COLONNA DI TRAIANO |
Per celebrare le vittorie romane sui nemici si usava dedicare ai generali vittoriosi un trionfo con archi celebrativi e colonne onorarie, innalzate nel foro o in luoghi di importanza simbolica allo scopo di celebrare e di lasciare memoria ai posteri del glorioso evento. A volte le colonne erano interamente rivestite da rilievi scolpiti con scene che raccontavano le gesta militari, oppure erano più semplici ma sormontate dalla statua del vincitore.
Secondo Plinio, questa pratica era in voga già nel terzo secolo a.c., al tempo delle prime conquiste di Roma. Le imponenti colonne di Traiano e di Marco Aurelio a Roma, sono un esempio del grande livello artistico e celebrativo che raggiunse la civiltà romana.
PILA ORATIA
Secondo la leggenda tuttavia Rea Silvia rimase incinta del Dio Marte da cui partorì i gemelli Romolo e Remo. Amulio ordinò che i gemelli venissero uccisi, ma questi furono invece abbandonati nel Tevere e si salvarono venendo allattati da una lupa.
Divenuti grandi e conosciuta la propria origine scacciarono Amulio dal trono, restituendolo al nonno Numitore e da questi ottennero poi il permesso di fondare una nuova città, Roma. Con il crescere della potenza di Roma, sotto il re Tullo Ostilio, nella metà del VII sec. a.c., le due città vennero a contrasto e ci fu la guerra.
Era re di Alba Longa, secondo Tito Livio, Mezio Fufezio che, per evitare l'eccidio tra fratelli, in quanto le due popolazioni erano entrambe discendenti da Romolo. Altri invece pensano, per evitare che la guerra indebolisse entrambe le città, finendo per favorire i comuni nemici Etruschi, propose il duello tra tre fratelli Orazi e tre fratelli Curiazi, per risolvere il conflitto. La sfida fu vinta dai Romani e Alba Longa si sottomise:
"La contesa sembrò sfavorevole ai Romani, infatti due di loro morirono subito e il terzo Orazio si trovò a sostenere da solo tre Curiazi. Allora escogitò un espediente. Si dette alla fuga correndo verso Roma, e corse così a lungo e così energicamente che gli inseguitori si distanziano tra loro. Così li finì uno ad uno."
In ricordo e in ringraziamento di ciò il senato romano innalzò una colonna onoraria all'Orazio superstite, che venne denominata la Pila Orazia. Era in realtà più che una colonna un pilastro, eretto nel Foro, sul quale per trofeo furono poste da Orazio le spoglie de' Curiazi da lui uccisi. Si ha menzione di loro nel primo libro di Livio, e più ampiamente nel terzo di Dionigi; da cui vi si aggiunge, che al suo tempo vi durava ancora il pilastro, ma non le spoglie .
COLONNA MENIA E DUILIA
Più colonne furono erette nel Foro in Trofei, l'uso delle quali essere stato più antico delle statue,
scrive Plinio nel quinto del libro 34. raccontando della Menia, e della Duilia:
"Antiquior columnarum sicut Caius Menio, qui devicerat priscos Latinos, quibus exfœdere tertias pradep Romani Populi preestabat, eodemque in Consulatu in sua erectu rostra devictis Antiatibus fixerat anno Vrbis Item C. Duellio, - qui primus navalem Triumphum egit de Pœnis, luce est etiam nunc in Foro";
Dalle cui parole ultime si può supporre, che la Colonna eretta a Menio, in tempo di Plinio non vi era più.
COLONNA CESAREA
Cesare fece costruire una specie di arpioni che vennero lanciati sulle vele dei Veneti squarciandole, di modo che le navi del nemico non riusciva più a navigare e potevano essere arrembate. Non a caso anche a lui venne eretta una colonna.
Della rizzata a Giulio Cesare fa menzione Svetonio nell' 85.
" Postea solidam columnam prope viginti pedum (che fanno quasi ventotto palmi nostrali) lapidis Numidi. qui in Foro statuit scripsitque PATER PATRIAE.
