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VICUS CYPRIUS - VICUS SCELERATUS

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TULLIA E SERVIO TULLIO - PIRANESI
Il vicus Sceleratus, già vicus Urbius, sarebbe la prosecuzione del Vicus Cyprius, come testimoniano diverse fonti degli antichi tra cui Tito Livio e Varrone, su questo tutti concordano, ma vi è discordia sulla locazione dei due vicus.


CLIVUS CYPRIUS - LE INTERPRETAZIONI LOGISTICHE

Strada NO/SE che dalla valle del Colosseo porta alla Subura (via del Cardello-via del Colosseo
-Jordan, Hülsen 1907 
- Platner, Ashby 1929 
- Lugli 1946 
- Pisani Sartorio 1993 
- Coarelli 1999, 2001, 2003

Strada NO/SE, che dall’area del Foro porta alle pendici dell’altura di S. Pietro in Vincoli 
- Rodrìguez Almeida 1993

Strada NE/SO che dal Tigillo Sororio porta all’altura di S. Pietro inVincoli (via della Polveriera)
- Carandini 1990 
- Terrenato 1992 
- Nostra ipotesi

Strada NE/SO alle pendici SE della Velia, che porta dalla Sacra via al Compito Acilio.
- Palombi 1997

Strada SO/NE che dalla Subura porta all’altura di S. Pietro in Vincoli (via del Tempio della Pace-via Frangipane
- Ziolkowski 1992, 1996

VIA LEONINA

CLIVUS ORBIUS-URBIUS / SCELERATUS

Strada NE/SO che dalla Velia porta all’altura di S. Pietro in Vincoli (via di S. Pietro in Vincoli = via Frangipane)
- Stara Tedde 1907 
- Jordan, Hülsen 1907
- Platner , Ashby 1929 

Strada basolata rinvenuta in corrispondenza di via di S. Pietro in Vincoli (via di S. Pietro in Vincoli =via Frangipane)
- A. Carandini 1990
- Terrenato 1992

Strada NO/SE che dalla valle del Colosseo porta all’Oppio (via del Fagutale)
- Ziolkowski 1992, 1996, 2004

Strada E/O che conduce dal Compito Acilio all’Oppio
- Palombi 1997

Strada NE/SO che dal Templum Pacis portaall’altura di S. Pietro in Vincoli (via del Tempio della Pace)
- Coarelli 2000

VICUS SCELERATUS (SCALINATA DEI BORGIA)

IL NOME

Varrone chiarisce il motivo della presenza di tale nome nella Roma antica: "Vicus Cyprius a cipro, quod ibi Sabini cives additi consederunt, qui a bono omine id appellantur: nam cyprum Sabine bonum..." (Varr. L. L. 5, § 159 Mull.; cf. Liv. 1, 48, 6.).
"Quello che chiamano Cyprius viene da cyprum, parola sabina che significa 'di buon auspicio', perchè i Sabini, dopo l'unione dei due popoli, si stabilirono in quel quartiere e gli dettero questo nome, come di felice augurio. Appresso sta il Vicus Sceleratus, il cui nome ricorda l'empia Tullia che ordinò al cocchiere di passare sul cadavere del padre".

La denominazione del vicus Cyprius, secondo Calderini, è da ricondurre invece al nome della Dea Cupra. La denominazione, secondo Giovanni Colonna, che scaturisce dalla nota interpretativa di Varrone, risulterebbe confermata dalle iscrizioni sud-picene.



LA LOCAZIONE

"La piazza della Suburra è all'incrocio di due antiche e nobili vie romane, l'antico vicus Praticius che oggi è la via Urbana e il vicus Cyprius che è l'attuale via Leonina, nel vicus Patricius vi erano le abitazioni dei senatori, dei nobili, e di ricchi signori, mentre nel vicus Cyprius, vi era il quartiere dei librai, delle biblioteche, della gente colta".
Via Leonina (R. I – Monti) (da via dei Serpenti a Piazza della Suburra)
"da varie marmoree teste di leone molto antiche esistenti in diversi punti della medesima via” (?)  È l’antico “Vicus Cyprius”. (Alessandro Rufini - 1847).

