta Pretoria Lusitanorum Equitata (unità ausiliarie di cavalleria e fanteria) giunsero in oriente capeggiate da Turbone per la repressione della rivolta, forse insieme alla Cohors I Hispanorum Equitata. Numerose battaglie sono documentate da Eusebio ma soprattutto da Appiano, testimone oculare della rivolta, il quale riferisce che al suo tempo l’imperatore Traiano sterminò la popolazione ebraica del paese.
Una delle battaglie si sarebbe svolta nelle vicinanze di Menfi, centro strategico della regione, come riferisce il papiro: CPJ II 439, proveniente sempre dall’archivio di Apollonio, in cui un suo schiavo chiamato Aphrodisios, scrivendo ad Herakleios, riferisce che alcuni schiavi provenienti dal villaggio di Ibion gli hanno comunicato che il suo padrone ha ottenuto una vittoria sui ribelli.
Dopo questa battaglia l’importante città, posta nel punto di passaggio tra il nord e il sud del paese, fu quindi riconquistata. È stato anche affermato che tra romani ed ebrei si svolsero alcune battaglie navali, visto che Turbone era fornito di una flotta e nel Mediterraneo orientale era presente la classis Augusta Alexandrina.
L’abile generale operò con altrettanto successo anche in Cirenaica, anche se è praticamente impossibile ricostruire i suoi interventi e anche capire quali distaccamenti legionari lo seguirono nella provincia. È comunque sicuro che entro la metà di agosto del 117 d.c. o al massimo nell’autunno del medesimo anno, riuscì a restaurare la pace in entrambe le provincie.
Questo è possibile dedurlo ancora tramite Apollonio, il quale il 28 novembre chiede al prefetto il permesso di potersi occupare della sistemazioni dei suoi possedimenti ad Ermopoli, che erano stati pesantemente danneggiati degli ebrei. Dopo questi ottimi risultati pare che Turbone sia stato nominato prefetto d’Egitto in luogo di Rufo poco dopo il 5 gennaio del 117 d.c., ma fu sostituito entro l’agosto del medesimo anno da Rammio Marziale e inviato da Adriano in Mauretania per sedare una rivolta.
Alla morte di Traiano, Adriano aveva avuto difficoltà a mantenere intatti i confini dell'impero come era riuscito pienamente col suo padre adottante (Traiano) e rischiava una disfatta. Fu proprio Marcio Turbone e risolvere la questione. Uomo capacissimo e grande generale, riportò come al solito la vittoria.
"Adriano, benché provvide a potenziare le fortificazioni lungo questo nuovo tratto di limes, con la costruzione di torri e nuovi forti a Rapidum, Praesidium Sulfative e a Thanaramusa, le popolazioni berbere della Tingitania si spinsero ad Oriente e pare che i Baquati abbiano assediato la città costiera della Caesariensis, Cartenna. Per questo Adriano fu costretto ad inviare Quinto Marcio Turbone, già testato nella Guerra Giudaica. Turbone fu capace anche qui d’imporsi e di domare le rivolte dei Mauri"
PREFETTO DEL PRETORIO
Nel 119, come già s’è detto, egli raggiunse l’apice della carriera equestre con la nomina a prefetto del pretorio: una carica che rivestì per molti e molti anni, pare fino al 137, quando cadde in disgrazia di Adriano e fu sostituito nell’ufficio. Le ragioni del suo declino sono assolutamente ignote.