Apua eam longo tempore sacrificare, l'Ota suscipere, controversias quasdam interposito per C. Cesarem jurejurando distrahere perseveravit."
COLONNA DI ANTONINO PIO (161 d.c.) VEDI
COLONNA DI MARCO AURELIO (180 d.c.) VEDI
I SEI BASAMENTI
Situate sul lato meridionale della piazza dove si trova la colonna di Foca, si possono vedere sei alti basamenti in laterizio destinate a sostenere delle Colonne Onorarie di età tardo-antica. Di queste, due sono state rimontate con le colonne di granito grigio e di marmo bianco ritrovate intorno, operazione svolta verso la fine del XIX secolo. La scomparsa di tutte le iscrizione ha reso impossibile sapere a chi furono dedicate le colonne.
BASAMENTO DI MASSENZIO
Presso il Lapis niger si leva una base marmorea con la dedica a Massenzio (278- 312), a Marte e a Romolo e remo. Il nome dell'imperatore fu scalpellato via dopo la sua sconfitta e morte nella battaglia di Ponte Milvio contro Costantino I (312).
Si tratta del basamento della colonna onoraria posta accanto all'Arco di Settimio Severo e dedicata alla vittoria di Arcadio, Onorio e Teodosio I contro i Goti di Alarico nel 403 o contro quelli di Radagaiso nel 406.
« ...Alarico divenne ribelle e disobbediente alle leggi, in quanto contrariato per non aver ricevuto il comando di altre forze militari al di fuori dei Barbari, che Teodosio gli aveva assegnato quando lo assistette nella deposizione dell'usurpatore Eugenio. Rufino, pertanto, comunicò privatamente con lui, esortandolo a condurre i suoi Barbari, e ausiliari di ogni altra nazione, [in Grecia] in modo che potesse agevolmente insignorirsi dell'intera nazione. Alarico allora abbandonò la Tracia per marciare in Macedonia e Tessaglia, commettendo le più grandi devastazioni lungo la via. »
(Zosimo, Storia Nuova, V,5.)
Anche qui un nome è stato cancellato, quello di Stilicone, ucciso nel 408. Il monumento era stato eretto dal praefectus urbi Pisidio Romolo.
Zosimo, V,34, sostiene che Stilicone fu giustiziato «dieci giorni prima delle calende di settembre» , che corrisponde al 23 agosto (cfr. Zosimo, Storia Nuova, a cura di Fabrizio Conca, BUR, p. 577). Secondo la continuazione di Copenhagen della Cronaca di Prospero Tirone, invece, Stilicone fu ucciso a Ravenna «l'undicesimo giorno prima delle calende di settembre», corrispondente al 22 agosto.
BASAMENTO DEI DECENNALIA
Presso il Basamento della Vittoria sui Goti si erge un altro basamento scolpito su quattro facce che un tempo reggeva una colonna onoraria. Sulla facciata principale c'è un'iscrizione posta su uno scudo clipeo retto da due vittorie alate che cita:
CAESARVM DECENNALIA FELICITER (CIL VI, 1187 e CIL VI, 31256), e ricorda i Decennalia (decimo anniversario) della Tetrarchia di Costanzo Cloro e Galerio nel 303 (con riferimento ai due Cesari che affiancavano i due Augusti nel governo dell'impero). Probabilmente la colonna è dovuta alla visita di Diocleziano a Roma che si svolse in quello stesso anno:
Le altre facce rappresentano:
- il sacrificio solenne della scrofa, la pecora e il bue (suovetaurilia);
- la libazione dell'imperatore coronato della vittoria al dio Marte, ambientata probabilmente al Campo Marzio dove era l'altare del dio; accanto alla divinità è presente un sacerdote col tipico copricapo del Flamine martialis, un ragazzo con la cassetta dell'incenso, un flautista, un personaggio togato (che simboleggia il Senato stesso), la dea Roma seduta e la testa radiata del sole;
- la processione dei senatori.