La scalinata dei Borgia, nel Rione Monti, area del colle Oppio, inizia dalla via Leonina presso piazza della Suburra con pochi gradini, viene interrotta da via Cavour e prosegue con la scalinata di via San Francesco di Paola, contenuta da alti muraglioni. A metà della scalinata la via è sovrastata dal palazzo dei Borgia, oltrepassato il quale si arriva a piazza San Pietro in Vincoli e alla Basilica di San Pietro in Vincoli. Il primo tratto della scalinata sarebbe il "Vicus Cyprius". Il secondo tratto della scalinata di via San Francesco di Paola ricalcherebbe l'antico "Vicus Sceleratus" ricordato per la figlia di Servio Tullio che con il cocchio passò sul cadavere del padre, prima della scala dell'arco dei Borgia.


La Leggenda, oppure La Storia

Servio Tullio, VI Re di Roma, fece sposare le due figlie entrambe di nome Tullia con i figli del suo predecessore Tarquinio Prisco, Aronte e Lucio Tarquinio, pacifico il primo, ambizioso e prepotente il secondo. Anche le due figlie di Servio Tullio erano una mite, l'altra ribelle. Quest'ultima, stanca del marito Arunte, che considerava inetto ed incapace, conquistò il cognato Lucio Tarquinio, più coraggioso e violento. La malsana coppia decise di uccidere i rispettivi cognati e quindi si sposarono, ma dopo il duplice delitto vollero uccidere anche Servio Tullio. 

Lucio Tarquinio colpì Servio Tullio che ruzzolò per i gradini della curia, finito poi dai sicari di Tarquinio. Tullia, arrivata nei pressi del Senato chiamò Lucio Tarquinio che le intimò di allontanarsi. Tullia obbedì risalendo con il cocchio il vicus Cyprius, però alla curva dell'imbocco l'auriga si arrestò davanti al cadavere di Servio Tullio, ma la donna prese le redini e passò sul cadavere del padre.

VIA DEL COLOSSEO
- Sant'Andrea de Portogallo era una Chiesa del Rione Monti situata dove oggi sorge Santa Maria della Neve, lungo Via del Colosseo. Questa zona era detta "ad Busta Gallica", perché qui nel 390 a.c. vennero cremati i corpi dei soldati Galli (bustum = crematorio), e fu qui che Papa Innocenzo III Conti di Segni (1198-1216) realizzò un monastero dedicato a Sant'Andrea, che presto venne chiamato "de Portogallo" come corruzione di Ad Busta Gallica.

Nel 1607 Papa Paolo V Borghese (1605-1621) concesse la Chiesa di Sant'Andrea de Portogallo all'Università dei Rigattieri che, tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII Secolo decisero di rifare la Chiesa, ce la facciata che era su Via del Colosseo, venne spostata all'incrocio con Via del Cardello.
Nel 1798, il nuovo edificio passò alla Confraternita del Santissimo Sacramento di Santo Stefano e Santa Maria della Neve, e per questa ragione ha preso il titolo di Santa Maria della Neve al Colosseo.


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"Jam in ascensu Esquiliarum occurrunt CYPRIUS & SCELERATUS vicus. Ille a Ciprus dictus; quod teste Varrone:  'ibi Sabini Cives additi consederunt, qui a bono omine id appellarunt. Nam Cyprum sabine bonum. Propre hunc Vicus Sceleratus a Tullia Tarquinii superbi uxore, quod ibi cum iaceret pater occisus, supra eum ut mitteret carpentum mulio iussit." 
LIVIUS: "Cum se domum Tullia reciperet, pervenissetque ad summum Cyprian Vicus ubi Dianium nuper fuit siedente carpentiam dextra in urbian clivum, ut in Colle Esquiliarum eveheretur, resistit pavidus is, qui jumenta agebas jacentemque domine Servium trucidatum ostendit: soediam inumanunque inde tradetur scelus, nomamentoque locus es.
Sceleratjum Vicum vocant, quo amens agitantibus furiis sororis ac viri Tullia per patris corpus carpentum egisse fertur. Livius quidem suboscuret Vicum eundem Cyprium & Sceleratum videtur facere".


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Il quartiere del Compitum Acili deve aver corrisposto al Vicus Cyprius, attraverso la sella tra il Velia e l'Oppio al Compitum Acili (circa 150 metri). Il bivio del quartiere e il santuario si trovava quindi alla fine del vicus, dove incontrava una grande arteria in città.

VIA DEL CARDELLO
La parte di questo tragitto immediatamente precedente S. Pietro in Vincoli è stata identificata da alcuni come il clivus Orbius o Urbius o Scelerarus, che le fonti antiche fanno risalire all'età regia: mentre per un secondo tratto, da S. Pietro in Vincoli alla porticus Liviae. si è proposto il nome del clivus Pullius. Dalla parte meridionale della porticus doveva poi dirigersi alla porta Esquilina un'altra strada, identificabile forse con il vicus Sabuci di epoca imperiale.

