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INSULA PORTUENSIS - ISOLA SACRA (Lazio)

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LA NECROPOLI

L'Isola Sacra è un'isola di circa 12 kmq sorta presso la foce del Tevere, di formazione artificiale a causa dell'allungamento della Fossa Traiana, un canale navigabile scavato al tempo dell'imperatore Traiano, per collegare il fiume al porto Imperiale. 

Traiano infatti nel II sec. d.c. aveva riprogettato il porto di Claudio, scavando un bacino interno esagonale di circa 32 ettari, collegato con quello di Claudio ancora in funzione, attraverso un ampio canale, e realizzando a sud-est del nuovo porto un altro canale che consentiva di migliorare il sistema di collegamento con il Tevere.

L'isola era bagnata a sud-est dal fiume Tevere, a nord dal canale di Fiumicino e a ovest dal mare Tirreno, ed era attraversata da una importante strada, la Via Flavia Severiana, che metteva in comunicazione la città di Porto con l'antica Ostia. Pertanto era ricca di comunicazioni via terra e via mare.

Nel IV secolo è da identificare con la "Insulam quae dicitur Assis inter Portum et Hostia" che l'imperatore Costantino donò alla basilica dei Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista da lui edificata ad Ostia. Visto il numero preponderante di cristiani che l'abitava proprio in questo periodo prese il nome di Isola Sacra.



Comunque in età romana venne chiamata Insula Portus o Insula Portuensis e occupava circa i tre quarti della superficie attuale, il resto venne aggiunto nei secoli, per l'apporto dei materiali alluvionali depositati dal Tevere. 

La città di Porto, intorno al I secolo a.c. raggiunse un grande sviluppo e soprattutto grazie alla vicinanza al Porto di Claudio andò gradualmente a sostituire l'antica città di Ostia, divenendo il principale appoggio alle attività marittime. 

Le navi da carico che attraccavano in questo porto erano imbarcazioni esclusivamente a vela nel periodo che va da marzo ad ottobre. Tutte le merci che trasportavano erano contenute dentro anfore sigillate, di cui rimangono alcuni esempi, sistemate accuratamente nella stiva su più piani con le punte infilate nella zavorra e con gli interstizi riempiti di materiale non deteriorabile.

Molto fertile proprio grazie a questo apporto, fu coltivata nell'antichità, poi abbandonata nel Medioevo, divenne zona malarica, per essere poi bonificata alla fine del XIX secolo da coloni di Ravenna. Oggi fa parte del comune di Fiumicino.



I RESTI
L'asse viario della "via Flavia" costruita nel I secolo per unire Ostia al nuovo porto traianeo, corre parallela all'antica linea di costa ed è affiancata da una necropoli romana, con un tratto su via Redipuglia, detta la Necropoli di Porto, e un tratto su via Pal Piccolo, una necropoli del I-IV sec. d.c.
Oggi l'antica Necropoli di Porto è un suggestivo sito archeologico che sorge a due passi dall'Aeroporto di Fiumicino Leonardo Da Vinci e ne sono attualmente visibili un centinaio di tombe monumentali. 
La necropoli presentava tombe monumentali a camera, con o senza recinto, sia a rito di incinerazione, sia a rito di inumazione, oltre a 600 tombe più povere (a cappuccina, in sarcofagi di terracotta, in fosse, in olle), ritrovate inizialmente nell'area che ha preso il nome di "campo dei poveri", ma che in realtà sono sparse in tutta l'area occupata dal sepolcreto. 
Le tombe sono allineate parallele alla strada principale che conserva ancora il suo basolato. Nelle file più vicine alla strada si ergono tombe del III sec. d.c., spesso edificate sopra preesistenti sepolcri del I sec.; dietro ad esse si ergono le tombe del II sec..