Le Vittorie e il sacrificio dell'imperatore sono caratterizzati dal forte chiaroscuro, tipico del III secolo, dato dal frequente uso del trapano, mentre gli altri due lati hanno un tono più plebeo e provinciale, della nuova corrente che si manifesterà nei rilievi dell'arco di Costantino.
In un rilievo dell'arco di Costantino questa colonna onoraria appare assieme ad altre quattro colonne dietro ai Rostri. Di questo gruppo vennero trovate due basi con iscrizioni nel Rinascimento, che andarono poi perdute:
- una ricordava il ventesimo anniversario degli Augusti (Augustorum vicennalia feliciter),
- l'altra il ventesimo anniversario degli imperatori (Vicennalia Imperatorum), probabilmente era la colonna centrale che reggeva una statua di Giove, mentre le altre reggevano statue degli imperatori.
Huelsen, che all'inizio del Novecento lavorò con Giacomo Boni agli scavi nel Foro, riporta come su alcuni dei “sette grandi basamenti di mattoni, un tempo incrostati di marmo” che furono rinvenuti sul lato della piazza del Foro che fronteggia la Basilica Giulia si procedette all'anastilosi dei frammenti di colonna che erano stati ritrovati nei pressi. Questi basamenti che reggevano delle colonne alla cui sommità erano poste probabilmente delle statue, furono costruiti dopo il grande incendio del 283 al tempo dell'imperatore e secondo Huelsen potevano avere anche la funzione di coprire in parte la facciata della Basilica Julia che era stata danneggiata dall'incendio e non restaurata.
PILA ORATIA
Secondo la leggenda tuttavia Rea Silvia rimase incinta del Dio Marte da cui partorì i gemelli Romolo e Remo. Amulio ordinò che i gemelli venissero uccisi, ma questi furono invece abbandonati nel Tevere e si salvarono venendo allattati da una lupa.
Divenuti grandi e conosciuta la propria origine scacciarono Amulio dal trono, restituendolo al nonno Numitore e da questi ottennero poi il permesso di fondare una nuova città, Roma. Con il crescere della potenza di Roma, sotto il re Tullo Ostilio, nella metà del VII sec. a.c., le due città vennero a contrasto e ci fu la guerra.
Era re di Alba Longa, secondo Tito Livio, Mezio Fufezio che, per evitare l'eccidio tra fratelli, in quanto le due popolazioni erano entrambe discendenti da Romolo. Altri invece pensano, per evitare che la guerra indebolisse entrambe le città, finendo per favorire i comuni nemici Etruschi, propose il duello tra tre fratelli Orazi e tre fratelli Curiazi, per risolvere il conflitto. La sfida fu vinta dai Romani e Alba Longa si sottomise:
"La contesa sembrò sfavorevole ai Romani, infatti due di loro morirono subito e il terzo Orazio si trovò a sostenere da solo tre Curiazi. Allora escogitò un espediente. Si dette alla fuga correndo verso Roma, e corse così a lungo e così energicamente che gli inseguitori si distanziano tra loro. Così li finì uno ad uno."
In ricordo e in ringraziamento di ciò il senato romano innalzò una colonna onoraria all'Orazio superstite, che venne denominata la Pila Orazia. Era in realtà più che una colonna un pilastro, eretto nel Foro, sul quale per trofeo furono poste da Orazio le spoglie de' Curiazi da lui uccisi. Si ha menzione di loro nel primo libro di Livio, e più ampiamente nel terzo di Dionigi; da cui vi si aggiunge, che al suo tempo vi durava ancora il pilastro, ma non le spoglie .
COLONNA MENIA E DUILIA
Più colonne furono erette nel Foro in Trofei, l'uso delle quali essere stato più antico delle statue,
scrive Plinio nel quinto del libro 34. raccontando della Menia, e della Duilia:
COLONNA MENIA |
Dalle cui parole ultime si può supporre, che la Colonna eretta a Menio, in tempo di Plinio non vi era più.