Per le fonti antiche il clivus Orbius viene classificato alla regione III augustea. mentre In tutte le piante ricostruttive della topografia antica è indicato nella regio IV

In base alle parole di Varrone e soprattutto di Livio: "cum pervenisset ad summum Cyprium, 
uhi Dianium nuper fuit, flectenti carpentum dcxtra in Urbium clivum. ut in collem Esquiliarum eveheretur" si viene a conoscenza di un Vicus Cyprius, trasversale al Clivus orbius. In Platner Ashby 1929, il Vicus Cyprius viene fatto coincidere con la via del Cardello e la fine della via Colosseo. nella pianta di Lugli Gisrnondi è invece più ovest. mentre in corrispondenza di Via del Cardellus è il Vicus Sandalarius."

"Tullia, comandata dal marito di lasciare il Forum, seguì la traccia del vecchio; e quando
aveva raggiunto la cima del Vicus Cyprius, e fu qui che volgendo a destra, nel Clivus Urbius, per ascendere il Colle dell'Esquilino, il cocchiere si fermò nello scorgere il cadavere
del re."


NARDINI

So che il Vico Ciprio tiensi comunemente essere stato presso la salita, che di là dal Tempio della Pace, e dal Giardino de' Pii porta a S. Pietro in Vincula. Ma in contrario essere la verità, tre ragioni a me persuadono. 

- La prima si è, che la Regia di Servio Tullio, cui il Vico Ciprio, poi per lo Scelerato si andava dal Foro, non fu, siccome nella Regione quinta spero far apparire, presso San Pietro in Vincula, ma sopra il Vico Patrizio, non lungi molto da Santa Prassede; a cui non poteva più dirittamente, e più brevemente dal Foro salirsi, che per la moderna Suburra, e la spiaggia di S. Lucia In Selce. 

- Secondariamente se a quello, che nel quarto della lingua Latina c. 3a. Varrone insegna,  si dà fede, Ciprio fu antichissimamente detto Vico a Cipro, quod ibi Sabini cives additi consederunt, qui a bono omine id appellarunt, nam Cyprum Sabine bonum.

E se l'abitarono la prima volta i Sabini aggregati a Roma con Tito Tazio, ovvero dopo con Numa, o almeno così credettero Varrone ed altri, non poterono altrimenti star sotto l'Esquilie, che al tempo di Roma e di Tazio erano ben disgiunte da Roma, e l'Esquilino fu il colle ultimo che a Roma poi si aggiungesse; nè si legge mai che i Sabini gli abitassero la falda, come ben si legge aver abitato il Quirinale con Tazio.

Così scrive Dioniso nel secondo, ed avervi abitato anche Numa, (che fu pur sabino) scrive il medesimo: la quale opinione da Varrone apportata al Vico Cipro, vera o falsa che ella siasi,  in sostanza potè a Varrone e ad altri far credere, che a piè del Quirinale, essendo stato abitato dai Sabini, fosse da' medesimi chiamato così.

- La terza è che Tullia, per relazione di Livio, dal Vico Cipro per andare al Clivo Urbio piegò a destra, e se dal Foro fosse andata verso S. Pietro in Vincula, avrebbe presso la salita piegato a sinistra. Si aggiunga quello che dal Sigillo Sororio scrive Dioniso nel terzo: "Et est in angiportu, qui a Carinis deorsum ducit ad Vicum Cyprum"; il quale angiporto, o strada se dalle Carine a Cypro andava all'ingiù, non poteva esser drizzato verso l'Esquilie, dov'è certo essere stato più alto delle Carine; dunque la parte più vicina all'Esquilie, tenendo al basso verso Torre de' Conti calava, dov'era il Vico ed oggi è la strada confinante co' Pantani, in parte delle antiche Carine la più bassa di tutte.

VIA FRANGIPANE
Così l'angiporto o strada, che dalle Carine calava al Ciprio, e con essa il Sigillo Sororio può facilmente ritrovarsi. Confinava il Vico Cipro con le Carine presso Tor de' Conti, siccome già si è affermato. Il Vico dunque, che dalle Carine tendeva al Cipro, di necessità partendosi da un capo delle Carine, per allontanarsi da esse formava un triangolo, come per appunto formasi per la strada, che oggi dal Giardino de' Pii, e dalla diritta de' Pantani va a Tor de' Conti.

