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CARISTIA - CARA COGNATORUM (22 Febbraio)

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OFFERTE AI DEFUNTI

LE FESTE DEI VIVI E DEI MORTI

Il 13 febbraio comincia la serie di nove giorni dedicati ai morti che comprende:
- le feste Parentalia (feste funebri per i parenti defunti), 
- le feste Feralia (feste per i defunti in genere). 
- le feste Caristia o Cara cognatorum che si celebra il 22 febbraio e che è anch'essa una festa di famiglia.

La festa Caristia, detta pure Cara Cognatorum è del tutto privata e familiare e Ovidio parla di semplici offerte di sale e vino che ciascuno fa sul sepolcro di famiglia, perché "parva petunt Manes". Le Caristia sono dunque celebrate dopo i Feralia. La cerimonia si conclude poi nei Parentalia in onore degli antenati morti e le famiglie si riuniscono in una festa comune. 

In questi giorni i riti sono celebrati tra parenti e sono interdette tutte le normali attività della vita quotidiana (cessano gli affari, non ci si può sposare, i templi sono chiusi). Si tratta in tutto di nove giorni, alcuni sostengono che la ragione risiedesse nel fatto che nove erano anche i giorni che intercorrevano ordinariamente tra la morte e la sepoltura. 

Naturalmente è errato, se non altro perchè massimo dopo due giorni il cadavere avrebbe puzzato... come un cadavere. Invece il nove era il numero sacro per i riti più arcaici della Grande Madre nei suoi aspetti sia vivificanti che mortiferi.

I riti per i morti secondo la tradizione romana risalirebbero a Enea, personaggio particolarmente devoto nei confronti dei genitori. Naturalmente ciò veniva sostenuto perchè i romani sostenevano di discendere dai gloriosi troiani e pertanto la figura del capostipite era particolarmente venerato.
(Ov. Fast. 2, 657)

Il 22 febbraio, giorno delle Caristia, i parenti si riuniscono per ricordare i morti della famiglia e ne approfittano per rinsaldare i legami di parentela: si cerca di sanare eventuali discordie, si fa un censimento dei familiari vicini e lontani ancora in vita. Durante questa riunione di famiglia si mangia tutti insieme e si fanno offerte di grano, uva, favi, focacce, vino e incenso ai Lari, ai Penati ed ai defunti. In questo giorno non sono ammessi estranei in famiglia.

CARISTIA CON L'IMMAGINE DEL DEFUNTO
Sebbene sia una festa ufficiale, essendo la festa delle famiglie, viene tenuta in ambito privato il 22 febbraio di ogni anno con banchetti e scambi di doni. Le famiglie si riuniscono per cenare insieme ed offrire incenso ai Lari, le divinità domestiche. 

E' anche un giorno di riconciliazione, perchè in tale data i disaccordi vanno superati e sci si riconcilia, anche il poeta Ovidio nota satiricamente che ciò poteva ottenersi solo escludendo i membri della famiglia che davano disturbo.

In questo giorno si fanno distribuzioni di pane, vino e sportulae (piccole somme di denaro, pegni o buoni), ai clientes e pure agli schiavi, perchè i clientes e gli schiavi sono considerati un po' come familiari.

Il poeta Marziale scrisse due composizioni sullo scambio di doni per l'occasione; in uno si scusa scherzosamente con i familiari Stella e Flacco, avvertendoli che non avrebbe inviato loro nulla perché non voleva offendere coloro che si aspettavano regali dalla sua parte ma che non ne avrebbero ricevuti.

Il desco familiare è assimilato all’ara sacrificale e alla terra feconda, in quanto offre i cibi e tale prerogativa lo rende in grado di riunificare le forze spirituali che rischiano di disperdersi o che si contrastano. "Convivium etiam sollemne maiores instituerunt idque Caristia appellaverunt" (Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium libri, II, 1, 8)


Diversamente dalle feste pubbliche, i Caristia, in qualità di feste osservate privatamente potevano eseguirsi nei giorni con numeri pari sul calendario romano. La Cara Cognatio restò nel calendario anche quando l'impero romano era divenuto cristiano. Nel calendario dello scrittore romano Polemio Silvio del 449 d.c. alla festa viene aggiunta la commemorazione del seppellimento dei santi Pietro e Paolo. 

Fino al VI secolo si proseguì a fare banchetti familiari offrendo cibo ai defunti, in alcune zone si lasciava un posto libero nel banchetto dedicato all'ultimo defunto della famiglia (oppure al defunto più caro o all'avo ritenuto più protettivo), apparecchiandogli il piatto come commensale invisibile a cui venivano dedicati anche dei brindisi.

La Chiesa però mal tollerava i residui delle feste pagane ritenute peccaminose e diaboliche, per cui con il Concilio di Tours nel 567 venne considerata profanazione la festa della Cara Cognatio in quanto si sovrapponeva a quella che era diventata la festa di san Pietro, quando in realtà era avvenuta la sovrapposizione della festa cristiana sulla pagana.

Il vescovo Cesario di Arles condannò l'usanza come una scusa per l'ebbrezza, la danza, i canti ed altri comportamenti indecenti, dimenticando che la festa evocava solo dei defunti e non c'erano giochi nè attori, ma solo feste familiari e commemorazione di morti. Il termine "profanazione" che nulla aveva a che vedere fu però quello che fece decadere la festa immediatamente, perchè di per sè era un reato che comportava la pena di morte. Naturalmente per la sua intransigenza il vescovo fu fatto santo.


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