Vi era bene altra colonna di un altro Menio nel vedere la sua casa a Catone si riservò, come già dissi. Vicino a questa solevansi da' Triumviri Capitali castigare i ladri, e i servi cattivi. Asconio nella Divinazione c. 16. "Ut fures, et servos nequa, apud Triunvviros Capitales apud Columnam Meniam puniri solent";
Di che veggasi il Polleto nel V del Romano Foro al cap. XIV ivi da Nerone esservi fatto morire Plauzio Laterano, sembra a me, che dica Tacito nel 15. c. 60. "Raptus in locum servilibus pœnis sepositum" etc. , e non, come gli altri credono, nel Campo Esquilino; ove essere stato
Di che veggasi il Polleto nel V del Romano Foro al cap. XIV ivi da Nerone esservi fatto morire Plauzio Laterano, sembra a me, che dica Tacito nel 15. c. 60. "Raptus in locum servilibus pœnis sepositum" etc. , e non, come gli altri credono, nel Campo Esquilino; ove essere stato
solito far giustizia, non de' servi soli si legge, ed avervi Tiberio fatto morire Publio Marcio, scrive
Tacito, Come nella Regione quinta toccai.
(Plinio il Vecchio)
(Plinio il Vecchio)
COLONNA CLAUDIA
E della Colonna dirizzta a Claudio il secondo scrive Trebellio Pollione
"Illi totius orbis judicio in gostris posita est columna cuni palmata Statua superfixa librarum ti mille uingentarum" . Ancorchè Santo Isidoro nel principio della Cronica de' Goti dica essergli stato posto nel Foro uno scudo, e nel Campidoglio statua d'oro; ed Orosio nel settimo al cap. 25. Cui a Senatu Clipeus aureus in Curia; et Capitolio Statua teque aurea decreta est.
Sopra una colonna presso i Rostri essere stato un oriuolo da Sole scrive Plinio nell' ultimo del settimo libro: "M. Varro primum statutum in publico secundum Rostra in columna tradit, bello Punico
primo a M. Valerio Messala Consule Catana capta in Sicilia: deportatum inde post XXX. annos ,
nam de Papiriano Horologio traditur, anno Urbis CCCCLXXIII., nec congruebant ad horas eius
linete . Paruerunt tamen eis annis undecentum, donec Q. Marcius Philippus, qui cum L. Paulo fuit
ordinatum posuit ".
COLONNE ROSTRATE
Nel 260 a.c. il generale Caio Duilio vince i cartaginesi a Milazzo, cattura 31 navi e ne affonda 14.
Ne seguì a Roma il trionfo navale del console sulla Sicilia e sulla flotta punica, e una colonna rostrata elevata in suo onore, a cui vennero appesi i rostri bronzei delle navi vinte.
COLONNE ROSTRATE
Nel 260 a.c. il generale Caio Duilio vince i cartaginesi a Milazzo, cattura 31 navi e ne affonda 14.
Ne seguì a Roma il trionfo navale del console sulla Sicilia e sulla flotta punica, e una colonna rostrata elevata in suo onore, a cui vennero appesi i rostri bronzei delle navi vinte.
Da allora vennero in voga le colonne rostrate per le battaglie vinte in
mare da parte dei generali romani.
Ma non dimentichiamo però che altri seppero supplire con la fantasia ad alcune incapacità marinare, e in particolare con Gaio Giulio Cesare.
"Cesare decise di portar guerra al Veneti. L'impresa era difficilissima poichè i Veneti erano superiori per la flotta:
La nostra flotta negli scontri poteva risultare superiore solo per rapidità e impeto dei rematori, ma per il resto le navi nemiche erano ben più adatte alla natura del luogo e alla violenza delle tempeste.
In effetti, le nostre non potevano danneggiare con i rostri le navi dei Veneti, tanto erano robuste, né i dardi andavano facilmente a segno, perché erano troppo alte; per l'identica ragione risultava arduo trattenerle con gli arpioni.
Inoltre, quando il vento cominciava a infuriare e le navi si abbandonavano alle raffiche, le loro riuscivano con maggior facilità a sopportare le tempeste e a navigare nelle secche, senza temere massi o scogli lasciati scoperti dalla bassa marea, tutti pericoli che le nostre navi dovevano paventare."