Le tombe oltre che ad onorare il morto servivano a manifestare la posizione di questi e della sua famiglia nell'ambito della società per cui si affacciavano sulla strada e venivano decorate con stucchi, pitture e mosaici. 
Infatti su molte tombe sono presenti delle formelle in terracotta che ne raffiguravano le attività: sulla tomba n.100 compaiono ad esempio ai due lati della porta il chirurgo Marco Ulpio Amerimno intento sulla gamba di un paziente e l'ostetrica Scribonia Attice china davanti alla partoriente sulla sedia ostetricia, sorretta per le spalle da una terza donna.
Altre formelle, ma pure mosaici raffigurano le attività di acquaioli, fabbri e mietitori. Il mosaico della tomba n.43 mostra un faro con due navi, in riferimento al porto, con la scritta in greco "Qui cessa ogni affanno", con la quale il porto reale diventa simbolo del raggiungimento dell'aldilà.


Le iscrizioni riportano le dimensioni del sepolcro e la sua proprietà; possono anche testimoniare la volontà di mantenere le usanze più antiche, vietando le inumazioni, o riportare le vicende ereditarie per le quali una tomba viene suddivisa (tombe nn. 75 e 76).  
La Necropoli venne edificata al lato della strada, subito fuori città come era l'usanza dei romani, dagli stessi abitanti dell'Isola. Le piene del Tevere e il conseguente insabbiamento dell'intera area hanno consentito un'ottima conservazione delle tombe, dal caratteristico colore rosato.
La Necropoli fu scoperta nel 1925 dopo l'opera di bonifica dell’Isola Sacra. Altri scavi condotti negli anni successivi hanno portato alla luce l’intera necropoli, estesa per 400 metri e composta da circa 150 sepolcri.
Gli edifici sono raggruppati in piccoli isolati, separati da aree verdi, piazzette e stradine di passaggio. La tipologia più diffusa è quella delle Tombe Familiari a grande camera quadrata ma non mancano nemmeno le tombe povere sparse ovunque.
TEMPIO DI PORTUNUS

TEMPIO DI PORTUNUS (anche detto Portumnus)

Era un'antica divinità romana e preromana raffigurata come un ragazzo con barba cerulea ed ispida. Egli era figlio della Dea italica Mater Matuta, nell'aspetto di Dea marina, una delle qualità della Dea, col nome di Portunus o Portumnus. A lui si offrivano sacrifici e riti.
La tradizione vuole che la divinità venisse invocata prima di attraversare il Tevere che all’epoca presentava numerose insidie, ed era venerato da tutti coloro che facevano affari lungo il fiume. Dunque un vero e proprio Dio dei fiumi e dei porti, ma secondo alcuni anche Dio delle porte, un po' come Giano.

LA STATIO


LA STATIO PRESSO BASILICA DI S. IPPOLITO

Sulla prosecuzione della strada, presso la basilica di Sant'Ippolito, sono emerse tracce di una statio di pertinenza del porto. Su molte di queste preesistenze romane insistono edifici dovuti al riuso in epoche successive, compresi quelli legati alla bonifica agraria. 

La statio doveva essere legata ai pagamenti daziari, dovuti per l’attraversamento del ponte collocato lì appresso e per il vasto traffico fluviale che si svolgeva lungo le rive. Contemporaneamente serviva da alloggio ai forestieri e alla cura di carri e cavalli.
A partire dagli anni settanta  l'abitato ha subito molte modificazioni edilizie, legate soprattutto alla costruzione selvaggia e distruttiva e allo sviluppo anch'esso incontrollato dell'Aeroporto di Fiumicino. Ciò ha compromesso parecchio il sito archeologico come spesso avviene per la incompetenza a volte, ma soprattutto per la corruzione degli addetti ai lavori.