Non lungi, o diversa molto da questa fu la via, o angiporto, descritto da Dioniso. Fa questa il triangolo ed imbocca nella strada della Madonna de' Monti: e se questa in parte scende, molto più scese anticamente, quando tra colle e colle i fondi erano assai più bassi, riempiti ed appianati dopo dalle rovine.

Noi però dobbiamo in ciò dar più fede a Varrone, come assai più pratico de' luoghi di Roma, ed a Livio, che brevemente si, ma distintamente in tal fatto porta la notizia di ogni luogo particolare. Ma il bivio dove potè essere ci si manifesta dal sito. Fin presso la Madonna, la strada, che anticamente fu Vico Ciprio, va sempre colle radici del Quirinale, ma ivi poi se ne allontana, addirizzata, credo io, acciò avanti alla Chiesa passasse.

Or posto, che col colle anticamente torcendo camminasse dietro alla Chiesa, ed è certo, perchè altrimenti al Clivo Urbio non avrebbe Tullia piegato a destra, ma tirato diritto, come vi si va oggi, ivi proprio incontrandosi la curva del Viminale, si offrivano due imbocchi 
di strade da una parte e l'altra del colle. 

La sinistra era quella per cui si va oggi dalla Madonna de' Monti verso s. Vitale ed a Monte Cavallo, la destra per cui si andava e si va alla moderna Suburra, ed al Clivo Urbio dell' Esquilie. Qui dunque poco lungi dal sito della Chiesa fu l' antico Dianio, che Sacello, o Tempio a Diana dedicato può giudicarsi; ed il capo del Vico Scelerato, dove Tullio dalle genti di Tarquinio cadde ucciso, e dopo dalla scelerata figlia propria calpestato, non potè essere lungi molto dalla moderna fontana, ch'è a lato della Chiesa.

VIA DELLA POLVERIERA

ANDREA CARANDINI - EMANUELE GRECO

La valle tra Velia e Fagutal era occupata da una località detta Carinae, originariamente nella
regio serviana Suburana, così definita probabilmente per il suo aspetto a carena di nave.
Poteva essere limitata dal vicus Cyprius (via della Polveriera), dalla «stradina che scende al vico Cuprio», dalla «scorciatoia per le Carinae» e dalla sua prosecuzione, che nella nostra ricostruzione corrisponde al clivus Pullius.

Il vecchio re cerca riparo nella sua casa sulle Esquilie, ma prima di guadagnarne la cima è raggiunto ed ucciso dai sicari di Tarquinio. Tullia raggiunge la sommità del vicus Cyprius. Voltando a destra in direzione del clivus Urbius, ove era il Dianium, per giungere all’Esquilino, il cocchiere mostra a Tullia il corpo di Servio e lei ordina di passarci sopra, macchiando se stessa e il carro con il sangue del padre. Il gesto nefando sarà ricordato dal nome del vicus, chiamato da allora Sceleratus.


Vicus Cyprius

Le fonti letterarie consentono di associare questo vicus al tigillum Sororium, del quale è nota l’ubicazione in quanto i Fastidegli Arvales lo menzionano «ad compitum Acili».
Il Tigillo era sulla «stradina che conduce dalle Carine verso il basso, per coloro che sono diretti al vico Cuprio».
E' verosimile ipotizzare che il punto di vista sia quello di chi si dirige dal Foro verso le Carine.
Filippo Coarelli, rifacendosi a studi dei primi del ’900, ritiene che il percorso più coerente con quanto tramandato dalle fonti letterarie sia quello di via del Cardello-via del Colosseo (vicus Cyprius) e di via Frangipane (clivus Orbius/Sceleratus), che porta al rilievo di S. Pietro in Vincoli (Oppius), ove andrebbe ricercata la residenza di Servio Tullio. 

Ma in questo caso l’incrocio tra vicus Cuprius e vicus Orbius/Sceleratus, ove Tullia avrebbe calpestato il corpo di Servio, non corrisponderebbe alla sommità del vicus Cyprius. Inoltre questo non è il tragitto più breve tra quelli che Servio avrebbe potuto percorrere dalla Curia verso la sua dimora. Se la domus privata di Servio Tullio fosse stata in cima alla collina di S. Pietro in Vincoli, il tragitto più breve sarebbe stato quello che dall’Argiletum (via della Madonna de’ Monti) portava alla sommità del rilievo di San Pietro in Vincoli attraverso il clivus Orbius – Pullius (nella nostra ricostruzione via Frangipane).




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