(De Bello Gallico)
mare da parte dei generali romani.
Ma non dimentichiamo però che altri seppero supplire con la fantasia ad alcune incapacità marinare, e in particolare con Gaio Giulio Cesare.
"Cesare decise di portar guerra al Veneti. L'impresa era difficilissima poichè i Veneti erano superiori per la flotta:
La nostra flotta negli scontri poteva risultare superiore solo per rapidità e impeto dei rematori, ma per il resto le navi nemiche erano ben più adatte alla natura del luogo e alla violenza delle tempeste.
In effetti, le nostre non potevano danneggiare con i rostri le navi dei Veneti, tanto erano robuste, né i dardi andavano facilmente a segno, perché erano troppo alte; per l'identica ragione risultava arduo trattenerle con gli arpioni.
Inoltre, quando il vento cominciava a infuriare e le navi si abbandonavano alle raffiche, le loro riuscivano con maggior facilità a sopportare le tempeste e a navigare nelle secche, senza temere massi o scogli lasciati scoperti dalla bassa marea, tutti pericoli che le nostre navi dovevano paventare."
(De Bello Gallico)
BASE DELLA COLONNA CESAREA |
Cesare fece costruire una specie di arpioni che vennero lanciati sulle vele dei Veneti squarciandole, di modo che le navi del nemico non riusciva più a navigare e potevano essere arrembate. Non a caso anche a lui venne eretta una colonna.
Della rizzata a Giulio Cesare fa menzione Svetonio nell' 85.
" Postea solidam columnam prope viginti pedum (che fanno quasi ventotto palmi nostrali) lapidis Numidi. qui in Foro statuit scripsitque PATER PATRIAE.
Apua eam longo tempore sacrificare, l'Ota suscipere, controversias quasdam interposito per C. Cesarem jurejurando distrahere perseveravit."
COLONNA TRAIANA (110-113 d.c.) VEDI
COLONNA DI MARCO AURELIO (180 d.c.) VEDI
COLONNA DI FOCA (602-610 d.c.) VEDI
I SEI BASAMENTI
Situate sul lato meridionale della piazza dove si trova la colonna di Foca, si possono vedere sei alti basamenti in laterizio destinate a sostenere delle Colonne Onorarie di età tardo-antica. Di queste, due sono state rimontate con le colonne di granito grigio e di marmo bianco ritrovate intorno, operazione svolta verso la fine del XIX secolo. La scomparsa di tutte le iscrizione ha reso impossibile sapere a chi furono dedicate le colonne.
BASAMENTO DI MASSENZIO
Presso il Lapis niger si leva una base marmorea con la dedica a Massenzio (278- 312), a Marte e a Romolo e remo. Il nome dell'imperatore fu scalpellato via dopo la sua sconfitta e morte nella battaglia di Ponte Milvio contro Costantino I (312).
BASAMENTO DELLA VITTORIA SUI GOTI
« ...Alarico divenne ribelle e disobbediente alle leggi, in quanto contrariato per non aver ricevuto il comando di altre forze militari al di fuori dei Barbari, che Teodosio gli aveva assegnato quando lo assistette nella deposizione dell'usurpatore Eugenio. Rufino, pertanto, comunicò privatamente con lui, esortandolo a condurre i suoi Barbari, e ausiliari di ogni altra nazione, [in Grecia] in modo che potesse agevolmente insignorirsi dell'intera nazione. Alarico allora abbandonò la Tracia per marciare in Macedonia e Tessaglia, commettendo le più grandi devastazioni lungo la via. »
(Zosimo, Storia Nuova, V,5.)
Anche qui un nome è stato cancellato, quello di Stilicone, ucciso nel 408. Il monumento era stato eretto dal praefectus urbi Pisidio Romolo.