LE TERME DI MATIDIA


LE TERME DI MATIDIA

Trattasi di un complesso di ambienti disposti ai lati del tratto della via Severiana, in coincidenza dei resti del ponte che, scavalcando il canale artificiale traianeo, collegava l’Isola Sacra con Porto, detto appunto ponte di Matidia. 
Dati epigrafici attribuiscono appunto l’edificazione di queste terme su via Rombon a Matidia ( 68-119 d.c.) nipote di Traiano e amatissima suocera di Adriano. Mentre però gli ambienti disposti lungo la sponda sinistra risalgono alla prima metà del II secolo d.c. e sembrerebbe trattarsi di una statio, come abbiamo già visto, quelle sulla riva destra riguarderebbe le terme suddette.
TERME DI MATIDIA
Un primo periodo costruttivo risale alla metà del II secolo d.c., ma diversi ampliamenti successivi portarono l’edificio ad assumere, nel corso del III-IV secolo d.c. più o meno l’aspetto attuale.

Le Terme, di impianto adrianeo ma utilizzate perlomeno fino al VI secolo, si organizzano intorno ad un vasto salone sui lati del quale si affacciano ambienti con diverse funzioni.

Sul lato settentrionale le botteghe (tabernae), su quello meridionale un magazzino con anfore (dolia) adibite alla conservazione di olio e vino, mentre su quello occidentale si dispongono gli ambienti termali veri e propri ed il sottostante corridoio di servizio.

L’impianto delle terme è essenziale, articolato secondo lo schema di base calidario - tepidario -frigidario, con le vasche prevalentemente absidate a movimentare il complesso sia all’interno sia all’esterno.

Di interesse risulta il sistema idraulico e dei servizi, con l’alloggiamento della noria per il rifornimento dell’acqua alle spalle della vasca nord del frigidario, più vicina al canale.

TESTA DI MEDUSA


TEMPIO DI ISIDE


Risultati immagini per statua di iside acefala
STATUA DI ISIDE CAMPANA

Trattasi di un Iseo del IV secolo, locato in via Redipuglia, edificato dal praefectus annonae Sempronio Fausto intorno al 376.

Nel 1954 durante il dragaggio della Fossa Traiana vicino alla spiaggia, è stato trovato un architrave di marmo, appartenente a un tempio di Iside, divinità protettrice della navigazione. Del tempio sono rimaste solo alcune sale di diverse dimensioni. che possono avere fatto parte della sede di una corporazione legati al culto di Iside, e il suo tempio potrebbe essere stato vicino.

Sul lato est dei ritrovamenti sono stati trovati i bagni. Sul lato ovest sono camere che circondano un cortile trapezoidale con un portico. A nord è una grande cisterna con due grandi pilastri interni.

Tra le stanze è una grande sala rettangolare, con pilastri addossati alle pareti lunghe, a sostegno del soffitto. Nella parete posteriore sono quattro nicchie semicircolari e rettangolari per le piccole statue. 

Alla stanza si accedeva attraverso un portico monumentale fiancheggiato da due colonne. Una piccola stanza in un angolo del cortile si trova una piccola abside nella parete di fondo, al cui interno è un podio in mattoni che potrebbe avere sostenuto una statua di Iside. Vi è inoltre una latrina con diversi seggi.

Nelle stanze sono stati trovati: una statua di una divinità femminile, forse Iside Pelagia o Pharia, una statua di un serpente barbuto, un ritratto di Settimio Severo, come Serapide, un altro ritratto di questo imperatore era già stato trovato in questa area nel 1941, su un' erma di alabastro. La statua di Isis è di marmo scuro chiamato bigio dorato, un marmo che è stato spesso utilizzato per le statue di divinità egizie. Le braccia, la testa e le gambe sono mancanti. Probabilmente erano in marmo bianco. La dea è raffigurata in movimento, datata alla seconda metà del II secolo d.c.. Potrebbe essere stata in piedi sulla prua di una nave.

Nell’impero romano il culto di Iside fu molto allegro e ricco, con processioni e feste in onore della Dea, con sacerdotesse vestite di bianco bianco e adornate di fiori. Ella aveva anche dei Sacri Misteri ed era anche Dea del mare e dei naviganti.




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