TESTA DI FAUNO |
IL DIO FAUNO
Fauno è raffigurato in forma umana e ferina insieme, con riferimento pertanto all'origine naturale dell'uomo, come figlio cioè della Dea natura. Amato ma pure temuto perchè amante dei folti della foresta e dei lupi che vi vagano. Marco Terenzio Varrone, tramandato da S. Agostino, racconta di un rituale notturno che i Romani svolgevano per impedire al demone Fauno, in occasione della nascita di un bimbo, di insidiare la puerpera.
Tre uomini impersonavano i guardiani della soglia, costoro percorrevano i limiti della casa, si recavano alla porta principale; il primo, rappresentante di Picumno, demone del mortaio e della scure, colpiva la soglia con una scure, il secondo, in veste di Pilumno, demone della lancia e del pestello, colpiva la soglia con un’arma da lancio, e il terzo, che impersonava Stercutius, demone dell’immondizia e per contrasto della purificazione, ripuliva la soglia dalle schegge con una scopa (nelle antiche culture certi utensili quotidiani avevano valenze magiche) invocando Deverra, divinità inserita nell’elenco degli “Indigitamenta” (invocazioni alle divinità).
Con questi atti rituali si sarebbe esorcizzata l’intromissione di Fauno o più tradizionalmente di Silvano. Varrone infatti afferma che vengono assegnati tre Dei come custodi alla donna che ha partorito, affinché il dio Silvano non entri di notte e le usi violenza. E per simboleggiare i tre custodi, tre uomini debbono girare attorno alla casa di notte, colpirne il limitare prima con la scure, poi con il mortaio e infine ripulirlo con la scopa: con questi segni di culto il Dio Silvano non potrà entrare.
Il Dio Fauno viene successivamente identificato con Pan e in età classica i Fauni diventano tanti, creature campestri equivalenti dei satiri greci. Come questi, hanno il corpo metà d’uomo e metà di capra, corna e zoccoli. Secondo la tradizione il culto di Fauno fu introdotto a Roma da Numa Pompilio (754 - 674 a.c.) che era di origine sabina, per cui si presuppone che questo Dio fosse anch'esso sabino: "E (Numa) divise l'anno in dodici mesi seguendo prima di tutto il ciclo della Luna; … Distinse poi i giorni in fasti e nefasti, perché in certi giorni non si dovessero prendere decisioni pubbliche."
LA FAUNALIA RUSTICA
Nel calendario romano il 5 dicembre era il primo giorno di festa delle Faunalia Rustica, era indicato come dies faustus, giorno di buon auspicio, ed era particolarmente adatto allo svolgimento di attività commerciali.
In realtà le Faunalia venivano celebrate in onore del Dio Fauno, divinità italica di origine pastorale, protettore del bestiame e della fecondità, per lo scopo di incentivare la prolificità e la salute del bestiame. In questo senso Fauno era contrapposto al Dio dei boschi Silvano protettore dei luoghi selvaggi.
DEI FAUNA E FAUNO |
Caratteristica soprattutto delle zone rurali, la celebrazione aveva luogo in inverno e in primavera: le Faunalia invernali, conosciute anche come Faunalia Rustica, si svolgevano dal 5 all’8 dicembre (none di dicembre) e chiudevano l’anno dei lavori nelle campagne, mentre le Faunalia Primaverili, meglio conosciute come Lupercalia, precedevano il risveglio primaverile della natura invocando la protezione sulle greggi, e ricorrevano il 15 febbraio. L
In definitiva erano le Faunalia Invernali, conosciute anche come Faunalia Rustica e le Faunalia Primaverili, per celebrare l’inizio della primavera e della natura e invocarne la protezione sui greggi, che avevano luogo il 15 febbraio, dapprima a se stanti, in seguito spesso associate ai Lupercali. Di notte si usava dar luogo a una danza particolare, che veniva compiuta anche dai sacerdoti Salii, attraverso la quale veniva invocata la protezione di Fauno sul raccolto e sul bestiame.
Erano giorni in cui i buoi non erano sottoposti al giogo, perché anche gli animali avevano diritto di riposarsi e partecipare all'allegria, anzi per l'occasione venivano incoronati di ghirlande e di nastri avvolti sulle corna. Si festeggiavano pertanto gli animali e il lato animale dell'uomo, infatti in epoche remote i Lupercali era l'accoppiamento delle sacerdotesse Lupe con i pastori, trasformato poi nella fustigazione delle donne ad opera dei sacerdoti e nel timore che un Dio misterioso violentasse la moglie partoriente. Insomma una riedizione molto elaborata del libero sesso preromano.
I TEMPLI
A Roma, che noi sappiamo, l’unico tempio dedicato al Dio Fauno si trovava sull’Isola Tiberina e un altro fuori dalle mura, presso un bosco situato nelle vicinanze della fontana Albunea, dove esisteva un celebre oracolo dedicato al Dio, ma la fontana prendeva nome dalla Sibilla detta Albunea o TIiburtina, antica divinatrice poi divinizzata, protettrice della città di Tivoli e artefice dei leggendari Libri Sibillini.
La Sibilla Tiburtina era anche prediletta dalla Dea Venere, si sospetta anche che in epoche più arcaiche le Faunalia Rustica oltre ai banchetti e al vino prevedessero anche gli accoppiamenti sessuali. Orazio non considera il Dio molto tenero e nella sua ode invoca Fauno chiedendogli di mostrare il suo aspetto più tenero, mitigando soprattutto le creature che vagano nella foresta, in particolare i lupi, il pericolo maggiore per i greggi.
Erano giorni in cui i buoi non erano sottoposti al giogo, perché anche gli animali avevano diritto di riposarsi e partecipare all'allegria, anzi per l'occasione venivano incoronati di ghirlande e di nastri avvolti sulle corna. Si festeggiavano pertanto gli animali e il lato animale dell'uomo, infatti in epoche remote i Lupercali era l'accoppiamento delle sacerdotesse Lupe con i pastori, trasformato poi nella fustigazione delle donne ad opera dei sacerdoti e nel timore che un Dio misterioso violentasse la moglie partoriente. Insomma una riedizione molto elaborata del libero sesso preromano.
TEMPIO DI FAUNO CAPRIPEDE - ALOISIO GIOVANNOLI |
I TEMPLI
A Roma, che noi sappiamo, l’unico tempio dedicato al Dio Fauno si trovava sull’Isola Tiberina e un altro fuori dalle mura, presso un bosco situato nelle vicinanze della fontana Albunea, dove esisteva un celebre oracolo dedicato al Dio, ma la fontana prendeva nome dalla Sibilla detta Albunea o TIiburtina, antica divinatrice poi divinizzata, protettrice della città di Tivoli e artefice dei leggendari Libri Sibillini.
La Sibilla Tiburtina era anche prediletta dalla Dea Venere, si sospetta anche che in epoche più arcaiche le Faunalia Rustica oltre ai banchetti e al vino prevedessero anche gli accoppiamenti sessuali. Orazio non considera il Dio molto tenero e nella sua ode invoca Fauno chiedendogli di mostrare il suo aspetto più tenero, mitigando soprattutto le creature che vagano nella foresta, in particolare i lupi, il pericolo maggiore per i greggi.