Zosimo, V,34, sostiene che Stilicone fu giustiziato «dieci giorni prima delle calende di settembre» , che corrisponde al 23 agosto (cfr. Zosimo, Storia Nuova, a cura di Fabrizio Conca, BUR, p. 577). Secondo la continuazione di Copenhagen della Cronaca di Prospero Tirone, invece, Stilicone fu ucciso a Ravenna «l'undicesimo giorno prima delle calende di settembre», corrispondente al 22 agosto.
BASAMENTO DEI DECENNALIA
Presso il Basamento della Vittoria sui Goti si erge un altro basamento scolpito su quattro facce che un tempo reggeva una colonna onoraria. Sulla facciata principale c'è un'iscrizione posta su uno scudo clipeo retto da due vittorie alate che cita:
CAESARVM DECENNALIA FELICITER (CIL VI, 1187 e CIL VI, 31256), e ricorda i Decennalia (decimo anniversario) della Tetrarchia di Costanzo Cloro e Galerio nel 303 (con riferimento ai due Cesari che affiancavano i due Augusti nel governo dell'impero). Probabilmente la colonna è dovuta alla visita di Diocleziano a Roma che si svolse in quello stesso anno:
IMPERATORIBUS INVICTISSIMIS FELICISSIMISQUE
Dominis Nostris ARCADIO ET HONORIO FRATRIBUS
SENATUS POPULUSQUE ROMANUS
VINDICATA REBELLIONE
ET AFRICAE RESTITUTIONE LAETUS
aRMIPOTENS LIBYcUM DEFENDIT HONORIUs
DI
IUS
NINA
RUS
pareNTES
Dominis Nostris ARCADIO ET HONORIO FRATRIBUS
SENATUS POPULUSQUE ROMANUS
VINDICATA REBELLIONE
ET AFRICAE RESTITUTIONE LAETUS
aRMIPOTENS LIBYcUM DEFENDIT HONORIUs
DI
IUS
NINA
RUS
pareNTES
- il sacrificio solenne della scrofa, la pecora e il bue (suovetaurilia);
- la libazione dell'imperatore coronato della vittoria al dio Marte, ambientata probabilmente al Campo Marzio dove era l'altare del dio; accanto alla divinità è presente un sacerdote col tipico copricapo del Flamine martialis, un ragazzo con la cassetta dell'incenso, un flautista, un personaggio togato (che simboleggia il Senato stesso), la dea Roma seduta e la testa radiata del sole;
- la processione dei senatori.
Le Vittorie e il sacrificio dell'imperatore sono caratterizzati dal forte chiaroscuro, tipico del III secolo, dato dal frequente uso del trapano, mentre gli altri due lati hanno un tono più plebeo e provinciale, della nuova corrente che si manifesterà nei rilievi dell'arco di Costantino.
In un rilievo dell'arco di Costantino questa colonna onoraria appare assieme ad altre quattro colonne dietro ai Rostri. Di questo gruppo vennero trovate due basi con iscrizioni nel Rinascimento, che andarono poi perdute:
- una ricordava il ventesimo anniversario degli Augusti (Augustorum vicennalia feliciter),
- l'altra il ventesimo anniversario degli imperatori (Vicennalia Imperatorum), probabilmente era la colonna centrale che reggeva una statua di Giove, mentre le altre reggevano statue degli imperatori.
SETTE BASAMENTI IN MATTONI
Sul lato meridionale della piazza si allineano sette grandi basamenti in laterizio, che reggevano altrettante colonne onorarie. Due di esse sono state rialzate ricollocando i loro fusti, tuttora allineati nel Foro Romano davanti alla “basilica Iulia”. Grazie ai bolli sui mattoni si sono potuti datare questi monumenti all'epoca della tetrarchia (inizio del IV secolo).
Sul lato meridionale della piazza si allineano sette grandi basamenti in laterizio, che reggevano altrettante colonne onorarie. Due di esse sono state rialzate ricollocando i loro fusti, tuttora allineati nel Foro Romano davanti alla “basilica Iulia”. Grazie ai bolli sui mattoni si sono potuti datare questi monumenti all'epoca della tetrarchia (inizio del IV secolo).